Mi scrive Marco, 45 anni, papà di un bambino di 8: «Mi viene il magone a vederlo così da solo. Ho avuto un’infanzia completamente diversa: bastava scendere in cortile o andare all’oratorio per trovare qualcuno con cui giocare. Ci chiamavamo dai balconi, altro che smartphone. È tutto cambiato».
Si aggiunge anche la tendenza di tanti genitori a un eccesso di controllo, a pretendere dai bambini comportamenti non ancora adeguati alla loro età. In un’epoca profondamente narcisistica, si è creata una sorta di intolleranza verso atteggiamenti tipicamente infantili e quindi si ricorre spesso a urla, se non addirittura alla ricerca di neurodisturbi che altro non sono che la normale dimensione infantile di cui ho detto sopra.
L’estate rappresenta un vero e proprio momento di liberazione. I centri estivi, specie negli oratori, costituiscono un’occasione eccezionale e straordinaria per passarla insieme ad altri bambini, con animatori in genere giovani – elemento da non sottovalutare – in ambienti naturali, se non naturalistici, o sportivi.
L’aria aperta è la base dell’estate: bellissimo camminare nei boschi, sui sentieri di montagna o tanto più al mare dove la combinazione tra sabbia e acqua crea un’accoppiata ludico-simbolica davvero unica. Questa stagione permette ai bambini di recuperare quel tempo di cui vengono privati da una routine troppo schiacciata su programmazioni preconfezionate e su un certo isolamento. In estate andrebbero spenti tutti i videoschermi, si può lasciare un po’ di tv, ma non più di mezz’ora al giorno.
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