lunedì 29 novembre 2021

DON CAMILLO. La forza del solco

 



FONTE: Notiziario parrocchiale di Albegno e dintorni.

LA FORZA DEL SOLCO

Parlando un giorno con un mio amico confratello che è parroco su in valle, il discorso è caduto sull'argomento adolescenti.
"Come è difficile coinvolgerli" mi diceva. "Pensa che ho distribuito casa per casa un centinaio di inviti e soltanto in 8 hanno risposto partecipando al primo incontro".
"Avranno avuto altri impegni" gli ho ribadito io. "Vedrai che la prossima settimana ci saranno tutti". "Ma la delusione più grande" continua il mio amico parroco, "l'ho avuta quando mi hanno detto che il giorno che ho proposto a loro per l'incontro non va bene, perché quel giorno lo riservano per andare con gli amici".
La chiacchierata è andata avanti ancora un po' di tempo su altri argomenti, ma questo mi è rimasto particolarmente presente.
Per un po' di giorni mi è rimbalzata in mente quella indisponiblità a partecipare all'incontro "Ado" nel giorno proposto, perché quel giorno era riservato per andare con gli amici.
Una domanda ha continuato a frullarmi in testa: i nostri incontri, allora, non sono incontri di amici, e non possono neanche diventarlo?
Il grillo parlante (favola di Pinocchio) per consolarmi sussurra "non angustiarti, don! Da sempre è così. Gli adolescenti hanno bisogno di incontrarsi con i loro coetanei senza la presenza di un adulto. Han bisogno di sentirsi liberi; di autogestirsi... salvo, poi, ad essere più sottomessi che mai al loro "leader" coetaneo...
E sempre stato così; sarà sempre così.
E' il solco della vita nel quale gli adolescenti di tutti i tempi si immettono.
Mi viene spontanea una domanda: "Non è possibile trovare un modo per distorglierli da questo solco, e metterli in condizioni di camminare liberi?.
Fatica sprecata caro don! Piuttosto che pretendere di cambiare le abitudini bisognerebbe valorizzare questo solco, considerandolo, ad esempio, non un tracciato che obbliga, ma uno scavo fatto dall'aratro per ospitare il seme che a suo tempo maturerà e porterà i suoi frutti buoni.
Devo riconoscere che il grillo parlante non è sciocco. Anzi! Merita davvero tutta quella fama di saggezza che gli è riconosciuta. In pratica mi ha fatto capire che non devo pretendere  di portare gli adolescenti dalla mia parte, ma devo essere io ad entrare nella loro parte per arricchirla di tutta quella positività di cui hanno bisogno per crescere creativi e felici.
Ce la farò ad uscire dal mio solco?

                                     don Camillo

LA FORZA DEL SOLCO

Guardo fiero l'orizzonte lontano
con mille pensieri e progetti nel cuore;
pregusto sviluppi che faran da volano
ad una corsa festosa e d'intenso colore.

D'improvviso mi trovo nel crudo reale
di altri interessi che guardano altrove.
Mi dicono tutti che questo è normale.
Certo, da sempre su qui non ci piove!

E' la forza del solco che natura ha scavato,
ma che anche l'inerzia da sempre protegge.
Se ci fosse interesse mi sentirei incoraggiato,
farei come Atlante che il globo sorregge.

Ma vedo, purtroppo, che lo sforzo non vale.
Una fatica enorme a spingere il masso
in cima alla vetta ostile a chi sale
e che appena arrivato lo ributta giù in basso.

Ogni volta riparto dal fondo sperando
che finalmente sia questa la puntata vincente.
Procedo caparbio piangendo e cantando
aspettandomi sempre una sconfitta cocente.

Se il viaggio nel solco inibisce il creare,
ora penso che sia l'aratro la traccia;
manciate di semi vi posso interrare
sperando che in futuro un buon raccolto si faccia.

                                      don Camillo









mercoledì 24 novembre 2021

GIOVANI E RAGAZZI. L'eclisse dell'educazione sessuale

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" ottobre 2021.
Articolo: "L'eclisse dell'educazione sessuale" di DANIELE NOVARA.

Può Internet sostituire  il discorso educativo sulla sessualità? Chi si occupa oggi di offrire ai ragazzi, nel momento in cui escono dall'infanzia, le coordinate per affrontare l'emergere della loro sessualità e renderla un'esperienza formativa?

Fino a qualche anno fa capitava che un papà mi telefonasse allarmato per segnalarmi che il suo bambino o la sua bambina di 8-9 anni erano finiti, navigando in rete, su qualche sito porno. Chiedeva lumi per conoscere le conseguenze dell'imprevisto. In genere rassicuravo il genitore, cercando di ottenere un impegno a non lasciarli da soli con computer, tablet o smartphone. 
Negli ultimi tempi, queste telefonate sono scomparse. Il dubbio - forse una certezza - è che la moda di regalare smartphone ai bambini, magari proprio in occasione della Prima comunione, abbia creato una situazione di difficile controllo, in particolare con il libero accesso a siti di film dell'orrore o porno che rappresentano delle vere e proprie minacce sul piano emotivo. I bambini possono rimanere traumatizzati da immagini insostenibili per la loro età.
Tuttavia, questo non è che l'antefatto. Ritengo grave l'eclissi  dell'educazione sessuale per i nostri ragazzi e ragazze. Da un dispositivo digitale l'accesso a un sito porno può avvenire in pochissimi secondi. Quando mamma e papà verificano la cronologia dei propri figli - dagli 11-12 anni - su Internet, scoprono quasi sempre la presenza di questi contenuti che peraltro in Rete sono i più cliccati (nell'ultimo anno registrano un aumento di fatturato attorno al 50 per cento).
Ma si può parlare di educazione sessuale sui siti porno? Davvero Internet può sostituire un  discorso educativo sulla sessualità? Chi si sta facendo carico di questa imprescindibile necessità di offrire ai ragazzi, nel momento in cui escono dall'infanzia, le coordinate per affrontare l'emergere della loro sessualità in modo da farne un'esperienza formativa?
Anzitutto va ricordato che i bambini non dovrebbero accedere a Internet liberamente. Il loro cervello non è pronto. Ottimo  il Parental control, un filtro che impedisce l'accesso a siti inopportuni. Il problema, però, sorge quando l'infanzia finisce, ossia attorno  ai 10-11 anni. I ragazzi e le ragazze meritano altro, non certo di dover subire un'intrusione come quella dei siti porno basati su una visione usa e getta del corpo. Al punto che la "prima volta" rischia di diventare un'incombenza come tante. La questione di fondo, dunque, è che la rinuncia a una vera educazione sessuale da parte del mondo adulto rischia di lasciare una prateria sterminata a questo invadenze.
Bisogna pertanto che la scuola italiana, come avviene quasi ovunque in Europa, si ponga finalmente il problema  di offrire ai suoi alunni preadolescenti non solo le informazioni scientifiche adeguate, ma una collocazione della sessualità in un processo di crescita, ossia nella formazione di ragazzi e ragazze in grado di affrontare le proprie sfide. Senza lasciarli a se stessi mentre smanettano alla ricerca di immagini per soddisfare sia una curiosità morbosa ma anche quell'apprendimento che il mondo dei grandi sembra disinteressato a offrire.





martedì 23 novembre 2021

DON CAMILLO. Non solo la psicologia e la psicoterapia...

 



FONTE: Notiziario parrocchiale di Albegno e dintorni.

NON SOLO LA PSICOLOGIA E LA PSICOTERAPIA...

Psicologia e psicoterapia sono due scienze umane che certamente hanno ampliato l'orizzonte della cura per le persone che soffrono disagi a livello psicologico.
Puntare tutto, però, sulla psicologia e sulla psicoterapia rischia di essere riduttivo perché il disagio psicologico spesso ha radici che portano più in profondità, in quella dimensione che noi conosciamo come la dimensione dello spirito, dove si elabora il senso religioso inteso nella sua forma più ampia e non solo come appartenenza confessionale.
E' in questa dimensione, che noi cerchiamo il senso di tutto e troviamo le motivazioni che ci incoraggiano a fare le scelte e le sostengono nella loro realizzazione.
Il senso religioso è universale e trasversale a tutte le culture e a tutte le religioni, per cui, il prendersene cura è un imperativo altrettanto universale. Io mi limito a parlare della mia esperienza personale. Fin dalla mia preadolescenza, ho avuto la fortuna di avere la figura  del padre spirituale, un sacerdote che si prendeva cura di me sotto l'aspetto spirituale mettendosi in ascolto dei miei dubbi, delle paure, delle difficoltà spirituali, delle mie confusioni, dandomi consigli indicazioni, o semplicemente sdrammatizzando.
Oltre a questo, mi veniva offerta l'opportunità della confessione sacramentale, grazie alla quale potevo liberarmi dal peccato, sperimentare la gioia di sentirmi perdonato e impedire alla colpa di trasformarsi dentro di me in senso di colpa. Tutto questo mi dava un gran sollievo. Purtroppo, oggi venendo meno la figura del padre spirituale e il ricorso al Sacramento della confessione si sono perse delle opportunità significative per uno sviluppo più armonioso della vita spirituale.
Quello  che vale per noi cattolici, vale, anche per le altre culture diverse dalla nostra, perché la figura del padre spirituale o del saggio è altrettanto universale come il senso religioso, come pure è universale il rito penitenziale o di purificazione celebrato nei modi più diversi ma sempre  con la stessa finalità di dare alle persone la gioia di sentirsi perdonati e riabilitati stato d'animo indispensabile per una vita serena.
Le figure adatte a fungere da padre/madre spirituali (non necessariamente sacerdoti e religiosi) ci sono anche oggi: bisognerebbe scoprirle e valorizzarle; così pure il sacramento della confessione continua ad essere uno dei sette sacramenti che ci aprono all'abbondanza della Grazia di Dio: bisognerebbe tornare ad apprezzarlo.
Poi certamente anche il contributo degli psicologi e degli psicoterapeuti è importante e può mettersi in continuità con il cammino spirituale aiutando a mantenersi sempre in equlibrio tra la dimensione della realtà e quella del mistero, anche se questo equilibrio dovrebbe essere già insito in un cammino spirituale autentico, ma si sa che anche il cammino spirituale non è sempre autentico e può essere segnato dalla fragilità e dalle devianze che hanno ben poco a che fare con una sana spiritualià.
Allora la psicologia e la psicoterapia possono essere un aiuto utile a rimettersi in carreggiata nella giusta direzione che è quella della piena valorizzazione della persona in tutte le qualifiche di libertà, dignità e capacità affettiva e creativa.

                                         don Camillo


martedì 16 novembre 2021

DON CAMILLO. Il tempo degli aquiloni

 


FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.

IL TEMPO DEGLI AQUILONI

Sono gli ultimi sprazzi di tiepido sole
in questo autunno ormai inoltrato;
presto sarà la stagione che duole
per me che amo il giorno assolato.

Presto verrà un tempo di nebbia
e il buio e il freddo la faran da padroni;
ma come la spiga dona il chicco alla trebbia,
si posson creare in prigione aquiloni.

Saranno questi a bandir la tristezza
e a render festoso anche il tempo più grigio;
a farmi reagire con forza e prontezza
per dare ad ogni giorno bellezza e prestigio.

Nessuna stagione è più brutta di altre;
ognuna ha in serbo delle gemme preziose;
le sanno scoprire le anime scaltre
e chi ha nel cuore mete ambiziose.

Così è la vita d'ogni essere umano
che sogna di restare sempre contento:
che sia un ragazzo, o un giovane o anziano,
potrà riuscire se sa librarsi nel vento.

                                       don Camillo


lunedì 8 novembre 2021

SALUTE. Composizione del corpo umano

 

Alcuni anni fa nella rivista Focus vi era allegato un poster dal titolo "Il corpo umano in numeri": non essendo variato il nostro corpo, ve lo ripropongo suddiviso in tante foto, poiché con solo due non sarebbe leggibile.




































sabato 6 novembre 2021

DON CAMILLO. Decorosa povertà

 




FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.

DECOROSA POVERTA'

Ho conosciuto da bambino un ometto che viveva sotto le arcate della strada che da Villongo scende a Sarnico.
Tutti lo chiamavano "Mec". Non ho mai saputo il suo vero nome.
"Mec" era diventato un sinonimo di persona trasandata e sporca. Il suo cuore, però, era buono. Non avrebbe mai fatto male ad una mosca.
Passava di casa in casa a raccogliere qualcosa per poter vivere. Si accontentava di quello che ognuno gli dava.
I poveri di quel tempo erano poveri semplici e nostrani, come i cibi che allora comparivano sulle tavole. I poveri continuano ad esserci anche oggi. Sono molto di più rispetto a quel tempo, ma sono anche molto più diversificati.
C'è il povero ancora vecchio stampo che è ridotto a vivere per strada: qualcuno per scelta di vita; molti di più per le vicissitudini che li hanno colpiti.
C'è chi si presenta come povero, ma le realtà è solo un viziato che fuma come i comignoli in pieno inverno e beve come una spugna e passa le ore davanti alle macchinette da gioco: passa a cercare soldi per mantenere queste sue devianze.
C'è chi è povero perché sfaccendato; non ha voglia di lavorare, e campa di piccoli espedienti.
Quest'estate ho incontrato la povertà dignitosa.
Sono seduto fuori da un bar con  alcuni amici quando vedo una famiglia: papà, mamma e quattro figli, tutti piccoli e in scala crescente, fermarsi sul marciapiede e guardare verso la vetrina dei gelati collegata a quel bar.
Capisco che si tratta di una famiglia povera, dagli abiti che indossano, e dalla titubanza dei genitori a soddisfare la voglia di gelato dei figli. Prima devono fare i conti con quello che hanno in tasca.
Mi ha colpito la compostezza  di quel quadro familiare: nei bambini  nessuna impazienza e nessun capriccio. Restano in attesa della decisione dei genitori.
Poi la gioia e la corsa, dopo che i genitori hanno calcolato che le monete bastavano per tutti e quattro.
Tutte le altre forme di povertà sono da combattere perché umiliano la persona.
Ma la povertà vissuta da questa famiglia va salvaguardata perché è un vero patrimonio umano da cui attingere per creare le condizioni necessarie per un'educazione sempre più profonda e decisa tra i componenti della famiglia.

Decorosa povertà

Seduto al tavolo d'un bar coi miei amici,
mentre gusto un buon gelato artigianale,
osservo quanti passano contenti o infelici
notando in ognuno un proprio tratto originale.

Guardo attento una famiglia con indosso vecchi panni,
papà, mamma e quattro figli tutti in scala decrescente,
la più grande è una bambina forse meno di nove anni,
il più piccolo è in braccio non ancora indipendente.

Sono fermi a distanza e guardan verso il gelataio.
Papà e mamma fanno i conti con gli spiccioli che hanno.
Forse bastano per tutti, ma c'è pure il fornaio...
I quattro bimbi, silenziosi, in attesa se ne stanno.

Il papà guarda la mamma che con un sorriso annuisce,
poi allunga alla più grande una manciata di soldini;
lei li accoglie e stringe pugno...vedo in volto che gioisce,
e, via di corsa verso il banco insieme  agli altri fratellini.

Con il passo più pacato segue mamma e il piccolino,
mentre il babbo attende in strada osservando compiaciuto.
Per ognuno il gelataio predispone un pallino:
è quanto basta perché il clima della festa sia compiuto.

Anche il piccolo che è in braccio ha diritto alla sua parte;
la sorella gliela porge con un bel sorriso in volto.
Per lui mamma prende il cono con bel garbo, e con arte
lo offre al bimbo che, felice, mostra d'esser coinvolto.

Io resto a guardare un po' commosso e incantato.
Vorrei correre verso il banco e raddoppiare quei gelati,
ma il buon senso mi trattiene: chè non venga rovinato
il messaggio dignitoso di quegli Angeli incarnati.

                            don Camillo




   
                                     

venerdì 5 novembre 2021

SERGIO. Invito ai miei lettori

 



Sono contento quando uno di voi mi fa i complimenti per un post pubblicato.
Lo scopo del blog è rendermi utile, pur nei miei limiti fisici, culturali e caratteriali.
Cerco di applicare le parole di congedo del sacerdote dopo la benedizione finale della santa Messa:

GLORIFICATE IL SIGNORE CON LA VOSTRA VITA. ANDATE IN PACE.

Tuttavia per rendere più empatico il blog è necessario il vostro coinvolgimento. Vi chiedo, quindi, di inviarmi foto, racconti, disegni ed altro alla mia mail

joser.f@alice.it

Se trovate difficoltà nell'invio con questa modalità, contattatemi anche via Facebook e vi darò il numero di whatsapp.

Vorrei tanto che lasciaste da parte i pregiudizi e mostraste invece i vostri talenti: chi più chi meno, tutti ne abbiamo. Perché non condividerli, anzichè lasciarli nel cassetto?


mercoledì 3 novembre 2021

VIVERE INSIEME. Dalla Libia all'Afghanistan atrocità a sfondo sportivo





 FONTE: Sportweek #44
Articolo: "Dalla Libia all'Afghanistan atrocità a sfondo sportivo" di SEBASTIANO VERNAZZA.


In un campo profughi libico venivano organizzate partite tra migranti e chi sbagliava un gol veniva abbattuto da un colpo d'arma da fuoco. 
A Kabul i talebani hanno assassinato una pallavolista diciottenne.

Meron Estefanos è una giornalista eritrea, attivista per i diritti civili dei profughi. Vive in Svezia e attraverso Radio Erena raccoglie le testimonianze di chi in Africa itraprende il viaggio della speranza verso l'Europa, per fuggire dalla fame, dalle guerre, dai terroristi islamici.
Da tempo Estefanos denuncia le malefatte del connazionale Kidane Zekarias Habtemariam, ricercato su scala internazionale per i suoi crimini nel campo profughi di Bani Walid, in Libia, un posto chiamato la "città fantasma" perché lì sono spariti e sono stati con ogni evidenza uccisi tantissimi migranti.
Habtemariam era stato arrestato in Etiopia, ma è riuscito a fuggire e condannato in contumacia. Alcune delle voci raccolte da Meron Estefanos hanno raccontato di come Habtemariam, in combutta con il "socio" Tewelde Goitom, anche lui riconosciuto colpevole da una corte etiope, si divertisse a organizzare sadiche partite di calcio tra gli "ospiti" di Bani Walid: chi commetteva degli errori tecnici, per esempio un gol sbagliato, veniva abbattuto da un colpo di arma da fuoco. Morti, feriti. Non è tutto: alla fine degli incontri i vincitori potevano o dovevano violentare le mogli e le compagne degli sconfitti. Non è chiaro se fosse un "diritto" o una costrizione, ma accadeva.
Dall'Afghanistan in mano ai talebani è arrivata nel frattempo un'altra notizia agghiacciante: Mahjubin Hakimi, 18 anni, è stata ammazzata perché negli anni del governo sostenuto dagli Stati Uniti giocava  a pallavolo e aveva mostrato il suo volto, in campo  non si copriva il viso con lo hijab, il velo. La famiglia è stata obbligata a smentire la notizia, ma il fatto è vero. Non è confermato il particolare agghiacciante della decapitazione, l'uccisione sì. 
Mahjubin aveva giocato nel Kabul Municipality Volleyball Club e nelle nazionali giovanili afghane e aveva capito quale destino l'attendesse, sapeva come e quanto gli invasati la stessero cercando.
Le posizioni dei talebani sullo sport sono note e lapidarie, non vogliono che venga praticato e men che meno dalle donne. Lo stadio di Kabul viene usato per le esecuzioni.
Ogni commento è superfluo, inutile indignarsi e strepitare, più che altro bisogna fare. Manteniamo accesa l'informazione sulla Libia, sull'Afghanistan e su altri luoghi del mondo in cui certe cose accadono. 
L'assuefazione sarebbe la peggiore delle scelte, qualcosa prima o poi cambierà, deve cambiare.

martedì 2 novembre 2021

GIOVANI E RAGAZZI. Rugani, non rinunci ai sogni

Questo articolo è pubblicato in questa rubrica, perché alimentare i sogni riguarda le persone di tutte le età, ma soprattutto i giovani.

FONTE: Sportweek #44.
Articolo: "Rugani,  non rinunci ai sogni" di LUIGI GARLANDO.

Rugani, non rinunci ai sogni

Sembrava un predestinato, ma  a 27 anni il difensore continua a non trovare spazio nella Juventus. Non sente il bisogno di andare a giocare altrove?

Caro Daniele Rugani,
con questa mia voglio confidarle alcune riflessioni che ho fatto domenica a San Siro, all'annuncio delle formazioni di Inter-Juve. Bonucci e Chiellini ancora una volta titolari. Eterni.
Mi chiedevo: quanto dev'essere frustrante, per De Ligt, al terzo anno Juve, fare ancora la riserva di un difensore di 37 anni?
E poi: quanto è lontano dal campo Daniele Rugani che ha davanti i due mammasantissima e l'olandese?
Al momento in cui le scrivo, dopo Inter-Juve, non si è ancora disputato il turno infrasettimanale. Quando riceverà questa mia, lei potrebbe aver debuttato in campionato contro il Sassuolo. Ad oggi, la sua stagione alla Juve si riduce ai tre minuti finali contro il Malmoe. Zero presenze in campionato.
Eppure di lei un tempo si parlava come di un predestinato. Il giovane difensore che non prendeva mai ammonizioni. Elegante e buono come Scirea, predestinato come Romagnoli.
"Quei due ragazzi arrivano in alto di sicuro", giuravanno tutti.
Infatti lei ha raggiunto tutto molto in fretta: la prima squadra dell'Empoli, la serie A, la Juve, la Nazionale... Poi  sono cominciate le attese. Quando la precettavano, lei rispondeva sempre presente.
Ricordo la sua bellissima prestazione in casa dell'Ajax di De Light: lei stravinse il duello con l'olandese. Solo che Matthijs si è trasferito a Torino e le è passato davanti.
Vengo alla domanda secca: perché non va a giocare altrove? Ventisette anni sono troppo pochi per ridursi come Piloni e gli antichi portieri di riserva che non giocavano mai. Hai visto il suo ex compagno Demiral, all'Atalanta? Ha segnato al Manchester United nello Stadio dei Sogni. Si vive per emozioni del genere. Non è stato gratificante, nella stagione scorsa,  inseguire  e raggiungere  la salvezza con il Cagliari, di cui è stato valido protagonista?
Suo figlio Tommaso ha appena compiuto un anno. Giusto? Un giorno vorrà sentire i racconti del babbo. Lei ne ha già molti, ma ne servono ancora. Vada a giocare da qualche parte, anche a costo di rinunciare allo stipendio e al confort della Juventus, si riempia le tasche di ricordi. Non può raccontare a Tommaso stagioni vissute in panchina. Deve giocare partite, segnare gol come quello alla Dinamo Zagabria, in Champions, deve inseguire titoli e record. Quello di primo calciatore ad ammalarsi di Covit non vale.
Il tempo passa, Daniele, la parabola della carriera ha già curvato verso il basso, ma 27 anni sono troppo pochi per rinunciare ai sogni. Coraggio.