giovedì 22 giugno 2017

FAMIGLIA. Baciare i figli sulle labbra


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" maggio 2017.
Articolo di DANIELE NOVARA, pedagogista.

Si diffonde sempre di più tra i genitori l'uso di baciare i figli sulle labbra anche dopo i 3 anni, ossia quando sono ormai grandicelli.
Molte attrici e professionisti dei videoschermi sostengono con vigore questa strana consuetudine.
Molte mamme, ma anche papà, seguono la moda senza farsi tante domande. Forse per non restare esclusi dall'ultimo trend.
Sarà la mossa giusta?
Direi proprio di no!
La promiscuità non è mai indice di buona educazione. Questa diffusione dell'abitudine di baciare i figli sulla bocca anche dopo i 3 anni segnala la confusione nel rapporto con gli stessi.
Si tratta a tutti gli effetti di un tipico e legittimo comportamento da fidanzati. Le labbra rappresentano una delle zone erogene (ovvero, dal greco: "che danno piacere") per eccellenza sia dal punto di vista evolutivo (la suzione e l'allattamento) che dal punto di vista strettamente erotico-sentimentale.
Giustamente le coppie usano le labbra come luogo di eccitazione e scambio di effusioni intime. Questo tipo di promiscuità coi figli contiene pertanto una forte confusione nel messaggio che viene trasmesso.
Si crea una sorta di simbiosi sentimentale eccessiva. Siamo così sicuri che i figli dopo i 3 anni desiderino una promiscuità così intensa?
Quando la relazione da educativa rischia di diventare morbosa la sensazione di emergenza si fa molto alta. Non ne vale la pena.
Mantenere una giusta distanza consente ai figli di costruire un loro legittimo e creativo spazio di libertà. Non deve esserci confusione: una mamma e un papà non devono atteggiarsi o comportarsi come fidanzati affettuosi o come amici.
Un figlio ha bisogno di un genitore che faccia il genitore. Non chiede niente di meglio.


RIFLESSIONI. Fiducia, diffidenza, prudenza


FONTE: libro "Scegli la vita" di YVES BOULVIN - ANNE VILLEMIN edito da MESSAGGERO DI S. ANTONIO EDITRICE.

Ho ragione di essere prudente, vigilante, prima di accordare la mia fiducia a qualcuno, ma c'è una grande differenza fra prudenza e diffidenza.
La diffidenza è sterile, induce sa ripiegarsi su se stessi. La prudenza mi spinge anzitutto a esercitare il mio discernimento.
Saprò insegnare indirettamente questo discernimento a mio figlio attraverso il modo in cui mi comporto con lui e con gli altri. Do fiducia a mio figlio, mostrandogli al tempo stesso che questa fiducia potrà essere aumentata o meno a seconda di ciò che ne farà, mantenendo la parola data, rispettando l'accordo che abbiamo stabilito insieme.

Mostro al mio dipendente di avere fiducia in lui, ma gli dico che faremo regolarmente il punto della situazione; questa non è diffidenza, ma prudenza giusta, ragionata. So fidarmi dei miei amici, ma non al punto da raccontare indiscriminatamente a tutti i miei problemi personali. Il mio agnellino interiore, che è pieno di fiducia ma anche estremamente vulnerabile, deve essere protetto con una sana vigilanza; non con mura e bastioni inaccessibili, ma con un discernimento illuminato. Bisogna sapersi proteggere, saper dire di no.

So adattarmi alla personalità delle persone che incontro. 
Una persona "perseverante" sopporterà molto male il fatto che io non rispetti la parola data, cambi le regole del gioco, prometta qualcosa e faccia il contrario. 
Una persona "stoica" è stata in genere ferita, nell'infanzia, da persone che hanno abusato di lei o che l'hanno aggredita o manipolata a livello affettivo. Molto difficilmente darà subito fiducia all'altro. 
Una persona "sensibile" non sopporterà una menzogna, un'infedeltà coniugale o l'incostanza di un amico e si sentirà abbandonata, rifiutata, negata, senza valore. Perderà ogni fiducia in se stessa, rischierà di crollare, di fare crisi di gelosia, ecc.
E' possibile essere al tempo stesso fiduciosi e capaci di discernimento. Non è l'uno o l'altro, ma l'uno e l'altro. Ritrovo un equilibrio fra fiducia e prudenza: fiducia nel bambino luminoso e prudenza nei confronti dello psichismo.



OGGETTI. Vecchie gerle



lunedì 19 giugno 2017

COLLETTIVO CONFUSIONE. Campionato 2016/17





Continua la bella avventura della squadra zandobbiese COLLETTIVO CONFUSIONE nel calcio a 5 CSI.
Dopo la passata promozione nel gruppo A, ha continuato a mietere successi anche nel campionato 2016/17, classificandosi 2° e quindi diventando vice-campione provinciale, alle spalle di Carobbio d.a.

Ecco in dettaglio i dati statistici:

media/punti per partita                2,090

punti in classifica             46
partite giocate                 22
partite vinte                    13
partite neutre                    7
partite perse                     2

posizione in classifica: 2° su 12 squadre.

La 2° posizione le ha dato diritto (insieme alla 1°) di partecipare alla fase regionale.
Superando ottavi e quarti, è giunta alle semifinali disputate a Piancamuno (BS).

Sabato 17/06/17 ha sconfitto la squadra di Iseo (BS), guadagnandosi la finale contro Gussago (BS), la quale a sua volta ha sconfitto l'altra squadra bergamasca di Carobbio d.a.

Domenica 18/06/17, sempre a Pian Camuno, si è volta la finale con questo risultato

COLLETTIVO CONFUSIONE - GUSSAGO  9-4

La nostra fantastica squadra è diventata quindi campione di Lombardia, suscitando ammirazione per il bel gioco e la correttezza anche negli avversari.

E' il più bel risultato di sempre di una squadra zandobbiese in qualsiasi sport. E il merito è anche più grande considerando che la squadra è composta da tanti giovani zandobbiesi e che in pratica gioca sempre in trasferta, data la cronica  e grave mancanza di una palestra comunale.

Ora la squadra ha il diritto di partecipare alla fase nazionale di Montecatini a luglio, alla quale partecipano  le  squadre campioni di tutte le regioni.
Occorrono circa 3.000 euro per finanziare la trasferta.

Il mio appello personale è rivolto all'Amministrazione comunale.

Negli ultimi anni avete devoluto al Gso Zandobbio decine di migliaia di euro soprattutto per l'attività calcistica, arrivando ai risultati calcistici scadenti dell'ultimo campionato, in cui per la prima volta nella storia del gruppo sportivo non è stata iscritta nessuna squadra giovanile. Sappiamo anche che in Italia non conta il merito, ma i ragazzi di Collettivo Confusione hanno il diritto di vivere la loro favola.

Ecco le foto che ho scattato nella finale:





























































giovedì 15 giugno 2017

SALUTE. Gli omega-3 e il cuore


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 17/02/17.
Articolo: "Gli omega-3 fanno battere (meglio) il cuore" di ALEX SARAGOSA.

E' nota l'importanza per la salute dell'assunzione nella dieta delle giuste quantità di acidi grassi omega-3, presenti nel pesce e in alcuni semi oleosi come le noci, ma la ricerca sta rivelando ora un loro aspetto ancora più sorprendente: in alcuni casi possono costituire vere terapie.
"Gli omega-3 sono componenti essenziali della dieta, in quanto il nostro corpo li può solo ricavare dagli alimenti" spiega Alfonso Siani, dirigente di ricerca dell'Istituto di Scienze dell'alimentazione del Cnr, "Come gli acidi grassi omega-6, tipici della carne e dei cereali, gli omega-3 sono usati nella sintesi delle membrane cellulari, ma svolgono anche un'azione anticoagulante e antinfiammatoria, mentre dagli omega-6 il corpo ricava anche molecole infiammatorie".
Gli omega-3 più  utili sarebbero quelli a catena lunga, presenti quasi solo nel pesce, che però il nostro organismo riesce comunque a produrre partendo dagli omega-3 a catena corta, tipici dei vegetali, grazie a speciali enzimi. Purtroppo anche gli omega-6 usano gli stessi enzimi e se questo tipo di grassi è in eccesso, la produzione di omega-3 "lunghi" viene ostacolata.
La dieta moderna è molto sbilanciata verso gli omega-6: l'americano medio, per esempio, ne assume 20-30 volte più degli omega-3, mentre il rapporto corretto sarebbe di 4:1, tipico della dieta mediterranea.
Questo sbilanciamento potrebbe essere una delle cause delle infiammazioni croniche e delle degenerazioni dei tessuti che caratterizzano molte malattie moderne. Sembra confermarlo l'elenco degli effetti preventivi derivanti dal giusto rapporto omega-6/omega-3 nella dieta, diffuso dall'Università del Maryland: mantenimento dei corretti livelli di pressione, colesterolo e trigliceridi nel sangue, riduzione del rischio di diabete, patologie cardiovascolari, deficit di attenzione, demenze senili, asma, retinopatie e cancro al colon e alla prostata.
Ma accanto a questi effetti, i ricercatori segnalano ora i primi risultati raggiunti con l'uso di alte dosi di omega-3 come terapie di appoggio per diverse patologie: positivi nel caso di osteoartrite, lupus, cancro al colon, traumi alla testa e osteoporosi e ancora controversi per depressione, schizofrenia, disturbo bipolare, diabete, colon irritabile.
L'effetto terapeutico più sorprendente degli omega-3 l'ha però scoperto il gruppo del cardiologo Raymond Y. Kwong, del Brigham and Women's Hospital di Boston: somministrando a 360 pazienti reduci da un infarto cardiaco fino a 4 grammi al giorno di omega-3 (come mangiare mezzo chilo di sardine) o un placebo, ha constatato che questi acidi grassi aiutano a "riparare" il cuore.
"Dopo sei mesi, in chi aveva ricevuto la dose di omega-3 più alta la riduzione del volume del ventricolo sinistro, un indice del suo rafforzamento, è stata del 5,8 per cento maggiore e la fibrosi del muscolo del 5,6 per cento minore, rispetto al gruppo che aveva ricevuto il placebo" spiega Massimo Massetti, direttore dell'Unità di cardiochirurgia del Policlinico Gemelli di Roma.
Anche se non è chiaro come gli omega-3 contribuiscano a questa riparazione, la scoperta apre nuovi orizzonti terapeutici.
"Visto che nessun effetto negativo è stato registrato nello studio di Boston, cominceremo presto una sperimentazione simile, verificando su 152 pazienti se alte dosi di omega-3 riducano la fibrillazione atriale dopo interventi sulle valvole cardiache, una frequente complicazione. I primi risultati li avremo nel 2018".
Insomma gli omega-3 si stanno rivelando sempre più versatili, ragione in più  per prenderli con gli integratori?"
"No, affatto" ci blocca Siani "vanno assunti nelle quantità giuste attraverso una dieta bilanciata. Solo un nutrizionista, o un medico, può consigliare eventuali supplementi".

SCUOLA. Gli alunni "stranieri"


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 14/04/17.
Articolo: "A Prato il record di alunni "stranieri"" di SALVO INTRAVAIA.

Dopo un anno di flessione, tornano a crescere gli alunni "stranieri" nelle scuole statali.
I primi numeri forniti lo scorso 9 marzo dal ministero dell'Istruzione sottolineano che la loro presenza tra i banchi di scuola è nuovamente in aumento. E consentono di tracciare il fenomeno in tempo reale, visto che le cifre si riferiscono all'anno scolastico in corso.

Va detto che ormai parlare di alunni "stranieri", per la maggior parte dei casi, è una questione squisitamente lessicale (di qui le virgolette). Perché il grosso di quelli che il cervellone ministeriale continua a censire come tali sono in realtà bambini e ragazzi nati in Italia. Paese in cui vale ancora lo ius sanguinis, principio del diritto latino che ci fa considerare come formalmente  "non italiani" i ragazzi venuti al mondo nel nostro Paese ma da genitori stranieri.

Nella scuola primaria e secondaria (media e superiore, esclusa la materna) si registra un incremento netto del 2 per cento rispetto al 2015-2016: equivalente a oltre 13 mila presenze in più. Così, se oggi un alunno su dieci risulta figlio di immigrati, inarrestabile appare il calo degli studenti nati da genitori italiani: meno 20.000 mila nel volgere di soli dodici mesi.
Come registrano ormai tutti i report degli ultimi anni, sono le regioni del  Nord ad avere il maggior numero di bambini e ragazzi figli di stranieri. Emilia Romagna e Lombardia, probabilmente per via delle migliori condizioni occupazionali e delle politiche di welfare, hanno le scuole più multietniche del Paese: 16,2 per cento di "stranieri" nel primo caso e 15,4 nel secondo.
A livello provinciale è invece la Toscana a detenere il record. In testa c'è Prato, dove un quarto degli alunni delle scuole pubbliche non è di nazionalità italiana. Un dato che si rafforza se si considerano quelli riguardanti la scuola primaria: qui un bambino su tre è figlio di stranieri.

Ovviamente, se fosse in vigore lo ius soli, principio per il quale la cittadinanza è acquisita in base al luogo di nascita, questo articolo non avrebbe ragione di essere scritto.


GIOVANI E RAGAZZI. I jeans strappati


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" di aprile 2017.
Articolo: "Strappi, stracci & mode" di LUCETTA SCARAFFIA.

Una decina di anni fa un mio simpatico studente si è presentato alla discussione della tesi di laurea - sessione estiva - con un'inappuntabile camicia bianca, ma con i jeans tagliuzzati.
Naturalmente i pantaloni non solo erano puliti, ma avevano l'aria di essere proprio nuovi, e l'idea che si fossero ridotti così per l'uso prolungato o per il lavoro pesante veniva smentita subito dal fatto che i tagli erano distribuiti con grande regolarità nel tessuto.
Come poteva quello studente aver pensato che quello fosse un abbigliamento adatto al solenne conferimento della laurea in Lettere?
Il fatto che fosse di moda, senza dubbio. Il ragazzo, infatti, era sicuro di essere moderno e quindi, di conseguenza, bel vestito.
Quella stessa moda, negli anni, non ha conosciuto un momento di recessione. I jeans strappati ormai dilagano dappertutto, tanto che ci siamo abituati a considerare normale che tutti quei ragazzi e ragazze indossino jeans tagliati, che lasciano intravvedere la pelle nuda. 
Quel tipo di vestito, cioè l'indumento ridotto a uno straccio, che una volta era segno di vergognosa povertà, oggi è diventato una moda.

In un primo momento i ragazzi se li tagliavano da sé, ma rapidamente l'industria dell'abbigliamento si è impadronita dell'idea, e ormai da molto si vendono già stracciati.
C'è sicuramente motivo di riflettere. Sappiamo che il dilagare dei jeans ha posto fine non solo all'abbigliamento formale, ma anche alle differenze di classe che segnavano l'appartenenza ai ceti popolari o a quelli borghesi. 
Sono diventati un tipo di vestito che sembra essere adatto a tutti e a ogni circostanza, a ogni età, dalle feste ai funerali, dagli incontri di lavoro alle discussioni di laurea.
Ma non si può negare, a mio avviso, che la moda di portare i jeans strappati in origine forse aggiunge a questo capo di abbigliamento potentemente simbolico qualche altro motivo su cui aprire ulteriori riflessioni e, se volete, pure in maniera volutamente provocatoria.
Portare i jeans strappati potrebbe significare, ad esempio, vantare un'indifferenza assoluta nei confronti delle norme sociali, un disprezzo totale verso ogni regola codificata, e quindi una libertà senza limiti dalla società a cui si appartiene.
Ma potrebbe anche, per esempio, essere segno del disprezzo che una società opulenta nutre nei confronti della vera povertà, che si può simulare senza paura di sembrare veramente poveri.
Una dichiarazione che vorrebbe essere di anarchia assoluta, e che si rivela, invece, del  tutto obbediente ai diktat della moda. Una contraddizione che sembra non turbare per nulla i giovani - e talvolta, ahimè, anche i meno giovani - che così vestiti si sentono, invece,  disinvolti e persino un po' ribelli.

Sono soprattutto le ragazze a scegliere questo tipo di indumento e, in questo caso, al carattere anarchico si vuole forse aggiungere un fascino erotico.
In che modo? Qui si apre un'altra contraddizione: in una società in cui si denuncia di continuo -giustamente! - il dilagare della violenza sulle donne, e si chiedono, sempre giustamente, pene sempre più severe per chi la pratica, che senso può avere un abbigliamento che sembra alludere proprio a un atto di violenza? Perché su una giovane donna i pantaloni tagliati fanno pensare che qualcuno abbia cercato di strapparli con la forza.
L'eros che nasce dal balenare della pelle attraverso lo strappo è un eros che non nasconde il suo rapporto con la violenza.
Forse non  è un bene per le giovani donne giocare così con la violenza forte e reale che le circonda. Dovrebbero, dovremmo, forse, pensarci di più, riflettendo sul messaggio che talune scelte possono, involontariamente, mandare all'esterno.

giovedì 8 giugno 2017

DON CAMILLO. Aria di altri tempi





FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.


ARIA  D'ALTRI TEMPI

Limpido sole di maggio
in un cielo profondo d'azzurro;
vociare di bimbi che giocan
festosi davanti alla chiesa.

Ricca si fa d'allegria
quest'aria fresca di vita
solcata da rondini in volo
che tracciano schizzi barocchi.

Il loro stridio s'intreccia
con gridio dei bimbi che corron
qual sinfonia vivace
in omaggio all'Artista Divino.

Mi sembra di tornare bambino
accarezzato da cura materna;
negli occhi la grezza natura
nel cuore un respiro infinito.

                                          Don Camillo


VIVERE INSIEME. Un tuffo gelido nel passato


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 03/02/17.
Articolo: "Guardare Trump in tv è un tuffo gelido nel passato" di CURZIO MALTESE.

"Molti della mia generazione non pensavano e altri non vogliono rassegnarsi all'idea che a cinquant'anni si debba lottare per riaffermare principi, affrontare questioni che sembravano risolte per sempre quando eravamo ragazzi.
La scuola pubblica, l'aborto, un salario decente, i diritti dei lavoratori, il ripudio della guerra, i pregiudizi razziali e tanto altro.
Nella nostra ingenuità siamo cresciuti con la convinzione che, almeno nell'Occidente democratico, la  modernità coincidesse con il progresso civile e culturale, che i nostri figli avrebbero avuto più occasioni di noi, com'era accaduto a noi rispetto ai nostri padri, in un mondo più aperto, istruito, intelligente e giusto, con meno guerre e odio, muri e frontiere di ogni tipo, abissi fra ricchi e poveri.
Naturalmente qualcuno non la pensava allo stesso modo e Pier Paolo Paolini già allora scriveva che sviluppo e progresso erano due strade distinte e sempre più lontane. Del resto, la storia non è mai stata lineare.
Ci sono voluti mille anni per riavere in Europa la rete di strade e acquedotti e il livello di civiltà giuridica dell'impero romano.
Il buio della regressione è sempre in agguato. Forse un giorno si guarderà alla stagione dei diritti democratici, sgorgata dalle idee illuministe, come una breve e illusoria parentesi in una storia dominata dall'oscurantismo fanatico e autoritario.
Si poteva e doveva insomma considerare anche l'ipotesi che andasse male.
Ma così male in così pochi anni non l'avremmo mai immaginato. Questo stupore ci rende patetici agli occhi dei più giovani.
Una propaganda ben organizzata dal potere e condivisa da destra a sinistra li ha convinti che la nostra difesa dei principi è in realtà una battaglia per mantenere privilegi acquisiti. Ed è difficile spiegare che il diritto a un  lavoro dignitoso e garantito, conquistato a prezzo di una lotta secolare, non era un privilegio, ma la base per un futuro migliore per tutti.
Ora, dopo una montagna di tasse pagate anche per chi non le pagava, ci raccontano che il reddito accantonato in una vita di lavoro non ci sarà restituito nella pensione perché si fa un torto ai giovani. 
E potrebbero magari anche farci venire  qualche senso di colpa se almeno s'inventassero un piano di'investimenti per creare lavoro coi nostri soldi, che invece andranno persi in altri bonus e condoni e salvataggi di banche e corruzione. 
Così siamo barche che remano controcorrente, risospinti nel passato, come scriveva Scott Fitzgerald, increduli davanti alla tv che rimanda l'immagine di un tipo che sarebbe sembrato un vecchio reazionario trent'anni fa e invece è il nuovo che avanza alla Casa Bianca, la fotografia perfetta del tramonto dell'Occidente."

OGGETTI. Vecchio aratro