mercoledì 18 settembre 2019

SCUOLA. Quando la scuola fa... scuola


FONTE: "MISSIONARI SAVERIANI" agosto-settembre 2019.
Articolo: "Quando la scuola fa... scuola" di DIEGO PIOVANI.

Tra una lettura e l'altra, in questo inizio d'estate, l'occhio à caduto su un articolo che riportava la circolare per le vacanze di Andrea Bortolotti, preside delle scuole medie di Settimo Milanese (MI).
"Riposatevi e divertitevi. Coltivate le amicizie, eventualmente anche nuove. Se potete viaggiare, fatelo. Poiché comunque potete ascoltare, guardare e leggere, fatelo: in particolare ascoltate musica, guardate film, leggete libri e fumetti e parlatene con i vostri amici. Tenete un diario, scrivete agli amici preferibilmente lettere o mail. Pulite un tratto di spiaggia, di prato o di bosco. Nei casi disperati cominciate pure da camera vostra... Dimenticate spesso il cellulare da qualche parte. Nei casi disperati, dimenticatelo una sola volta. Nel secchiello del ghiaccio, con molto ghiaccio. Detti compiti non saranno valutati. Saranno loro a valutare voi".
Qualche insegnante non sarà d'accordo, probabilmente un po' di compiti tradizionali sono necessari. Ma il programma per l'estate del preside non è banale, forse è anche più difficile da mantenere che sedersi alla scrivania... E' quasi una rivoluzione perché per un giovane mettere in "ghiaccio" il cellulare corrisponde  a un'auto-punizione severa. Condividere esperienze parlando senza il filtro dei social è quasi utopistico. Ma è una rivoluzione possibile, pacifica, gratificante e doverosa.
A Firenze, invece, un insegnante si è presentato agli scrutini indossando una maglietta con la scritta: "Nella vita si può anche non capire".
Alcuni giorni prima stava spiegando storia in una classe di quattordicenni. Alla fine della lezione, uno di loro alza la mano e chiede venga rispiegata una parte. I suoi compagni reagiscono con toni un po' aggressivi... Lui si giustifica: "Nella vita si può anche non capire".
Il professore è colpito da quella frase. Per rafforzarne il valore, la scrive alla lavagna e la discute con loro. Quella lezione rimane così impressa agli studenti che alla fine dell'anno scolastico decidono di regalare al professore una maglietta con la frase pronunciata dal loro compagno.
In un mondo in cui l'efficientismo regna sovrano, ammettere una debolezza è quasi fuori moda. E forse è meglio diffidare di chi dice di capire sempre tutto.
Con questi due episodi con c'è che dire: la scuola fa... scuola.

FAMIGLIA. La super-mamma


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" settembre 2019.
Articolo: "Aiuto! La super-mamma" di DANIELE NOVARA, pedagogista.

Una nuova figura di genitore si aggira nella vita dei figli, mai vista nei tempi passati: la super-mamma! Quali sono le sue caratteristiche? La prima e più essenziale è la dedizione, a tempo pieno, alla causa dei figli.
Lavorava, ma si è licenziata, perché intende dedicare la sua esistenza all'accudimento dei suoi piccoli. Essere disponibile e seguirli. A volte anche in senso letterale, perché fa l'autista, la cuoca, il doposcuola, l'organizzatrice di compleanni.
La seconda caratteristica è una presenza verso i figli che prescinde da quella del padre. Parla sempre in prima persona singolare: "Ho detto a mia figlia di fare così!". "L'altra sera ho messo una regola, ma non sempre mi ascoltano". "Cerco di...". "Voglio che...". In realtà il padre c'è, ma con lui non fa gioco di squadra. Sembra dire "Io basto e avanzo".
Terza caratteristica: il rapporto intenso con il figlio, la figlia o i figli. Può essere che vadano a dormire nel lettone per addormentarsi o che la super-mamma vada nel lettino dei figli per farli addormentare, anche se loro hanno già 5-6-7-8 anni. Più che altro è interessata all'intimità verbale con i propri figli. Devono raccontarle come è andata a scuola, come è andata la festa degli amici, devono dire tutto, non devono avere segreti con la mamma.
Infine, è un'iper-programmatrice del "fai-da-te" genitoriale: raccoglie informazioni sui blog, su internet, in qualche modo si fida solo di se stessa e di pochi altri.
E' estremamente esperta di medicine - naturali e non -, di diete , di intolleranze e allergie, di vacanze, sport e tempo libero.
Purtroppo questa mamma rischia di non essere all'altezza di quello che è il più semplice dei compiti educativi: stabilire la giusta distanza dai figli per consentire la loro autonomia.

mercoledì 11 settembre 2019

SALUTE. Se salto una dose di farmaco


FONTE: //www.issalute.it/ sito sviluppato e gestito dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Se salti una dose di farmaco la volta dopo puoi prenderne il doppio?             FALSO  


Nel caso  ci si dimentichi di assumere un farmaco è opportuno non assumere una dose doppia la volta successiva e consultare un medico.

E' opportuno assumere i farmaci come da prescrizione, nelle dosi e agli orari stabiliti dal medico.
Tuttavia, dimenticare di assumerne una dose potrebbe non avere conseguenze gravi. Diverse ricerche hanno dimostrato che il 40-70% delle persone, soprattutto anziani, dimentica più volte di assumere il farmaco nel corso della terapia. Generalmente, queste dimenticanze non creano problemi.
L'assunzione di un farmaco oltre le dosi indicate può essere, invece, tossica e avere effetti imprevedibili, anche molto gravi. Infatti, per motivi di sicurezza, negli studi scientifici i farmaci vengono testati sempre alle dosi più basse sufficienti perché siano efficaci, quindi disponiamo di pochi dati sul sovradosaggio delle medicine.
Peraltro, molti farmaci hanno una "finestra terapeutica" molto stretta, cioè una differenza veramente piccola tra la minima dose efficace e la dose alla quale si manifesta tossicità.
Assumere una dose addirittura doppia può essere molto pericoloso! Ad esempio, 2 miliardesimi di grammo di digossina possono aiutare un cuore scompensato, mentre 4 miliardesimi di grammo possono essere letali!
Si raccomanda, pertanto, di prestare sempre la massima attenzione alle dosi prescritte e alla durata della terapia. In caso di inosservanza della prescrizione è necessario consultare il proprio medico e riprendere l'assunzione del farmaco secondo le sue indicazioni.

ALIMENTI. Gli insetti


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 09/08/19.
Articolo: "Le cavallette fanno bene. Più delle arance" di MARTINA SAPORITI.

Fanno parte della dieta di due miliardi di persone, ma in Occidente mangiare insetti rimane un  tabù.
Peccato, perché se allevassimo invertebrati al posto di bestiame risparmieremmo acqua e terra, oltre a ridurre le emissioni di gas serra.
E, se per convincere gli scettici non funziona far leva su gusto o istanze ecologiste, si può parlare anche di salute: pare che alcune specie siano ricche di antiossidanti, sostanze benefiche nemiche dei radicali liberi, molecole estremamente reattive che danneggiano le cellule contribuendo allo sviluppo dei tumori.
"Per la prima volta si segnalano gli insetti non per il loro basso impatto ecologico e per le caratteristiche nutrizionali bensì per le loro proprietà funzionali, cioè benefiche e protettive per l'organismo", ci spiega il professore di alimentazione e nutrizione umana Mauro Serafini.
Con i colleghi dell'Università di Teramo, ha studiato le proprietà antiossidanti di dodici insetti, una tarantola e uno scorpione commestibili confrontandole con quelle delle spremute d'arancia e dell'olio di oliva, due super-food ricchi di antiossidanti. I risultati, pubblicati su Frontiers of Nutrition, dicono che grilli (Acheta domesticus), cavallette (Calliptamus italicus) e bachi da seta (Bombyx mori) hanno proprietà antiossidanti pari a cinque volte quelle di una spremuta; bachi da seta (Bombyx mori) e cicale (Tanna japonensis) due volte quelle dell'olio. Anche il resto degli insetti se la cava bene.
Serve cautela però, nonostante i risultati promettenti: "I test sull'azione contro i radicali liberi eseguiti in vitro", in laboratorio, con "estratti" di animali essiccati e frullati, ci danno un'indicazione del potenziale intrinseco dell'antiossidante. Ma per capire la reale portata della sua azione bisogna fare uno studio sull'uomo".

mercoledì 4 settembre 2019

VIVERE INSIEME. I fotoguardoni


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" luglio-agosto 2019.
Articolo: "Le vittime e i "fotoguardoni" del macabro" di FULVIO SCAPARRO.

Chi non ricorda le parole di Francesco Ferrucci, ferito e non più in grado di difendersi, disse a Fabrizio Maramaldo prima di essere da lui trafitto a morte?  "Vile, tu uccidi un uomo morto".
Questa frase è entrata a far parte del nostro linguaggio, di solito con una connotazione scherzosa, del tutto assente nella drammatica vicenda che ebbe luogo il 3 agosto 1530 nella piazza di Gavignana.
L'episodio è rimasto nella nostra memoria come una gravissima infrazione delle regole della cavalleria, ma quando mi trovo di fronte a fatti come quello che sto per descrivervi, quelle parole di Ferrucci mi tornano in mente in una nuova versione: "Vile, tu fotografi un uomo morto".
Mi riferisco al video diffuso in Rete alla fine di maggio e prontamente commentato con efficacia, tra i tanti, da Massimo Gramellini.
Vi si vede un agente della Polizia Stradale tedesca, in servizio sull'autostrada Roth-Norimberga, che impartisce una solenne lezione a tutti i morbosi amanti del macabro intenti a fotografare scene di incidenti o crimini.
Per una volta mi fa piacere citare il nome di questo agente: Stefan Pfeiffer. Accorso con la sua pattuglia sul luogo di un incidente mortale, il suo intervento era ostacolato dai numerosi conducenti di automezzi che rallentavano e si fermavano per immortalare - è il verbo giusto - la scena.
Pfeiffer ha scelto una soluzione paradossale, invece del solito invito a circolare: ha invitato con energia i "fotoguardoni" a scendere per vedere da vicino, dal vivo - altra locuzione che cade a pennello in questo contesto di morte - i corpi delle vittime. Lo ha fatto parlando in tedesco e in inglese a seconda della nazionalità degli automobilisti e dei camionisti.
"Che senso ha fotografare i cadaveri, cosa se ne fa, le serve per fare scena con gli amici? Venga a vedere come sono ridotti e ne abbia rispetto", questo è più o meno il senso della indignata reprimenda dell'agente, che si concludeva con un vibrante "Si vergogni!".
Dalle espressioni imbarazzate e turbate dei conducenti, sembra che quel "si vergogni" abbia colto nel segno.
Il pensiero va, per associazione di idee, a quelle foto scattate senza chiedere il permesso dai turisti nei Paesi in cui ancora è diffusa la credenza che la foto "rubi l'anima".  Al turista non si chiede certo l'adesione a questa credenza popolare, ma il rispetto per chi, da millenni, nutre queste convinzioni.
L'agente Pfeiffer ha chiesto qualcosa di più, ha chiesto di rispettare anche quei corpi dai quali l'anima non può essere rubata perché volata via.  

RIFLESSIONI. Una voce fuori dal coro


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" luglio-agosto 2019.
Articolo: "Geremia, voce fuori dal coro" di GIANCARLO BREGANTINI, Arcivescovo di Campobasso-Bojano.

Vi rivelo un piccolo segreto: utilizzo l'estate per scavare nella bellezza dei racconti biblici.
Anche perché in Molise, terra di montagna, di boschi incantati e di tratturi, la stagione calda è piacevole.
Quest'estate Geremia, il profeta, sarà con me. Non per lagnarmi, ma per danzare.
Geremia è grande nella speranza, ma sa essere crudo quando la minaccia si avvicina e la gente si ostina a dire che va tutto bene, quando vince il "tono elettoralistico".
Ma egli questo non l'accetta. Fa il duro, il pungente. Vuole aprire gli occhi al suo popolo. Agisce, infatti, in un'epoca di eventi durissimi, come la caduta di Gerusalemme, rasa al suolo per ben due volte (597 e 586 a.C.) dall'esercito di Nabucodonosor. E quando non bastano le parole,usa i segni provocatori.
Come quando si mette sulle spalle un giogo di legno, per annunciare in anticipo l'occupazione babilonese. Un profeta di corte, amico del potere, gli spezza quel segno nella pubblica piazza e lo fa imprigionare. Una volta uscito, Geremia ne fabbrica uno di ferro e profetizza la morte al profeta di corte, cosa che puntualmente avviene. 
Prende, allora,  una brocca di terracotta, la pone in bella vista e poi la spacca davanti agli occhi di tutti: Così il Signore frantumerà questo popolo e questa città (cfr. Ger 19,10).
Non è  mai stato dolce, Geremia, ma chiaro e profetico sempre: "Due malvagità ha commesso il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne incrinate, che non contengono acqua!" (Ger 2,13).
Ci sono tutte le nostre presunzioni personali e sociali in questa immagine. Par di vederle quelle due cisterne, iniziale vanto e gloria politica del governo, che un po' alla volta, sotto il caldo torrido, si screpolano. L'acqua si perde. La vita rinsecchisce, la gioia scompare. E le promesse elettorali sfumano.
Ma sa anche essere luminoso e sorridente, il profeta, quando la gente capisce il proprio errore. Allora, egli cambia tono. Intravede la fioritura del mandorlo anche quando intorno è gelo. Perché nessuno può spegnere la speranza, se è fondata sulla roccia.
Allora Geremia sa anche danzare: Di nuovo, ti ornerai dei tuoi tamburi e uscirai tra la danza dei festanti!...il lutto si cambia in gioia, un'Alleanza nuova scritta nel cuore sarà la legge del futuro...! Che bello rileggere in questo clima di fiducia alternativa, i capitoli 29, 30 e 31 del libro di Geremia. Ora si può gioire, perché è una gioia fondata non sulla superbia umana ma sulla misericordia divina.
Ma quanto è costato questo stile al cuore del profeta! Fin da giovanissimo incontra ostacoli molto duri. Racconta delusioni e conflitti nell'avvincente brano delle sue "confessioni". Un pezzo bellissimo di diario personale. Intatto. Vero. Come il mio, quando vi narro le lacrime nascoste di un vescovo.
Maledetto il giorno in cui nacqui, il giorno in cui mia madre mi diede alla luce! E' oggetto di scherno, perché è stato fedele alla sua vocazione di profeta. Mi hai sedotto, o Signore, e io mi sono lasciato sedurre. Hai fatto forza e hai prevalso! Una vita dura, perché sempre alternativa alle mode o al comodo adagiarsi in un accidia anestetizzante.
Geremia è così. Un uomo vero. Modernissimo, capace di aprirsi a noi senza vergogna. Autentico. Con nel cuore una chiamata che lo sconvolge.Con la quale egli scuote il suo popolo, perché torni alla sorgente di acqua viva e lasci le illusorie cisterne, vanto e delusione.
Quanto ci sarebbe bisogno di una voce così, anche oggi. Alternativa, capace di aprirci gli occhi, che non faccia del tempio un talismano per dimostrare una protezione divina nel Rosario facile. 
Ma i profeti sono scomparsi. Spesso resta solo la voce di papa Francesco, che vive le stesse angosce e avversità di Geremia, profeta sempre più attuale.