venerdì 27 marzo 2020

CORONAVIRUS. La lontananza



   LA   LONTANANZA   

Quando potrò abbracciarvi,
mie adorate nipotine?
Quando potrò ancora perdermi
nei vostri occhi cerulei?
Quando potrò ancora ammirare
le vostre evoluzioni ginniche?
Ritornerà quel tempo!
Vi rivedrò ed esclamerò
"vi voglio bene ancor di più".

                     nonno  Sergio

mercoledì 25 marzo 2020

MISSIONI. Mozambico, terra di missione


FONTE: "MISSIONARI SAVERIANI" febbraio 2020.
Articolo "Fino a diventare un tutt'uno" di p. ANDREA FACCHETTI,  sx.

Sotto l'albero, seduto su uno sgabello di legno, rifletto: "Come è possibile? Non si è mai vista una pianta con due tipi di foglie differenti. E poi così differenti: le une composte, con foglioline minute disposte parallelamente a destra e a sinistra, le altre, invece, vistosamente più grandi e spesse".
Era un sabato pomeriggio di qualche mese fa, a Nhambata, e mi trovavo riunito assieme alla comunità. Ero arrivato al mattino presto, dopo 32 chilometri, due ore di jeep, in vari tratti con la trazione anteriore per uscire dal fango. E' il primo mezzo a quattro ruote che percorre quello che resta della strada dopo tre mesi di piogge.
Il 2019 è anno di elezioni politiche in Mozambico. Sotto l'albero, a Nhambata, parliamo di come agire da cristiani nella società e nella politica. Abbiamo preparato un piccolo opuscolo nella lingua sena per le settanta comunità della parrocchia. Però, durante l'incontro, il mio sguardo si alza più volte a scrutare l'enigmatico albero dai due tipi di foglie differenti che mi sovrasta.
Terminato l'incontro, domando a pai Lencastre, l'anziano della comunità, come si può spiegare questo arcano della natura.
Da buon contadino e allevatore di capre, non deve avere grandi studi di botanica o scienze naturali alle spalle. Alza lo sguardo a indicare la sua testa incanutita e afferma perentorio: "Padre, è come i capelli: quando si arriva ad una certa età, cambiano di colore!" Pai Lencastre è fermamente convinto. Ma la sua determinazione, radicata nella saggezza senile e bucolica, mi lascia perplesso.
Ecco allora che pai Albertino, che accompagnava  la nostra conversazione di spalle, si gira ed esclama: "Padre, ma non  vedi che sono due piante diverse? La seconda è una pianta che cresce sui rami delle altre piante. Nella lingua sena si chiama khoma. Ha una semente molto piccola, portata dal vento o lasciata dagli uccelli quando si posano sui rami".
Avrò fatto la figura dello scemo, ma ne è valsa la pena: alzo di nuovo lo sguardo e, finalmente, illuminato, comprendo. Questa khoma è una sorta di piccola pianta parassita, che avvolge le sue radici innestandole perfettamente sui rami di altri alberi, tanto da sembrare un tutt'uno.
Dopo quasi otto anni, in questa terra, anch'io mi sento un po' khoma: una piccola pianta che ha messo radici ed è cresciuta sui rami di un'altra più grande. Un parassita? Beh, "parassita" non è una bella parola. Forse, sono più prossimo a uno stato di simbiosi: ricevo tutto dall'albero sul quale cresco e, al tempo stesso, faccio del mio meglio per dare tutto me stesso. Fino a diventare un tutt'uno.

RIFLESSIONI. Ricordo di Eleonora Cantamessa


FONTE: "CUORE D'ORO" POESIE BERGAMASCHE 2012-2013-2014-2015 edito da AVIS COMUNALE BERGAMO.

Poesia di don Alessandro Barcella in ricordo di Eleonora Cantamessa.

LE CAREZZE DI ELEONORA

Tesoro, balsamo prezioso,
per il futuro di una persona, 
le carezze del papà e della mamma,
date ai figli.
Tenerezze e baci,
per tutti i neonati, 
che vedevano finalmente,
lo splendore di questo mondo.
Con le povere extra comunitarie,
le sue mani sempre aperte,
per aiutarle ad accogliere,
il dono di una vita.
Nella notte tanto buia,
il sole è brillato,
il suo cuore s'è inchinato,
sull'indiano accoltellato.
Un'ondata improvvisa,
di violenza ha inghiottito,
tutti e due, senza scampo:
ma l'Amore non muore mai!
"Fa lo stesso, anche tu,
come il samaritano,"
ma di più hai fatto tu, Eleonora:
hai donato la tua vita!

E' marcito sotto terra,
il granellino del tuo amore,
per moltiplicarsi, a migliaia e migliaia,
in avvenire.
Ora continua a diffondere dappertutto,
 le tue dolci carezze!


dialetto bergamasco

Tesòr, bàlsem pressiùs
per la éta aegnì,
i carèsse del papà e d'la mama,
ai sò s-cècc.
Tenerèsse e basì,
per tocc quance i potì,
ch'i edìa finalmènt,
ol splendùr de sto mònd.
Coi poarète 'migrante,
sèmper vèrte i sò mà,
per aidale a rissév,
ol regàl per la éta.
In de nòcc fòsch foschènta,
ol sul l'è sberlusìt,
ol sò cor s'è 'nchinàt,
so l'indià scortelàt.
On'ondada improìsa,
de violènsa à 'nglotìt,
sènsa scampo tocc du:
ma l'Amùr a l' mor mai!
"Fà pò a' té, stèss precìs,
còme 'l samarità",
de pio t'è facc, Eleonòra:
t'è dunàt la to éta!
L'è marsìt sota tèra,
ol granèl del tò amùr,
per regnàs a miér e miér,
in di tépa egnì.
Ura l' sièta a spandì de per tot,
i tò dolse carésse!

lunedì 23 marzo 2020

PARR. S. GIORGIO M. DI ZANDOBBIO. Pellegrinaggio a Fatima 1995



Ad agosto saranno 25 anni che abbiamo effettuato il pellegrinaggio Zandobbio-Fatima-Lourdes-Zandobbio.
La statua della Madonna, che guarda amorevolmente il campo di calcio dell'oratorio, fu acquistata a Fatima in questa occasione.


Ecco alcuni dati di questa fantastica esperienza, che credo rimarrà indelebile nella memoria dei pellegrini.


PROGRAMMA DI PARTENZA

Domenica 6 agosto ore 17:30
S. Messa nella Chiesa di S. Lorenzo (presenti tutti in tuta e maglietta); accensione e benedizione della fiaccola.
Dopo la S. Messa accompagniamo la fiaccola al semaforo da dove avverrà la partenza del 1° gruppo di podisti.

Lunedì 7 agosto ore 4: partenza con il pullman dai giardini.
Domenica pomeriggio dalle 16 alle 17 il pullman è a disposizione presso il deposito (zona del cimitero) per accogliere i bagagli.
Ricordo che la quota di partecipazione è di £it. 700.000 salvo conguaglio se la cassa si mettesse a piangere.
Lo scopo comunitario della fiaccolata è quello di ringraziare la Madonna per la riuscita costruzione dell'Oratorio a 3 anni precisi dall'inizio dei lavori.
Porteremo a casa una statua della Madonna di Fatima da collocare nell'oratorio: chi vuol contribuire all'acquisto lo può fare liberamente.

                                    don Camillo


ELENCO DI TUTTI I PARTECIPANTI


GRUPPO PODISTI N° 1

Pietro Plebani
Giuseppina Antonioli
Luisa Vescovi
Giovanni Oldrati
Alberto Testa
Sergio Finazzi
Anna Nicoli
Luigi Cadei
Giuliana Vescovi
Pierantonio Bonassi

autista Domenico Edda

GRUPPO PODISTI N° 2

Guido Bellini
Francesco Chinelli
Erminio Paleari
Tino Finazzi
Raffaella Monieri
Simona Plebani
Argia Rota
Gianfranco Campana
Franca Antonioli
Don Camillo Brescianini

autisti Guido Carminati
          Natale Barcella

GRUPPO CICLISTI

Andrea Belotti
Candido Fracassetti
Attilio Dorini
Bortolo Martinelli
Giuseppe Manzoni
Tiziano Garlini
Valerio Martinelli
Giovanna Donadoni

autisti  Angelo Plebani
           Mario Plebani

SERVIZI LOGISTICI

Noel Trapletti
Zina Mologni
Paolo Finazzi
Nives Finazzi
Flaminia Manzoni
Mario Menapace
Enrica Antonioli
Eugenia Salvi
Cinzia Fracassetti
Piero Martinelli
G. Carlo Marchesi
Paola Martinelli
Marco Marinelli
Luisa Martinelli
Cristian Cadei

AUTISTA PULLMAN

Alberto Fracassetti

AUTISTI CAMION

Pietro Oldrati
Giovanni Mutti
Alberto Oldrati

FOTO



11 agosto arrivo a Fatima


13 agosto anniversario apparizione Madonna
una folla di circa 150.000 fedeli provenienti da tutto il Portogallo partecipano alla messa della mattina e alla processione del pomeriggio


9 vescovi e  circa 100 sacerdoti concelebrano la messa


don Camillo si reca presso la folla per distribuire la Comunione


preparazione del pranzo


Montserrat



Montserrat


in alto sulle colline il vecchio paese di Nazarè


i campanili della antica chiesa di Nazarè


la spiaggia atlantica di Nazarè con le caratteristiche gabine


Saragozza
alla mensa dell'università alcuni studenti ci dedicano alcune sonate con i loro caratteristici strumenti


piazza della Nostra Signora del Pilar


basilica della Nostra Signora del Pilar


cambio tra Giuliana e Sergio


passo del Col d'Aubisque


verso Lourdes


16 agosto arrivo a Lourdes


Basilica di Nostra Signora e fiume Aude


il castello di Lourdes


processione degli ammalati


processione degli ammalati


processione degli ammalati


la grotta


castello di Carcassonne


castello di Carcassonne




rappresentazione medievale al castello con protagonisti i ragazzini




sorge il sole su Montecarlo
l'ultima notte di corsa del mio gruppo


pranzo ad Arenzano


il mitico Mario e Sergio



20 agosto
arrivo a Zandobbio

Ecco come Cinzia descrisse sul giornalino parrocchiale l'ultimo giorno del pellegrinaggio.

"Dolce risveglio alle 5.30. Oggi siamo tutti felici. Infatti stasera ognuno di noi potrà dormire nel proprio letto.
Comunque carichiamo i bagagli per l'ultima volta sul pullman.
Una volta partiti, carichiamo il 1° gruppo di podisti, i quali hanno portato a termine la loro missione. A mezzogiorno ci fermiamo ad Arenzano per il pranzo. E poi via alla volta di Zandobbio.
Ma siamo in anticipo di un'ora e mezza. Quindi ci fermiamo a Ghisalba per far passare il tempo.
Verso le 19.15 partiamo alla volta di Zandobbio. Siamo emozionati, stiamo per tornare a casa.
Arriviamo a suon di campane e sul ponte del Cherio c'è la banda e molti compaesani che ci attendono.
La commozione colpisce tutti e molti la dimostrano con le lacrime.
Un lungo corteo con la Madonna, acquistata a Fatima, sino in chiesa. Ma prima una sosta al monumento per un saluto da parte dell'amministrazione comunale. Finita la messa ci ritroviamo con parenti ed amici. Noi pellegrini siamo invitati a cena all'oratorio.
Ricordiamo i 15 giorni passati insieme. Poi ognuno ritorna a casa proprio colmo di gioia!
L'esperienza è stata unica e meravigliosa. 15 giorni di vita comunitaria insegnano a superare le difficoltà e fanno crescere interiormente chiunque li viva. Grazie di tutto a tutti.
Con affetto
Cinzia"













sabato 21 marzo 2020

DON CAMILLO. Tempi difficili




FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

LA CHIESA OGGI: ATTUALITA' DI CENERENTOLA

Quando arrivano tempi difficili come quelli delle calamità naturali, o della guerra, o delle epidemie tipo quella che stiamo vivendo in questi tempi, emergono gli estremi dell'animo umano: quelli del cinismo, dell'egoismo o della vigliaccheria o della crudeltà, e quello del coraggio, dell'estremo altruismo, della delicatezza, della cura amorevole.....
Nei tempi di crisi emerge la Verità della donna e dell'uomo che sei e quello in cui credi veramente. Anche in questo nostro tempo, tra le varie notizie riguardanti i numeri dei contagiati, dei guariti, dei decessi......e la cronaca delle tensioni tra chi decide determinate misure e chi le contesta, c'è chi in gran silenzio si mette a disposizione per aiutare dove c'è più bisogno, a proprio rischio e pericolo: sono medici, infermieri, volontari della protezione civile, carabinieri....., ma anche gente semplice che porta la spesa a chi è in isolamento, o custodisce i figli di chi deve andare a lavorare, sacerdoti che restano disponibili per chi vuole incontrarli....gente che non fa solo per professione, ma per amore del prossimo.
In questo tempo però emerge anche quanto sia insignificante a livello pubblico la realtà Chiesa. C'è stato il decreto di sospensione di tutte le celebrazioni per evitare assembramenti pericolosi per il contagio (decreto che i Vescovi giustamente hanno riconosciuto e rilanciato), però quando si parla a livello pubblico di disagi per le varie chiusure o si parla di prolungarle o di rallentare, si nominano le scuole, i teatri, le palestre, i centri commerciali, i bar....Non ho sentito parlare ufficialmente delle chiese. A livello privato sì, c'è chi racconta il disappunto e il disagio, o si interroga sull'opportunità di proibire la messa feriale ai gruppi sparuti che vi partecipano quotidianamente; a livello ufficiale, però,  al di là del divieto di celebrare ribadito dai Vescovi....Unica eccezione: si è dato un po' di risalto all'apertura del Duomo di Milano per i turisti (considerato più come un museo che come chiesa). Sembra quasi che si possa concludere così: che le chiese siano aperte o chiuse non è una notizia importante, o almeno non lo è a livello di altre attività e altri ambienti. Il disagio morale di chi si sente privato dall'Eucarestia non fa testo più di tanto, e non sembra che abbia un'incidenza significativa o preoccupante. Emerge così, secondo me, il posto di Cenerentola che la Religione ha nel nostro tempo con o senza Coronavirus.
Detto questo, fanno bene comunque i Vescovi a collaborare con le autorità civili e politiche, ed è giusto che i fedeli accolgano i disagi richiesti dalla situazione per il bene comune.
Come è altrettando bene riconoscere che la Chiesa oggi non ha tutto quel gran potere che le si addossa, di condizionare la vita sociale e politica...., un tempo, sì, questo potere l'aveva! Provvidenzialmente oggi no! Il Signore in questi decenni l'ha purificata e penso continuerà a purificarla fino a quando diventerà simile al Cristo Crocifisso. Allora sarà il tempo della sua resurrezione e della sua presenza qualificata e qualificante nella storia umana.

                                      don Camillo

mercoledì 18 marzo 2020

VIVERE INSIEME. Uganda: coraggio e generosità


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" febbraio 2020.
Articolo: "Uganda: coraggio e generosità" di GIULIO ALBANESE.

A parte i tradizionali scenari di guerra, quasi mai è rintracciabile una sola ragione che determini la mobilità umana: persecuzioni politiche, religiose, carestie, esclusione sociale, violazioni dei diritti umani... Tutte cause che generano uno stato di diffusa insicurezza e precarietà.
Secondo i Global Trends dell'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), nel 2017 il continente africano ha ospitato 24,7 milioni di migranti, contro i 14,8 milioni registrati nel 2000 a livello globale. Da rilevare che, sempre nello stesso anno, stando a fonti delle Nazioni Unite, il 75 per cento di coloro che nell'Africa Sub-Sahariana hanno deciso di migrare è rimasto all'interno del continente.
Emblematico il caso dei rifugiati sud sudanesi che hanno trovato accoglienza in Uganda. Questo piccolo Paese africano ospita attualmente 1.276.208 profughi provenienti dai Paesi limitrofi. Due terzi arrivano proprio dal vicino Sud Sudan, stretto nella morsa di una sanguinosa guerra civile che ha causato in questi anni morte e distruzione. Il resto proviene da Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Somalia, Eritrea, Sudan e Etiopia.
L'Uganda ha una popolazione di oltre 44 milioni di abitanti e un Pil stimato attorno ai 28 miliardi di dollari. Per avere un confronto con l'Italia, basti pensare che la Campania ha un Pil superiore  ai 110 miliardi di dollari.
Da rilevare che l'Uganda, sebbene mantenga una ragguardevole stabilità macro-economica e risulti appetibile agli investimenti stranieri soprattutto nei settori petrolifero, agroalimentare e manifatturiero, ha il proprio tallone d'Achille nel debito pubblico. Esso è cresciuto vertiginosamente passando da 1,9 miliardi di dollari nel 2008 a oltre 11 miliardi di dollari a fine 2017, circa il 38,4 per cento di un Pil il cui valore assoluto è ancora molto basso. Eppure, nonostante l'Uganda sia un piccolo Paese col suo carico di problemi, sta affrontando a testa alta la sfida migratoria.
Hilary Onek, ministro ugandese per gli aiuti umanitari, la gestione dei disastri e i rifugiati, ha dichiarato che il suo Paese "ha continuato a tenere le porte aperte ai profughi sulla base della tradizionale ospitabiltà africana e del principio secondo cui non scacciamo chi si rifugia qui da noi in cerca di salvezza".
Significativo quanto sta avvenendo nella regione nordoccidentale del West Nile. Li vive una popolazione residenziale di circa 2 milioni 180 mila residenti che pacificamente hanno accolto e continuano ad accogliere i rifugiati sud sudanesi (oltre un milione nel 2018). E' una straordinaria lezione di umanità da una delle tante periferie del mondo, che dovremmo fare nostra e sostenere.
Si tratta di un modello di integrazione volto a conciliare gli avvenimenti umanitari con quelli dello sviluppo economico. L'esatto contrario di quanto avviene in molti Paesi occidentali in cui i rifugiati vengono considerati corpi estranei, veri e propri antagonisti nel mercato del lavoro, nell'utilizzo delle risorse e nella gestione dei servizi.
Sta di fatto che aagli stranieri ospitati in Uganda per ragioni umanitarie è concessa, almeno sotto il profilo normativo, la possibilità di svolgere un'attività lavorativa e di scegliere il proprio luogo di residenza. A ognuno dei profughi viene assegnato un appezzamento di terra su cui coltivare e costruire una casa ed è inoltre concesso dal governo di Kampala l'accesso al sistema sanitario e a quello scolastico.
Un indirizzo politico in netto contrasto con l'ossessione compulsiva per il controllo dei confini e la sicurezza in cima all'agenda di molti governi europei.

FAMIGLIA. Riscoprire la zia


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2020.
Articolo: "Elogio della zia" di DANIELE NOVARA.

C'erano una volta i parenti, quelle figure affettive che con regolarità si andavano a trovare di domenica o nelle "feste comandate", come si diceva all'epoca. Poi il mondo è cambiato: alla società più o meno dispotica dei legami di sangue, si è sostituita una società più liquida, diceva Baumann, più narcisistica, dico io, dove conta emergere individualmente piuttosto che sentirsi parte di un progetto comune.
Quando ero bambino, negli anni '60, i miei genitori avevano un bar e lavoravano anche di domenica, quindi, per rispettare la tradizionale visita ai parenti, mi "spedivano" con la famiglia di un mio compagno di classe che effettivamente la faceva. I suoi abitavano in casupole agricole sulle colline piacentine, e non sempre era una domenica piacevole, ma me ne facevo una ragione.
Più simpatica era l'estate: le sorelle di mio padre vivevano in campagna, qualcuna con figli, e passavo un certo periodo proprio da loro.
Ho un ricordo non solo tenero, ma anche significativo: stando in queste case di campagna, imparavo tante cose e soprattutto mi ritrovavo nella natura con altri bambini.
Erano esperienze che mi portavano lontano dai genitori, ma in un mondo comunque protetto, dove facevo riferimento a queste zie con rispetto e anche gratitudine per la loro ospitalità. Era un modo per sentirmi protagonista della mia estate. Da piccolo, le vacanze più belle sono state quelle trascorse con loro in campagna.
Questo è uno dei motivi per cui ritengo la zia una figura educativa di spicco nella crescita dei bambini e anche dei ragazzi. 
E' importante permettere  già dai 3-4-5 anni delle forme di allontamento protetto: dormendo fuori casa, condividendo con i cuginetti una stanza, un cortile, un giardino, un giro in bicicletta o una vacanza al mare o in montagna.
I bambini oggi sembrano diventati sempre di più un possesso eslusivo dei genitori, ecco che questa figura ci ricorda che per educare occorre una comunità. E non si tratta della scuola o della squadra di calcio, ma anche di tutte quelle figure affettive che permettono ai figli di riconoscere una solidarietà famigliare, un intreccio di storie anche genealogiche, una conoscenza delle radici dei propri genitori. La zia, assieme  ovviamente ai nonni, è un pezzo di questa storia, un frammento di un legame più ampio e più vasto. Riscoprirla per dei momenti di condivisione, nelle vacanze o in occasioni di varia natura, fa bene ai nostri figli e non costa nulla.

mercoledì 11 marzo 2020

SCUOLA. Il golf nelle scuole


FONTE: "SPORTWEEK" del 23/03/19.
Articolo: " Aspettando la Ryder il golf entra nelle scuole" di MARIO CANFORA.

Gian Paolo Montali, d.g. della Ryder Cup 2022, definisce "epocale" l'iniziativa Golf a scuola, nata per un accordo tra Federgolf e Credito Sportivo. Forse "epocale" è un po' troppo, ma di certo meritevole d'attenzione e prova a scalfire l'idea di uno sport d'élite.
I numeri: tre ore di lezione (che potrà integrare o sostituire educazione fisica) a settimana con insegnanti certificati, col coinvolgimento di 34 istituti (che hanno ricevuto kit didattici gratuiti) per un totale di 102 classi di terza, quarta e quinta primaria. In tutto 2.800 ragazzi che diventeranno 13mila a fine progetto, nel 2022.
"Andremo nelle classi, poi porteremo i ragazzi sui campi e lavoreremo sul monitoraggio continuo del progetto", spiega Montali. "Gli istituti sono stati scelti in base alla loro vicinanza con i circoli che, almeno due volte all'anno, ospiteranno i bambini". 
"Come banca noi investiamo sul sostegno alle giovani generazioni" ricorda il presidente dell'Istituto per il Credito Sportivo, Andrea Abodi.
Anche il Ministero dell'Istruzione ha assicurato il supporto al progetto, che ha come testimonial due giovani campioni: Andrea Romano e Francesca Fiorellini, di 18 e 13 anni.

LIBRI. "Rinascere " di Manuel Bortuzzo


FONTE: libro "RINASCERE L'anno in  cui ho ricominciato a vincere" di MANUEL BORTUZZO edito da RIZZOLI.

Si legge sul risvolto della copertina:

2 febbraio 2019. Sono passate le due di notte, pochi secondi che segnano al tempo stesso una fine e un nuovo inizio: alla periferia di Roma, vittima di uno scambio di persona, Manuel Bortuzzo, giovanissima promessa del nuoto in lizza per un posto allle Olimpiadi, viene colpito alla schiena da un proiettile. Le immagini, riprese da una telecamera di sorveglianza, le conosciamo tutti: il ragazzo si accascia a terra, la sua fidanzata, Martina, si china su di lui. Poi la corsa in ospedale, le operazioni e una volta scongiurato il pericolo di vita, la diagnosi - lesione midollare completa. Quindi la sedia a rotelle, la riabilitazione, il sorriso di Manuel, nonostante l'assurdità di quello che gli è accaduto, rilaanciato da tv e giornali.
Questo libro racconta ciò che di Manuel non sappiamo: la sofferenza, lo sconforto, la rabbia dopo "quella notte", e sopra ogni altra cosa la forza che ha dovuto trovare dentro di sé, gli insegnamenti che ha saputo riconoscere anche in questa vicenda, la determinazione dello sportivo e del ragazzo speciale che ha dimostrato di essere. Con un solo obiettivo, ci dice Manuel: vivere al meglio la nuova condizione, lottando fino in fondo, con tutte le energie fisiche e mentali, per riprendersi quello che gli è stato tolto.
Sono pagine di dolore e di gioia incontenibile: oggi Manuel Bortuzzo ci racconta unaa storia ancora da scrivere. Rinascere per lui significa questo: imparare di nuovo, da uomo nuovo, a camminare.

DON CAMILLO. Preti sposati?




FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

PRETI SPOSATI TRA IL SI' E IL NO

Si sta discutendo tanto in questo tempo sul tema del celibato sacerdotale: un argomento che non è nuovo, ma che ha avuto un'accelerazione di attenzione grazie all'orientamento di apertura espresso dalla maggioranza dei vescovi convenuti nel recente Sinodo sull'Amazzonia e al libro pubblicato a firma del cardinale Sarha e del Papa Emerito Benedetto XVI (quest'ultimo ha ritirato la sua firma in seguito all'attenzione dedicata dai mass-media all'argomento) di segno contrario alla posizione del Sinodo.
Al di là degli schieramenti "celibato sì" "celibato no credo che vada approfondito meglio questo tema.
Il celibato è un'esperienza di grande valore come lo è il matrimonio se è vissuto come scelta positiva in vista di un ideale di servizio e di testimonianza.
Per essere tali, sia il celibato come il matrimonio devono essere scelte fatte all'insegna della libertà e della piena consapevolezza e devono contribuire a far crescere e a rafforzare la maturità di chi le compie oltre che portare beneficio a chi gode del loro servizio.
Il celibato per il Regno dei cieli è indicato da Gesù come un'esperienza forte che però non è per tutti: è solo per chi ha la Grazia di capirlo ed è perciò una vocazione speciale a testimoniare una caratteristica essenziale del Regno di Dio che è l'amore totale per Dio.
Accanto a questa testimonianza forte c'è un'altra testimonianza altrettanto forte che è quella del matrimonio che è pure una vocazione speciale a testimoniare un'altra caratteristica essenziale del Regno di Dio che è l'unione entusiasta di Dio alla creatura umana come è entusiasta l'unione dello sposo con la sua sposa che ama perdutamente.
Non tutti sono chiamati a vivere nella dimensione del celibato, come non tutti sono chiamati a vivere nella dimensione del matrimonio. Quelle del celibato e del matrimonio sono 2 vocazioni che hanno in sé il loro significato in rapporto al Regno di Dio.
La S. Scrittura non ha mai legato il celibato al sacerdozio, né il sacerdozio al celibato. Quella del celibato è una legge acclesiastica subentrata solo all'inizio del II millennio nella chiesa cattolica e nemmeno in tutta la Chiesa Cattolica, ma solo in quella di rito latino-romano, mentre la chiesa cattolica di rito greco-bizantino non la prevede.
Trattandosi di una legge ecclesiastica legata ad un'area  culturale, può benissimo essere cambiata senza per questo intaccare l'originalità del sacerdozio. Se mi è concesso di avanzare una perplessità, questa riguarda l'eventuale motivazione di questo possibile cambiamento, e cioè quella della mancanza di clero. In  tal caso la possibilità del matrimonio per il sacerdote sarebbe considerata non un valore in sé, ma un ripiego dettato dalla necessità, cosa che umilia sia il sacramento del matrimonio, sia il sacerdote sposato che potrebbe essere considerato un po' come i preti pifferi ordinati dal Vescovo di Bergamo Mons. Luigi Speranza nella seconda metà dell'ottocento come a dire "preti di ripiego" mentre il sacerdozio ha sempre la stessa grande dignità.
Quando si arriverà a tenere in considerazione non la necessità di aumentare il numero dei sacerdoti per coprire i posti vacanti nella chiesa, ma la necessità di valorizzare l'integrità e la dignità della natura umana nei vari ministeri della chiesa, quello sarà il tempo maturo per riconoscere il valore del sacerdozio celibatario e a pari merito quello del sacerdozio coniugato.
                                           don Camillo