giovedì 22 febbraio 2018

GIOVANI E RAGAZZI. Genitori, bisogna cambiare!


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" aprile 2017.
Articolo "Cambiamo registro!" di DANIELE NOVARA, pedagogista.

I ragazzi e le ragazze dai 12 anni in poi hanno un desiderio incontenibile: schiodarsi dall'infanzia, liberarsi dalla protezione e dal controllo materno, allontanarsi dal nido infantile.
Non si tratta di comportamenti discrezionali ma della natura stessa dell'adolescenza, un'età in cui i figli cercano di fare esperienze autonome, sfidando spesso i loro limiti.
A volte diventano provocatori verso i genitori, visti sempre più come un impedimento piuttosto che come una risorsa.
Racconta Samuel, 14 anni: "Mentre giocavo al pc, mia mamma è arrivata a sgridarmi perché io, nonostante fossi in castigo, giocavo lo stesso. Lei continuava a parlare, ma tanto io non l'ascoltavo. Finita la predica, ho continuato a giocare. Lei è andata avanti così per tutto il giorno".
La mamma che insegue l'adolescente alla disperata ricerca di ascolto e dialogo diventa una figura patetica, che segnala tutta la sua fragilità. Quella che insiste e continua a chiamare il sedicenne "amore", "tesoro" rischia di essere respinta senza mezzi termini.
Molte mamme si sentono abbandonate dai figli adolescenti che hanno, fortunatamente, lo sguardo sempre più altrove.
Mi scrive Monica: "Bongiorno, ho un figlio maschio di 15 anni e mezzo che non riesco più a gestire. Passa tutto il tempo in camera sua o fuori con gli amici, in casa non aiuta, l'anno scorso si è fatto bocciare al primo anno di superiori perché non ha aperto un libro in tutto l'anno, nonostante i miei sforzi per aiutarlo e cercare di capirlo. Quest'anno ha appena la sufficienza. Il sabato e la domenica dorme fino a mezzogiorno e, se cerco di costringerlo ad alzarsi, a riordinare la camera, mi si rivolta contro sia a parole che in modo manesco. 
Ormai fisicamente è uguale a me e giuro che le ho provate tutte sia col dialogo che con i castighi, ma non ottengo nulla".
Mi sorpende sempre la disarmante naturalezza della mamma che non vuole cambiare registro, che continua imperterrita con la stessa modalità di quando erano piccoli.
Se è sentita dai figli adolescenti come un problema, come un peso, appare piuttosto originale la pretesa che "il problema" possa diventare la soluzione. Occorre altro. E' il tempo del padre, o comunque del paterno, nel caso in cui il padre proprio non ci sia.
Smettere di trattarli come bambini, sospendere ogni sorta di smanceria, consente di mettere la giusta distanza e mantenere un'adeguata dimensione educativa.
Tirar fuori il padre dalla naftalina e aiutarlo a gestire i figli già grandi crea quel sano gioco di squadra così importante e decisivo per superare indenni le turbolenze di un'età bellissima e inquieta.


SALUTE. La povertà invecchia?


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" febbraio 2018.
Articolo "Il nesso tra status e invecchiamento" di ROBERTA VILLA.

La povertà invecchia.
Si potrebbe pensare che la ragione sia ovvia: chi ha minori possibilità economiche riesce a curarsi meno della propria salute e del proprio aspetto estetico.
Eppure non è tutto qui. Uno studio pubblicato su "Scientific reports" dimostra che al fenomeno contribuisce anche una sorta di marchio impresso sul genoma fin dai primi anni di vita.
Queste modifiche, dette epigenetiche, non provocano  mutazioni nella sequenza del DNA, ma contribuiscono a regolare l'attività dei geni, attraverso il legame di gruppi chimici chiamati metili. L'entità di questa metilazione rappresenta uno dei possibili meccanismi che spiegano come alcune nostre cattive abitudini (per esempio il tipo di alimentazione o la sedentarietà) possano influire sulla salute, favorendo l'insorgenza di malattie croniche e riducendo l'aspettativa di vita.
Ora un  gruppo di ricercatori internazionali che fa capo al progetto europeo "Lilepath" ha verificato su più di cinquemila persone, in Australia, Irlanda e Italia, che questo orologio biologico corre più avanti nelle persone che vivono in condizioni di deprivazione economica rispetto a chi non ha nessuna difficoltà di questo tipo.
L'effetto è particolarmente marcato per chi è nato in famiglie più povere e non è riuscito a migliorare il suo status, mentre si attenua in chi ha avuto l'opportunità di risalire i gradini della scala sociale.
La nostra salute, e di conseguenza la nostra aspettativa di vita, dipende infatti sicuramente in parte dai geni e in parte dall'ambiente in cui viviamo: le sostanze tossiche a cui possiamo essere esposti, le nostre abitudini (per esempio quanto e cosa mangiamo, se fumiamo e beviamo alcolici, quanta attività fisica svolgiamo regolarmente).
E' stato ormai ampiamente accertato, però, che tra questi fattori, detti determinanti della salute, un grandissimo peso hanno anche le condizioni socioeconomiche.
E' prevedibile che una persona che vive in estrema povertà, con un'alimentazione insufficiente, in condizioni igieniche scadenti e senza lo stesso accesso alle cure di una persona benestante, sia più esposta a una morte prematura rispetto a chi può godere di tutto il necessario.
Gli studi - di cui è capofila un ricercatore inglese, sir Michael Marmot, il cui nome è ormai diventato bandiera di questo approccio - dicono però molto di più. Anche tra un impiegato benestante e un ricco manager, con un sistema sanitario che offra una copertura universale, ci sono differenze nel rischio di malattie croniche e di aspettative di vita.
Il gradiente del benessere fisico sembra andare in media di pari passo con quello del benessere economico e, soprattutto, del grado di istruzione, a tutti i suoi livelli.
Un grande studio pubblicato l'anno scorso sulla rivista "The Lancet" dallo stesso progetto europeo "Lifepath" ha dimostrato su 1,7 milioni di persone nel mondo che questi fattori contribuiscono ad accorciare la vita più dell'abuso di alcol, dell'obesità e dell'ipertensione. La notizia di oggi, però, è che politiche sociali rivolte a garantire migliori condizioni e opportunità ai bambini sono in grado di neutralizzare il potenziale effetto negativo della situazione in cui sono nati.
Un risultato che è anche un invito a fare di più.



DON CAMILLO. Se sei...




FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

SE SEI..

Se sei un genitore
preparati a sentire dal figlio
"non mi capisci!"

Se sei un capo
preparati a sentire dal subalterno
"non sei all'altezza"

Se sei il governo
preparati a sentire dall'oppositore
"hai rovinato il paese"

Se sei un vescovo
preparati a sentire dai fedeli
"sei troppo blando...duro...indeciso..."

Se sei la chiesa
preparati a sentire dal progressista
"sei antiquata e piena di errori"

Se sei un uomo o una donna
preparati a capire che la tua abbondanza di oggi
è anche grazie a chi stai condannando.

                                        don Camillo

OGGETTI. Bici con carrozzino



giovedì 15 febbraio 2018

LIBRI. "Il taumaturgo e l'imperatore" di Carlo Sgorlon


FONTE: libro "Il taumaturgo e l'imperatore" di CARLO SGORLON edito da Arnoldo Mondadori Editore Spa. 

Si legge sulla copertina:

Rifacendosi al modello manzoniano delle opere "miste di storia e d'invenzione", in questo volume Carlo Sgorlon racconta la vicenda del frate cappuccino Marco d'Aviano.
Dotato di grande carisma, di eccezionali doti di trascinatore di folle, famoso predicatore e taumaturgo, padre Marco seppe creare unità di comando e azione tra i vari eserciti che, nel settembre 1683, affrontarono il dilagare dell'armata turca di Kara Mustafà che minacciava Vienna, salvando così l'Europa dal pericolo mussulmano.
Sullo sfondo della vicenda del frate, l'autore dipinge un affascinante affresco dell'Europa seicentesca con i suoi grandi protagonisti (la superbia del Re Sole e l'arroganza della Spagna piena di decadenza, l'ascesa delle città anseatiche e la libertà della Serenissima) e le oscillazioni tra eresia e ortodossia, la terribile guerra dei Trent'anni e la Rivoluzione Scientifica, tra intrighi di corte e lo sfolgorio dell'architettura barocca.

FILM. Gli sdraiati


FONTE: MYmovies.it Marzia Gandolfi.

GLI SDRAIATI (2017)
Un film che riflette sullo smarrimento di ogni senso di verticalità.

Un film di Francesca Archibugi  con Claudio Bisio, Antonia Truppo, Gaddo Bacchini, Cochi Ponzoni, Gigio Alberti, Barbara Ronchi, Carla Chiarelli, Federica Fracassi, Giancarlo Dettori, Gianluigi Fogacci.

Giorgio Selva, celebre giornalista televisivo, 'condivide' un figlio con la ex moglie, architetto che non lo perdona e non perdona gli skyline che rubano spazio al cielo.
Tito, diciassettenne dinoccolato, ciondola tra casa e scuola dribblando l'azione incalzante del padre e avanzando in bicicletta sulle fasce della vita. Porta e rete sono ancora lontane ma Tito riceve giorno per giorno palle da giocare e rilanciare a una banda scriteriata di amici.
Sentimenti da esplorare, gelosie da consolare, padri da evitare, nonni da abbracciare, Tito prende tutto con l'inerzia vitale dei suoi pochi anni. Oscillando tra la spinta a sgridarlo e quella a soccorrerlo, Giorgio lo marca stretto alla ricerca irriducibile di una nuova intimità sotto le felpe lanciate, lo yogurt iniziato, la luce mai spenta, il dentrificio mai chiuso. Sotto la forza pulsionale di un corpo che spinge alla vita. Ma spinge a modo suo.

VIVERE INSIEME. Per non dimenticare


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" febbraio 2018.



Nagasaki, 1945. A pochi giorni dallo scoppio della bomba atomica un bambino aspetta di far cremare il cadavere del fratellino che porta sulle spalle.
Lo scatto del fotografo americano Joseph Roger O'Donnell è stato fatto diffondere da papa Francesco alla vigilia della Giornata mondiale della pace, accompagnato dalla scritta "..il frutto della guerra".
Il Pontefice l'ha poi distribuito ai giornalisti al seguito nel viaggio apostolico in Cile, perché, ha detto, "un'immagine del genere commuove più di mille parole".

giovedì 8 febbraio 2018

SCUOLA. Libertà agli alunni


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" dicembre 2017.
Articolo "Autonomia agli alunni" di DANIELE NOVARA, pedagogista. 

Spesso mi capita di passare davanti a una scuola media della mia città in orario di uscita alunni: una marea di ragazzi e ragazze con gli zaini si riversano sulle strade, in cammino verso la vita che hanno davanti.
C'è il rischio che ben presto vedrò tanti genitori fuori dalla scuola ad attendere i figli, perchè la legge ritiene che entro i 14 anni un  ragazzo debba essere affidato a un adulto, pena l'accusa di abbandono del minore.
Impedire a un ragazzino di 11, 12, 13 anni di tornare da solo da scuola è lesivo della sua dignità e contravviene alla Convenzione ONU dei diritti dei bambini e degli adolescenti.
L'Italia è la nazione più protettiva d'Europa, la percentuale dei nostri ragazzi che percorrono da soli la strada per raggiungere la scuola media è decisamente inferiore a quella degli altri Paesi europei.
A questa età è fondamentale per i giovani muoversi autonomamente per recarsi a scuola, fare sport, raggiungere amici e parenti.
A ogni tappa evolutiva corrispondono livelli di autonomia differenti che sono imprescindibili per crescere sereni e sicuri.
A 3 anni i bambini compiono il primo importante passo di autonomia dormendo da soli nel loro letto, abbandonando il lettone.
A 6 anni si vestono e si lavano da soli.
A 9 anni vanno a comprare il latte e il pane nei negozi vicino a casa.
A 11 anni vanno a scuola da soli.
Rispettare queste tappe permette ai bambini di diventare grandi acquistando sicurezza, sviluppando autostima e fiducia negli altri e rafforzando la propria identità.
Impedire a un ragazzo delle medie di vivere questo passaggio evolutivo fondamentale è, come si diceva, lesivo della sua dignità e mortificante, perché si reprime il primo sano istinto di emancipazione.
Come se una mamma portasse nel passeggino un bimbo sano di 9 anni o desse il ciuccio a uno di 5: sarebbe una violazione della loro dignità.
Questa faccenda apre davvero prospettive grottesche, dato che, spesso, a 13 anni molti ragazzi sono più alti di mamma e papà. Questi "giovanotti" devono attendere fuori da scuola e farsi scortare dai genitori fino a casa?
Con la paura e l'ansia di controllo gli adulti non riescono più a educare i ragazzi.
Lo stereotipo della super mamma italiana iperprotettiva è una realtà diffusa nel nostro Paese.
Le istituzioni hanno il dovere di sostenere i genitori nei percorsi evolutivi dei ragazzi e non di imbavagliare le nuove generazioni in cavilli legislativi privi di buon senso e di concretezza.





RIFLESSIONI. I miei limiti


FONTE: libro "SCEGLI LA VITA" di YVES BOULVIN - ANNE VILLEMIN edito da MESSAGGERO DI S. ANTONIO - EDITRICE.

Mi piace rendere servizio a tutti: fare la spesa alla vicina, restare un'ora al telefono con quella mia amica depressa, tenere i nipoti quando i genitori me lo chiedono, ricevere a pranzo uno dei miei figli - addirittura tutti -, dedicare molto del mio tempo a ogni sorta di attività parrocchiali. Ma  a volte mi accorgo chiaramente che la mia disponibilità ha dei limiti: dormo male, sono di cattivo umore quando  mi alzo, ho spesso problemi di salute non gravi, ma mio marito mi fa notare che sono sempre dal medico. Non accetto facilmente che mi rimproveri di addossarmi tutti i problemi degli altri.
Credo di avere maturato pian piano la convinzione di dover essere sempre disponibile. Solo che, quando sono troppo stanca, sfogo il mio malcontento su mio marito, il quale vorrebbe invece che trascorressimo più tempo insieme.
Hai ricevuto certamente dai genitori l'ordine di "accontentare" gli altri. 
Non ti riconosci il diritto di avere del tempo per te stessa e pensi che sarai più amata se ti comporti in base all'educazione che hai ricevuto.
In fin dei conti, sei proprio sicura di amarti abbastanza per concederti in certi momenti il diritto di vivere solo per te stessa?
Chi sei? Dove sei? Non staresti dissolvendoti negli altri? Dov'è il tuo essere? Lo alimenti con tempi di ricarica? La tua generosità è molto bella, ma ti sta inghiottendo.
Vedi i tuoi limiti, accettali, rispettali e falli rispettare.

DON CAMILLO. Ragazzi liberi e coraggiosi




FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.


IN ATTESA DI RAGAZZI LIBERI E CORAGGIOSI

Martedì 12 dicembre ore 20:00.
Sono nella sala compleanni come ogni martedì sera a quest'ora in attesa degli Adolescenti 2000-2001.
Ho preparato le sedie: 10 posti. Non ne sono mai arrivati di pìù le volte scorse.
Aspetto e intanto penso...
Non credo che arriverà qualcuno questa sera. In programma c'è la preparazione per animare la Santa Messa di domenica 17 dicembre.
Le sedie questa sera restano vuote.
Non che ci sia stato un grande afflusso quando il programma era quello di preparare i giochi per l'animazione domenicale in oratorio!
Il messaggio mi sembra chiaro: la proposta di incontrarsi per qualcosa di impegnativo non attira, forse perché sono già troppi gli impegni che questi adolescenti hanno in settimana, o forse perché l'età...; o forse perché non è simpatico il parroco che li propone (non potrei dare a loro torto).
Se la riunione fosse per preparare il Giochestate, ci sarebbero tutti. 
Per animare l'oratorio no.
Per un percorso di formazione che può aiutare a riflettere, a cercare le motivazioni di ciò che si pensa e di ciò che si fa; a riscoprire e a valorizzare la propria identità, il proprio ruolo nel gruppo e nella comunità; a confrontarsi sui propri dubbi e le proprie comprensioni nel campo della fede; a scoprire il senso e il valore della propria affettività...NO!
Non mi preoccupo di cercare strategie per attirarli e poi propinare loro messaggi di contenuto.
La formazione non è un'alimentazione forzata. Deve essere una decisione personale di ognuno che cerca nei percorsi impegnativi un'occasione per crescere.
E' così che si diventa Animatori in Oratorio; ma di più ancora, si cresce come donne e uomini consapevoli di se stessi e degli altri, capaci di essere nel gruppo e nella società in modo creativo e responsabile.
Per questo io sarò qui in questa saletta tutti i martedì alle ore 20:00, e continuerò ad esserci anche se non arriverà nessuno.
Ci sarò per tenere aperta una possibilità nel caso che qualcuno decida di iniziare questo cammino con me. Disponibile a restare solo come ad essere in mezzo a centomila che liberamente e coraggiosamente hanno deciso di camminare.

                                          don Camillo


OGGETTI. Attenti al cane e ...