giovedì 24 settembre 2015

DON CAMILLO. La prima a ........Nona (di Valdiscalve)



FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene.


LA PRIMA A .......NONA (di Valdiscalve)

Tutto era pronto per il campeggio a Livigno: i permessi del comune; la sistemazione del terreno fatto livellare per riuscire meglio a piazzare le strutture e avere uno spazio più adeguato per il gioco dei ragazzi; gli accordi con la ditta del posto per il trasporto dei container.....
Gli iscritti erano pochi; però c'era ugualmente la determinazione di riprendere questa esperienza sospesa per tre anni a causa della indisponibilità del piazzale che era stato adibito a deposito di tronchi.
Qualche giorno prima della data fissata per i lavori di montaggio faccio un giro di telefonate per confermare ai volontari la data e l'orario d'inizio dell'opera  e soltanto in 4 o 5 mi confermano la disponibilità, di questi 3 mi comunicano che possono esserci solo a partire dal giorno dopo; troppo pochi per un lavoro impegnativo come quello, da concentrare in soli due giorni. Non basta nemmeno il rinforzo di due volontari di Zandobbio e dei 4 o 5 di Almenno: dovremo essere almeno in 20 per riuscire a stare nei tempi facendo le cose bene....
Così la decisione di annullare il campeggio a Livigno e di organizzare il rientro a casa dei container che da anni  erano custoditi nel cantiere di un impresario del paese che con generosità mi aveva dato la disponibilità del posto in cambio di una preghiera per lui.
Per non deludere, però, quanti erano già iscritti, sia pure pochi, ho cercato subito un'alternativa e l'ho trovata a Nona di Scalve, in una casa della parrocchia, organizzata per accogliere gruppi come il nostro che vogliono autogestirsi.
Una bella opportunità con 40 posti disponibili, non troppo lontano da Cene (60 Km circa) ma anche sufficientemente distante da offrire un cambiamento d'aria, non troppo in alto da farci rischiare il congelamento, ma abbastanza in alto (mt. 1300) da farci gustare il clima da montagna.
Riapro le iscrizioni per vedere se qualcuno di quelli che non venivano a Livigno perché troppo lontano, troppo in alto, troppo freddo...... ci ripensa essendo cambiate le condizioni.
Risultato si ritirano in tre.
Anche se ulteriormente ridotti decido di partire.
La casa è attrezzata di tutto e si trova nel centro del paesello, tipica località di montagna non contagiata dalla cultura consumistica del turismo.
La chiesetta, un negozietto di alimentari e un piccolo bar fanno da contorno ad una piazzetta dove finisce la strada. Una viuzza pavimentata con ciottoli passa in mezzo ad una serie di case ristrutturate con gusto nel rispetto della loro vetustà, che fanno muro da una parte e dall'altra. Di fianco alla chiesa un piccolo parco giochi  e poco più sopra, in mezzo al verde di un dosso adibito a prato, un piccolo cimitero; e nell'aria di questo inizio di luglio un profumo di fieno stoccato a vista su un portico affacciato alla via principale.
L'avventura inizia domenica 5 luglio, quando arriviamo sul posto alle ore 19 dopo aver attraversato quasi indenni un temporale sul passo della Presolana.
Sistemiamo le nostre cose nelle camere. Tutto lo stabile è a nostra disposizione, ma, per questioni logistiche, ci concentriamo su un unico piano.
In attesa della cena facciamo quattro passi nella piazzetta dove alcuni bimbi di varia età stanno giocando a rincorrersi. Sono i residenti o figli di villeggianti originari del posto che hanno mantenuto qui la casa e vi ritornano ogni estate. Il loro vociare non solo non disturba, ma crea un  clima di vitalità familiare che rende ancora più accogliente questo paesello.
La nostra carovana è composta di 11 persone. 6 ragazzi e 5 adulti con un divario di età di 6 anni di Ilaria ai 65 del Don.
Pochi ragazzi ma con tanta voglia di giocare. Ma dov'è il campo di calcio?
Poco distante dai bambini vocianti c'è un gruppetto di preadolescenti che si scambiano passaggi con il pallone.
Per rompere il ghiaccio li avvicino e li provoco: "ciao! Mi sembra che ci sappiate fare con il pallone. Ma i miei ragazzi non sono da meno. Domani, se non avete paura vi sfidiamo!"
"Noi non abbiamo paura di nessuno. Accettiamo!"
"Però - faccio io - mica possiamo giocare nella piazzetta".
"No no" mi rispondono in coro "C'è un campetto di calcio qui sotto" e mi indicano la direzione verso il fondo del paese.
L'appuntamento è per domani alle ore 15.
Così con una battuta ho avuto più risultati. Creare per i nostri ragazzi un aggancio con altri coetanei, scoprire che c'è un campo di calcio a portata di mano; iniziare con una partita capace di tenere vivo l'interesse dei ragazzi stessi.
Non si tratta più di una vita da campeggio la nostra, ma di un qualcosa che costruiremo giorno per giorno cercando di cogliere le opportunità che Nona ci offre, sempre con l'obbiettivo di far crescere il senso di corresponsabilità e di collaborazione con i ragazzi, oltre che di far passare a loro alcuni giorni di serenità e di risanamento fisico e spirituale.
Questa notte si dorme bene: non fa caldo e nemmeno freddo. Ogni mezz'ora sento i rintocchi del campanile che per assicurarsi di essere ascoltato da tutti, anche dai più distratti si ripete a distanza di due minuti. Anche questo contribuisce a rendermi familiare questo paese dove tutto sembra acquistare valore: tutto quello che altrove creerebbe fastidio e tensioni a non finire.
Questione di clima; questione di ubicazione o questione di cultura?
Forse è tutto questo e qualcosa d'altro insieme, perché la cultura è certamente influenzata dal clima e dall'ubicazione, ma non può fare a meno della sensibilità umana, capace di dare un cuore a tutto se l'interesse e l'attenzione primaria sono rivolti alla vita più che agli accessori, ai fronzoli o alle evasioni che alienano.
Il programma di questa settimana è semplice:

  • oggi lunedì, giornata di acclimatamento qui in casa, con la sfida a calcio programmata con i ragazzi del posto.
  • Martedì escursione alla diga del Gleno.
  • Mercoledì. Giro e tempo libero in paese.
  • Giovedì escursione al passo della Manina.
  • Venerdì aiutiamo due ragazzi del posto che fanno parte della squadra sfidata a calcio, a fare il fieno.
  • Sabato sistemiamo la casa e ci prepariamo per il rientro a casa nel tardo pomeriggio.
Le serate le passeremo prendendoci un gelato nel bar, guardandoci un film, giocando a calciobalilla o a carte.
La preghiera delle lodi al mattino; la S. Messa alle ore 18 nella chiesa del paese, e la preghiera di compieta prima di andare a letto, arricchiranno di spiritualità la giornata.
La suddivisione dei compiti per le varie incombenze di una vita di comunità sarà l'esercizio quotidiano di corresponsabilità e di collaborazione.
Dovrebbe trattarsi di una settimana tranquilla; una bolla di serenità per ricordarci che la vita è prima delle attività ed è lo scopo di ogni forma di organizzazione soprattutto quando queste finiscono per stressarla e seppellirla.
Forse qualcuno penserà o dirà: "certo che don Camillo ha piantato qui 150 ragazzi in oratorio in piena canicola estiva, per andarsene con sole 10 persone (11 con lui) al fresco nella tranquillità".
A dire la verità, un po' di scrupolo di questo tipo mi è venuto prima di partire. Però ho pensato: questa esperienza di Nona è stata aperta a tutti e tutti potevano godersela, disposto da parte mia a prendermi in carico tutto il peso e la responsabilità di un gruppo grosso.
Se l'invito è stato raccolto solo da pochi non è colpa mia.
Non capisco perché avrei dovuto rinunciare ad una esperienza già programmata solo perché il carico di responsabilità e di fatica non era sufficientemente pesante!
Se il Signore mi concede tregua, perché non dovrei godermela? E perché i pochi dovrebbero rinunciare sempre ad un'esperienza solo perché pochi?
Per conto mio condivido in pieno quello che S. Paolo scrive ai cristiani di Filippi:
"Ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco, sono iniziato a tutto in ogni maniera: alla sobrietà e alla fame; all'abbondanza e all'indifferenza. Tutto passa in Colui che mi da la forza" (Fil. 4,12-13).
Parafrasando con la debita e rispettosa distinzione che si deve fare tra un santo Apostolo martire di quel calibro e un povero martire di parroco disperso nelle foschie del secolo presente, anch'io oso dire:
"mi sono abituato a tutto: a lavorare senza risparmio di tempo e di energie e a riposare con soddisfazione e tranquillità".... Specialmente se questo riposo può portare beneficio ad altre 10 persone.

                                           Don Camillo

RIFLESSIONI. Cos'è la solitudine?



FONTE: Libro "Il manoscritto ritrovato ad Accra" di Paulo Coelho, edito da Bompiani.

COS'E' LA SOLITUDINE?

La solitudine non è l'assenza di un compagno o di una compagna, ma il momento in cui la nostra anima può parlarci liberamente e aiutarci a prendere delle decisioni riguardo le nostre vite.

Chi non è mai solo, non può conoscere veramente se stesso.
E chi non conosce se stesso, spesso si ritrova nella condizione di avere timore dell'assenza, del vuoto.
Eppure il vuoto non esiste. Celato nella nostra anima, c'è un mondo gigantesco, che attende soltanto di essere scoperto. E' intoccabile, forte e colossale. E' possente e nuovo, e noi ci spaventiamo al solo pensiero di accettare la sua esistenza.
Sì, perché la sua scoperta - che ci svela chi siamo realmente - ci obbliga a prendere coscienza del fatto che possiamo spingerci al di là delle nostre vite quotidiane, oltre i nostri limiti. E questo ci terrorizza. No, è meglio non rischiare, visto che potremo sempre rifugiarci dietro la frase: "Non ho fatto ciò che era necessario, perché me lo hanno impedito."
E' una posizione comodo e sicura. Tuttavia costituisce una rinuncia alla vita.
Esseri meschini sono coloro che trascorrono la proprio esistenza, ripetendosi: "Non mi si è ancora presentata l'occasione!"

Nella solitudine si impara che dire "No" non è sempre una mancanza di generosità, così come rispondere "Sì" non rappresenta inequivocabilmente una virtù.

Coloro che si ritrovano a vivere la solitudine non devono mai lasciarsi affliggere dalle parole del demonio: "Stai soltanto perdendo tempo!" o dal monito del più crudele ed energico del principe dei diavoli: "Di te, non importa niente a nessuno."

A coloro che si sentono oppressi dalla solitudine è opportuno ricordare che i momenti più importanti della vita vengono affrontati sempre da soli, come per esempio la nascita e la morte.

OGGETTI. Mano vegetale




giovedì 17 settembre 2015

RACCONTI. La cena di classe



LA CENA DI CLASSE


E' un sabato sera di luglio e Simone si trova alla festa dell'oratorio.
Si sta godendo alla grande la pensione. La mattina, quando si alza, va alla finestra per vedere le condizioni del tempo e decidere così cosa fare in giornata.
Non è più schiavo del tempo e pian piano sta realizzando i sogni che aveva  nel cassetto quando lavorava. Ora la cosa più importante è la salute.
Gli piace partecipare alle feste, ma da spettatore appartato per gustare la vista della gente che si diverte. E' contento nel vedere felici gli altri.
Viene avvicinato da Ugo, un coetaneo con cui ha condiviso l'asilo e le scuole elementari.
"Ciao Simone, bella la festa" inizia Ugo.
"Sì, va tutto bene quando ci si ritrova in queste occasioni" risponde Simone con un franco sorriso.
"Faremo ancora la cena della nostra classe anche quest'anno" continua Ugo.
"Certo  a metà ottobre come l'anno scorso."
"Simone, io anticiperei a metà settembre."
"Ne riparliamo il mese prossimo" conclude Simone.

Altra serata di inizio agosto ed altra festa all'oratorio.
Simone e Ugo si ritrovano.
"Allora facciamo la cena a metà settembre" attacca il discorso Ugo.
"Io la farei ancora a metà ottobre, ma se tu preferisci così, nessuno problema. Preparerò l'avviso da affiggere alla fine del mese dal giornalaio e dal panettiere come lo scorso anno" termina Simone.

E' la fine di agosto e Simone prepara l'avviso. L'anno passato lo scritto comunicava da data del sabato sera della cena, senza menzionare il ristorante, e i numeri telefonici di Ugo e Simone, ai quali bisognava telefonare per comunicare la partecipazione, aperta anche alle coppie.
Poi la scelta del ristorante era stata fatta da Ugo stesso insieme a Giacinto, un altro coetaneo.
Simone pensa così di mettere ancora il numero telefonico di Ugo, insieme a quello di Giacinto.
Lo stesso giorno fa appendere l'avviso nei negozi del giornalaio e del panettiere.

La giornata seguente Simone si trova a casa della suocera e squilla il cellulare.
E' Orazio, il figlio di Giacinto.
"Simone sei un cretino! Sei un cretino!"
"Orazio, cosa stai dicendo?"
"Sei un cretino! Chi ti ha dato il permesso di mettere il nome di mio padre sull'avviso? Sei un cretino!"
"Scusa Orazio. E' stato un disguido."
"No, sei un cretino!"
Per interrompere quel profluvio di insulti Simone interrompe la comunicazione.
Orazio richiama, ma Simone non risponde e spegne il cellulare.
Ritorna a casa e racconta l'accaduto a Elena, che rimane sbalordita dal comportamento di Orazio, che credeva un giovane educato, anche se un po' debole di carattere.
"Simone, se fossi in te, andrei subito a cancellare dagli avvisi il nome e il numero telefonico di Giacinto" lo consiglia la moglie.
Il marito inforca la bicicletta e va velocemente a farlo.
Al ritorno Elena lo consiglia di nuovo:
"Simone, richiama Orazio. Digli che hai messo il numero telefonico del padre perché l'anno scorso si era occupato della ricerca e prenotazione del ristorante insieme a Ugo."
Simone richiama: "Orazio, scusa: è stato un disguido. Sono già andato a cancellare il nome di tuo padre."
"No, tu sei un cretino" lo interrompe Orazio.
"Guarda che tu stai insultando un persona di 65 anni."
"Anche se tu avessi 50 anni, sei sempre un cretino. Vai in giro con quella tua aria di saputello, ma sei un cretino."
"Tu sei invece un debole di carattere" replica e conclude Simone.
Elena, vicina al marito, ha sentito tutto ed è arrabbiata per il comportamento del giovane.
"Telefona subito a Ugo e riferisci l'accaduto."
Simone chiama Ugo e gli racconta tutto.
"Anche sua mamma si è lamentata con me perché hai messo il numero telefonico del marito. Tra l'altro alla data prefissata non potrebbero partecipare alla cena" risponde Ugo.
"Ma che cosa ne pensi del comportamento di Orazio?" chiede Simone.
"Ma perché hai messo la data della cena? Perché non hai specificato il nome del ristorante? Perché hai scritto il mio numero telefonico?" replica Ugo, senza rispondere alla domanda. Continua: "Inoltre non vado da solo a cercare il ristorante."
"Ah, bene. La decisione di fare la cena a metà settembre è tua ed ora non vuoi occuparti neppure del ristorante. Da parte mia non faccio più niente e vado subito a staccare gli avvisi" conclude la telefonata Simone.
Si guardano negli occhi, Elena e Simone, e un sorriso di delusione appare sui loro volti.
Poi il marito si avvia a staccare gli avvisi.


SALUTE. I danni al colon della carne rossa.



FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 04/09/15.
Articolo: "I danni al colon della carne rossa" di Alex Saragosa.

I nutrizionisti consigliano di limitare il consumo di carne rossa, per ridurre il rischio di tumore al colon.
Ma perché la carne rossa è più pericolosa di quella bianca? 
Ha trovato una spiegazione l'oncologa Noortje Ijsennagger, dell'Università di Utrecht in Olanda.
Il rosso della carne deriva dall'eme, la parte dell'emoglobina che trasporta l'ossigeno nei tessuti.
Sperimentando sui topi, Ijsennagger e colleghi hanno scoperto che i batteri intestinali con l'eme producono idrogeno solforato, il gas dal tipico odore di uova marce, che attacca le cellule della parete intestinale, uccidendole.
Secondo i ricercatori, la continua moltiplicazione delle cellule del rivestimento del colon, necessaria a riparare le parti danneggiate dall'idrogeno solforato, nel tempo favorisce la formazione di tumori.
Nei topi l'effetto cancerogeno dell'eme veniva evitato dando loro antibiotici ed eliminando così i batteri responsabili della produzione di idrogeno solforato.
Ma i batteri intestinali svolgono tante funzioni positive, ed è improponibile eliminarli come prevenzione del tumore al colon: molto meglio dare ascolto ai nutrizionisti e mangiare meno carne rossa.

OGGETTI. Pista ciclabile di Siviglia







VIVERE INSIEME. Significato del lavoro


FONTE: Libro "Il manoscritto ritrovato ad Accra" di Paulo Coelho, edito da Bompiani.

SIGNIFICATO DEL LAVORO

Il lavoro è una manifestazione dell'Amore che unisce gli esseri umani. Grazie ad esso, ci rendiamo conto che non siamo capaci di vivere senza il prossimo e che anche gli altri hanno bisogno di noi.

Esistono due tipi di lavoro.

Il primo tipo di lavoro è quello  che costituisce un dovere e che serve per guadagnarsi il pane quotidiano.
Gli individui trascorrono l'intera esistenza sognando il giorno in cui potranno riposare. Ma quando finalmente arriva quel momento, ormai sono troppo vecchi per godere di tutto ciò che la vita può offrire.
Questi individui non si assumono mai la responsabilità dei propri atti. Si limitano a dire: "Non ho scelta."

Il secondo tipo di lavoro è quello che le persone accettano sia per guadagnarsi il pane quotidiano, sia per dimostrare dedizione e amore verso gli altri.
Questo genere di impegno è chiamato Offerta.

E' perfettamente inutile dire: "La sorte si è mostrata ingiusta con me. Mentre alcuni inseguono i loro sogni, io sono costretto a lavorare per guadagnarmi il pane quotidiano."
La sorte non è iniqua con nessuno. Tutti siamo liberi di amare o detestare ciò che facciamo.

Nessuno è in grado di conoscere l'importanza e la grandiosità delle proprie azioni. In questo risiedono la magnificenza e il mistero dell'Offerta: essa è la missione che ci è stata affidata e dobbiamo confidare nei suoi molteplici fini.

Il poeta morirebbe di fame, se non esistesse il pastore. Il pastore perirebbe per la tristezza, se non potesse cantare i versi del poeta.

giovedì 10 settembre 2015

OGGETTI. Le carrozze di Marco


















MANIFESTAZIONI. 59° festa dell'uva di Trescore B.





ESPOSIZIONE MEZZI DELLA GRANDE GUERRA 






















ALCUNI CARRI DELLA SFILATA


carro vincitore "polenta e salam"
delle contrade Canton, Vallesse e Muradello



























































RIFLESSIONI. I dodici apostoli



FONTE: il mio piccolo raccoglitore.



Leggete l'elenco dei dodici: forse Gesù era assonnato, dopo aver passato una notte di preghiera?
Avete visto che razza di gente sceglie?
Nessuno di noi, credetemi, sarebbe riuscito a mettere insieme gente così diversa.
Intellettuali come Giovanni con pescatori come Pietro, pubblici peccatori come Matteo il pubblicano con fedeli farisei come Bartolomeo, conservatori come Giacomo con aspiranti terroristi come Simone lo zelota. Gli zeloti erano una setta segreta che voleva, con l'uso della violenza, liberare Israele dall'occupazione romana. Tra i dodici, Gesù sceglie un violento, un aspirante terrorista, che però diventerà santo. Simone verrà perforato dalla mitezza e dalla remissività del Maestro, capirà che l'amore è più forte e devastante della violenza.
Rileggiamo questa pagina quando vogliamo insegnare a Dio come rifare la Chiesa.
Fidiamoci della scelta del Signore Gesù quando vorremmo far diventare le nostre comunità dei club di persone devote e omologare le diverse sensibilità.
Non ci siamo scelti, Dio ci ha scelto e l'unica cosa che davvero ci lega è la grande passione verso il Maestro.
La Chiesa , popolo di discepoli, non raccoglie bravi ragazzi, ma raccatta chiunque si lasci chiamare da Dio, cioè noi.

giovedì 3 settembre 2015

LA COSTITUZIONE ITALIANA. Articoli dal 83 al 100


TITOLO II

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

ART. 83.
Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri.
All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d'Aosta ha un solo delegato.
L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea.
Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.

ART. 84.
Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d'età e goda dei diritti civili e politici.
L'ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica.
L'assegno e la dotazione del Presidente sono determinati per legge.

ART. 85.
Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni.
Trenta giorni prima che scada il termine, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.
Se le Camere sono sciolte, o manca meno di tre mesi alla loro cessazione, la elezione ha luogo entro quindici giorni dalla riunione delle Camere nuove. Nel frattempo sono prorogati i poteri del Presidente in carica.

ART. 86.
Le funzioni del Presidente della Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato.
In caso di impedimento permanente o di morte o di dimissioni del Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera dei deputati indice la elezione del nuovo Presidente della Repubblica entro quindici giorni, salvo il maggior termine previsto se le Camere sono sciolte o manca meno di tre mesi alla loro cessazione.

ART. 87.
Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale.
Può inviare messaggi alle Camere.
Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.
Autorizza la presentazione alle Camere  dei disegni di legge di iniziativa del Governo.
Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti.
Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.
Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.
Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere.
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.
Presiede il Consiglio superiore della magistratura.
Può concedere grazia e commutare le pene.
Conferisce le onorificenze della Repubblica.

ART. 88.
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.


ART. 89.
Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità.
Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del  Consiglio dei Ministri.

ART. 90.
Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.

ART. 91.
Il Presidente della Repubblica, prima di assumere le sue funzioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinnanzi al Parlamento in seduta comune.

TITOLO III

IL GOVERNO

SEZIONE I - IL CONSIGLIO DEI MINISTRI.

ART. 92.
Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri, e su proposta di questo, i ministri.

ART. 93.
Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica.

ART. 94.
Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.
Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenere la fiducia.
Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere  su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.


ART. 95.
Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e coordinando l'attività dei ministri.
I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.
La legge provvede all'ordinamento della Presidenza del Consiglio e determina il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri.

ART. 96.
Il Presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale.

SEZIONE II - LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE.

ART. 97.
I pubblici uffici sono organizzati secondo  disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione.
Nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari.
Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.


ART. 98.
I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.
Se sono membri del Parlamento, non possono conseguire promozioni se non per anzianità.
Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d'iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all'estero.

SEZIONE III - GLI ORGANI AUSILIARI

ART. 99.
Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro è composto, nei modi stabiliti dalla legge, di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa.
E' organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge.
Ha iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge.

ART. 100.
Il Consiglio di Stato è organo di consulenza giuridico-amministrativo e di tutela della giustizia nell'amministrazione.
La Corte dei conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo, e anche quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato. Partecipa, nei casi e nelle forme stabiliti dalla legge, al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria. Riferisce direttamente alle Camere sul risultato del riscontro eseguito.
La legge assicura l'indipendenza dei due Istituti e dei loro componenti di fronte al Governo.




DON CAMILLO. La parrocchia: che sogno!


FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene.


La parrocchia: che sogno!

Con il venir meno dei sacerdoti (per mancanza di disponibilità delle famiglie e dei giovani per volontà di Dio?!?) si va delineando necessariamente un nuovo futuro per le nostre comunità cristiane: quello caratterizzato dalla scomparsa delle parrocchie con il reimpiego delle strutture in altri ambiti sociali e culturali; oppure quello di un impiego dei laici di farsi carico della gestione facendo propria quella sensibilità e quella competenza pastorale necessarie per mantenerne intatte le finalità educative. Noi preti stiamo assumendo sempre di più la fisionomia da "Ultimo dei Mohicani" a protezione di uno stile pastorale che non può e non deve avere un ritorno al passato, ma che non è ancora aperto al futuro.
Io sento come mio compito urgente quello di traghettare la Parrocchia verso un futuro che non è ancora ben delineato, ma che certamente vede i laici assolutamente protagonisti. A livello diocesano si sta lavorando per creare le "Unità Pastorali", ma non cambierebbe molto se queste istituzioni si riducessero ad essere  solo delle "Superparrocchie": potrebbe essere un regresso rispetto alla situazione attuale; una forma di adeguamento alla carenza di clero e di ridimensionamento dell'attività pastorale; una specie di pastorale estensiva più che intensiva (per dirle con un linguaggio agricolo). Qualunque sia l'impostazione potrà essere un vero rinnovamento solo se i laici diventeranno protagonisti responsabili e coerenti della vita della comunità.
E poiché il domani si prepara oggi, è necessario che si parta da subito ad entrare in questa logica. Innanzitutto bisogna superare il limite della presenza del parroco. Una presenza che può essere un limite in quanto favorisce  la logica del demando: è compito del parroco...ci pensa il parroco...è il parroco che deve decidere...il responsabile è il parroco...
Non si tratta di eliminare il parroco (almeno spero e prego che non succeda), ma di cambiare il modo di considerarlo: da unico responsabile e protagonista a risorsa importante da valorizzare.
Questo passaggio è possibile se c'è  in chi fa parte della collettività la disponibilità e la determinazione di mettersi in gioco e di considerare la vita della comunità sullo stesso piano della vita della propria famiglia nella convinzione che la valorizzazione della comunità può favorire la maturazione della famiglia, e, una famiglia matura rafforza e ravviva la comunità.
Uno si può giustamente domandare: qual è lo spazio di azione per chi vuol mettersi in gioco nella nostra parrocchia di Cene?
Il campo va dalle attività più semplici a quelle più specifiche.
Dall'impegno a tener pulito gli spazi delle strutture parrocchiali a quello di curare i giardini e le aiuole nella convinzione che il "BELLO EDUCA DI SUO"; dall'impegno ad accudire gli animali nel parco perché anch'essi offrono a chi passa in quella zona un'occasione di meraviglia e di gioia, all'impegno di gestire il bar dell'oratorio, di organizzare manifestazioni e feste, di creare animazione in oratorio, perché tutto questo offre occasione di incontro e di dialogo con tante persone; dall'impegno nell'animazione liturgica come accoliti, come lettori, come cantori, come coordinatori, come "coreografi", come curatori delle suppellettili e dei paramenti liturgici...all'impegno di catechesi e di formazione culturale e spirituale...
Attività molteplici che se accomunate dalla stessa passione per il Vangelo e dalla consapevolezza di collaborare con pari dignità allo stesso progetto, rendono alla Comunità un servizio di straordinaria efficacia rendendola sempre più vivace e creativa.
Il bisogno c'è: è tanto; è urgente. E insieme c'è il rischio che alcune iniziative sopravvivano con stanchezza diventando più negative che positive, che altre si spengano lasciando un vuoto dannoso o comunque impoverente; che non ci siano gli stimoli necessari per individuare nuove iniziative e soprattutto uno slancio capace di rinnovarsi in chi per la sua disponibilità si ritrova sulle spalle gli impegni che nessuno vuole...In questa parrocchia...che sogno! Io ci sono, faccio un po' di fatica a superare il limite della presenza del parroco, ma prometto che ce la metterò tutta per riuscirci. Con me ci sono persone generose e coraggiose che stanno dedicando tempo e risorse con una tenacia ed una costanza commoventi...ma siamo ancora in pochi a resistere nei confronti di un campo di lavoro che si amplia sempre di più.
L'impressione è quella di essere assediati come a "Forte Apache". La speranza è quella che "arrivino i nostri" prima che sia troppo tardi.

                                              D. Camillo


MOTO. Passo Crocedomini da Passo del Maniva


Questo giro l'avevamo già fatto una decina di anni fa.

Abbiamo ritrovato la strada sterrata (circa 7 km), aperta solo nella bella stagione, che collega il Passo del Maniva al Passo Crocedomini, facendoci riprovare le emozioni delle strade bianche di una volta. Al diavolo il timore di una foratura.

A Bienno siamo capitati nell'ultimo giorno della bella mostra mercato che si tiene ogni anno.

Zandobbio - Casazza - Lovere - Pisogne -Val Palot - Colle di S. Zeno - Pezzaze - Lavone - Bovegno - Collio - Passo del Maniva - Passo Crocedomini - Bienno - Boario - Lovere - Sarnico - Foresto S. - Zandobbio

totale   km  195

Ecco le foto che ho scattato. 



































































I MOSTRI


















LA NONNA




LA PICCOLA