mercoledì 22 luglio 2020

VIVERE INSIEME. Tornare alla normalità educativa


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" luglio-agosto 2020.
Articolo: "Tornare alla normalità educativa" di DANIELE NOVARA.

Mi racconta Fabio, papà di un ragazzo di 16 anni: "Non vuole più uscire, sembra non gli interessino più gli amici. Ne aveva tanti. Se ne sta in camera, penso giochi sul tablet".
E Marta, mamma di un bambino di 9 anni: "Sembra un altro. Si arrabbia facilmente, a volte piange. Si rifiuta di stare con la sorellina più piccola. Capita che non voglia neanche mangiare, poi lo fa, ma coi suoi tempi".
Storie di questo tipo ne raccolgo tante dai genitori. Mesi e mesi passati senza scuola, con pochi contatti sociali, in una bolla di paura segnata da adulti che girano con la mascherina - e che magari sgridano i genitori perché il bambino di 3 anni non l'ha indossata -, stanno mettendo in ginocchio la crescita normale di una generazione di figli, specie i più piccoli.
Alcune scelte discutibili, fatte unicamente in Italia, di aprire a metà maggio i bar ma non le scuole, l'imposizione della mascherina ai bambini di 6 anni, se non di 3, la possibilità nei primi mesi del lockdown di uscire con i cani ma non con i bambini, hanno lasciato il segno sui cittadini più piccoli e anche più fragili.
L'estate sta portando un po' di attenzione con i parchi gioco che faticosamente riaprono o qualche centro estivo e oratorio che offrono attività e animazione.
Ho l'impressione che sia facile per chi l'infanzia l'ha lasciata alle spalle da tempo mettere limitazioni a questa età fondamentale della vita.
L'adulto non nasce adulto e il mondo in cui ha vissuto i primi anni determina la sua vita futura. Il rischio di un inceppamento nella crescita dopo tanti mesi vissuti in un sostanziale blackout è davvero serio.
Invito tutti i genitori a riportare i figli dentro una vita il più possibile normale, senza paure assurde e illegittime. Mi è capitato di vedere una mamma allattare con la mascherina e mi sono chiesto chi potesse averle dato un consiglio così pericoloso per la salute psicologica del suo cucciolo e per un buon attaccamento primario.
Le ricerche e l'esperienza empirica hanno dimostrato che i bambini raramente si contagiano e comunque senza i rischi che corrono gli adulti. E neanche esistono prove che siano contagiosi: davvero incredibile la teoria dei bambini "portatori sani", ossia untori involontari.
Una cappa di pregiudizi antichi come l'epoca di Erode si è abbattuta sull'infanzia mettendo a rischio la crescita dei più piccoli in un momento cruciale della loro vita. Sta ai genitori e alla società intera riscattare queste carenze, riportandoli a una vita normale: scuole aperte, giochi con i coetanei, adeguata libertà di movimento.
Si tratta di restituire loro tutta la voglia di felicità di cui dispongono e che si meritano pienamente.

DON CAMILLO. Ideologia Gender



FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

L'INCOERENZA DELL'IDEOLOGIA GENDER

Il punto di partenza dell'ideologia Gender può essere condiviso benissimo da tutti: promuovere la stessa dignità tra uomo e donna e anche nei confronti di chi ha una sensibilità diversa da quella eterosessuale, riconoscendo a tutti la libertà di vivere la loro affettività nel rispetto dell'altrui dignità (qui non entro nel tema della proposta cristiana che indica ideali specifici nel campo della vita affettiva che meritano un approfondimento particolare).
L'incongruenza dell'ideologia Gender sta nelle modalità messe in atto per raggiungere questo risultato: quelle di negare l'identità maschile dell'uomo e femminile della donna dichiarando che si tratta di forzature culturali, e di inculcare nei bambini fin da piccoli, con appositi procedimenti didattici, che ognuno può definire a piacimento la propria identità sessuale.
In pratica, per educare a non discriminare gli omosessuali, i transessuali... e a trattare con pari dignità le donne, si arriva a cancellare l'identità maschile dell'uomo e quella femminile della donna negandone l'origine naturale e plagiando i bambini per inculcare in loro questa cultura nell'età più delicata e importante della loro formazione. E' come se, per riconoscere  la pari dignità di africani ed europei, si negasse agli europei il riconoscimento della loro origine diversa.
Si tratta di un procedimento macchinoso, tortuoso, pretestuoso, antistorico, falso... per arrivare ad un risultato al quale si può benissimo arrivare attraverso la via semplice, lineare e corretta dell'educazione al riconoscimento e alla valorizzazione della diversità come ricchezza e patrimonio comune.

                                             don Camillo

Forzatura Gender

C'era una volta nei campi il frumento
quello irrorato da sole e sudore;
il profumo del pane rendeva contento
chi era per strada in primissime ore.

Poi s'è pensato di forzare la terra
e costringerla a dar più vantaggio al profitto
per ampliare i mercati e vincer la guerra
incuranti che il gusto venisse sconfitto.

E' così che l'utile ha dettato la legge
per far d'ogni cosa affari e guadagno
invogliandoci tutti a seguir come gregge
contenti di bere da una melma di stagno.

Or non ci resta che tradir la natura
di Uomo e di Donna da sempre diversi,
per questo capaci di nuova creatura
e di essere uniti per non venire dispersi.

Il rispetto dovuto ad ogni persona
non è fiore che nasce dalle macerie;
è il frutto gustoso di chi ama e perdona
e si impegna a curare le umane miserie.

                                             don Camillo

mercoledì 8 luglio 2020

DON CAMILLO. Perché io ho sempre ragione!




FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

...PERCHE' IO HO SEMPRE RAGIONE!!!

Mi sembra che ci sia un'abitudine diffusa  quando si discute in gruppi di tendenze culturali opposte: quella di demolire sempre, sistematicamente, ricorrendo anche all'ironia  o alla squalifica umana e culturale dell'altro, le affermazioni o le scelte di chi è della linea di pensiero diversa.
L'intento, naturalmente, è quello di far prevalere il proprio pensiero con la convinzione che questo è un modo democratico di agire, chiamato libertà di pensiero e di espressione. In realtà questa è una versione subdola della dittatura.
La democrazia è tutta un'altra cosa, e soprattutto parte da tutt'altro presupposto che non è quello di far prevalere il proprio pensiero o la propria scelta, ma di far emergere il più possibile la Verità e individuare la scelta migliore.
In una discussione è necessario che ci sia spazio per il contradditorio che però non deve essere per forza a tutti i costi contro.
Io penso che il vero spirito democratico di una persona o di un gruppo si manifesti nella capacità di riconoscere e appoggiare il valore della proposta o della scelta della controparte quando obiettivamente lo merita.
Chi, invece, vede nell'altro sempre e solo sbagli, è segno che ha abbracciato l'autoritarismo. Con questo tipo di persone non si costruisce niente. Diventa inutile anche discutere, anzi, diventa dannoso perché non fanno altro che portare all'esasperazione. E se questo lo fanno lucidamente per costringere l'altro ad abbandonare il campo, allora diventa diabolico.
Il termine "democrazia" deriva dal greco: demos=popolo; cratos=potere, e si può tradurre così: "il potere al popolo" oppure "il potere del popolo".
Sono due traduzioni che hanno sfumature diverse e complementari che secondo me devono stare insieme.
La traduzione, perciò, parafrasando, suona così: "deve essere il popolo ad esercitare il potere, perché il popolo ha una capacità speciale: cioè, quella di avere una molteplicità di visioni che gli permettono di cogliere le infinite sfaccettature della Verità che solo nel confronto dialogante (e non nello scontro che tende ad escludere) si possono comporre.
L'impresa ciclopica per ogni democrazia (nella politica, nella vita sociale, economica, familiare, ecclesiale...) sta proprio in questa capacità di dialogo che ha alla sua base la Carità.
E qui si apre un altro capitolo, ma non ho carta sufficiente per scrivere...

                                           don Camillo

Presunzione disgregante

C'era nel bosco un insetto,
viveva solenne e vistoso.
Aveva un sogno in cassetto,
era deciso e ambizioso.

Il suo ronzar s'imponeva
snobbando il vocio diverso,
e con ironia tendeva
ad esser lui l'universo.

Un altro gli faceva da sponda,
come lui di ugual taratura;
pensavano di render feconda
insieme la loro statura.

Ma in quel bosco non è che funziona
così la vita comune;
vi è infatti soltanto un'icona
che dal perfido orgoglio è immune.

E' Lui che ci insegna a cercare
nell'altro soltanto il valore,
perché solo chi impara ad amare
sa dare a quel bosco il colore.

                                     don Camillo



FAMIGLIA. Quando i genitori si separano


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" marzo 2020.
Articolo: "Separati, ma pur sempre genitori" di DANIELE NOVARA.

Sempre più spesso, nei casi di separazione dei genitori, i figli diventano un'occasione per contese, tensioni e conflitti.
Chi li vuole tanto; chi li vuole poco; chi deve pagare; chi non può pagare; chi ha la casa giusta; chi ha la casa sbagliata... si crea un tira-e-molla, una specie di guerra di posizione: "Ti do-mi dai"; "prendo-lascio"; "questo è mio-questo è tuo".
Inevitabilmente, i figli entrano in un corto circuito emotivo trovandosi coinvolti in una faccenda che resta, e deve restare, esclusivamente degli adulti.
Si tratta della fine della coppia sentimentale, ma le funzioni genitoriali non possono terminare.
Purtroppo, spesso, gli stessi tecnici che si occupano delle separazioni dimenticano che anche i figli di queste "ex-coppie" hanno diritto a un'educazione normale, organizzata  e adeguata alle loro età.
Se i genitori restano tali, occorre che le istituzioni li aiutino a mantenere una bussola, a sentire che la situazione è sufficientemente chiara e che possono continuare ad avere il proprio ruolo educativo a prescindere dalle loro collocazioni di coppia. Il dolore più grande dei figli è la sensazione di perdere i genitori come riferimento educativo.
E' normale che ogni figlio voglia rimettere insieme i genitori, ma questi ultimi devono assolutamente evitare di creare situazioni davvero equivoche: tipo rimettersi insieme ogni tanto - una pizzata, una gita, addirittura una vacanza insieme - per poi, improvvisamente, sciogliersi di nuovo e tornare ognuno a casa propria.
Sono pratiche che non comportano vantaggi per i figli, creano anzi una sensazione di instabilità e ogni volta è un colpo al cuore: i genitori non si rimettono insieme e, dopo la pizzata, ognuno torna a casa sua.
I figli hanno bisogno di chiarezza. E' ora di inserire dispositivi per un'adeguata condivisione educativa dei figli nelle separazioni, mettendo dei paletti comuni che permettano loro di trovare continuità educativa per evitare di sentirsi abbandonati, non tanto sul piano materiale, ma su quello più importante: crescere con un papà, una mamma e buone regole educative condivise.