mercoledì 24 febbraio 2021

SCUOLA. Aboliti i voti numerici

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" febbraio 2021.
Articolo: "Scuola , ma non a punti" di DANIELE NOVARA.

Per anni, i famosi - e famigerati - voti numerici sono stati fonte di grandi preoccupazioni per mamme e papà e studenti.
L'anno scorso, proprio in questo periodo, ricevetti questa mail da Carlotta, mamma di Pietro, un bambino di seconda elementare: "L'approssimarsi della consegna delle pagelle mi manda sempre in ansia. Mio figlio è un bambino intelligente. Io non voglio dare peso ai voti, ma mi pare che sia proprio lui a rimanere male perché vorrebbe avere sempre il massimo, invece di tanti 7 e 8. Scalpita e io stessa mi sento a disagio a spiegargli che non bisogna considerare i voti. Come se non bastasse, ci si è messa anche una mamma sul gruppo whatsapp che si è esaltata perché suo figlio Sandro ha preso tutti 10. Era gasata come in Formula 1. Io queste cose non le sopporto. In fondo, sono solo bambini, perché accanirsi su dei voti?".
Ma ecco che, proprio in un anno che rimarrà come un'indelebile esperienza negativa in molti, viene emanato un decreto legge che abolisce, almeno nella scuola primaria, proprio i voti numerici.
La scuola dà un importante segno di vitalità che, peraltro, fa pendant con il divieto, a giugno scorso,  di esposizione degli stessi sulle porte delle scuole. Sui documenti di valutazione degli alunni più piccoli non troveremo più i "punteggi" da 0 a 10, bensì 4 tipologie descrittive che rappresentano i cosidetti livelli di apprendimento rispetto agli obiettivi previsti.
Occorre, nei prossimi anni, tentare un passo avanti e lavorare con più coraggio su quella valutazione che io definisco "evolutiva", ovvero una valutazione che prenda in considerazione non tanto il raggiungimento o meno degli obiettivi, piuttosto il processo di crescita di un alunno, i suoi progressi e i suoi miglioramenti.
Come direbbero alcuni scrittori (e come ha scritto il grande Konstantinos Kavafis nella sua celebre poesia Itaca), conta più il viaggio che la meta.
Si può andare verso una valutazione che consideri i punti di partenza, registri i progressi ed eviti finalmente di incappare nella pura e semplice registrazione degli errori. Sarà inoltre necessaria una formazione specifica per gli insegnanti: il rischio di fare entrare dalle finestre quello che abbiamo allontanato dalla porta rimane possibile.
E anche ai genitori dovrà essere spiegata questa novità, perché sappiano coglierne i vantaggi: la nuova valutazione motiva i figli a cercare di dare sempre più il meglio. Senza crogiolarsi nelle nostalgie numeriche.
Si apre uno scenario che mi auguro porti una ripresa di interesse e di veri cambiamenti nell'ambito pedagogico, metodologico e didattico. Per una scuola che sappia promuovere e liberare le risorse degli alunni.

 

DON CAMILLO. Sentire il vuoto dentro

 



FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

"Caro Camillo,
vorrei che tu spiegassi ad un umile, illetterato ragioniere in pensione con parole semplici alla portata di tutti questa frase di EMIL CIORAN:

L'esperienza  del vuoto è la tentazione mistica del non credente, la sua possibilità di preghiera, il suo momento di pienezza.

Grazie della consulenza spirituale.

Sergio

IL VUOTO E' GRAZIA

Ciao Sergio,
So che sei un ragioniere in pensione, ma non sapevo che sei umile e illetterato. E' proprio vero che non si è mai finito di conoscere.
Mi piace molto la frase che hai citato, e penso sia profondamente vera e non solo in riferimento al non credente, ma ad ogni persona che viene accarezzata dalla Grazia di Dio. L'esperienza del Vuoto (penso al vuoto interiore; all'insoddisfazione profonda nei confronti di tutto e di tutti; all'incapacità di dare un senso alla propria vita....) più che essere il momento di pienezza è il momento critico decisivo che ti mette davanti a un bivio: o di accogliere il mistero e lasciarti provocare e condurre dallo Spirito, o abbandonarti al non senso e lasciarti condurre in modo passivo e rassegnato dagli eventi cercando di narcotizzarti con le "sirene" che ti offre il mercato.
E' la stessa esperienza di progenitori (Adamo ed Eva) raccontata in Gen 3,7: "Allora si  aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi". Ingannati dal diavolo raffigurato dal serpente, si erano illusi di essere padroni della loro vita e di essere capaci di darle un senso orientandola a loro piacimento.
La nudità della quale si rendono conto non è tanto quella del corpo, ma quella dell'anima, molto più inquietante e drammatica. Il rimedio che cercano coprendosi con foglie di fico rivela la provvisorietà e la banalità dei rimedi narcotizzanti che l'uomo e la donna di sempre cercano di attivare, a fronte della tenerezza e della delicatezza che Dio mantiene comunque nei loro confronti rivestendoli con tuniche di pelli da Lui stesso confezionate (Gen 3.21).
L'esperienza di vuoto o di nudità è la Grazia di Dio che offre a tutti i suoi figli, nei modi e nei tempi diversi, un'opportunità di uscire dall'inganno e dal torpore per scoprire l'immensità alla quale appartiene come figlio di Dio, amato e custodito al di là dei suoi meriti.
Certo la Grazia, non dovendo imporsi sulla persona, ma semplicemente provocarla perché arrivi alla decisione in modo consapevole e responsabile, è rischiosa perché può provocare anche una risposta diversa e contraria.
E' il rischio che corre il Padre della parabola che consegna parte dell'eredità alle pretese del figlio più giovane e lo lascia partire (cfr.Lc 15,11-32). E' il rischio che ha corso mio papà quando mi ha insegnato ad andare in bicicletta: all'inizio, per darmi sicurezza, correva dietro a me tenendomi per la sella mentre io pedalavo; poi ad un certo punto, a mia insaputa, ha mollato la presa e mi ha seguito con lo sguardo mentre io me ne andavo da solo sul provinciale. E' stato lì che ho acquistato la mia sicurezza che mi ha invogliato ad andare in bicicletta a Loreto, a Roma, a Pompei, a Lourdes....
E' stato grazie al rischio che quel papà ha saputo correre, che il figlio della parabola è stato invogliato a tornare a casa e a restarci in modo convinto, motivato e festoso....Ma sarebbe anche potuto morire di fame e di stenti in mezzo ai maiali. 
Perché tutto dipende dalla Grazia ma tutto dipende anche dalla tua decisione.

ANIMA NUDA

Cavalcando orgoglioso la mia fantasia
ho pensato di essere un'aquila reale;
mi son librato con grande frenesia,
l'ebbrezza mi ha avvolto e caricato il morale.

Poi ad un tratto mi sono svegliato
e ho visto il muschio e i licheni sui sassi.
Allora ho capito che mi ero ingannato:
mi sono mosso sempre e solo coi passi.

Deluso di essere troppo normale
ho perso la voglia e lo slancio creativo;
mi sono adeguato a sentirmi banale,
a vivere i miei giorni rassegnato e passivo.

A che serve creare se non vieni apprezzato,
spendere tempo e preziose energie?
Meglio dormire per non sentirmi azzerato;
almeno nel sonno potrò far magie.

"Quanto sei sciocco - mi dice una voce -
quando rinunci perché scoraggiato.
Se per il fiume non c'è una foce, 
là dove scorre non sarà mai abitato".

Mi metto a scrutare con occhi di lince
da dove provenga questa saggezza.
Più ci rifletto e più mi convince,
mi cura e guarisce la mia amarezza.

Per quanto mi creda persona insipiente,
porto in me stesso un personale fermento.
Come percorso di acqua fluente
posso sfociare in chi mi è attento.

E' questo il tributo ch'io posso donare
a chiunque m'incontra e vicino mi resta.
Dono fiducia: è qui il mio creare,
e questo è di certo un impulso alla festa.

                                                          don Camillo





mercoledì 17 febbraio 2021

VIVERE INSIEME. Riscopriamo i cortili

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2021.
Articolo: "Riscopriamo i cortili" di DANIELE NOVARA.

Mi racconta Lorella, oggi affermata professionista di 54 anni: "Sono la quarta di cinque figli. Da piccola passavo lunghi periodi in montagna e arrampicarsi sugli alberi era comune tra noi bambini. Nessun adulto ne era preoccupato. Non era vietato, né proibito. Non avevo nessuna paura, ero veramente abile, più dei miei fratelli. C'erano alberi non tanto alti, ma per me molto affascinanti. La sensazione che provavo era di grande piacere e di grande tranquillità. Pochi riuscivano a salire e, per una che viveva sempre circondata da tanti fratelli maschi, era un'occasione per spiccare. Amavo  e amo gli alberi: il ricordo di me che salgo è molto presente. Mi sembra che la fiducia di potercela sempre fare sia nata lì sopra".
Salire sugli alberi era una delle esperienze più comuni dei bambini fino a pochi decenni fa.
La natura, anche in città, offriva molteplici occasioni di gioco, specialmente in piccoli gruppi di ragazzini. Da sempre, l'albero è un luogo rituale-simbolico di sfida e ognuno ha quello legato alla propria infanzia.
Arrampicarsi è anche un gesto istintivo che risponde a un'innata tendenza motoria del bambino, oggi sacrificata nel nome della sicurezza, senza tener conto che nessun gioco tecnologico - che prevede che il bambino stia "tranquillamente" seduto davanti a un monitor - potrà mai sopperire alla sensazione di vertigine e di sfida di un'arrampicata.
Le pozzanghere erano un'altra grande occasione di divertimento: le barchette nell'acqua, tirare i sassi, fare rimbalzi, ma anche esplosioni vulcaniche con pietre più o meno grandi. Gli eventi naturali non erano vissuti come una minaccia o un pericolo, ma come la possibilità di provare nuove ebbrezze. 
Anche il cortile era uno spazio di gioco: bastavano una mamma, una nonna o una zia da un balcone per controllare tanti bambini che si organizzavano e creavano quel gruppo spontaneo infantile alla base della crescita umana per secoli e secoli, se non millenni.
Oggi i cortili sono più spesso sede di interminabili parcheggi. Così come tanti regolamenti condominiali sembrano fatti apposta per impedire proprio il gioco dei bambini.
Il covid ha però creato un'occasione per riscoprire gli spazi sotto casa che sono diventati improvvisamente preziosi. Paradossalmente, potrebbe crearsi un'inversione di tendenza: invece di deportare i bambini in qualche vacanza a migliaia di chilometri da casa, ecco che ci viene offerta la possibilità di riscoprire cortili, pozzanghere e alberi che hanno consentito a tante generazioni di bambini di diventare grandi.
In un periodo in cui, come tutti i settori, anche quello dei grandi centri specializzati per l'infanzia e l'adolescenza ha subito una forte battuta d'arresto, ciò che veramente mi auguro con l'anno nuovo appena cominciato è che le nuove generazioni possano riappropriarsi di quello che più realmente li  rappresenta: cortili, pozzanghere e alberi, di quell'aspetto anche un po' selvatico che fa parte della stessa natura umana, soprattutto di quella infantile.

SALUTE. Vaccinazione

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2021.
Articolo: "Vaccinazione" di ANTONELLA DURSI.

Se da mesi la parola covid-19 ha cambiato la nostra vita affettiva, lavorativa e sociale, da alcune settimane un'altra parola - vaccino - ha iniziato a restituirci un po' di serenità e speranza nel futuro.

CHE COS'E' LA VACCINAZIONE?

E' la tecnica per sconfiggere le malattie infettive. L'obbligo vaccinale nasce in Europa all'inizio dell'Ottocento, con la diffusione della vaccinazione contro il vaiolo.
I medici avevano infatti notato che, proteggendo il singolo, era possibile evitare la diffusione dell'epidemia all'intera collettività. Pioniere è Edward Jenner in Inghilterra. Siamo alla fine del Settecento  e il nemico da sconfiggere è, come dicevamo, il vaiolo. In Italia Luigi Sacco, alla fine del 1799, vaccina se stesso e poi cinque bambini.
Iniziano quindi le scoperte contro le infezioni, Jonas Salk presenta il suo vaccino antipoliomielite nel 1955 e, per lasciarlo a disposizione di tutti, non lo brevetterà mai. Due anni dopo, nel 1957, Albert Sabin ne sviluppa un altro, da somministrare per via orale. Proprio quest'ultimo è utilizzato, a partire dal 1963, per la campagna di vaccinazione su scala mondiale che porterà a ridurre drasticamente i casi di poliomielite in Europa e nel Mondo.

LE VACCINAZIONI SONO OBBLIGATORIE?

L'obbligatorietà è necessaria, perché si deve aumentare al massimo la copertura vaccinale e proteggere l'intera popolazione nel più breve tempo possibile.
Per questo la legge Crispi 5849/1888 viene introdotta per alcune categorie di lavoratori e successivamente viene abolita.
Sempre per questo motivo diventano obbligatorie le vaccinazioni contro la difterite (1939), la poliomielite (1966), il tetano (1968) e l'epatite B (1991).
Oggi, in Italia,  debellate alcune malattie grazie alla copertura, la vaccinazione è obbligatoria solamente per i bambini.
Una riforma importante in tema di vaccinazioni è stata la Legge 31 luglio 2017 n. 119 chee, con l'obiettivo di innalzare i livelli di copertura vaccinale ormai troppo bassi per molte vaccinazioni, ha prescritto per i bambini da 0 a 6 anni e per i minori non accompagnati quelle obbligatorie, dieci, e quelle caldamente raccomandate, quattro.

CHE COSA ACCADE SE UN BAMBINO NON E' VACCINATO?

Nel 1999 la mancata vaccinazione non comportava problemi per l'ingresso a scuola, né venivano praticamente mai applicate le multe previste.
La situazione è mutata con la nuova legge, la n. 119/2017, con la quale viene rafforzato l'obbligo vaccinale e vengono introdotte di nuovo sanzioni pecuniarie per chi non segue le prescrizioni.
Con la legge del 2017 non si è ammessi al nido o alla scuola materna se non si è in regola con le vaccinazioni, mentre bambini e ragazzi che frequentano le scuole elementari, medie e i primi due anni delle superiori vengono comunque iscritti. I genitori però rischiano una sanzione, a meno che non facciano al figlio le vaccinazioni mancanti entro il termine indicato dalla Asl. Trascorso tale termine, la stessa Asl provvede a segnalare l'inadempimento dell'obbligo vaccinale alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni per gli eventuali adempimenti di competenza.

COSA E' PREVISTO PER I BAMBINI CHE NON POSSONO VACCINARSI?

Patologie al sistema immunitario o al sistema endocrino o deficit nutrizionali, ad esempio, non permettono la vaccinazione (è in pericolo la salute stessa). In questi casi i vaccini possono essere saltati o ritardati e il bambino sarà inserito in una classe in cui non sono presenti altri minori non vaccinati o non immunizzati, per evitare contagi.

E SE CI SONO EFFETTI COLLATERALI?

Una sentenza della Corte Costituzionale, 268 del 2017 riguarda l'indennizzo in caso di effetti collaterali: "La vaccinazione viene eseguita per un interesse sociale e collettivo. Il ristoro della persona che ha avuto conseguenze dal vaccino deve quindi essere fatto dallo Stato. Questo vale sia per le vaccinazioni obbligatorie sia per quelle raccomandate che quindi, sostanzialmente, vengono equiparate alle prime".

DIRITTO COLLETTIVO O DIRITTO INDIVIDUALE?

La Costituzione, nell'art. 32, sancisce che ciascuno di noi ha diritto alla salute, intesa non più come assenza di malattie, ma come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, in base alla definizione data dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Unica eccezione all'esercizio di questo diritto sono i trattamenti sanitari di carattere obbligatorio come le vaccinazioni. Al fine di preservare l'interesse della collettività alla incolumità e alla salute, il soggetto non ha il diritto bensì il dovere alla salute. E competente in tema di vaccinazioni è lo Stato, come ha ribadito una sentenza della Corte Costituzionale, la n. 5/2018: "Le competenze fondamentali sul tema delle vaccinazioni sono solo quelle dello Stato, non ci possono essere deleghe alle Regioni". 
Attendiamo, ora, il vaccino per sconfiggere il covit-19.



giovedì 11 febbraio 2021

SPORT. Mauro Bellugi

 

FONTE: Sportweek #05 La Gazzetta dello Sport.
Articolo: "Mauro, ora una nuova vita" di BEBE VIO.

Ciao Mauro, sono Bebe, una tua collega. No, non sono una calciatrice, ma una tua collega di amputazioni.
Sinceramente non ti conoscevo quando un paio di mesi fa ho letto delle amputazioni che avevi subito alle gambe, a seguito di complicazioni circolatorie partite dal Covid, ma papà, da buon interista sfegatato, sapeva tutto di te e mi ha raccontato.
Ovviamente mi spiace molto per quello che ti è successo ma tutto sommato ti è andata bene, sei stato più volte sul punto di andartene ma hai voluto fortemente sopravvivere.
Le amputazioni sono il prezzo, certamente molto caro, che hai dovuto pagare per poter andare avanti, ma ti accorgerai che la vita è molto più importante di una gamba e mezza. Sì, perché ho saputo che hanno fatto un'amputazione transfemorale, cioè sopra il ginocchio, e l'altra transtibiale, cioè sotto, quindi almeno un ginocchio si è fortunatamente salvato.
Fin da subito ho capito che hai uno spirito forte e che sei circondato da tante persone che ti vogliono bene, a partire dalla tua famiglia, che ti hanno inondato da una marea di affetto e di positività, importantissimi per poter superare il difficile momento iniziale.
Ma ora è arrivato il tempo di tirare fuori tutta la grinta che hai per essere pronto per la protesizzazione. Devi lavorare duro fisicamente per prepararti, perché bisogna che le ferite si chiudano e che le tue gambe siano forti abbastanza per riprendere a camminare.
Adesso è fondamentale capire bene dove andare e a chi affidarsi, perché l'ortopedia cui ti rivolgerai e soprattutto i tecnici ortopedici che ti seguiranno saranno fondamentali per la tua nuova vita.
Poi però dipenderà tutto da te perché, oltre ad avere delle buone protesi, sarai tu a fare  la vera differenza. Dovrai lavorare duro, fare tanti esercizi e camminate, e alla fine raggiungerai traguardi che oggi neanche ti immagini. E ti ritroverai più forte di prima. Perché avrai un nuovo corpo, sarai un mezzo Robocop, e avrai tanti stimoli in più per superare ogni ostacolo e ogni paura che ti troverai ad affrontare.
Vedrai che alla fine vorrai tornare anche a correre, con "le lame di Pistorius", come hai dichiarato, ed è a quel punto che scoprirai un mondo nuovo, quello dello sport paralimpico. Un mondo ancora poco conosciuto ma che racchiude in sé storie pazzesche ed energie difficilmente riscontrabili in altri ambiti.
Te ne innamorerai talmente tanto che certamente vorrai conoscerlo a fondo e magari un giorno potresti anche diventarne un simbolo, vista la tua storia sportiva.
Qui non sarà necessario vincere medaglie, basterà far capire alla gente come questo mondo possa dare una seconda possibilità a tutti quelli che per una sfiga hanno perso qualcosa: un arto, la mobilità o un senso. Mauro, non vedo l'ora che tu possa scoprire e goderti la tua nuova vita... buon lavoro.

VIAGGI. Turismo sessuale

 

FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 29/01/21.
Articolo: "O TEMPORA" di DANIELE CASTELLANI PERELLI.

Nelle Filippine l'età del consenso sessuale è di 12 anni e questo è uno dei motivi per cui il Paese asiatico è meta di turismo pedofilo e i bambini sono abusati, anche online e pure dalle famiglie.
Ora il Parlamento sta per alzare l'età a 16 anni e il presidente Duterte è d'accordo. Fatta la legge, si dovrà cambiare la testa. Dei filippini. E dei lupi stranieri.


mercoledì 10 febbraio 2021

DON CAMILLO. Gli occhi del cuore

 



FONTE: Avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

CERTE COSE SI VEDONO SOLO CON GLI OCCHI DEL CUORE

In una società razionalista e scientista come la nostra, abbiamo acquistato tante competenze tecniche e abbiamo raggiunto tante conoscenze scientifiche, ma, paradossalmente, abbiamo perso tanto nelle dimensioni della profondità e della spiritualità.
Se la razionalità è questione di testa, la profondità e la spiritualità sono questioni di cuore che fanno parte della dimensione dello spirito.
In pratica abbiamo sviuluppato molto una parte del nostro io, cioè la testa, e questa è una cosa bella, ma abbiamo trascurato l'altra parte che è il cuore che così si è atrofizzato, e questa non è una cosa bella.
Il rischio è che diventiamo come una delle nostre tante creazioni robotiche capaci di interventi precisissimi, "millimesimali", ma aridi e freddi, senza la ricchezza e le varianti della fantasia.
E' senza dubbio positivo lo sviluppo della scienza e della tecnica che ci permette di esprimere la nostra signoria sul creato e porta a migliorare il nostro tenore di vita, ma è fortemente negativo il fatto che tutto si focalizzi in questa direzione lasciandoci sempre più poveri in quella dimensione che ci caratterizza e ci qualifica come uomini e donne.
Oggi si manifesta in  modo tutto particolare l'urgenza di dare al cuore (inteso come simbolo della dimensione dello spirito) tutto lo spazio che merita, permettendogli di recuperare il terreno perduto e di portare a parità con la testa, perché l'Universo della Verità lo si può penetrare e scoprire nella sua inesauribile immensità e bellezza solo con una sincera alleanza di testa e di cuore.
Ci sono, infatti, tanti aspetti della Verità che sfuggono ai 5 sensi coordinati dalla testa e possono essere scoperti e conosciuti solo con gli occhi del cuore. Questo vale per il nostro rapporto con la vita quotidiana, con le persone che incontriamo, e per il nostro rapporto con noi stessi, senza parlare di quel rapporto con Dio che ha nella sensibilità del cuore la sua base essenziale e insostituibile.

                                           don Camillo

PAPA FRANCESCO. Intervista sullo sport. 3


Quali sono, secondo lei, gli aspetti che accomunano l'avventura dello sport con quella dello spirito?

"Entrambi, sia lo sport che lo spirito, hanno delle "parole amiche" in comune: penso a temi come passione, metodo, applicazione, fantasia, costanza. Anche dimensioni più alte: l'idea della fascinazione, del piacere, della soddisfazione. Tutte queste parole, poi, aiutano a capire un principio che unisce l'esercizio spirituale a quello fisico: l'dea, che l'uomo, esercitandosi, possa migliorare, diventare più uomo. Lo si fa, questo esercizio, partendo dalla conoscenza di sé, dei propri limiti per poi spingersi verso un "oltre" capace di dare un significato alla fatica".

Un sano agonismo può aiutare anche lo spirito  a maturare?

"Mi vengono in mente due passaggi scritti da san Paolo nelle sue lettere. Il primo: "Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo" (1 Cor 9,24). E' un bellissimo invito a mettersi in gioco, per non guardare il mondo dalla finestra di casa.  Il secondo passaggio che vorrei ricordare è quando Paolo, parlando all'amico Filemone, è come se gli confidasse il suo segreto: "Corro perché conquistato" (Fil 3,12). Nessun atleta corre tanto per correre: c'è sempre una qualche bellezza che, come una calamita, attrae a sé chi intraprende una sfida. S'inizia sempre perché c'è qualcosa che ci affascina".

Il cuore è al centro dell'attività sportiva come dell'esperienza religiosa. Tenerlo "allenato" è il segreto per non disperdere il talento?

"Tenere ordinato il cuore è il segreto per qualsiasi vittoria, non solo quella sportiva: il salmista, infatti, chiede a Dio: "Sia il mio cuore integro" (Sal 119,80). Se guardiamo alla storia del talento, ci accorgiamo che tanta gente di talento si è perduta proprio a causa del disordine. Un cuore ordinato è un cuore felice, in stato di grazia, pronto alla sfida. Penso che se chiedessimo a qualche sportivo il segreto ultimo delle sue vittorie, più di qualcuno ci direbbe che vince perché è felice. La felicità, dunque, è la conseguenza di un cuore ordinato. Una felicità da condividere perché se la tengo per me resta un seme, se invece la condivido può diventare un fiore".

Ci sono tante storie di campioni che ammettono d'aver iniziato la loro avventura sportiva all'ombra di un campanile, nel "campetto dell'oratorio" di una chiesa di centro città o di estrema periferia.

"La Chiesa ha sempre nutrito grande interesse verso il mondo dello sport. Possiamo dire che nello sport le comunità cristiane hanno individuato una delle grammatiche più comprensibili per parlare ai giovani. Pensiamo a don Bosco e agli oratori salesiani ma pensiamo anche a tutte le parrocchie del mondo, anche e soprattutto le più povere, nelle quali c'è sempre un campetto a disposizione per giocare e fare sport. Attraverso la pratica sportiva si incoraggia un giovane a dare il meglio di sé, a porsi un obiettivo da raggiungere, a non scoraggiarsi, a collaborare in un gruppo. E' un'occasione bellissima per condividere il piacere della vittoria, l'amarezza di una sconfitta, per mettersi insieme e dare il meglio di sé".

Lei, come gesuita, è figlio spirituale e culturale di sant'Ignazio di Loyola, il "campione" degli Esercizi Spirituali. "Esercizio" è anche un termine sportivo, è sinonimo di allenamento. C'è una qualche relazione tra lo sport e gli esercizi di sant'Ignazio?

"Quando sant'Ignazio di Loyola ha scritto gli Esercizi Spirituali l'ha fatto ripensando alla sua storia passata di soldato, fatta di esercizi, addestramenti, allenamenti. Intuisce che anche lo spirito, come il corpo, va allenato. Esercitarsi, poi, richiede una disciplina: gli esercizi sono buoni maestri. Guillaume de Saint-Thierry, un monaco belga vissuto nel XII secolo, dice che "la volontà genera la pratica, la pratica genera l'esercizio e l'esercizio procura le forze per qualsiasi lavoro". L'esercizio alla bontà, alla bellezza, alla verità sono delle occasioni in cui l'uomo può scoprire dentro di sè delle risorse inaspettate. Per poi giocarsele".

Qual è il tipo di sportivo che apprezza di più?

"La ringrazio per non farmi fare nomi propri: é sgradevole scegliere uno a scapito di altri. Apprezzo, però, chi è cosciente della responsabilità del suo talento, a qualunque sport o disciplina appartenga. Il "campione" diventa, per forza di cose, un modello d'ispirazione per altri, una sorta di musa ispiratrice, un punto di riferimento. E' importante che gli sportivi e i campioni abbiano la consapevolezza di quanto una loro parola, un loro atteggiamento possa incidere su migliaia di persone. Ci sono aspetti molto belli: penso, e colgo l'occasione per ringraziarli, ai ragazzi della Nazionale Italiana di calcio che ogni anno con il loro Ct passano, letto per letto, a trovare i bambini nell'ospedale del Papa (il Bambino Gesù, ndr), anzi tutto nel reparto oncologico. Questo succede anche per altri ospedali e in tante nazioni. Un modo per realizzare i sogni dei piccoli che soffrono. Quando, però, il campione dimentica questa dimensione, perde il bello dell'essere tale, l'occasione per fare in modo che chi lo prende come modello possa migliorarsi, crescere, diventare anche lui campione. Ai campioni auguro di imparare una virtù preziosissima: la temperanza, ovverosia la capacità di non perdere il senso della misura. Solo così potranno essere testimoni dei grandi valori come l'onestà, la correttezza, la dedizione. Non sono cose da poco".

Il calcio, anzi lo sport, hanno recentemente pianto la scomparsa di Maradona, considerato da molti il più grande calciatore di sempre. Che cosa ha rappresentato per la vostra Argentina?

"Ho incontrato Diego Armando Maradona in occasione di una partita per la Pace nel 2014: ricordo con piacere tutto quello che Diego ha fatto per la Scholas Occurrentes, la Fondazione che si occupa dei bisognosi in tutto il mondo.
In campo è stato un poeta, un grande campione che ha regalato gioia a milioni di persone, in Argentina come a Napoli. Era anche un uomo molto fragile. Ho un ricordo personale legato al Campionato del Mondo del 1986, quello che l'Argentina vinse proprio grazie a Maradona. Mi trovavo a Francoforte, era un momento di difficoltà per me, stavo studiando la lingua e raccogliendo materiale per la mia tesi. Non avevo potuto vedere la finale del Mondiale e seppi soltanto il giorno dopo del successo dell'Argentina sulla Germania, quando un ragazzo giapponese scrisse sulla lavagna Viva l'Argentina durante una lezione di tedesco. La ricordo, personalmente, come la vittoria della solitudine perché non avevo nessuno con il quale condividere la gioia di quella vittoria sportiva: la solitudine ti fa sentire solo, mentre ciò che rende bella la gioia è poterla condividere.
Quando mi è stato detto della morte di Maradona, ho pregato per lui e ho fatto giungere alla famiglia un rosario con qualche parola personale di conforto".

La Città del Vaticano ha una sua squadra di atletica leggera. C'è, poi, la "Clericus Cup", una sorta di campionato per gli studenti degli atenei pontifici. Non è soltanto sport.

"Evangelizzare significa testimoniare, nella vita personale e comunitaria, la vita di Dio in noi, quella che ci è stata donata nel Battesimo. Non esistono strategie, non ha alcun senso un marketing della fede: solo quando un uomo o una donna vede un uomo o una donna vivere come Gesù, allora potrà essere affascinato e potrà iniziare a prendere seriamente la proposta del Vangelo. Si evangelizza con il fascino della propria vita che ha il gusto e il sapore delle beatitudini.
Le squadre di atletica leggera e la Clericus Cup trovano il senso della loro presenza in Vaticano proprio per testimoniare uno stile evangelico nello sport. E' un modo anche per fare comunità. Penso alla varietà degli atleti che provengono da amministrazioni differenti: guardie svizzere, giardinieri, farmacisti, dipendenti dei Musei Vaticani, delle Ville Pontificie, preti e forse anche qualche monsignore. Una Chiesa in uscita... sui campi sportivi!"

                                     continua













giovedì 4 febbraio 2021

PARR.S.GIORGIO M. DI ZANDOBBIO. 17°anniversario morte p. Simone Vavassori

 



Mercoledì 10 febbraio ricorre il diciassettesimo anniversario della morte di p. Simone.

Che dall'alto dei Cieli mi accompagni nel mio nuovo cammino.