giovedì 24 novembre 2016

SALUTE. Donazione organi


QUESTO POST L'HO PUBBLICATO IL 12/03/14 NELLA RUBRICA "VIVERE INSIEME".
LO RIPROPONGO NELLA RUBRICA "SALUTE", ESSENDO SEMPRE DI PRESSANTE ATTUALITA'.


Qualche giorno fa, nel riordinare il portafogli, ecco saltar fuori una tesserina, dove dichiaro di essere favorevole al prelievo dei miei organi dopo la morte.
Anche se ho sempre manifestato ai miei familiari  questo desiderio, non ricordavo di aver formalizzato qualche anno fa questa mia volontà.
Sono un po' perplesso. Ormai il mio prossimo compleanno scandirà i 65 anni e, nonostante goda buona salute, mi viene il dubbio che ormai i miei organi siano usurati e quindi non più adatti per un trapianto.
La tentazione è di stracciare la tesserina, ma non lo faccio e la ripongo nello stesso scompartimento da cui era saltata fuori.
Ieri compero il Corriere della Sera, anziché la Repubblica, il mio quotidiano preferito.
Ogni tanto mi piace vedere come sono fatti anche gli altri giornali: un confronto è sempre doveroso.
Il Corriere della Sera dedica ben 4 pagine a LUCIO PARENZAN, il grande cardiologo degli Ospedali Riuniti di Bergamo, scomparso nei giorni scorsi.
E' l'articolo "L'ultima lezione il dono delle cornee" di GIUSEPPE REMUZZI, che mi ha spinto a scrivere questo post.
Doverosa premessa è dire chi è GIUSEPPE REMUZZI, per chi non lo conoscesse di fama.
Tutte le notizie sotto riportate sono state estrapolate dalle 4 pagine di cui si è parlato sopra.
Il prof. GIUSEPPE REMUZZI è il Direttore dei Dipartimenti di medicina e dei trapianti all'Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo ed è anche coordinatore delle ricerche presso l'Istituto Mario Negri di Bergamo. Egli concentra la sua attività scientifica sui meccanismi delle malattie renali ed è stato giudicato tra i 400 ricercatori più influenti al mondo.
Il prof. GIUSEPPE REMUZZI dice nel suo articolo che "Lucio Parenzan  aveva deciso che se fosse morto di morte del cervello avrebbe lasciato i suoi organi.
.........Quel desiderio non lo si è potuto esaudire, del tutto almeno. Anche se le cornee del professor Parenzan ridaranno la vista a qualcuno che l'aveva persa. Come nei miracoli di una volta. Così Parenzan ci aiuta un'altra volta: a raggiungere un obiettivo che ci siamo posti da tempo; che nessuno almeno a Bergamo dica "no" se gli si chiede che gli organi dei suoi cari, dopo la morte, possano andare a chi ne ha bisogno per vivere. In Lombardia i "no" sono 2 o 3 su 10 a seconda degli Ospedali."
Nel prosieguo del suo articolo il professore dice ancora:
".....Parenzan è morto a quasi 90 anni, vuol dire che si possono utilizzare anche organi di persone anziane o molto anziane? Qualche volta sì, si può fare. Ma andiamo con ordine. Vent'anni fa dei reni trapiantati a Bergamo nessuno proveniva da donatori con più di 60 anni. Oggi a Bergamo i donatori anziani sono più della metà di tutti i donatori e nel giro di 10 anni i donatori anziani saranno 7 su 10."
".....i reni di donatori anziani si possono utilizzare e che i risultati a distanza sono davvero molto buoni."
".....Dei donatori anziani si può utilizzare soltanto il rene? No, persone che muoiono a 70 anni e anche a 80 anni per morte del cervello possono donare anche il fegato."
Il professore conclude il suo esauriente articolo con queste parole:
"La generosità del professore Parenzan e dei suoi familiari convincerà tanti che lasciare i nostri organi quando a noi non servono più a chi ne ha bisogno per vivere, è un dovere come assistere gli anziani e vaccinare i bambini. Si tratta di saperlo spiegare con garbo e sensibilità. "Perché portarsi gli organi in Paradiso? - c'è scritto nell'ufficio di molti chirurghi del trapianto negli Stati Uniti - il Paradiso sa che ne abbiamo bisogno qua."
In conclusione: ho fatto bene a non stracciare la tesserina.
Molte volte l'ignoranza delle cose fa commettere errori.
Quindi un invito: leggete, leggete, leggete.

giovedì 17 novembre 2016

SCUOLA. Videogiochi proibiti in classe


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 28/10/2016.
ARTICOLO: "Videogame vietati in aula i genitori contro il preside" di DANIELA D'ANTONIO.

C'era una volta l'incontro trimestrale con i professori. I figli più sfortunati erano costretti ad assistere e non era raro che, davanti all'ira del genitore, il docente difendesse l'alunno somaro nel timore che il rimprovero si tramutasse in pubblica umiliazione.
Poi sono arrivati Facebook e i gruppi su WhatsApp, professori e compiti a casa sono diventati i nemici pubblici, la prole è diventata vittima da difendere, lo scambio (di opinioni) tra genitori e docenti ha perso la cadenza  trimestrale ed è diventato quotidiano.
Non sorprende, così,  che davanti a un banale avviso spedito a casa degli alunni della elementare Don Bosco di Bergamo si sia scatenato un dibattito accesissimo (ovviamente virtuale) che da giorni tiene banco in città.
Stavolta a innescare la protesta è stato l'accesso a generi di prima necessità come l'acqua, il cibo e i videogiochi.
Stanco dei bivacchi in classe, infatti, il dirigente ha vietato bibite e merendine durante le lezioni relegandone il consumo all'intervallo.
Apriti cielo, anche perché tra le cose proibite sono finiti i videogiochi.
Noi non ci stiamo, hanno protestato i genitori ovviamente su Facebook.
"I bambini possono andare in bagno, durante la lezione, e bere alla fontanella, ma sui videogiochi non cedo, limitano la socialità" è stata la difesa del dirigente che proprio quando pensava di averla scampata ha confessato il suo essere antico e incautamente ha invocato il peggior amico del dibattito sui social: il buonsenso.

MISSIONI. Un viaggio sulle orme di Madre Teresa


FONTE:"MISSIONARI SAVERIANI" ottobre 2016.
ARTICOLO: "Santa missionaria della carità" di p. VITO SCAGLIUSO, sx.

Il 4 settembre è stata canonizzata Madre Teresa di Calcutta, la santa degli ultimi, "una matita" del Signore per scrivere la sua lettera d'amore ai malati e ai poveri di tutto il mondo. E' stata una festa anche per la chiesa missionaria, madre delle periferie del mondo.

Due file ordinate di brandine
Il luogo che Madre Teresa ha amato di più si trova  a Kalighat, il quartiere più antico di Calcutta, nei pressi del tempio dedicato alla dea Kali, dove vengono raccolti i moribondi e i malati terminali.
Qui ti senti subito accolto con un cordiale sorriso dalle missionarie della Carità e dai tanti volontari provenienti da tutto il mondo. I malati sono adagiati su due file di brandine, sistemate con ordine sulle piatteforme di cemento. Un centinaio di persone prive di forza, ma incredibilmente serene e rassegnate, ti ricevono come se ti avessero sempre conosciuto. Ti salutano con le mani giunte e ti ringraziano per qualsiasi attenzione verso di loro.
Prima di darti un grembiule, la suora di Madre Teresa ti fa pregare presso la statua della Vergine dalle cui spalle scende una corona di fiori freschi e profumati.

Il Gesù da trattare bene
Messo il grembiule, aspettavamo gli ordini da un infermiere che ha fatto del servizio ai malati la ragione della sua vita. Di religione induista, porta avanti quest'opera a lui affidata da Madre Teresa. Comprende, con un colpo d'occhio, in che cosa puoi essere utile. Ti ritrovi subito con altri compagni a trasportare i malati alle docce, a lavarli, ad asciugarli e a riportarli alle brandine.
Alle 11 viene servito il pranzo. Il profumo delle spezie ci avvolge deliziosamente. I pasti sono buoni e i malati sembrano quasi golosi. Sono loro il Gesù da trattare bene. E sorridono soddisfatti mentre passiamo a riempire i bicchieri di acqua, ad aggiungere nel vassoio un altro po' di riso, a distribuire le medicine assegnate, a curare delicatamente le loro piaghe...

Oseremo mai convertirci?
Nessuna pensa di essere aggredito da qualche germe pericoloso o di portarsi a casa un'infezione. Al break i volontari si incontrano al piano superiore per prendere un tè insieme e fare una chiacchierata. Arrivano da quasi tutto il mondo.
Nel pomeriggio altri gruppi di volontari, altro viavai di infermi da assistere  o da preparare all'ultimo viaggio. Le brandine dei malati sono sotto la nicchia della Vergine. Il loro sguardo è offuscato, quasi perso. Un moribondo ha le braccia incrociate sul petto. Forse nella statua della madre di Gesù vede la versione dolce e materna di Durga, venerata sposa di Sciva. Ma anche l'avventura di questo povero Lazzaro dei fuori casta avrà termine nelle braccia di Dio. Noi, "ricchi epuloni", osserviamo e meditiamo. Oseremo mai convertirci?
Il gruppo deve purtroppo interrompere questa indimenticabile esperienza. Questi fratelli missionari della Carità e le suore di Madre Teresa, "matita del Buon Dio", mi ha colpito al cuore.





RIFLESSIONI. Il programma della vita


Il meglio di te

L'uomo è irragionevole,
illogico, egocentrico:
non importa, amalo.

Se fai il bene,
diranno che lo fai
per secondi fini egoistici:
non importa, fa' il bene.

Se realizzi i tuoi obiettivi,
incontrerai chi ti ostacola:
non importa, realizzali.

Il bene che fai
forse domani verrà dimenticato:
non importa, fa' il bene.

L'onestà e la sincerità
ti rendono vulnerabile:
non importa, sii onesto e sincero.

Quello che hai costruito
può essere distrutto:
non importa, costruisci.

La gente che hai aiutato,
forse non te ne sarà grata:
non importa, aiutala.

Da' al mondo il meglio di te,
e forse sarai preso a pedate:
non importa, da' il meglio di te.

                       MADRE TERESA DI CALCUTTA

PARR. S. GIORGIO M. DI ZANDOBBIO. Catechesi sulla giustizia


FONTE:"Messaggero di sant'Antonio".
ARTICOLO: "LA CATECHESI AI RAGAZZI La giustizia non è gratis esige coraggio" di TONINO LASCONI.

I ragazzi hanno una percezione vivissima, molto dolorosa, istintiva di una particolare forma di ingiustizia. Essere trattati dai genitori, dagli insegnanti, dall'allenatore, dalla catechista... in maniera meno attenta, benevola, comprensiva degli altri, li fa soffrire, li umilia. E li fa arrabbiare.
"Mia madre vuole più bene a mio fratello che a me!"; "La prof ha i suoi cocchi e a quelli gli fa passare tutto!"; "L'allenatore non mi fa giocare perché non gli sono simpatico"... Sono frasi struggenti che costituiscono una vera e propria forma di contestazione dell'ingiustizia, a misura di ragazzo.
Gli adulti non sempre accolgono queste reazioni con la giusta considerazione.
Anzi, non di rado cercano di dimostrare che non è vero, che è solo un'impressione o - peggio, molto peggio! -  che "così va il mondo". Niente di più sbagliato.
E' necessario mettere il dito nella piaga per far crescere nei giovani la fame e la sete di giustizia verso tutte le forme di ingiustizia. Occhio però! Questo non significa aizzarli ottusamente contro il genitore, l'insegnante, l'allenatore... ma far capire loro quanto è brutto e doloroso trattare gli altri con parzialità. Di conseguenza: "Non fare agli altri ciò che non vorresti che gli altri facessero a te".
Quindi,"ottusamente contro" no. Però "coraggiosamente contro" sì. Perché il problema della giustizia non è volerla. Non c'è chi non la voglia. Il problema è avere il coraggio di combattere per esigerla e per averla. Per sé e per gli altri. I ragazzi devono sapere e sperimentare che dire al genitore: "Tu vuoi più bene a mio fratello", ti può fare arrivare una sberla. Che dire alla prof: "Lei non è imparziale", ti può portare un votaccio. Che dire all'allenatore...
Alla giustizia non servono i piagnoni e i lamentosi, ma i coraggiosi, quelli che sanno rischiare e pagare di persona. Fin da piccoli. Non c'è danno più grosso per un ragazzo che tirarlo su a forza di: "Tu stai zitto e pensa ai fatti tuoi, altrimenti ci rimetti".
Meditiamo, adulti! Soprattutto gli adulti "devoti".


giovedì 10 novembre 2016

VIVERE INSIEME. Chi scrive la storia


FONTE: Romanzo storico "Il ritorno di Catone" di MATILDE ASENSI pubblicato da Rizzoli.

"Com'è risaputo, la storia la scrivono i vincitori e i vincitori, con il tempo, acquisiscono il potere di obbligarci a credere a ciò che hanno scritto, di farci dimenticare ciò che non è stato scritto e di indurci a temere ciò che non è mai accaduto. Tutto per continuare a esercitare il potere, religioso, politico o economico che sia. Non fa differenza. A loro, ai vincitori, la verità non importa più, e a noi, alla gente, nemmeno. Da quel  momento il passato lo riscriviamo insieme e ci rendiamo complici di coloro che ci hanno ingannato, spaventato e dominato. Ma la storia non è immutabile, non è scritta sulla pietra, non ha una sola versione né una sola interpretazione, anche se è questo che ci inducono a credere e, cosa ancora peggiore, anche se è questo che ci fanno difendere con lo nostre vite, con il nostro entusiasmo o con i nostri soldi. E' così che nascono le ortodossie, le grandi verità, ma anche le guerre, i confronti e le divisioni. E' così che ci sconfiggono in modo definitivo. Eppure, se solo prendessimo un po' di coraggio, se facessimo un passo indietro e , a mo' di esercizio, guardassimo il mondo da punti di vista diversi dai nostri, scopriremmo e apprenderemmo la lezione più importante: l'incertezza. La verità vi renderà liberi, ha detto Gesù. Sì, ma la verità la scrivono i vincitori, e quindi per essere davvero liberi abbiamo a disposizione solo l'incertezza, la diffidenza e il dubbio. E anche il trucchetto che io ho imparato con molta difficoltà: tenere sempre presente che le eresie - di ogni tipo, non solo quelle religiose - sono vere quanto le ortodossie e che, in più, non hanno mai cercato di imporsi con la forza o di vincere grazie alla paura. Per questo hanno perso."

RES PUBLICA. Pagare le tasse senza avere soldi

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" di gennaio 2016.
Articolo "Baratto amministrativo, nuovo patto sociale?" di GIULIA CANANZI.

Oggi una norma permette ai Comuni di concedere l'esenzione parziale o totale da tasse comunali in cambio di piccoli lavori. Il baratto amministrativo sta conquistando l'Italia, sorprendendo politici e amministratori. E' iniziata una nuova era di cittadinanza attiva?

Pagare le tasse senza avere un euro in tasca.
Fino a ieri sembrava impossibile, oggi è una realtà "a portata di amministrazione comunale". Lo si deve al decreto "Sblocca Italia", approvato nel 2014, che all'articolo 24 introduce il cosiddetto "baratto amministrativo", cioè la possibilità per i Comuni di proporre piccoli lavori come la manutenzione del verde pubblico, la pulizia delle strade o la tinteggiatura delle aule di una scuola in cambio dell'esenzione parziale o totale da tasse comunali.
E così è diventata una prassi in alcuni Comuni vedere squadre di cittadini, armati di zappa e decespugliatore, andare a regolare le aiuole del paese.
Il decreto, venuto alla luce senza grandi clamori, ha fatto lentamente breccia soprattutto nei piccoli Comuni creando una varietà di applicazioni che strizza l'occhio a un nuovo modo di concepire il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione.
Ultimamente anche i grandi Comuni si sono convertiti al baratto amministrativo, tanto che Milano ne inizia l'applicazione proprio a gennaio e Bari la segue a ruota.
"Sono ormai più di cento i Comuni in tutta Italia che hanno già istituito il baratto amministrativo. E molti altri stanno valutando il modo in cui introdurlo - spiega Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e presidente Ifel (Istituto per la finanza e l'economia locale dell'Associazione nazionale comuni italiani)-. Le iniziative più all'avanguardia sono soprattutto in Toscana e in Emilia-Romagna ".
Un successo inatteso, anche a detta della madrina della norma, Antonella Manzione, capo Dipartimento affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi: "Ciò che più mi ha stupito è stata l'esplosione di interesse che la norma ha suscitato. Ho osservato con piacere come i governi locali abbiano sfruttato al massimo le sue potenzialità, andando oltre le intenzioni del legislatore".
Il decreto ha in realtà maglie molto larghe, rimandando l'applicazione e il relativo regolamento ai singoli Comuni, che devono disciplinare ogni dettaglio.
Il baratto amministrativo, infatti, può essere applicato in mille modi: può essere esteso a tutti i cittadini o solo a chi è in difficoltà economica.
In genere riguarda le imposte comunali come Imu (tassa sugli immobili), Tari (tassa sui rifiuti), ma c'è chi lo utilizza anche per gli affitti arretrati della casa popolare o per i morosi della mensa scolastica.
A seconda dei casi, si può estinguere un debito arretrato o uno futuro.
Le tasse possono essere ridotte in tutto o in parte a discrezione del Comune, che sceglie pure gli interventi da effettuare: "Anche se in generale quelli a cui più si fa ricorso - chiarisce Castelli - riguardano la manutenzione delle aree verdi e la gestione del traffico davanti alle scuole".
Tuttavia molti potrebbero essere gli ambiti di applicazione: per esempio, il Comune di Bari già intravede una "fase due" in cui prendere in considerazione anche alcuni servizi alla persona.
Un occhio di riguardo va alle associazioni, che la legge agevola rispetto ai singoli, tanto che il baratto amministrativo può essere pensato, secondo Castelli, come un modo per ridurre la pressione fiscale sul Terzo settore. 
"Proprio alcuni giorni fa - racconta - un circolo di anziani nella mia città ha fatto ricorso al baratto amministrativo per pagare la Tasi, tassa particolarmente sgradevole per le associazioni."

Le due vie del baratto
Ciò che si nota a vista d'occhio facendo una panoramica sulle esperienze in  atto è che il baratto amministrativo ha preso due strade maestre: alcuni Comuni lo utilizzano principalmente per incentivare la partecipazione attiva dei cittadini; altri Comuni lo usano, invece, come mezzo per venire incontro ai cittadini in difficoltà economica.
Sono due strade differenti, che portano a due visioni e a due risultati differenti.
Un Comune che ha scelto la prima strada è Massarosa, in provincia di Lucca, 22.500 abitanti, alle spalle una lunga esperienza di associazionismo.
Qui il baratto amministrativo, realizzato a tempo di record, probabilmente per la prima volta in Italia, ha ormai superato la boa del primo anno di vita: "Abbiamo da subito scollegato l'accesso al baratto amministrativo dal censo e dai parametri Isee (Indicatore della situazione economica) - afferma Luca Canessa, direttore generale del Comune - e abbiamo dato a tutti quelli che aderiscono la possibilità di avere uno sconto del 50 per cento sulla Tari. Ciò perché siamo convinti che questa nuova possibilità debba rimanere nell'ambito del volontariato. La nostra intenzione non è quella di condonare un debito, ma di premiare il cittadino che s'impegna sul territorio. Per chi ha problemi economici i Comuni hanno altri strumenti e l'applicazione del baratto amministrativo a questi scopi potrebbe risultare ambigua".
Di un'altra opinione il Comune di Milano. Qui il baratto amministrativo sarà applicato solo ai "morosi incolpevoli", a persone, cioè, che non possono pagare tributi comunali di qualsiasi tipo, anche multe o rette scolastiche, per cause oggettive, come per esempio, la perdita del lavoro, e che hanno un reddito Isee fino a 21 mila euro. I debiti devono essere antecedenti e devono avere un valore minimo di 1.500 euro.
L'utilizzo del baratto amministrativo per agevolare i contribuenti in difficoltà è, a parere di Castelli, l'interpretazione più ricorrente: "Risponde all'esigenza di molti di poter rimanere, nonostante le difficoltà economiche, dentro il perimetro della legalità, evitando interventi coattivi e facendo qualcosa di buono per la collettività. Non è carità ma scambio".

I detrattori della norma
Il baratto amministrativo non suscita solo entusiasmi, ma anche perplessità e critiche aperte.
C'è chi scomoda anche la storia, come "il Manifesto", parlando provocatoriamente  del ritorno alle corvée feudali (prestazione  dovuta dal vassallo al signore feudale). I detrattori sottolineano che in questi tempi di vacche magre, con i Comuni strozzati dal Patto di stabilità, avere manodopera per i servizi di fatto "pagandola" con debiti che non potrebbero essere riscossi altrimenti è una soluzione piuttosto interessante e interessata. 
Per questa parte dell'opinione pubblica il problema sta proprio nel fatto che la norma sta a metà tra la cittadinanza attiva - che ha a fondamento il concetto di partecipazione volontaria e gratuita - e l'obbligatorietà di pagare le tasse. Ambigua anche la possibilità di ricevere comunque una ricompensa per il proprio impegno a favore del bene comune.
Non ci sta Antonella Manzione di fronte a queste interpretazioni: "Sono diversi modi di leggere una buona intenzione. La norma è stata pensata con lo scopo di valorizzare la partecipazione dei cittadini alla vita della propria comunità, incentivando questo coinvolgimento. L'effetto che stiamo riscontrando è sicuramente e volutamente partecipativo, a prescindere dalle difficoltà finanziarie dell'ente. Il focus, casomai, è su quelle del cittadino".
E in effetti i cittadini rispondono: "A Massarosa l'adesione è stata immediata e numerosa. Abbiamo persino riaprire il bando - racconta Canessa - su richiesta pressante dei cittadini. L'esperienza del baratto amministrativo ha di fatto saldato il legame tra Comune e cittadini e tra cittadino e cittadino. Ci sono arrivate proposte per migliorare il territorio e abbiamo discusso insieme. La ricaduta è sotto gli occhi di tutti: un territorio più curato e più solidale".
Rimane sul tappeto un tema delicato, che ogni Comune deve trattare secondo i propri parametri, perché un'amministrazione del Nord non è come una del Sud, e un piccolo Comune ha esigenze diverse rispetto a una metropoli.
Il tema è come stabilire un valore equo rispetto alle ore lavorate, per fugare ogni dubbio di sfruttamento.
"In effetti - precisa Castelli - è importante regolamentare bene sia "la misurazione" dell'apporto dei cittadini, sia il controllo delle attività svolte, sia la correlazione tra attività svolta e beneficio fiscale connesso".
E anche qui le interpretazioni si sprecano. Invorio, un piccolo Comune di Novara, ha per esempio scelto il voucher di lavoro, oggi usatissimo per pagare prestazioni occasionali, stabilendo un compenso netto di 7 euro e 50 all'ora.
Insomma, tra contraddizioni e provvedimenti da mettere a punto, l'Italia dei Comuni sembra aver imboccato una nuova strada.
Presto, però, per dire che l'era della vera sussidiarietà e della democrazia partecipata sia finalmente iniziata in tutto lo Stivale.






VIAGGI. Isole Eolie. Filicudi


Ecco le foto che ho scattato a FILICUDI (9,7 km2 - circa 250 abitanti).














































































































































































































purtroppo anche in questa bellissima isola...