giovedì 22 dicembre 2016

DON CAMILLO. Colore di madre







Poesia dedicata alla chiesa parrocchiale di Cene, la cui facciata è stata ridipinta nei mesi scorsi.

COLORE DI MADRE

Retaggio d'antico castello
protetta da torri e da mura
mi ergo nel caro paesello
a protegger da ogni paura.

Conforto son stata per tanti
disposta a capire ogni istante
le gioie, i lamenti e i canti
e quanto per te è importante.

Il tempo ha segnato i miei fianchi
sfregiati da polvere e pioggia;
ma come maestra tra i banchi
mi chino su chi mi si appoggia.

Per anni ho colto l'appello
di chi voleva curarmi;
ma insieme ho portato il fardello
con chi ho voluto affidarmi.

Da madre qual sono stata chiamata
ho lasciato precedere i figli
che ora contemplo incantata
nel Nido e in spazi con tigli.

In tale contesto armonioso
ora godo d'aver rinnovato
il mio volto che torna radioso
per la gioia di chi mi ha amato.






RIFLESSIONI. Ancora, Signore


PREGHIERA DI F. CEBOLLA LOPEZ.

ANCORA, SIGNORE


Ancora, Signore,
non ti sei stancato di noi?
Quante volte ci hai detto
che non si può servire
due padroni
e che bisogna buttar la vita
per guadagnarla
o staccarsi l'occhio
che è di scandalo?

Ci hai detto di amare i nemici
e di fare del bene
a quanti ci disprezzano,
ma tu vedi,
amiamo solo quelli che ci amano.

Ci hai prescritto di fare penitenza
ma per noi è meglio
osservare la pagliuzza
nell'occhio del fratello.
Vorremmo fuoco
per la città incredula
e tu potresti chiamarci
razza malvagia e adultera.

Perdono Signore,
perché
pur non essendo liberi dal peccato
noi osiamo scagliar pietre.

VIVERE INSIEME. Il dialogo

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" di novembre 2016.
ARTICOLO: "L'arte del dialogo" di FULVIO SCAPARRO.


La rissa da cortile, la piazzata plateale, gli stracci che volano, i panni sporchi lavati in pubblico, sono un richiamo irresistibile per molti di noi.
Fingiamo di scandalizzarci  per gli insulti, le cattiverie, i particolari scabrosi scambiati tra i contendenti, ma sembra proprio che, quando non siamo coinvolti in prima persona, sia uno spettacolo da non perdere.
I guai degli altri, sbandierati senza pudore, diventano argomento di conversazione per lungo tempo e una sorgente inesauribile di pettegolezzi di cui pare che la nostra vita, evidentemente insipida, abbia bisogno per acquistare un po' di sapore.
Un tempo ci si affacciava o si sbirciava dalle finestre socchiudendole, per vedere e ascoltare senza essere costretti a partecipare.
Oggi, grazie alla tv e ai social, possiamo godere, comodamente seduti in poltrona, del peggio che l'umanità è capace di esibire nei dibattiti, nei talk show e in tutte le occasioni di potenziale confronto e dialogo.
Non conta la forza delle idee e la capacità di farsi capire, non conta il rispetto dovuto a ogni leale avversario e agli stessi spettatori. Conta vincere buttandola in cagnara e non risparmiando quei colpi bassi tanto utili per l'audience.
E che dire quando la rissa non si scatena soltanto in un cortile o in un canale televisivo, ma davanti al mondo intero?
Coloro che hanno assistito ai recenti dibattiti tra i due candidati alla Casa Bianca, sapevano bene che l'esito dell'incontro non riguardava soltanto gli Stati Uniti ma, più o meno direttamente, la loro vita e quella del loro Paese.
Le regole degli interventi erano fissate in modo da evitare l'accavallarsi delle voci dei candidati, in  modo che ciascuno avesse modo di esprimersi compiutamente a tutto vantaggio degli ascoltatori.
Eppure, a dimostrazione che l'età non rende necessariamente saggi, i due settantenni aspiranti padroni del mondo si sono scambiati senza troppe urla velenose accuse di comportamenti riprovevoli tali da rendere dubbioso qualunque spettatore imparziale sui criteri di selezione dei candidati in uso in quella grande nazione.
Certo, non eravamo ai livelli di certi talk show pericolosamente vicini allo scontro fisico. Qui i candidati, prima di entrare in scena, si erano preparati con l'aiuto di squadre di esperti, avevano passato ore sotto le cure di massaggiatori, estetisti, truccatori, parrucchieri e stilisti per apparire davanti alle telecamere con qualche anno in meno e al massimo della loro forma.
Ma la sostanza  della rissa da cortile, benché mascherata, è restata. Non c'era più l'avversario ma il nemico. E quando l'altro è nemico, non aspettiamoci di capire le ragioni dell'uno e dell'altro.
A la guerre comme a la guerre e niente prigionieri.
Resta la flebile ma non ancora estinta speranza che ciascuno di noi scopra, ascolti, apprezzi e sostenga nel pubblico e nel privato coloro che praticano la difficile arte del dialogo.
Il mondo può avere un futuro se, e solo se, lasciamo spazio alla ragione che ci invita a educare le nostre emozioni, a spezzare il cerchio della visione manichea del mondo, a dialogare  con noi stessi e con i nostri simili.


VIVERE INSIEME. Auguri




CHE QUESTO CIELO SIA DI BUON AUSPICIO PER UN SERENO NATALE E UN NUOVO ANNO, MIGLIORE DI QUELLO FUNESTO CHE STA' FINENDO.




giovedì 15 dicembre 2016

SCUOLA. Lezione di sentimenti


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 04/11/2016.
ARTICOLO: "Una scrittrice in classe dà lezione di sentimenti" di VALENTINA FARINACCIO.

Con i sentimenti non si scherza, si dice, e d'ora in poi si potranno imparare a scuola.
L'idea è della scrittrice Chiara Gamberale che, reduce da Adesso, il suo ultimo romanzo, ha battezzato i Laboratori di educazione sentimentale.
Il progetto, appena partito per gli studenti delle superiori, arriverà, a febbraio, anche nelle scuole medie. Perché si è adolescenti sempre prima, e sempre prima i bambini si trasformano in figli taciturni, amici spericolati, alunni incompresi che, se incapaci di comunicare la sofferenza, arrivano a compiere gesti ben più grandi di loro.
Ma perché una scrittrice, per parlare di sentimenti ai più giovani?
"Perché sono stata dall'altra parte" racconta Gamberale.
"Un'adolescente sofferente che, solo trovando una strada nella vita, ha risolto  i suoi problemi. Oggi ho quarant'anni, non ho figli, e presentare i  miei romanzi nelle scuole non mi basta più: quei ragazzi li voglio ascoltare, magari aiutare. Se non avessi incontrato delle figure adulte capaci di farmi capire che le cose che si crede non vadano bene di noi, sono quasi sempre quelle su cui si deve puntare, io, forse, non  mi sarei salvata".
L'esperimento numero uno si è svolto pochi giorni fa, al Circolo dei Lettori di Torino: cento ragazzi cui la scrittrice ha chiesto, anzitutto, di disegnare un albero:
"E' per dimostrare che tutti lo facciamo più o meno nello stesso modo, mentre poi, quando c'è da dividere il foglio per scrivere da un lato le nostre paure, dall'altro i desideri (il secondo step degli incontri), tutti diventiamo diversi: ed ecco perché le relazioni umane sono complicate".
Così, infilati i fogli in un bussolotto, se ne estraggono delle storie e se ne parla insieme.
Come quella di Zainab che ha paura di non farcela nella vita, di non essere una brava mussulmana e vorrebbe, questo il suo desiderio, rendere la madre fiera di lei.
Alessandro, invece, alla domanda "quando vi sentite voi stessi"?, risponde mai, perché non crede nei rapporti: gli altri non danno niente, e lui niente ha da dare.
"Gli adolescenti di oggi sono abili comunicatori digitali, eppure faticano nell'espressione diretta dei sentimenti", spiega Lorena Pentecoste, psicoterapeuta dell'età evolutiva.
"Predisporre per loro un'educazione emotivo-sentimentale è ormai indispensabile nella prevenzione di possibili condizioni future di malessere".
Totalmente gratuiti, le scuole possono richiedere i Laboratori di educazione sentimentale a info.chiaragamberale@gmail.com.

VIAGGI. Isole Eolie. Alicudi


Ad ALICUDI (5,2 km2 - circa 100 abitanti) non ci sono strade, ma solo mulattiere lastricate, se non si considera i 200 metri ca. di strada che portano al piccolissimo porto.
Le case sono situate a 3 livelli:
  1. lungomare
  2. metà costa
  3. in cima all'isola.
L'acqua potabile (portata sull'isola con navi cisterna) e l'elettricità raggiungono solo i primi 2 livelli.
Le case in cima all'isola hanno solo l'acqua piovana raccolta in cisterne e i pannelli solari.
L'unico mezzo di trasporto è il mulo.
A metà costa è situata la scuola dell'infanzia (2 bambini) e la scuola elementare (2 bambini).


Ecco le foto che ho scattato prima che mi si guastasse la macchina fotografica.



















































































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RES PUBLICA. Caffè con il sindaco



FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 04/11/2016.
ARTICOLO: "Venga a prendere un caffè con me, lo paga il sindaco" di GIAMPIERO CAZZATO.

Come accorciare le distanze tra la politica e il Paese? Con un caffè al bar.
Metodo, forse, più efficace del referendum costituzionale targato Renzi-Boschi.
Per Montesquieu "il caffè è l'unico luogo dove il discorso crea la realtà, dove nascono piani giganteschi, sogni utopistici e congiure anarchiche senza che si debba lasciare la propria sedia".
Senza arrivare così in alto i politici della Seconda Repubblica, impantanata nella crisi dei partiti, intuiscono che il consenso bisogna andarselo a conquistare. E l'aroma del caffè sembrerebbe un alleato.
Fioriscono ovunque  iniziative dal titolo emblematico: un caffè con il sindaco.
Da Aosta a Squinzano, da Moncalieri a Trani, da San Miniato a Campi Bisenzio, da Segrate a Roscigno (Salerno) il caffè con gli elettori è un must già da qualche anno.
Alcune iniziative durano lo spazio di una giornata, altre hanno una programmazione di lungo respiro.
Sul podio del caffè politicamente corretto quest'anno c'è la Toscana: Montelupo Fiorentino, Certaldo, Vinci, Vaiano, Cerreto Guidi, Bagno a Rispoli. Comuni dove non si discutono i "piani giganteschi" di Montesquieu ma più prosaicamente le buche sulle strade, le opere pubbliche e le tasse locali. O, come a Certaldo, il funzionamento della nuova Ztl.
"Un caffè con il sindaco e assessori" è il nome dato a questi incontri itineranti. Il logo, manco a dirlo, una tazzina di caffè.
"Questa amministrazione", spiega il sindaco Giacomo Cucini di Certaldo, "è in mezzo alla gente ogni giorno, ma periodicamente ci presentiamo per fare un rendiconto pubblico".
A poche decine di chilometri di distanza il sindaco di Montelupo Fiorentino, Paolo Masetti ha organizzato incontri nei bar delle frazioni perché, spiega, "il contatto con i cittadini è molto importante".
Dai piccoli comuni toscani ad Aosta, dove il sindaco Fulvio Centoz si dedica puntualmente ad incontri coi cittadini: 10 minuti a persona e senza prenotazione. E i caffè, ci tiene a rimarcare il primo cittadino, li paga lui, di tasca sua.
Ma l'idea non è limitata ai sindaci.
Laura Venittelli, deputata del Pd, il sabato mattina si fa trovare al bar della sua città, Termoli.
Oggi spiega: "Chiunque abbia voglia di un consiglio e una spiegazione, è il benvenuto. Ne parleremo davanti ad un buon caffè".
Certo, il caffè non garantisce sempre la vittoria nell'urna. Ne sa qualcosa Luca Perencin di Lonate, provincia di Varese che alle amministrative del 2014 ne ha mandato giù parecchi per strappare la città alla Lega. Niente da fare.
D'altronde da queste parti, come racconta l'antropologa Lynda Dematteo in L'idiota in politica, ha cominciato la sua carriera politica Umberto Bossi. Tutte le sere nei bar a far proseliti. Ma forse a farla da padrona era la grappa, non il caffè.

OGGETTI. Ape-taxi



mercoledì 7 dicembre 2016

RACCONTI. Un suicidio in carcere


FONTE: Libro "Pretacci" di CANDIDO CANNAVO' edito da Rizzoli.

Racconto di don GINO RIGOLDI, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano.

Un giorno qualunque al Beccaria, il carcere minorile di Milano.
Il ragazzo veniva dal quartiere di Porta Romana: era dentro per violenza di gruppo. Si chiamava Marco.
"Don Gino, ti devo parlare..."
Era sudato, un po' sporco, forse aveva giocato a pallone e segnato qualche goal.
"Adesso ho da fare," risposi "ci vediamo nel pomeriggio."
"No, meglio subito: nel pomeriggio non ci sarò..."
Niente da fare, dovevo lasciare il carcere per un impegno.
Alle 3 del pomeriggio chiesi di Marco. Vidi volti sgomenti. Il ragazzo si era impiccato in cella due ore prima.

RIFLESSIONI. Il perdono



FONTE: il mio piccolo raccoglitore.

IL PERDONO

Quanto è difficile perdonare!
Il mondo lo considera un gesto di debolezza, noi, spesso, come un atto umiliante, che ci disonora.
Non perdoniamo gli altri perché ci sentiamo migliori, né lo facciamo pensando che l'altro cambi grazie al nostro perdono.
A volte, addirittura, il perdono che usiamo ci viene rinfacciato, ci si ritorce contro. Perdoniamo perché noi abbiamo bisogno di farlo, perché vogliamo liberarci dal rancore.
Il perdono è un gesto di volontà più che di emozione, può accadere, e accade, che anche dopo aver perdonato una persona che ci ha fatto molto male, "sentiamo" una fitta al cuore quando la incrociamo.
E il perdono non è neppure un'amnesia, non si riesce a dimenticare, si sceglie di non pensarci, di affidare a Dio chi ci ha ferito brutalmente.
Gesù svela a Pietro e a noi la ragione del perdono: siamo chiamati a perdonare perché perdonati, perché noi per primi abbiamo bisogno di essere perdonati. Perdoniamo perché figli di un Dio che ci usa misericordia senza misura, senza castigo. 
Proviamo, oggi, a vivere una giornata all'insegna del perdono.

PARR. S. GIORGIO M. DI ZANDOBBIO. Il mondo delle parrocchie e degli oratori



FONTE:"MISSIONARI SAVERIANI" OTTOBRE 2016.
Articolo: "Il mondo di può cambiare?" di DIEGO PIOVANI.

Serata di festa in casa di amici.
Mamma e papà mettono a dormire i piccoli e poi si rimane a chiacchierare di tutto un po' alla presenza anche dei preziosi e insostituibili nonni.
Il discorso scivola sul mondo delle parrocchie e degli oratori.
E' un'analisi spietata. Non esistono più i parroci di una volta, ora uno deve fare per tre perché c'è la crisi delle vocazioni, hanno meno tempo da dedicare agli altri, sembrano più preoccupati degli aspetti economici che delle anime. I cortili degli oratori si svuotano, non sono più centro di aggregazione, come è successo per decenni.

Mi vengono in mente certi missionari che, in territori molto vasti, incontrano le comunità solo un paio di volte l'anno. Mi viene in mente il ruolo dei laici che, in queste realtà, sono responsabilizzati per tenere viva la fede e attuare la Parola di Dio, anche quando manca il "titolare".
Penso ai laici e ai preti nostrani che ancora faticano, in molti casi, ad affidarsi gli uni agli altri.
Penso ai giovani e alle famiglie che a quei cortili, a quegli oratori preferiscono il centro commerciale, a chi ancora ritiene la parrocchia un erogatore di servizi, dove prendere senza lasciare, criticare senza compromettersi...

Eppure, la chiesa non può fare a meno dei giovani, pena il suo invecchiamento. Ma ha il coraggio di mettersi in cammino con loro?
L'Istituto Toniolo ha evidenziato che i giovani non chiedono una vita cristiana diversa da quella ufficiale, ma pratiche ecclesiali vive, in grado di legare la loro ricerca di fede a un contesto comunitario significativo (esperienze e testimoni credibili).
Le prassi pastorali sono avvertite come inadeguate e generano estraneità. I giovani mostrano, con il loro distacco dalla comunità cristiana, il bisogno di una chiesa più autentica e accogliente. Il rischio, altrimenti, è incamminarsi sulla strada di un'esperienza di fede soggettiva e solitaria.
La sfida, quindi, è seguire e sostenere il processo di personalizzazione della fede.

Papa Francesco durante la Gmg ha fatto una domanda ai giovani: "Il mondo si può cambiare?"
Il suo sì è sostenuto da quei ragazzi che non rientrano nella categoria giovani-divano, tutto comodità e videogiochi.
Sono ragazzi che desiderano lasciare un segno con la propria vita, consapevoli del compito che li attende.
E se per farlo si può usare la misericordia come antidoto ancora meglio. E' una buona medicina per curare  l'indifferenza di chi guarda gli eventi solo attraverso uno schema (tivù, telefonino, computer).
Papa Bergoglio a Cracovia ha preso per mano i giovani e li ha condotti a vedere il mondo secondo una prospettiva diversa, quella di Dio che ci insegna a incontrarlo nell'ultimo, nel bisognoso, nell'escluso.

Dalla Sardegna ci scrive l'amico Ignazio, attento lettore di Missionari Saveriani.
"Le statistiche della società di oggi dicono che i nostri figli acquisiscono il 20% d'insegnamento dalla scuola, il 70% dalla società e solo il 10% dalla famiglia. Se camminassimo di pari passo con la scuola e togliessimo spazio alla società, noi avremmo il 70+10% e ai posteri lasceremmo un ricordo pieno di pace, di vita, d'amore e di carità cristiana".
Non è una proposta impossibile, ma un invito, un proposito per l'ottobre missionario che stiamo vivendo.

AFFERMO PER L'ENNESIMA VOLTA: i giovani meritano molta più attenzione.

Altri post sull'argomento:
- Sala bocce                           03/03/2014
- Locale per i giovani           01/01/2015

                                                                          SERGIO

P.S. Da parecchi mesi la sala bocce è inutilizzata. E' risaputo
        che un locale non usato si deteriora in misura maggiore,
       causando gravi danni ai servizi.







giovedì 1 dicembre 2016

SPORT. Consigli a bordo campo




DON CAMILLO. Bambino di sabbia





FONTE: Libro "POESIE" di don CAMILLO BRESCIANINI.

Dedicata a tutti i bambini morti attraversando il mare per scappare alla guerra e alla fame.

BAMBINO DI SABBIA

Son nato ai piedi
d'un albero in fiore
se passi mi vedi,
del sole ho il colore.

Le nenie di mamma
mi hanno cullato;
le sue labbra di fiamma
mi hanno baciato.

Dai sorsi di vita
del seno materno
ho attinto gradita
una voglia d'eterno.

Poi ad un tratto una corsa
al collo di mamma aggrappato
stretto tra braccia di morsa
a toccare il cuore affannato.

Tra tanti corpi bagnati
sferzati da gelida notte
e dal freddo di chi li ha ingannati
ho solcato improbabili rotte.

Siamo uno, siamo molti, siam mille...
non v'è che ci sappia contare;
siam come d'un fuoco faville
costretti dal vento a vagare.

Il buio incupito da urla
ha vinto l'abbraccio tenace
trattando la vita da burla
ha rotto un sogno di pace.

Mi hanno trovato di giorno
steso bocconi su spiaggia;
solo rottami dintorno
e in bocca manciate di sabbia.