lunedì 22 dicembre 2014

GSO ZANDOBBIO. Natale dello Sportivo.



 
 
Ieri il GSO  ha completato con il Natale dello Sportivo i festeggiamenti del suo 20° compleanno.
 
Alla solenne S. Messa presieduta da don Emanuele Poletti, direttore ufficio pastorale età evolutiva della Diocesi (UPEE), è seguito il pranzo, concluso con l'attestazione di benemerenza a Giovanni Plebani, ex presidente, sotto la cui dirigenza il GSO ha conquistato 2 volte il diritto a partecipare al campionato di 2° categoria.
 
Tuttavia vorrei fare un particolare elogio al segretario Gianpiero Declinati, conosciuto da tutti a Zandobbio come Gigio.
Gigio presta la sua preziosissima opera dalla fondazione del GSO. E' una persona che ha sempre amato lo sport, in particolare il calcio.
La mia conoscenza di Gigio inizia nel 1986 quando allenavo i mini-allievi CSI di calcio della polisportiva allora esistente.
A Gigio era da poco tempo morto il papà e al ragazzo, che non giocava al pallone ed era coetaneo di alcuni mini-allievi, avevo chiesto di aiutarmi nella conduzione della simpatica squadretta.
Così lui mi aveva confermato la sua disponibilità ad arbitrare le partitelle di fine allenamento, avendo manifestato la propensione all'arbitraggio.
Ero stato contento di questa sua scelta, poiché mi sembrava taciturno e pensieroso. Inoltre ero stato molto soddisfatto quando sua mamma Sandra, mia coetanea, mi aveva ringraziato per l'interessamento a suo figlio.
Gigio aveva così iniziato anche a frequentare la mia casa, dove poteva scrivere a macchina con la mia vecchia "olivetti 82", presagendo il suo incarico di segretario del futuro GSO.
Quindi Gigio mi conosce da circa 30 anni.
 
Anche l'attuale presidente Claudio Bellini, pure lui componente del GSO dalla sua fondazione, merita un particolare elogio.
Oggi non è facile gestire anche solo una piccola società dilettantistica per le grandi responsabilità giuridiche e per il cambiamento del comportamento educativo delle persone.
 
 
 

venerdì 19 dicembre 2014

VIVERE INSIEME. Le fatine del blog fanno gli auguri.


UN SALUTO PARTICOLARE AI "RAGAZZACCI DEL 1968", CON CUI HO TRASCORSO UNA GRADEVOLISSIMA SERATA SABATO SCORSO, RINGRAZIANDO IN MODO PARTICOLARE CICCIO, MARINO E LUCIANO.



 
 

 
 
CIAO MIJIN
ARRIVEDERCI
 

POESIE.10. Canto d'amore



SONO TRASCORSI QUASI QUARANT'ANNI DA QUANDO HO SCRITTO QUESTA POESIA.
 
 


 
 
CANTO D'AMORE
 
 
 
La tenue luce mattutina compare
tra i vetri della porta d'ingresso.
La sveglia mi chiama.
Rosaria si anima lentamente.
Bevo gli ultimi dolci attimi di sonnolenza
guardando pigramente i fosforescenti raggi
attraverso la porta aperta
della nostra stanza.
Un gorgoglio penetra furtivamente
 nelle nostre orecchie.
Il piccolo Loris si sta svegliando.
Ci alziamo.
Sbadigliando ci curviamo sul lettino
e i due grandi occhi neri sorridono
all'alba nascente.
Gabriele
nella stanza accanto
naviga ancora
nelle vivaci onde dei sogni.
Accendo il fuoco
sotto il bricco del caffè.
Un nuovo giorno è iniziato.

VIVERE INSIEME. Immigrati in Italia al 1° gennaio 2014



GLI IMMIGRATI RESIDENTI IN ITALIA AL 1° GEN. 2014 SECONDO I DATI ISTAT SONO 4.922.085 SU 60.782.668 ABITANTI.
 
QUESTE SONO LE PRIME 25 POSIZIONI:
 
  1) RUMENI               1.081.400
  2) ALBANESI               495.709
  3) MAROCCHINI          454.773
  4) CINESI                    256.846
  5) UCRAINI                 219.050
  6) FILIPPINI               162.655
  7) MOLDAVI                149.434
  8) INDIANI                 142.453
  9) BENGALESI             111.223
10) PERUVIANI             109.851
11) POLACCHI                 97.566
12) TUNISINI                  97.317
13) EGIZIANI                  96.008
14) SKI LANKA                95.007
15) ECUADOREGNI          91.861
16) SENEGALESI              90.863
17) PAKISTANI                90.615
18) MACEDONI                78.424
19) NIGERIANI                66.833
20) BULGARI                    54.932
21) GHANESI                    51.602
22) SERBI                         46.958
23) KOSOVARI                 46.248
24) BRASILIANI               43.202
25) TEDESCHI                   38.136

venerdì 12 dicembre 2014

DON CAMILLO. Risposta della Regione Lazio alla lettera di don Camillo.

 
 
FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene.
 


 

 

 
L' ASSESSORATO INFRASTRUTTURE POLITICHE ABITATIVE E AMBIENTE DELLA REGIONE LAZIO risponde alla lettera che don Camillo ha inviato al Presidente della Regione Lazio e riportata nel post "Da Cene a Roma percorrendo la Francigena".
 
Roma, 30 ottobre 2014
 
 
Gentilissimo Reverendo,
 
Abbiamo ricevuto la Sua segnalazione circa il degrado di alcune zone che ha attraversato percorrendo la Via Francigena nel Suo recente pellegrinaggio.
 
La Via Francigena attraversa numerosissimi comuni ai quali è demandata la pulizia ordinaria delle strade, mentre è di competenza di questo Assessorato il tratto relativo al Parco di Veio.
 
Abbiamo segnalato alla direzione del Parco la Sua comunicazione e questa si è prontamente attivata per effettuare una verifica circa l'esistenza di discariche all'interno del Parco.
 
Ad oggi, risultano tre i punti che presentano particolari criticità: due di essi sono limitrofi al Parco ma esterni ad esso e si trovano nel Comune di Campagnano (Loc. Le Piane) e tra il Comune di Campagnano e Mazzano (Fosse delle Volghe e Santa Lucia).
 
Per quanto riguarda il Parco di Veio, esiste una situazione di criticità per lo scarico abusivo di rifiuti in una zona marginale dello stesso, presso Isola Farnese e Strada dei Ferraioli, situazione monitorata dalla dirigenza del Parco, la quale si sta attivando per il superamento di alcuni problemi logistici che finora hanno impedito che fosse effettuata la pulizia.
 
La ringraziamo per la segnalazione e ci auguriamo non solo di essere stati sufficientemente esaustivi, ma di poter registrare quanto prima la risoluzione delle problematiche almeno relativamente alle zone di nostra diretta competenza.
 
Con l'occasione ci è gradito porgerLe i nostri più cordiali saluti.
 
                             La Segreteria dell'Assessore
 
                                      Fabio Refrigeri

venerdì 28 novembre 2014

OGGETTI. La "mònega" scaldaletto



DON CAMILLO. Luigi (Gigino) Pezzoli


FONTE: avvisi settimanali  della Parrocchia di Cene.
 
 
UN INGEGNO COLLEGATO AL CUORE
 
 
Lunedì 20 ottobre, al funerale di Luigi Pezzoli, la chiesa parrocchiale non è stata in grado di contenere la folla di amici e conoscenti che hanno voluto partecipare alla celebrazione. In realtà era stato previsto questo afflusso. Per questo è stato predisposto sul sagrato un maxi schermo ed un impianto acustico, così anche coloro che non sono riusciti a prendere posto in chiesa hanno potuto sentirsi parte in qualche modo della liturgia.
La folla che ha applaudito all'ingresso e all'uscita della salma dalla chiesa è stata una bella testimonianza di come Gigino fosse stimato e amato.  Un affetto che si è meritato per i benefici che ha portato non solo a Cene, ma anche ai paesi limitrofi, con la sua capacità di imprenditore che per tanti anni ha procurato lavoro e benessere a tante famiglie, ma anche per la sua sensibilità verso tutte quelle attività (sportive-culturali-sociali) che si proponevano di animare e di coinvolgere le nostre comunità. E quando la crisi del settore tessile lo ha costretto a ridurre il personale per cercare di salvare il salvabile, il suo cruccio più grande è stato quello di lasciare le persone senza lavoro.
 
Una sensibilità umana che Gigino si è formato fin da ragazzo, quando ha sperimentato il sapore amaro della povertà e ha dovuto guadagnarsi la vita col sudore. Con la sua disponibilità alla fatica e con il coraggio di mettersi in gioco ha fatto emergere quei suoi talenti che lo hanno reso un imprenditore d'avanguardia e un generoso mecenate.
Ha saputo trafficare bene i suoi talenti non solo per sé, ma anche per gli altri.
Un imprenditore illuminato; un uomo generoso; un credente convinto, come  ha ricordato d. Chino nell'omelia del funerale. Accompagnava volentieri la nipotina al catechismo "perché, diceva, così impara a stare con Gesù che sa custodire la vita dei suoi amici."
A Gigino anche la nostra parrocchia è riconoscente per il costante aiuto che da sempre  le ha dato con lo stile di chi dona in silenzio osservando i bisogni e precedendo la richiesta stessa.
A Cene ha riservato anche un ultimo dono: Quello di essere sepolto nel nostro cimitero,"...Per poter continuare a guardare da vicino la mia Cotton" ha confidato ai familiari.
Tanto può l'ingegno quando è collegato al cuore!
Grazie Gigino a nome di tutta la comunità.
 
                                           D. Camillo
 
 
 


venerdì 21 novembre 2014

MOTO. Il passo dello Stelvio


 
Con i suoi 2.758 m s.l.m. il passo dello Stelvio è il valico automobilistico più alto d'Italia.
 
Questo passo è un mito per i ciclisti, ma anche per i motociclisti.
 
L'ho percorso nel 2010 con uno scooter di 150 cc (ma senza passeggero, quindi senza Rosaria) dal versante altoatesino, il più impegnativo con i suoi 26 km circa, con 48 tornanti e una pendenza media dell'8% circa. La salita da Bormio invece è lunga 22 km circa con 36 tornanti e una pendenza media del 7% circa.
 
Ecco alcune foto, che ho scattato con la mia macchinetta da quattro soldi.
 
 
 
 

 
 
 
 

 
 

 
 

 
 

 
 
 






 
 

 
 






 
 
 
 


venerdì 14 novembre 2014

DON CAMILLO. A cuore aperto


 
FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene.
 
 
 
 A CUORE APERTO
 
 
Mi sveglio e non riesco a respirare, non riesco a parlare, sono legato mi guardo in giro e mi accorgo che sono in un letto di ospedale, davanti a me ci sono due o tre persone e riconosco Francesca. Vedo un'infermiera, un dottore e pian piano ricordo tutto, il cuore, il ricovero, l'ospedale, l'intervento, la terapia intensiva. Mi dicono di stare tranquillo che tutto è andato bene e che il tubo in bocca mi serve per respirare e poi mi riaddormento, torno nel sonno dell'anestesia, senza sogni, senza incubi. Nei giorni seguenti mi riprendo, mi portano in reparto, mi danno informazioni sul mio intervento. Mi hanno aperto lo sterno con un flessibile, hanno fermato il cuore per tre ore e sostituito una valvola cardiaca, poi rimesso tutto apposto e il cuore ha ricominciato a battere da solo.
Comincio a pensare e mi chiedo se veramente per tre ore sono morto poi rinato; prima ti spengono e poi ti riaccendono come una lampadina, e un brivido mi scuote la schiena.
Intendiamoci questi non si chiamano solo dottori, sono degli eroi! Salvano le vite mettendoci tante volte più di quello che la loro professione ne chiede. Ma poi mi sorge un dubbio!! La vita la da Dio non l'uomo! Ma allora qualcuno ha veramente vegliato su di me! Uno? No tanti, tutte quelle persone che in questi giorni hanno chiesto mie notizie, che mi sono stati vicini. Lo capisco quando don Camillo viene a trovarmi. La sua calma, le sue parole misurate, la sua fede, mi fanno capire quanto sono piccolo di fronte a Dio e di come tante volte non vogliamo renderci conto che Lui c'è, in tutti noi, illumina la nostra anima anche se noi non ce ne rendiamo conto e fa in modo che persone umane rinnovino attraverso il loro amore la vita.
Grazie. La vostra vicinanza è stata per me fondamentale; continuate a farlo, continuate a donare l'amore che Lui ci dà; basta poco: un sorriso, un abbraccio, un saluto; basta veramente poco, credetemi.
Grazie Francesca, grazie Beatrice, grazie Don, grazie veramente a tutti.
 
                                           GianMario

VIVERE INSIEME. Compleanno del mio blog





E' il 1° compleanno del mio blog.
 
In un anno solare ho pubblicato 152 post: un bell'impegno, che mi ha "preso" in maniera profonda.
 
Ho aperto tante rubriche ed altre ancora ne ho in mente.
 
Quest'anno di blog è stato molto bello, incoraggiato anche da apprezzamenti, che non si inseguono, ma che fanno sempre piacere e ti fanno capire che sei sul cammino della vita.
 
Caro lettore, se il mio blog ti ha suscitato emozioni, ti prego di fare una piccola offerta come dal seguente bollettino, indicando come causale "per la scuola di p. Simone di Bukavu".
 
 
 
 

 
 

 
 
 
 
Questa è una mia iniziativa, in ricordo di un caro amico che ha dato tutto per la sofferente Africa.
 
 
                                                Toci
 


venerdì 7 novembre 2014

ORAT. S. GIOVANNI B. DI TRESCORE B. Giovani in missione.Eccoci in Congo






Chissà quante volte vi sarà capitato di aprire un atlante geografico e, osservando la cartina del mondo, di posare il vostro sguardo su un continente immenso e misterioso: l'Africa.
Il desiderio di poter visitare questa terra è nato in me subito dopo la proposta rivolta ai giovani da parte del nostro oratorio, di vivere un'esperienza di missione tramite il Centro Missionario Diocesano di Bergamo.
Conoscere una suora dell'ordine delle Poverelle che opera a Kingasani, quartiere di Kinshasa (capitale della Repubblica Democratica del Congo), mi ha aiutato nella scelta della destinazione, spinta dalla voglia di scoprire la realtà di questa missione e del lavoro che le suore svolgono lì; inoltre è stato di ulteriore stimolo sapere che una suora della nostra comunità, suor Clarangela Ghilardi, spese la sua esistenza a servizio del prossimo proprio in Congo, arrivando a donare la propria vita pur di non abbandonare i poveri e gli ammalati. Lei e le altre cinque suore morte a causa del virus Ebola nel 1995 saranno beatificate per il loro sacrificio.
Prima di partire per un qualsiasi viaggio si hanno sempre mille aspettative oppure nessuna, non mancano la paura e l'agitazione ma per fortuna anche una buona dose di entusiasmo.
E così il 3 agosto eccoci... Don Giuliano, Rodrigo, Matteo, Daniela, Anna e Letizia...pronti per intraprendere questo cammino.
 
La prima parte della nostra permanenza in Congo l'abbiamo trascorsa a Kikwit, la città in cui 19 anni fa morirono le sei suore. La missione di Kikoti qui presente è seguita dalle suore poverelle che un tempo condivisero con loro la vita missionaria. Abbiamo avuto la fortuna di essere accolti da suor Maria, che nel '95 era la Madre Superiora delle Poverelle e che, durante il nostro pellegrinaggio sulle tombe delle sei suore, ci ha raccontato a cuore aperto della tragedia che colpì le sue consorelle ma anche dell'amore e della fede che le caratterizzava. Qui abbiamo fatto anche una breve visita all'ospedale e alla cattedrale per poi ripartire verso la meta principale del nostro viaggio, il villaggio di Tumikia.
 
L'accoglienza gratuita e spontanea che ci riserva il popolo congolese è un aspetto che ci ha colpito subito.
La gente ci salutava per strada con un caloroso "Mbote mundele" ("Buongiorno bianco"), i bambini ci seguivano da lontano guardandoci incuriositi...
La missione di Tumikia comprende un ospedale con dispensario, la scuola primaria, l'orfanotrofio e la casa di riposo per gli anziani. E' stata una bellissima opportunità per noi il fatto che il nostro soggiorno sia coinciso in parte con il periodo di lavori per la costruzione di un acquedotto proprio a Tumikia, a opera di un gruppo di volontari di Adrara. I ragazzi hanno preso parte in prima persona ai lavori, immergendosi completamente nella vita del villaggio e condividendo lo sforzo ma anche la soddisfazione di realizzare questo progetto insieme agli abitanti. La sorgente d'acqua dista dal villaggio circa 3 km con un dislivello di 150 m. Ogni giorno donne e bambini si recano alla fonte, sopportando la fatica e l'arsura, per attingere acqua ad uso personale e domestico...acqua terrosa presa direttamente da dove sgorga, senza filtri di nessun tipo.

 
Il progetto consiste nella creazione di un  pozzo nei pressi della sorgente, da cui partono dei tubi che incanalano l'acqua verso un bacino in cui viene purificata e pompata in tutto il villaggio grazie all'energia prodotta da un sistema fotovoltaico.
L'accesso all'acqua da parte degli abitanti è reso possibile dalla presenza di 16 fontane sparse in tutto il villaggio. Secondo la tabella di marcia, verso la fine di settembre i lavori dovranno essere ultimati....sarà la concretizzazione di un sogno per tutta Tumikia.
 
Noi ragazze invece ci siamo occupate dell'animazione -e non solo- all'interno dell'orfanotrofio, curato da suor Adele. Qui i bambini vanno da 0 a 3 anni. La madre è morta di parto o per altre malattie e il padre probabilmente si è risposato e ha altri figli a carico. Dopo i tre anni i parenti dovrebbero venire a prendere il bambino, ma niente assicura questa situazione nonostante la struttura garantisca la consegna periodica di alimenti, sapone e medicine per la cura del bambino. Svolgere l'attività all'interno dell'orfanotrofio è stato un "mettersi in gioco" a tutti gli effetti. Trovarsi senza acqua o quasi, senza elettricità, senza tutte le varie comodità a cui noi e i nostri bambini siamo abituati ti costringe a cambiare le regole e a re-inventarti, scoprendo come sia possibile farcela anche con poche cose.
Bastano per esempio due o tre costruzioni, delle bolle di sapone e dei palloncini per rivoluzionare la giornata di questi bambini oppure un semplice lecca-lecca per leggergli la gratitudine negli occhi.


Bambini che chiedono solo amore, nulla di più, perché non sanno cosa siano le coccole...lo si capisce da come ti tengono stretti se li abbracci, da come ti penetrano l'anima con i loro occhi quando ti guardano.
Sono stati momenti davvero costruttivi da ogni punto di vista perché abbiamo imparato a far fronte a situazioni quotidiane, quali cambiare pannolini e imboccare i bambini in condizioni igieniche precarie, con inventiva, fantasia e tanto ottimismo.




E' davvero sorprendente vedere come le suore riescano a lavorare in modo efficiente tra la gente, con pochissimi mezzi ma sempre con il sorriso sulle labbra e una grinta contagiosa, nonostante l'età e qualche acciacco.
L'ultima fase del nostro viaggio si è svolta a Kinshasa, nella missione di Kingasani, un quartiere della periferia. Anche qui abbiamo incontrato delle suore formidabili, come suor Claudia, che ci ha accompagnato nel visitare l'ospedale della missione, un vero e proprio paradiso nella città, in cui sono presenti i reparti più importanti come maternità, trasfusioni e così via.
Il fiore all'occhiello della missione è però la biblioteca. La speranza del Congo e di tutta l'Africa sta proprio nell'istruzione e nella cultura, ed è questo l'obiettivo di tutte le missioni che abbiamo conosciuto: formare degli individui che sappiano prendere in mano le redini del proprio futuro grazie alle loro conoscenze e competenze personali. Arrivano studenti da tutta Kinshasa per studiare in questa biblioteca, aspetto che invita a riflettere sulla consapevolezza del "sapere" come arma per una vita migliore.
La realtà cittadina è completamente differente da quella del villaggio...abbiamo notato una povertà molto meno dignitosa...la mancanza di sistema fognario rende le strade dei fiumi di spazzatura e questo aspetto colpisce ancora di più se si pensa che in quelle strade ha luogo il mercato. Il forte contrasto che esiste tra il centro della città, moderno e sede dei palazzi del governo, e la periferia, la zona più degradata, è un aspetto che è difficile descrivere a parole. Neanche le fotografie rendono il senso di abbandono e di rassegnazione.
L'Africa è davvero una terra con tantissime contraddizioni...da una parte vedere certe situazioni forti ti obbliga a porti delle domande, alle quali però è difficile dare una risposta...ti costringe a interrogarti sulla complessità del mondo e sulle ingiustizie che lo abitano. Ma dall'altro lato è bellissimo vedere come alcune persone vadano controcorrente e ogni giorno lavorino per portare un po' di speranza nonostante tutto.
E' bellissimo accorgersi che, anche se piccolo, anche se apparentemente insignificante, ogni gesto d'amore verso il prossimo può cambiare la vita di chi lo riceve e di chi lo da.
Tutte le suore che abbiamo incontrato testimoniano questa verità ogni giorno con la loro vita.
In Africa ci siamo sentiti tutti subito accolti come in una grande famiglia. Ci siamo sentiti partecipi della vita comunitaria delle missioni di cui eravamo ospiti e la popolazione locale ci ha fatto sentire a casa grazie alla generosità e al calore che dimostrava nei nostri confronti. Ci siamo sentiti una famiglia anche nella fede...prendere parte alla messa della domenica nella parrocchia del villaggio è stata un'esperienza unica! Attraverso il canto, la danza e mille colori il popolo africano esprime la sua grandissima fede, in celebrazioni che durano anche due o tre ore ma durante le quali non ci si annoia mai.

Senza i miei compagni di viaggio non avrei sicuramente potuto vivere un'esperienza tanto profonda, importante e divertente...in una parola indimenticabile.
Un grazie infinito va a Don Giuliano, Daniela, Rodrigo, Matteo e Anna. Un'esperienza del genere aiuta a rafforzare i legami di amicizia e a crearne di nuovi, ad approfondire le conoscenze.


 

Nella condivisione ci si mette a nudo, mostrando le proprie debolezze e fragilità, ma scoprendo anche la ricchezza della diversità come punto di forza.
Dai momenti di riflessione seduti sulle panchine al chiaro di luna, a quelli più spensierati passati a giocare a carte e a cantare. Dalle situazioni divertenti (come creare una barriera anti-rospo per evitare strani incontri in bagno oppure i lunghi viaggi in jeep in compagnia di un gallo) a quelle più serie in cui non servono le parole per esprimere ciò che si prova.
Dai momenti di preghiera e di meditazione personali ai momenti in cui avere qualcuno al tuo fianco era l'unica cosa importante.
Ognuno di noi ha vissuto a proprio modo questo viaggio, ognuno di noi si è portato a casa un pezzetto di Africa nel cuore.

Vivere un 'esperienza di missione, seppur breve, è un'avventura che ti spalanca le porte sull'altro, ma prima ancora su te stesso perché allarga gli orizzonti, abbatte le barriere di inutili pregiudizi, ti apre gli occhi su realtà che lo schermo di un televisore non potrà mai rappresentare fedelmente; ti insegna a vivere alla giornata, a svegliarti con la luce del sole e ad addormentarti nel silenzio della notte, a condividere  ogni momento con le persone che hai accanto, ad assaporare l'essenziale,  a stupirti della bellezza della natura, a emozionarti per il sorriso di un bambino.
Venti giorni forse non bastano per capire veramente quale significato lasciano nella tua vita, ma possono essere uno spunto per lasciarsi provocare, per aprire il nostro cuore e imparare ad amare davvero... e chi lo sa, magari un giorno ci torneremo ancora!
 
 

COMUNE DI ZANDOBBIO. Il viale del cimitero






Il viale del cimitero di Zandobbio è composto da 133 cipressi.
CINQUE (?) SONO SANI
MOLTI SONO NELLE CONDIZIONI COME LE FOTO SEGUENTI
I RIMANENTI SONO NELLE CONDIZIONI COME QUESTE FOTO







venerdì 31 ottobre 2014

DON CAMILLO. Per chi suona 'sta campana?


 
FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene
 
 
 
Una delle difficoltà più grosse per me è quella di COMUNICARE E FAR SAPERE A TUTTI quello che ho nel cuore.
Mi domando sempre: il messaggio sarà arrivato a tutti? Per natura mia non voglio essere invadente entrando nel privato (che si tratti del privato personale o di quello familiare o di quello di gruppo) senza essere invitato.
Mi restano solo 2 modi possibili: quello di parlare in pubblico o quello di scrivere.
Tutti e due questi modi richiedono l'impegno da parte mia (parlare, scrivere e soprattutto prepararmi per dire e scrivere contenuti significativi); ma RICHIEDE INIZIATIVA anche da coloro ai quali è rivolto il messaggio: venire per ascoltare, prendere in  mano lo scritto per leggerlo.
Io mi impegno a curare sempre di più il contenuto di quello che dico e che scrivo. A tutti coloro che sono interessati chiedo l'impegno di VENIRE PER ASCOLTARE (e certamente anche per DIRE la propria comprensione) e di LEGGERE PER RESTARE INFORMATI.
Se qualcuno non fa né l'uno né l'altro vuol dire che, almeno per il momento, non è interessato. E io non voglio importunarlo. Rimango comunque sempre a disposizione perché chiunque lo desidera possa contattarmi per parlare, per sfogarsi, per cercare di capire, per confidarsi, per farmi domande, per CONFESSARSI...NON ABBIATE RISERVE! NON MI SENTO IMPORTUNATO. Non posso farmi trovare sempre nello studio. Se venite a suonare il campanello e non  mi trovate chiamatemi al cellulare (3402364559): a volte sono in oratorio per fare briccolate, a volte sono in paese per commissioni o per visita a qualche ammalato...Chiamatemi al cellulare e, se sono vicino vi raggiungo, oppure ci accordiamo per un altro orario...Io ci sono sia che siate in 1 sia che siate in 100 o in 1000...
Naturalmente  se si è in 1000 si tratta di tutt'altro coinvolgimento e si aprono possibilità più ampie... In 1 si è costretti a ridurre tanto; in 1000 la fantasia e lo spirito di iniziativa si moltiplicano all'inverosimile.
Io ci sto per mettermi in gioco in tutto quello che la mia povertà e i miei limiti mi permettono.
Io non so né voglio inventare chissà quale modo di comunicazione per raggiungere il più possibile tutti. Mi fermo a quello che ritengo più umano e responsabile perché richiede anche la tua iniziativa: raccogli l'invito e vieni ad ascoltare; porta a casa il foglio degli AVVISI SETTIMANALI e leggi per restare informato...
E sentiti sempre invitato personalmente.
Ogni campana suona anche per te.
Naturalmente a festa.
 
                                        D. Camillo

VIVERE INSIEME. Non essere ignorante: saresti una facile preda.


Sto parlando con un amico, seguace di un certo partito.
L'argomento è la TASI, la nuova tassa che, sommata alle molte altre in vigore, fa del popolo italiano uno dei più tartassati nella Unione Europea.
L'amico spara a zero sul governo e dice che alcuni sindaci bergamaschi del suo partito non faranno pagare la nuova tassa, che viene incamerata interamente dallo Stato.
E mi fa il nome di una grosso paese bergamasco, dove il sindaco (del suo partito) non farà pagare la TASI.
 
Rimango scettico alle parole dell'amico e dentro di me mi riprometto di verificare la veridicità di queste notizie.
 
Nei giorni successivi navigo in internet e leggo che la TASI per la prima casa l'aliquota minima è dello 0,1%, quella massima invece può arrivare allo 0,25%. I Comuni possono alzarla di un ulteriore 0,08%, portandola allo 0,33%.
Per gli altri immobili le somme delle aliquote di TASI e IMU non può superare l' 1,06%.
Non riesco tuttavia a scoprire se la tassa va a favore dello Stato o del Comune o in percentuale ad entrambi.
 
 
Entro anche nel sito ufficiale del Comune che l'amico mi ha nominato e scopro che il decantato sindaco applica la TASI del 0,3%.
 
Ma ho ancora il dubbio di chi va a favore questa tassa, anche se il comportamento del suddetto sindaco è sospetto.
 
In un giorno successivo occasionalmente parlo con un assessore di un altro grosso Comune bergamasco, il cui sindaco è sempre dello stesso partito.
Il suddetto assessore mi conferma che la TASI è completamente a favore dei Comuni, a compensazione di tagli effettuati dallo Stato e che la sua amministrazione applica la TASI del 0,22%.

Se mi fossi fermato alle parole del mio amico, avrei dovuto giudicare male la nostra Amministrazione Comunale, che invece deve essere ringraziata, perché applica la TASI solo del 0,1%.

L'italiano è uno dei popoli che legge meno nella Unione Europea.
Non leggere o non documentarsi ci lascia "ignoranti", non nel senso che comunemente si dà alla parola, cioè di "stupidi".
Il dizionario GARZANTI alla parola "ignorante" dà questo significato:

che non sa, non conosce, non è informato

Molte volte i nostri giudizi sono falsati dall'ignoranza.

Quindi è un dovere  leggere e documentarsi, anche perché in questo modo non saremo una facile preda dei tanti pifferai magici o, come Gesù dice nel Vangelo, dei falsi profeti, di cui il mondo è popolato.

                                                          Toci
 



                                                                                                           


sabato 18 ottobre 2014

DON CAMILLO. Da Cene a Roma percorrendo la Francigena.


FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene.


 
 
 

Concluso il Giochestate il 25 luglio, lasciato qualche giorno per pulire e sistemare l'oratorio, il 31 luglio carico lo zaino in spalla e con 12 compagni di viaggio m'incammino verso Roma.
L'idea è quella di percorrere la Francigena, l'antica strada dei pellegrini  che parte da Canterbury (Inghilterra) e porta a Roma, da dove prosegue verso Brindisi per coloro che volevano raggiungere Gerusalemme.
Per quest'anno ci siamo accontentati di fermarci a Roma. E' inutile dire che è stata un'esperienza bella; di quelle che, una volta portate a termine, ricordi solo momenti positivi che ti caricano di nostalgia, come se non ci fossero stati momenti di fatica.
E' stato bello camminare; belli i paesaggi che abbiamo attraversato; bello il tempo decisamente estivo che ci ha accompagnato; bella la storia sulle cui tracce abbiamo camminato; belle e valide le motivazioni che ci hanno sostenuto...ma soprattutto bella la compagnia che si è andata compattando passo dopo passo.
E' stato un CAMMINARE INSIEME che ci ha uniti e resi solidali al punto di trascurare la fatica personale per dare un po' di sollievo al compagno di viaggio in difficoltà, come chi si è caricato sulle spalle lo zaino dell'amico zoppicante, o chi, appena arrivato alla meta, anziché riposare si metteva ai fornelli a preparare la cena, o andava al supermercato a fare la spesa, o semplicemente dava la precedenza agli altri nell'unica doccia  disponibile...Piccole cose, certamente, ma significative per la conferma di quel clima di amicizia che ci ha sorretti e confortati nei 25 giorni del cammino.
Si sa che i disagi rendono più irascibili specialmente nei momenti di maggior stanchezza... Di disagi ne abbiamo provati molti, ma nessuno di questi ha creato tensione tra di noi, anzi, siamo arrivati anche a ridere e scherzare sulle disavventure che di tanto in tanto ci capitavano.
Non sto a raccontare su questi fogli la storia di questo viaggio. Chi desidera conoscerla potrà leggerla sfogliando il diario che ho scritto e spero di poter pubblicare prossimamente.
Soltanto 2 amarezze mi hanno segnato in questi 25 giorni: quella di non essere riuscito a coinvolgere nessun giovane in questa avventura che avrebbe potuto arricchirli di esperienza umana oltre che offrire a loro stimoli di Fede; e quella di aver dovuto constatare come lunghi tratti di questo percorso bello e significativo siano segnati dall'incuria e dalla sporcizia, specialmente nel Lazio.
A questo proposito ho scritto una lettera al Presidente della Regione Lazio, e per conoscenza al Primo Ministro Matteo Renzi e al Ministero dei beni ambientali e culturali.
 
Eccone il testo.

Sono il parroco di Cene, un  paesello della Media Valseriana, in  provincia di Bergamo.

Quest'estate, con 11 compagni, ho fatto il percorso della Via Francigena, da Cene a Roma.

Si è trattato di un pellegrinaggio all'insegna della Fede che trova nella Tomba degli Apostoli Pietro e Paolo e nel Magistero della Chiesa, rappresentato nella sua unità dalla persona del Papa, le sue radici e la sua garanzia.

E' stato anche un omaggio a S. Giovanni XXIII che ha portato a Roma l'originalità della nostra terra bergamasca.

E, non per ultimo, è stato un cammino mosso dal desiderio di entrare in sintonia con tutti i pellegrini che l'hanno percorso lungo i secoli.

Un cammino che merita di essere riscoperto e valorizzato per tutto quel patrimonio di Natura, di Arte e di Fede che racchiude in sé e lo rende parte viva della nostra Storia.

Purtroppo, ho constatato con profondo rammarico, quanto sia trascurato: abbiamo trovato tanta incuria nella gestione della segnaletica, dei sentieri; costretti a fare lunghi giri o a percorrere tratti di strada asfaltata in mezzo al traffico... Ma soprattutto ho visto tanta sporcizia.
Mi ha fatto specie trovare nel Parco di Veio un tracciato più simile ad una discarica che ad un percorso storico.
E questo proprio alle porte di Roma!

So che avete a che fare con problemi ed impegni molto più grossi e seri di questo.
Però Vi sarei profondamente riconoscente se prestaste un angolino della Vostra attenzione anche a questo settore, che non mancherà di dare il suo riscontro nella crescita della sensibilità e della buona educazione di un Popolo che sa trarre dalla Bellezza e dalla Storia, gli stimoli per il suo progresso.

                                   don Camillo Brescianini








Al di là di queste 2 amarezze l'esperienza è stata fortemente positiva e per questo non posso che ringraziare i miei compagni di viaggio che hanno contribuito, ognuno a modo loro, a renderla tale.
Grazie Agostino, Athos, Eugenia, Faustino, G. Carlo, G. Maria, Massimo, Michele, Osvaldo, Stefano, Tiziana, Valentino, grazie Emanuela e Gabriele che ci avete raggiunti percorrendo il "CAMMINO DELLA LUCE" proveniente da Assisi sulle orme di S. Francesco.
 


sabato 4 ottobre 2014

DON CAMILLO. Procreare non è un diritto assoluto...


FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene
 
 
 
Procreare non è un diritto assoluto o meglio: è un diritto che nessuno può limitare o togliere se la coppia è feconda e se, con senso di responsabilità decide di dare la vita ad un figlio sentendosi in grado di mantenerlo ed educarlo in modo adeguato.
Non è un diritto se la coppia non è feconda per sterilità dell'uno o dell'altro.
In questo caso il desiderio di paternità o di maternità non basta a giustificare la procreazione di un figlio sia perché è molto più elevato il rischio che il figlio venga cercato come sostegno o "abbellimento" o conforto della propria vita personale o di coppia (può succedere certamente anche ad una coppia feconda; in tal caso vale anche per questa lo stesso discorso); sia perché il Creatore (per chi non è credente la Natura) ha posto come culla della vita un gesto profondamente e intensamente umano: quello dell'amore coniugale con tutto il suo carico di emozioni che non sono indifferenti al concepimento, allo sviluppo, all'accoglienza e  all'educazione di un figlio.
Sostituire questa culla con provette, siringhe, e meccanismi vari di laboratorio, impoverisce enormemente l'origine e tutto il percorso successivo della vita di un figlio, ma anche dell'esperienza genitoriale. Vale la stessa cosa per una coppia feconda che vive il rapporto coniugale come una forzatura o con banalità in un contesto di vita sponsale scialba, fredda o addirittura carica di ostilità.
Sono due gli estremi da evitare in una vita di coppia: il rifiuto di procreare, perché dare la vita a un figlio è una grossa responsabilità che impegna fortemente a tutti i livelli; e la ricerca di un figlio a tutti i costi per un'ambizione personale o anche solo per non sentirsi inutili o falliti.
Preciso che questa è una riflessione personale che non pretende di impegnare l'autorità morale della Chiesa.
Ritengo, comunque, che sia in linea con essa nel senso che interpreta lo spirito di quanto insegna su tale materia.
Mi piacerebbe che si aprisse su questi fogli un dibattito su questo argomento che credo sia di grande attualità visti le recenti prese di posizione sulla fecondazione eterologa in Italia.
 
 
                                         D. Camillo
 
 
 
UNA MAMMA DI CUORE
 
 
Prendo al volo l'invito di Don Camillo non tanto per dichiararmi o meno a favore della fecondazione assistita e/o eterologa (ritengo questa scelta strettamente personale e difficilmente giudicabile) ma piuttosto per fare un vero e proprio "inno alla vita".
 
Sono la mamma di un bimbo mai nato e una donna consapevole che facilmente non gioirà più delle gioie di una gravidanza ma sono anche una sposa che oggi si rallegra nel pensare al proprio matrimonio estremamente fertile! (pur non avendo partorito un figlio....) La scoperta dell'impossibilità di procreare rappresenta spesso un momento drammatico nella vita di una coppia causandone una profonda sofferenza.
Scoprendo di non poter avere figli, infatti, non si perde solo la propria capacità generativa, ma si scopre di dover rinunciare a quel figlio immaginato, che esiste in maniera inconsapevole nelle fantasie inconsce. In questo senso la scoperta dell'infertilità costituisce, in una coppia, un vero e proprio lutto, perché è la perdita concreta di quel bambino ben presente dentro di noi.
 
Tuttavia bisogna ricordarsi, cosa che spesso non si fa, che un figlio non è un diritto ma un vero e proprio dono e che la vita, anche quando "ci toglie", spesso ci ripaga ampiamente! Troppe volte di fronte ai nostri drammi personali ci scordiamo di guardare a quanto di buono la vita ci sta donando: troppo impegnati a cercare di avere qualcosa che non abbiamo non ci accorgiamo di perdere ciò che già possediamo. Quante volte ci dimentichiamo di camminare l'uno verso l'altro.
Quante volte permettiamo che un forte desiderio diventi la nostra prigione e quante volte, ancora, permettiamo al mal di vivere di mettere radici nella nostra vita.
Genitori o meno ricordiamoci più spesso che non si dà vita solo mettendo al mondo un figlio, si dà vita in ogni gesto, azione, pensiero che si fa. Anche con un semplice sorriso!
 
Una mamma di cuore!