giovedì 18 agosto 2016

VIVERE INSIEME- Chiedere l'impossibile


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 01/07/2016.
ARTICOLO: "Siate realisti, chiedete l'impossibile: in passato ha funzionato" di CURZIO MALTESE.

Volere l'impossibile non è soltanto uno slogan del '68, ma uno dei più potenti motori della nostra civiltà fin dalla sua culla, il pensiero greco, al quale in realtà s'ispirava la parola d'ordine del maggio francese.
Bisogna volere l'impossibile, perché l'impossibile accada, diceva Eraclito. 
L'impossibile è accaduto spesso nel corso delle nostre vite o di quelle dei nostri genitori o nonni, anche se tendiamo a dimenticarlo.
Le prime rivendicazioni del movimento operaio, sugli orari di lavoro, i salari, lo sfruttamento dei minori, furono accolte con derisione dai padroni e dai giornali.
Un sarcasmo assoluto, anche in ambienti progressisti, ha circondato per  molti anni le battaglie femministe.
Se si leggono i manifesti anarchici dell'800, il massimo di estremismo politico dell'epoca, si può constatare facilmente che molte delle folli utopie di allora si sono realizzate, per esempio l'istruzione e la sanità pubbliche.
Quello che è accaduto negli ultimi decenni, segnati da una colossale redistribuzione della ricchezza verso l'alto, è un rovesciamento del campo dell'utopia, da strumento di rivoluzione a strumento di restaurazione.
Le oligarchie dominanti hanno capito  molto meglio la forza dell'utopia, anche negativa, di quanto non lo abbiano capito i progressisti. Hanno agito dunque su due livelli, da un lato limitando il campo dei sogni altrui, dall'altro estendendo all'infinito quello dei propri.
Per fare qualche esempio, ormai è considerato utopistico, da parte delle giovani generazioni, aspirare a obiettivi minimi come un posto di lavoro fisso e garantito da tutele. Al contrario il potere economico è vicino a realizzare imprese impensabili fino a pochi anni fa, come brevettare gli organismi viventi e privatizzare tutte le risorse naturali, a cominciare dall'acqua.
Per cambiare le cose non basta protestare. E' fondamentale ricominciare a pensare l'impossibile.
Proibire per legge la povertà, come propone Riccardo Petrella, il padre del movimento per l'acqua bene comune, oggi può sembrare un'assoluta utopia, ma domani potrebbe essere diritto universale.
Così come chiedere a Draghi di distribuire soldi della Bce direttamente ai cittadini meno abbienti, invece di continuare a pompare montagne di miliardi nel sistema bancario: è una follia da sognatori o non sarebbe magari la vera soluzione?


SPORT. L'ultima corsa di Marieke


FONTE: "la Repubblica" del 03/08/16.
ARTICOLO: "Marieke, l'ultima corsa: "Sono pronta a morire" di ENRICO SISTI.


L'ultima sigaretta, l'ultima corvée, l'ultimo valzer, l'ultima cena, l'ultima olimpiade.
Ma dopo cosa c'è?
Per Marieke Vervoort, belga di Diest, forse non c'è niente. Sta pensando di farla finita. Correrà a Rio (i Giochi Paralimpici inizieranno il 7 settembre) con la sua carrozzina e con tutto l'entusiasmo del mondo, paralimpico e non: "Ma dopo non so davvero, non so più".
Ha vinto i 100 e conquistato l'argento nei 200 a Londra 2012 (nella sua categoria T52), è stata campionessa iridata a Doha, detiene quattro record del mondo, 400, 800, 1500 e 5000. 
Ha fatto tutto con la rabbia degli atleti che non mollano nemmeno quando sentono vicina la fine, non soltanto delle gare, ha fatto tutto come sempre nascondendo il buio e il dolore che la inseguono da 14 anni: "Quando monto sulla carrozzina tutto sparisce, inizio la mia guerra privata contro la paura, la tristezza, la frustrazione, per me l'attività sportiva è tutto, l'allenamento è la mia unica ragione di vita".
La chiamano "Wielernie", "io e la ruota".
Quando scende dal suo piccolo angolo di gioia non ci sono passaggi intermedi, sprofonda nell'abisso di cui non può far altro che domandarsi: questa è vita? Dietro le competizioni c'è la porta oscura, Marieke l'apre e la chiude rimanendo ogni volta intrappolata nella malvagia rete del destino che va solo avanti e che peggiora a ogni secondo: "Non riesco più a sopportare il male".
Non dorme quasi più. Di giorno ha frequenti svenimenti e l'unica consolazione è il suo cane che le lecca il viso al risveglio.
Ha un morbo degenerativo che le ha paralizzato le gambe e la costringe a ricorrere a farmaci sempre più potenti per combattere il dolore. E a volte neppure quelli bastano a lenire la sofferenza.
E allora dopo Rio - "ho qualche chance di medaglia ma a 37 anni sarà durissima. Rio è il mio ultimo desiderio" - potrebbe ricorrere a una doppia soluzione, la prima comprensibile, l'altra estrema. 
Chiuderà con lo sport agonistico, dovrà dare addio non soltanto all'atletica ma anche al basket, al golf, alla scherma, al surf, al triathlon, alle immersioni e a tutto quello che ha avvicinato, voracemente, "spesso soltanto per dimenticarmi di me stessa".
Porre fine alla sua carriera l'ha inevitabilmente già portata a interrogarsi sulla seconda soluzione, conseguenza drammatica della prima, che la coraggiosa campionessa ha già messo in conto, uno strappo dai confini imprecisati che in Belgio è legale: l'eutanasia. Ci vuole il consenso di tre medici. Le carte sarebbero già pronte. 
Vincere, morire. Che altro. "Se così fosse, per favore, vi voglio con un bicchiere in mano..."


LIBRI. Conviene avere libri?


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 08/07/16.
ARTICOLO: "Più leggi, più guadagni: così gli scaffali pieni gonfiano il portafoglio" di GIULIANO ALUFFI.

Crescere in una casa con almeno uno scaffale di libri è una specie  di assicurazione sui guadagni futuri. 
Lo dicono i dati dell'indagine Share (Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe) che ha tenuto traccia dell'evoluzione socioeconomica di oltre 25 mila europei nati tra il 1920 e il 1956. Ed è questo il succo di uno studio pubblicato sull'Economic Journal da due docenti di economia dell'Università di Padova, Guglielmo Weber e Giorgio Brunello.
"Ci siamo concentrati sugli alunni che avrebbero lasciato la scuola a 11 anni (in Italia) o a 13-14 (in altri Paesi), e invece hanno continuato gli studi per effetto del'innalzamento dell'obbligo scolastico" ci spiega Guglielmo Weber.
In Italia questo passaggio è avvenuto nel 1963 dopo la riforma della scuola media fissò l'obbligo a 14 anni.
"Risultato? Ciascun anno di istruzione scolastica in più ha avuto come effetto un miglioramento del reddito del 5 per cento per chi aveva meno di dieci libri (extrascolastici) a casa quando era scolaro, e un significativo miglioramento del reddito (il 21 per cento) di chi aveva più di dieci libri in casa.
Insomma avere libri in casa, da ragazzi, appare un moltiplicatore degli effetti positivi dell'istruzione scolastica".
I due docenti che spiegano così la loro ricerca: "Tra i dati dello studio Share abbiamo isolato un gruppo "di controllo", ossia coloro che, prima delle riforme scolastiche, non avevano l'obbligo di restare a scuola oltre gli 11 anni (o 13-14 nel caso di altri Paesi europei) e  il gruppo dei ragazzi che invece hanno allungato il loro periodo scolastico. L'effetto moltiplicatore l'abbiamo rilevato per questo secondo gruppo, composto per lo più da ragazzi che abitavano in campagna".
I due economisti hanno anche controllato il peso di fattori come la professione paterna. Minimizzandolo. 
"L'anno aggiuntivo di istruzione  non ha effetti diversi per figli di impiegati o figli di operai e contadini" sottolinea Weber.
"Anche altri parametri, come la presenza di acqua corrente in casa, risultano ininfluenti. Ciò che fa veramente la differenza sono i libri".
Il periodo storico considerato ha visto la migrazione di massa dalle campagne alle città in quasi tutti i Paesi coinvolti nello studio, e la presenza di libri in casa appare correlata anche con questo fenomeno: "Dei ragazzi cresciuti in campagna con più di dieci libri in casa il 46 per cento si è trasferito in città, contro il 33 per cento degli altri".
E oggi che al libro si affiancano eBook e tablet?
"In un altro studio che abbiamo fatto nel 2006, abbiamo scoperto che avere libri in casa ha un effetto positivo sui risultati dei test su ragazzini di 10 anni, anche a parità di istruzione dei genitori" dice Weber.
"Insomma, è possibile che i libri continuino ad aprire la mente anche alla generazione dei millennials".

giovedì 11 agosto 2016

OGGETTI. Taxi ecologico




VIAGGI. Isole Eolie. Vulcano


Ecco le foto che ho scattato a VULCANO (21 km2 - circa 300 abitanti)
































spiagge nere



















fanghi sulfurei


















getti di vapore

















flora














no flora











SCUOLA. Gli esami delle scuole medie


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 15/07/16.
Lettera inviata a MICHELE SERRA, alla quale il giornalista risponde.

"Egregio Serra, sono docente di un Istituto Comprensivo, al termine di una carriera quarantennale.
Anche quest'anno si è celebrata la farsa degli esami finali del triennio di scuola media.
I nostri giovani (senza voler fare di tutta l'erba un fascio, esistono le eccezioni... ma sempre più rare) si presentano sciatti, distratti, annoiati, menefreghisti e ignoranti come capre.
Noi "poveri" insegnanti ad ascoltare fregnacce e striminzite tesine mandate giù a memoria; nessuno osa interrompere per non spegnere definitivamente l'interruttore. Stiamo lì a guardarli, basiti, e magari a chiederci: cosa abbiamo combinato? Nove, dieci docenti a far finta che tutto vada bene. Basta che respirino e parte un bravooooo.
I presidenti, ligi e mortificati dalle direttive ministeriali, tentano ogni anno di superare l'impasse. Motivano, mediano, incoraggiano, impastano le solite teorie consolatorie, ma il risultato è sempre lo stesso. Tutti promossi. Il degrado è costante e irreversibile, uno sprofondamento senza limiti.
I soliti soloni (che magari non hanno mai messo piede in un'aula) che pontificano sui massimi sistemi mi spiegheranno l'etiologia delle bocciature, danni e traumi e fallimenti ecc.
Risparmiate il tutto, sono quarant'anni che ascolto simili teorie di una pedagogia fallita e distruttiva.
O si torna a svolgere un vero, autentico esame finale con possibilità serie di ripetere l'anno o il Ministero lo decreti ufficialmente: la promozione è obbligatoria per tutti."

                                   Lettera firmata


"Egregio prof, la sua lettera è energica, quasi brutale, e comunque la si pensi in materia di scuola, pedagogia, educazione, non c'è dubbio che il problema esposto sia molto serio.
I miei ricordi di scuola mi consentono di dire che sì, le bocciature, gli esami di riparazione, i cattivi voti bruciano. Pesano. Spaventano.
Ma ricordo anche mio padre - uno che non la faceva tanto lunga - dirmi, tranquillissimo, che se avevo preso tre in matematica me l'ero sicuramente meritato, e che la lezione mi sarebbe servita. E la chiudeva lì, senza fare drammi, come per segnalarmi che le cadute e le sconfitte, nella vita, sono ordinaria amministrazione, e tocca a ognuno di noi rialzarsi.
Non sono un pedagogista e non ho idea di quale sia l'età "giusta" per cominciare a confrontarsi con i propri limiti e le proprie sconfitte.
Non alla scuola materna, ovvio, forse nemmeno alle elementari. Ma alle scuole medie, sulle soglie dell'adolescenza, penso che sia pernicioso dare l'idea che con il minimo sforzo si possa ottenere il massimo risultato.
La vita, poi, è severa; e ho la netta  impressione che buona parte dei dissesti emotivi e delle fragilità dei ragazzi dipendano dal bozzolo iperprotettivo nel quale li facciamo crescere. Se ogni sconfitta diventa una tragedia è anche perché alla sconfitta non si è allenati.
Il concetto di selezione entrò in profonda crisi una cinquantina d'anni fa per ragioni giustissime: si disse che la selezione era "di classe", discriminava i poveri e premiava i ricchi. Ma invece di mirare a una selezione meritocratica, che cercasse di ovviare alle differenze sociali di partenza, si è arrivati progressivamente, per pigrizia più che per convinzione, a una non-selezione, a quel "tutti promossi" a prescindere che lei considera, giustamente, una grave omissione."

                                     Michele Serra


                                                                             
                                                                                      

PARR. S. GIORGIO M. DI ZANDOBBIO. Sfilata di moda


Una serata vivace e coinvolgente in oratorio con la sfilata di moda nell'ambito della festa di 3 giorni.