giovedì 24 settembre 2015

DON CAMILLO. La prima a ........Nona (di Valdiscalve)



FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene.


LA PRIMA A .......NONA (di Valdiscalve)

Tutto era pronto per il campeggio a Livigno: i permessi del comune; la sistemazione del terreno fatto livellare per riuscire meglio a piazzare le strutture e avere uno spazio più adeguato per il gioco dei ragazzi; gli accordi con la ditta del posto per il trasporto dei container.....
Gli iscritti erano pochi; però c'era ugualmente la determinazione di riprendere questa esperienza sospesa per tre anni a causa della indisponibilità del piazzale che era stato adibito a deposito di tronchi.
Qualche giorno prima della data fissata per i lavori di montaggio faccio un giro di telefonate per confermare ai volontari la data e l'orario d'inizio dell'opera  e soltanto in 4 o 5 mi confermano la disponibilità, di questi 3 mi comunicano che possono esserci solo a partire dal giorno dopo; troppo pochi per un lavoro impegnativo come quello, da concentrare in soli due giorni. Non basta nemmeno il rinforzo di due volontari di Zandobbio e dei 4 o 5 di Almenno: dovremo essere almeno in 20 per riuscire a stare nei tempi facendo le cose bene....
Così la decisione di annullare il campeggio a Livigno e di organizzare il rientro a casa dei container che da anni  erano custoditi nel cantiere di un impresario del paese che con generosità mi aveva dato la disponibilità del posto in cambio di una preghiera per lui.
Per non deludere, però, quanti erano già iscritti, sia pure pochi, ho cercato subito un'alternativa e l'ho trovata a Nona di Scalve, in una casa della parrocchia, organizzata per accogliere gruppi come il nostro che vogliono autogestirsi.
Una bella opportunità con 40 posti disponibili, non troppo lontano da Cene (60 Km circa) ma anche sufficientemente distante da offrire un cambiamento d'aria, non troppo in alto da farci rischiare il congelamento, ma abbastanza in alto (mt. 1300) da farci gustare il clima da montagna.
Riapro le iscrizioni per vedere se qualcuno di quelli che non venivano a Livigno perché troppo lontano, troppo in alto, troppo freddo...... ci ripensa essendo cambiate le condizioni.
Risultato si ritirano in tre.
Anche se ulteriormente ridotti decido di partire.
La casa è attrezzata di tutto e si trova nel centro del paesello, tipica località di montagna non contagiata dalla cultura consumistica del turismo.
La chiesetta, un negozietto di alimentari e un piccolo bar fanno da contorno ad una piazzetta dove finisce la strada. Una viuzza pavimentata con ciottoli passa in mezzo ad una serie di case ristrutturate con gusto nel rispetto della loro vetustà, che fanno muro da una parte e dall'altra. Di fianco alla chiesa un piccolo parco giochi  e poco più sopra, in mezzo al verde di un dosso adibito a prato, un piccolo cimitero; e nell'aria di questo inizio di luglio un profumo di fieno stoccato a vista su un portico affacciato alla via principale.
L'avventura inizia domenica 5 luglio, quando arriviamo sul posto alle ore 19 dopo aver attraversato quasi indenni un temporale sul passo della Presolana.
Sistemiamo le nostre cose nelle camere. Tutto lo stabile è a nostra disposizione, ma, per questioni logistiche, ci concentriamo su un unico piano.
In attesa della cena facciamo quattro passi nella piazzetta dove alcuni bimbi di varia età stanno giocando a rincorrersi. Sono i residenti o figli di villeggianti originari del posto che hanno mantenuto qui la casa e vi ritornano ogni estate. Il loro vociare non solo non disturba, ma crea un  clima di vitalità familiare che rende ancora più accogliente questo paesello.
La nostra carovana è composta di 11 persone. 6 ragazzi e 5 adulti con un divario di età di 6 anni di Ilaria ai 65 del Don.
Pochi ragazzi ma con tanta voglia di giocare. Ma dov'è il campo di calcio?
Poco distante dai bambini vocianti c'è un gruppetto di preadolescenti che si scambiano passaggi con il pallone.
Per rompere il ghiaccio li avvicino e li provoco: "ciao! Mi sembra che ci sappiate fare con il pallone. Ma i miei ragazzi non sono da meno. Domani, se non avete paura vi sfidiamo!"
"Noi non abbiamo paura di nessuno. Accettiamo!"
"Però - faccio io - mica possiamo giocare nella piazzetta".
"No no" mi rispondono in coro "C'è un campetto di calcio qui sotto" e mi indicano la direzione verso il fondo del paese.
L'appuntamento è per domani alle ore 15.
Così con una battuta ho avuto più risultati. Creare per i nostri ragazzi un aggancio con altri coetanei, scoprire che c'è un campo di calcio a portata di mano; iniziare con una partita capace di tenere vivo l'interesse dei ragazzi stessi.
Non si tratta più di una vita da campeggio la nostra, ma di un qualcosa che costruiremo giorno per giorno cercando di cogliere le opportunità che Nona ci offre, sempre con l'obbiettivo di far crescere il senso di corresponsabilità e di collaborazione con i ragazzi, oltre che di far passare a loro alcuni giorni di serenità e di risanamento fisico e spirituale.
Questa notte si dorme bene: non fa caldo e nemmeno freddo. Ogni mezz'ora sento i rintocchi del campanile che per assicurarsi di essere ascoltato da tutti, anche dai più distratti si ripete a distanza di due minuti. Anche questo contribuisce a rendermi familiare questo paese dove tutto sembra acquistare valore: tutto quello che altrove creerebbe fastidio e tensioni a non finire.
Questione di clima; questione di ubicazione o questione di cultura?
Forse è tutto questo e qualcosa d'altro insieme, perché la cultura è certamente influenzata dal clima e dall'ubicazione, ma non può fare a meno della sensibilità umana, capace di dare un cuore a tutto se l'interesse e l'attenzione primaria sono rivolti alla vita più che agli accessori, ai fronzoli o alle evasioni che alienano.
Il programma di questa settimana è semplice:

  • oggi lunedì, giornata di acclimatamento qui in casa, con la sfida a calcio programmata con i ragazzi del posto.
  • Martedì escursione alla diga del Gleno.
  • Mercoledì. Giro e tempo libero in paese.
  • Giovedì escursione al passo della Manina.
  • Venerdì aiutiamo due ragazzi del posto che fanno parte della squadra sfidata a calcio, a fare il fieno.
  • Sabato sistemiamo la casa e ci prepariamo per il rientro a casa nel tardo pomeriggio.
Le serate le passeremo prendendoci un gelato nel bar, guardandoci un film, giocando a calciobalilla o a carte.
La preghiera delle lodi al mattino; la S. Messa alle ore 18 nella chiesa del paese, e la preghiera di compieta prima di andare a letto, arricchiranno di spiritualità la giornata.
La suddivisione dei compiti per le varie incombenze di una vita di comunità sarà l'esercizio quotidiano di corresponsabilità e di collaborazione.
Dovrebbe trattarsi di una settimana tranquilla; una bolla di serenità per ricordarci che la vita è prima delle attività ed è lo scopo di ogni forma di organizzazione soprattutto quando queste finiscono per stressarla e seppellirla.
Forse qualcuno penserà o dirà: "certo che don Camillo ha piantato qui 150 ragazzi in oratorio in piena canicola estiva, per andarsene con sole 10 persone (11 con lui) al fresco nella tranquillità".
A dire la verità, un po' di scrupolo di questo tipo mi è venuto prima di partire. Però ho pensato: questa esperienza di Nona è stata aperta a tutti e tutti potevano godersela, disposto da parte mia a prendermi in carico tutto il peso e la responsabilità di un gruppo grosso.
Se l'invito è stato raccolto solo da pochi non è colpa mia.
Non capisco perché avrei dovuto rinunciare ad una esperienza già programmata solo perché il carico di responsabilità e di fatica non era sufficientemente pesante!
Se il Signore mi concede tregua, perché non dovrei godermela? E perché i pochi dovrebbero rinunciare sempre ad un'esperienza solo perché pochi?
Per conto mio condivido in pieno quello che S. Paolo scrive ai cristiani di Filippi:
"Ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco, sono iniziato a tutto in ogni maniera: alla sobrietà e alla fame; all'abbondanza e all'indifferenza. Tutto passa in Colui che mi da la forza" (Fil. 4,12-13).
Parafrasando con la debita e rispettosa distinzione che si deve fare tra un santo Apostolo martire di quel calibro e un povero martire di parroco disperso nelle foschie del secolo presente, anch'io oso dire:
"mi sono abituato a tutto: a lavorare senza risparmio di tempo e di energie e a riposare con soddisfazione e tranquillità".... Specialmente se questo riposo può portare beneficio ad altre 10 persone.

                                           Don Camillo

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