venerdì 3 ottobre 2025

SCUOLA. Nuovi corsi di laurea

FONTE: "Bergamo salute" settembre/ottobre 2025.
Articolo: "33 nuovi corsi di laurea per il 2025/26" di SARA CARRARA.

L’università italiana investe sulla salute: boom di nuovi corsi di laurea tra Medicina, professioni sanitarie e ingegneria biomedica.

Il settore della salute si conferma uno degli ambiti più dinamici e in trasformazione dell’istruzione universitaria italiana. 
Per l’anno accademico 2025/2026, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha approvato l’attivazione di 33 nuovi corsi di laurea nel comparto sanitario, con l’obiettivo di rispondere alle evoluzioni scientifiche, tecnologiche e sociali in atto. Si tratta di un numero significativo, che riflette un impegno crescente verso la formazione di nuovi professionisti della cura, della prevenzione e della salute pubblica. Come riportato da Il Sole 24 Ore, tra le novità più rilevanti figurano 21 corsi triennali nelle professioni sanitarie, 5 magistrali, 5 corsi in Medicina e Chirurgia e 2 in Medicina Veterinaria. Si tratta di un ampliamento dell’offerta formativa distribuito su tutto il territorio nazionale, che interessa atenei generalisti ma anche realtà private e consorzi universitari, spesso in collaborazione con aziende sanitarie locali e IRCCS.

Un’offerta in espansione tra prevenzione, assistenza e nuove tecnologie

Le nuove lauree triennali nelle professioni sanitarie riguardano ambiti fondamentali come l’assistenza infermieristica, la riabilitazione, la diagnostica, l’igiene e l’educazione alla salute. L’obiettivo è duplice: da un lato, aumentare il numero di laureati in discipline in cui si registra da anni una cronica carenza di personale (come infermieri, tecnici di radiologia o fisioterapisti), dall’altro specializzare le competenze per rispondere alle nuove esigenze dell’assistenza, anche domiciliare e territoriale. Le lauree magistrali consentono un ulteriore passo in avanti in termini di autonomia professionale, capacità di coordinamento e inserimento in contesti clinici complessi. Sono percorsi pensati per formare figure in grado di assumere ruoli gestionali, di ricerca o di alta formazione continua. Particolarmente significativo è anche l’aumento di corsi in Medicina e Chirurgia, alcuni dei quali attivati secondo il nuovo modello “TD” (Tecnologie Digitali applicate alla medicina), già sperimentato da università come la Statale di Milano e l’Università della Calabria. Si tratta di un modello che affianca alla formazione clinica classica una preparazione avanzata in ambiti come l’intelligenza artificiale, la bioinformatica, la robotica chirurgica e la telemedicina. Due nuovi corsi sono stati inoltre attivati in Medicina Veterinaria, in risposta a una domanda crescente di professionisti capaci di operare non solo nel campo degli animali da compagnia, ma anche nella sicurezza alimentare, nella sanità pubblica veterinaria e nella protezione
ambientale.

Ingegneria e salute: un binomio in crescita

Al boom dei corsi più strettamente clinici si affianca un trend altrettanto significativo: quello delle lauree ingegneristiche applicate alla salute. Sono almeno cinque i nuovi corsi attivati in questa direzione: tre in Ingegneria biomedica (all’Università Kore di Enna, al San Raffaele di Roma e all’Università Vanvitelli della Campania), uno in Ingegneria elettronica e biomedica (alla Mediterranea di Reggio Calabria) e uno in Ingegneria delle biotecnologie per la salute (all’Università di Siena). In tutti questi casi, i percorsi sono pensati per formare figure ibride, in grado di progettare, gestire e innovare dispositivi, applicazioni e sistemi per la diagnosi,
la cura e il monitoraggio dei pazienti. Si tratta di una risposta coerente a una trasformazione già in atto nei contesti sanitari reali, dove la digitalizzazione della cura richiede sempre più spesso competenze trasversali tra medicina, ingegneria e informatica.

Una strategia per il futuro della salute

La scelta di ampliare e diversificare l’offerta formativa in ambito sanitario si inserisce in una strategia più ampia che punta a rafforzare il sistema salute nel suo complesso, anticipando i fabbisogni futuri. L’invecchiamento della popolazione, la crescente complessità delle cronicità, la necessità di integrare l’assistenza territoriale con quella ospedaliera, le sfide poste dalle disuguaglianze di accesso e dall’evoluzione tecnologica sono solo alcune delle ragioni che spiegano la necessità di formare nuovi professionisti – numerosi, preparati e capaci di lavorare in rete. Non a caso, molti dei nuovi corsi prevedono già esperienze di tirocinio precoce, moduli interdisciplinari, l’uso della simulazione clinica e accordi con enti del Servizio Sanitario Nazionale. È un investimento sulla qualità, ma anche sull’equità: più corsi significa anche maggiore prossimità geografica e quindi maggiore accessibilità per gli studenti di tutta Italia. In definitiva, l’anno accademico 2025/2026 segna una tappa importante nel percorso di rinnovamento dell’università italiana, in particolare nella sua capacità di accompagnare l’evoluzione del sistema sanitario con percorsi formativi aggiornati, inclusivi e orientati al futuro.





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