Dotato di viva intelligenza, dimostrata già negli anni della sua preparazione che lo faceva ritenere destinato ad un brillante ministero, egli si è inserito nella comunità di Trescore in modo così profondo da non aver mai pensato di lasciarla per un'altra destinazione.
In realtà, era lì che egli andava scoprendo ogni giorno di più la sua vocazione per un ministero rivolto al lavoro silenzioso ed al contatto personale... Egli ha interpretato la sua missione soprattutto come un dovere a comprendere e a collaborare con gli altri, portando il proprio contributo con grande discrezione.
Così egli è stato innanzitutto con i sacerdoti suoi confratelli, con i quali ha lavorato per tanti anni nella completa armonia, avendone sempre di essi e ricevendone profonda stima.
I giovani furono il campo privilegiato della sua attività. Alieno da qualsiasi atteggiamento autoritario, egli ha saputo camminare accanto ad essi, accompagnandoli fino all'età matura e riprendendo ogni volta lo stesso cammino con le nuove generazioni, seguendo con lo stesso interesse le vicende degli uni e i nuovi problemi posti dagli altri.
Animatore di sempre nuove iniziative nel campo ricreativo e culturale, non ambiva legare il suo nome ad alcuna di esse, si assumeva personalmente la fatica, anche fisica, di organizzarle e sostenerle, lasciando agli altri la gioia di dividere.
Ma il segreto di ogni sua attività era il desiderio di educare alla fede e all'onestà umana, le due cose insieme, tanto profonda era la sua convinzione che solo la fede può dare un senso alla vita e la stima per qualsiasi valore umano.
Per questo egli si è dedicato, con una passione che rimaneva immutata con il passare degli anni, all'istruzione catechistica, all'iniziazione ai Sacramenti ed all'insegnamento nella scuola, dove passava gran parte del suo tempo a diretto contatto con i ragazzi ed i problemi posti dalla loro formazione...
Avendo affidata l'assistenza spirituale delle zone di periferia del paese, si sentiva orgoglioso di essere considerato il prete di quelle famiglie ancora patriarcali, di cui ammirava l'attaccamento alla fede ed ai valori tradizionali, ma di cui conosceva anche le difficoltà e le sofferenze. Ma con la stessa dignità egli sapeva coltivare l'amicizia di persone anche lontane dalla pratica religiosa, trovandovi il modo di mantenere un contatto altrimenti impossibile.
In questo modo, don Felice è stato a Trescore, in quella che fu la sua unica parrocchia, un vero amico e testimone della fede. Il saluto che il paese gli dà, nella rassegnata amarezza di averlo perduto così presto, è anche un doveroso omaggio ad una persona che in vita non ne volle ricevere alcuno (Eco, 14 aprile 1977).
Fu l'assistente dei ragazzi di azione cattolica: on pochi li mandò a incontri e convegni (ed anche a campi scuola, per molti era la prima uscita di ....casa: ne ricordo uno al Falzarego alla fine degli anni Cinquanta). Fu l'inventore del campo da tennis, nel 1954 - 1955, al quale ci faceva lavorare subito dopo la messa prima; volle anche il gioco delle bocce; fu amareggiato quando la squadra di calcio dell'Aurora dovette rinunciare alla categoria superiore, per le troppo piccole dimensioni del campo da gioco; importò letteralmente la pallacanestro, fino allora sport praticamente sconosciuto, ne fece costruire il terreno di gioco e, con la collaborazione di altri pionieri, poté portare all'oratorio squadre della massima serie nazionale per tornei diurni e notturni, che assunsero a fama nazionale; soprattutto furono il seme dal quale nacque prima la squadra maschile e, quando don Felice, lasciato il maschile nel 1968, dovette occuparsi dell'oratorio femminile, anche di quella delle ragazze, giunta alla serie C, e che, dal 1977, porta sulla maglia il nome del suo fondatore. Suo il merito anche della fondazione della squadra di pallavolo femminile.
Fu nel primo dopoguerra anche l'iniziatore di un embrione di turismo sociale a livello parrocchiale. Fu lui a organizzare i primi pellegrinaggi a Roma, anche dei coscritti, oltre alle prime spedizioni all'estero, a quei tempi in condizioni veramente difficili. Da quel nucleo, prese più tardi vita la tradizione dell'annuale gita-viaggio-pellegrinaggio-vacanza della comunità parrocchiale, che ancora continua.
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