FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" giugno 2024.
Articolo: "La gratuità dell'usignolo" di GIANCARLO BREGANTINI Arcivescovo emerito di Campobasso-Bojano.
Cantare nella notte, senza il pensiero che qualcuno stia ascoltando.
Non per gloria ma per amore. Ecco chi oggi incarna la gratuità infinita.
In maggio-giugno, ritorna a cantare l'usignolo.
Un canto che ammalia, che riempie il cuore e che stupisce perché avviene di notte, mentre nessuno sembra ascoltare.
Eppure all'usignolo non importa dell'uditorio. Canta lo stesso. Canta anche se solo. Canta per amore, con vigore e delicatezza.
E' l'immagine ardente della gratuità. Del dono fatto nell'ombra, superando apparenze e pubblicità.
Per questo resto incantato quando, nel boschetto vicino alla mia nuova casa, alla periferia della città di Campobasso, posso ascoltarlo, in silenzio riverente. La sua musica è pienezza. E la sua gratuità è dolcezza.
Subito, nel cuore mio, che ama la poesia biblica, lo paragono al canto di Maria di Magdala. Anche lei non riesce a comprimere il gemito del suo cuore innamorato. Esce di casa, quando era ancora buio. E corre, corre con trepidazione gratuita, con il cuore palpitante. Trova vuota la tomba di Gesù. Non capisce. Canta allora la sua solitudine, in cerca d'amore. Corre e sveglia gli apostoli. Li mette in corsa, ansimanti, nel petto e nel cuore. Due angeli dialogano con lei, stupiti della sua gratuità di presenza: Donna, perché piangi? Chi cerchi?.
Subito, nel cuore mio, che ama la poesia biblica, lo paragono al canto di Maria di Magdala. Anche lei non riesce a comprimere il gemito del suo cuore innamorato. Esce di casa, quando era ancora buio. E corre, corre con trepidazione gratuita, con il cuore palpitante. Trova vuota la tomba di Gesù. Non capisce. Canta allora la sua solitudine, in cerca d'amore. Corre e sveglia gli apostoli. Li mette in corsa, ansimanti, nel petto e nel cuore. Due angeli dialogano con lei, stupiti della sua gratuità di presenza: Donna, perché piangi? Chi cerchi?.
Una voce di risposta si eleva e si fa nome: Maria! non capisce ancora. Crede di parlare con il giardiniere. E narra a lui la sua solitudine d'amore. Il suo canto notturno, da usignolo.
Quasi eco del Cantico dei cantici: Ho cercato l'amore dell'anima mia, ma non l'ho trovato...mi alzerò e farò il giro della città; voglio cercare l'amato del mio cuore! E il grido diventa abbraccio e testimonianza, in pienezza, nella luce del mattino: ho visto il Signore!
Quel canto d'amore lo sento ripetere nel cuore ardente di papa Francesco, quando, nelle nostre notti di violenza, osa ancora ripetere, insistentemente: Basta la guerra che è sempre sconfitta. Trattate, mostrate la bandiera bianca, con fiducia, per incontri di dialogo, finalmente seduti allo stesso tavolo!
Il papa è solo, spesso; solo come l'usignolo. Ma non si stanca. Canta anche nella notte della tristezza. Spesso è l'unica voce, nel deserto del nostro tempo amaro.
Una voce attesa e liberante che ritorna nel suo ultimo documento: Dignitas infinita, un titolo poetico che mi rimanda a Recanati, sul colle di Giacomo Leopardi: "Tra questa / immensità s'annega il pensier mio:/ e il naufragar m'è dolce in questo mare".
La difesa della dignità umana oggi è proprio un dono graditissimo, vero canto dell'usignolo, solitario ma necessario. Il Papa difende la nostra dignità umana da tredici insidie pericolose: dalla guerra e dal dramma della povertà, dal travaglio delle migrazioni e dalla tratta delle persone, toccando anche gli abusi sessuali, la violenza contro le donne, l'esclusione delle persone disabili.
La difesa della dignità umana oggi è proprio un dono graditissimo, vero canto dell'usignolo, solitario ma necessario. Il Papa difende la nostra dignità umana da tredici insidie pericolose: dalla guerra e dal dramma della povertà, dal travaglio delle migrazioni e dalla tratta delle persone, toccando anche gli abusi sessuali, la violenza contro le donne, l'esclusione delle persone disabili.
Potremo allora affrontare l'aborto per arrivare alla maternità surrogata, se saremo capaci di stendere una legge apposita, per bollarla come "delitto universale".
Chiarissime poi le sue parole sulla teoria del gender, che vengono incontro ai nostri adolescenti che, con fatica, stanno maturando la loro consapevolezza sessuale: "Ogni persona umana, soltanto quando può riconoscere ed accettare la differenza, nella reciprocità, diventa capace di scoprire pienamente se stessa, la propria dignità e la propria identità" (n. 59).
Avremo modo di far risuonare ancora la voce limpida di papa Francesco, nel pieno delle nostre notti esistenziali, man mano che dedicheremo un po' di tempo alla lettura del documento.
Sarà come risentire la voce, tenace e dolce insieme, dell'usignolo, nelle notti estive, sotto la luna, nel boschetto vicino a casa, in piena gratuità ma anche in fermezza di grazia. E la notte sarà luminosa come il giorno.
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