FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" maggio 2024.
Articolo: "Un appello per salvare il SSN" di RITANNA ARMENI.
I malati sono i più fragili.
La sicurezza del corpo si frantuma, la capacità di agire appare compromessa, la paura diventa dominante.
Il malato non fa i conti solo con dolore fisico, ma con la solitudine, il senso di esclusione, il timore di essere uno scarto sociale.
Sono sentimenti dolorosi ed è proprio per questo che, di fronte alla malattia, "gli altri" diventano importanti. Non solo gli affetti, la famiglia, gli amici, ma la società tutta, le strutture, i servizi, l'assistenza, le istituzioni proposte alla salute.
Tutto quello che lo Stato ha costruito perché la malattia di tutti - bambini e anziani poveri e ricchi, abitanti del Nord e del Sud del Paese - sia curata al meglio, il malato rasserenato, la guarigione più sicura, il conforto adeguato.
Alla fine degli anni '70 l'Italia era riuscita a varare un servizio sanitario nazionale concreto ed efficiente.
L'allora ministra della salute Tina Anselmi varò una legge partendo dall'idea che "la salute è la cosa più importante che c'è e dovrebbe essere uguale per tutti".
Stella polare di una riforma che rese il nostro Paese tra i migliori nella gestione pubblica della sanità fu proprio l'uguaglianza. "Il mercato della salute - diceva Tina Anselmi - è asimmetrico, il malato è debole, le case farmaceutiche fortissime".
Questa asimmetria andava cancellata con una legge che promuoveva la sanità come bene pubblico essenziale. E fu "il servizio sanitario nazionale". Tutti i cittadini avevano diritto a essere curati, se ne faceva carico lo stato.
Oggi possiamo dire che quel disegno di eguaglianza e di efficienza dello Stato è in fortissima crisi.
I tagli alla sanità avvenuti nel tempo, la compressione degli investimenti, ne hanno compromesso il funzionamento, hanno vanificato nei fatti l'idea di eguaglianza su cui era fondato.
Rinvii, lievitazioni dei prezzi, cancellazioni dei servizi sono, pian piano, diventati la norma. I malati non possono più contare su risposte pubbliche immediate ed efficienti. A farne le spese sono quelli che che non hanno le possibilità economiche per rivolgersi alla sanità privata. I meno abbienti vivono la difficoltà e il dolore di non avere una risposta alla malattia e alla sofferenza.
L'allarme è ufficiale. Quattordici importanti studiosi, impegnati in ambiti diversi dellla scienza, hanno denunciato in un appello la crisi del sistema sanitario nazionale, l'assenza di prevenzione, la mancanza di ambulatori specialistici, la prevalenza della sanità privata, il pericolo dello smantellamento di quella pubblica.
Siamo di fronte, hanno detto, a una vera emergenza. E' necessario, per superare la crisi, adeguare il finanziamento dello Stato, oggi a poco più del 6% del Pil, agli standard dei Paesi europei che spendono l'8%.
E' un problema che riguarda tutti, che non può prestarsi a strumentalizzazioni o dibattiti.
Chi governa ha bisogno di ascoltare e agire.
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