FONTE: Bollettino parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.
NON SONO FATTO PER COMANDARE
Quello del "Comandare" è un carisma importante e necessario all'interno di aggregazioni di persone sia che si tratti di forme provvisorie, sia che si tratti di forme stabili di convivenza. Questo per evitare il caos e la deriva.
C'è chi ambisce comandare e ha la capacità di farlo offrendo un bel servizio alla comunità, c'è chi non ambisce ma deve farlo per dovere e col mal di pancia, a volte riuscendo bene e a volte creando pasticci.
C'è infine , chi, cavalcando l'ambizione diventa sovrano assoluto facendo il bello e il cattivo tempo a suo piacimento e creando disaffezione e assenteismo nella Comunità.
A me non piace comandare e non ne sono nemmeno capace. Però essendo parroco e responsabile della Parrocchia, non posso sottrarmi alla pena di prendere decisioni che immancabilmente soddisfano qualcuno e scontentano altri.
Detto questo, voglio specificare che il Verbo che io preferisco in sostituzione a "Comandare" è: "Collaborare".
Grazie al significato di questo Verbo, mi sento più tranquillo pur conservando senza sconti il peso della responsabilità per quanto succede in Parrocchia. Il Verbo "Collaborare", infatti, mi mette sullo stesso piano dei parrocchiani che dedicano passione tempo e risorse per il buon andamento della Parrocchia.
Mi conforta il fatto che anche io condivido la stessa passione, oltre che il tempo (quello fuori dai miei obblighi d'ufficio), e le risorse, per le stesse finalità.
Se il Verbo "Comandare" mette la persona che comanda al di sopra degli altri che devono ubbidire, il Verbo "Collaborare" impegna tutti allo stesso modo e anche chi comanda diventa nello stesso tempo anche chi obbedisce.
Mi sono dato da sempre questa regola: di non chiedere agli altri quello che io non sono disponibile a dare o a fare.
C'è chi mi dice che devo essere più deciso a comandare. Se con questo intende dire che devo mettere le persone di fronte ad un'alternativa, dico subito che non solo non sono capace (salvo casi gravi che compromettono seriamente le persone o le cose), ma non è nella mia ottica. Io continuerò a fare la mia parte anche se con meno risultati, aspettando che il senso di responsabilità prevalga in chi non condivide, o comunque accettando che la Vita della Comunità vada più lentamente o resti più povera.
Io credo che, forzando i tempi con imposizioni, non si arriva a maturare un sentire comune; può portare a risultati più immediati, ma certamente non ad una Comunità più matura. Credo che sia questo il significato dell'espressione "Comandare è servire" che sintetizza la raccomandazione di Gesù "Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. (Mc. 10,44)"
A questo punto devo dire che sono né carne né pesce, perché, se non mi piace comandare, e in questo sono veramente un fallimento, non sono in grado ancora di essere "il servo di tutti", anche se a volte ci provo con risultati vicinissimi allo zero.
Il problema è che non so comandare nemmeno a me stesso per decidermi ad essere da una parte o dall'altra. Però, il lato positivo è che io credo nei miracoli!
A voi che leggete questa confidenza ci credete?
don Camillo
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