martedì 30 luglio 2024

RES PUBLICA. Cosa vale un voto quando la maggioranza si astiene?

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" luglio-agosto 2024.
Articolo: "Italiani sfiduciati" di RITANNA ARMENI.


Avrebbe dovuto essere  il tema principale del dibattito politico, avrebbe dovuto costituire la preoccupazione principale dei partiti di governo e di opposizione. 
E invece, dopo le elezioni per il parlamento europeo, in cui per la prima volta nella storia della Repubblica più del 50% degli italiani non ha partecipato al voto, dell'estensione si è parlato poco. Anche se questa è stata massiccia e, in alcune regioni, ha raggiunto il 60 % degli aventi diritto
Si tratta di un fenomeno importante  e pericoloso che riduce  il momento  più importante della vita democratica a questione che riguarda una minoranza. Tale da preoccupare e da esigere qualcosa di più delle analisi dei sociologi e dei politologi. Invece, ancora una volta, i partiti hanno adottato la politica  dello struzzo. Dopo le prime formali  espressioni  di rammarico, hanno nascosto  la testa  sotto la sabbia e non hanno mostrato di voler fare  alcuno sforzo di approfondimento e  tanto meno, la necessaria  autocritica.
Alcune caratteristiche  del fenomeno ci rendono chiare le motivazioni dei  tanti che hanno rinunciato al voto. I dati   del Mezzogiorno, ad esempio,  cioè delle regioni più povere del  Paese, dove i livelli di astensione hanno raggiunto il 60% suggeriscono alcune delle cause maggiori e indicano le principali categorie dei non votanti. Possiamo definirli  gli "sfiduciati", coloro che non ritengono più il voto uno dei mezzi per affrontare e risolvere i problemi che, al Sud, sono certamente più numerosi e gravi che la Nord. Sono sicuramente  "sfiduciati" i cittadini più bisognosi che avevano ricevuto un reddito di cittadinanza e ai quali dopo qualche tempo è stato tolto; sono "sfiduciati"  i giovani che per lavorare e avere uno stipendio sono costretti ad andare all'estero;  e poi chi ha visto sfumare la possibilità di un salario minimo che consentisse l'uscita da una condizione di  supersfruttamento. E chi si sente abbandonato dallo Stato nel momento in cui è  più fragile e ha bisogno di cure mediche gratuite e garantite. Questi soggetti  spiegano la maggiore  astensione nelle regioni meridionali, ma il loro malessere è diffuso in tutto lo Stivale.
Gli esperti ci dicono che quello dell'astensionismo è un fenomeno destinato a crescere. Del resto, i dati degli ultimi anni indicano una tendenza chiara. Vivremo in una democrazia per pochi? La democrazia stessa diventerà un privilegio?  E fino a quando un sistema così poco sostenuto e amato potrà ancora definirsi democratico? Il problema è grande e concreto.  Non è realmente democratica una politica che crea sacche enormi di sfiducia.  Lo è tanto di meno se questa coinvolge i meno abbienti, i più fragili.
Il dibattito politico sarà interessante e proficuo se prenderà  atto  del messaggio e del segnale che è venuto soprattutto dagli ultimi e affronterà i problemi del Paese  senza ignorare i segnali che proprio loro hanno lanciato.

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