FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" luglio-agosto 2024.
Articolo: "Italiani sfiduciati" di RITANNA ARMENI.
Avrebbe dovuto essere il tema principale del dibattito politico, avrebbe dovuto costituire la preoccupazione principale dei partiti di governo e di opposizione.
E invece, dopo le elezioni per il parlamento europeo, in cui per la prima volta nella storia della Repubblica più del 50% degli italiani non ha partecipato al voto, dell'estensione si è parlato poco. Anche se questa è stata massiccia e, in alcune regioni, ha raggiunto il 60 % degli aventi diritto
Si tratta di un fenomeno importante e pericoloso che riduce il momento più importante della vita democratica a questione che riguarda una minoranza. Tale da preoccupare e da esigere qualcosa di più delle analisi dei sociologi e dei politologi. Invece, ancora una volta, i partiti hanno adottato la politica dello struzzo. Dopo le prime formali espressioni di rammarico, hanno nascosto la testa sotto la sabbia e non hanno mostrato di voler fare alcuno sforzo di approfondimento e tanto meno, la necessaria autocritica.
Alcune caratteristiche del fenomeno ci rendono chiare le motivazioni dei tanti che hanno rinunciato al voto. I dati del Mezzogiorno, ad esempio, cioè delle regioni più povere del Paese, dove i livelli di astensione hanno raggiunto il 60% suggeriscono alcune delle cause maggiori e indicano le principali categorie dei non votanti. Possiamo definirli gli "sfiduciati", coloro che non ritengono più il voto uno dei mezzi per affrontare e risolvere i problemi che, al Sud, sono certamente più numerosi e gravi che la Nord. Sono sicuramente "sfiduciati" i cittadini più bisognosi che avevano ricevuto un reddito di cittadinanza e ai quali dopo qualche tempo è stato tolto; sono "sfiduciati" i giovani che per lavorare e avere uno stipendio sono costretti ad andare all'estero; e poi chi ha visto sfumare la possibilità di un salario minimo che consentisse l'uscita da una condizione di supersfruttamento. E chi si sente abbandonato dallo Stato nel momento in cui è più fragile e ha bisogno di cure mediche gratuite e garantite. Questi soggetti spiegano la maggiore astensione nelle regioni meridionali, ma il loro malessere è diffuso in tutto lo Stivale.
Gli esperti ci dicono che quello dell'astensionismo è un fenomeno destinato a crescere. Del resto, i dati degli ultimi anni indicano una tendenza chiara. Vivremo in una democrazia per pochi? La democrazia stessa diventerà un privilegio? E fino a quando un sistema così poco sostenuto e amato potrà ancora definirsi democratico? Il problema è grande e concreto. Non è realmente democratica una politica che crea sacche enormi di sfiducia. Lo è tanto di meno se questa coinvolge i meno abbienti, i più fragili.
Il dibattito politico sarà interessante e proficuo se prenderà atto del messaggio e del segnale che è venuto soprattutto dagli ultimi e affronterà i problemi del Paese senza ignorare i segnali che proprio loro hanno lanciato.
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