FONTE: "MISSIONARI SAVERIANI" giugno-luglio 2025.
Robert Francis Prevost, cittadino statunitense, è il 267° papa col nome di Leone XIV. Membro dell’Ordine di Sant’Agostino con i voti solenni nel 1981, presbitero nel 1982, missionario in Perù dal 1985 al 1998. Laureato in matematica e teologia, prenderà la nazionalità peruviana. Lì è parroco di periferie povere e insegnante in seminario. Dal 2001 al 2013 è Priore generale del suo ordine. Nel 2015 papa Francesco lo nomina vescovo della diocesi di Chiclayo. Nel 2023 è nominato Prefetto del Dicastero per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Nella sua persona mette in relazione il Nord e il Sud del mondo, come uomo globale che trascende i confini. La sua ascendenza comprende radici francesi e italiane dalla parte del papà; dalla parte della madre, figlia di un emigrato dominicano di origini afro-haitiane e di sua moglie creola di New Orleans con ascendenze francesi, spagnole e africane. L’unione di queste diversità culturali ha influenzato il suo carattere facendone un uomo di ascolto, dialogo e mediazione con una visione del mondo e del ministero pastorale caratterizzato da un forte impegno per l’inclusione, la giustizia sociale e la solidarietà con le comunità emarginate. In ogni luogo dove il cristiano si trova a servire dirà che la sua vocazione “è essere missionario, annunciando il Vangelo dove si trova”. Questo compito “è una chiamata all’umiltà”.
La scelta del nome è carica di significato. Si pone in continuità con Leone XIII, pontefice attento agli eventi del suo tempo, la cui enciclica Rerum novarum (15 maggio 1891), apre l’insegnamento sociale della Chiesa moderna con la sua presa di posizione in ordine alle questioni sociali. Se poi si risale alla dinastia dei Leoni fino a Leone Magno, che fermò Attila nel 452 nei pressi di Mantova, si presenta come ostacolo a ogni dominatore.
Il suo primo intervento al mondo è stato il saluto di Gesù risorto ai suoi discepoli smarriti: “La pace sia con voi!”. È pure il saluto che dà inizio alla santa Messa, come a dire che la vita dei fedeli è sempre rianimata dalle parole del Cristo risorto. La parola pace poi risuona nove volte con sfumature e declinazioni diverse. “È la pace del Cristo risorto, una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante”. Non sono dunque le armi a fare la pace ma la fratellanza. “Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore…”. La pace inizia dal cuore; un cuore pacificato semina pace intorno a sé. “Aiutateci anche voi a costruire ponti con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo, sempre in pace”. Le armi della pace sono il dialogo, l’incontro per cercare l’unità… “Camminare insieme a voi, come Chiesa unita, cercando sempre la pace, la giustizia…”.
La pace diventa ricerca del bene comune, si fa politica, economia, cultura. “Vogliamo essere una Chiesa sinodale che cammina che cerca sempre la pace…”. La pace è frutto di lavoro e una ricerca d’insieme. “Preghiamo insieme per questa nuova missione, per tutta la Chiesa, per la pace nel mondo, chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra madre”. La pace diventa missione.
p. Gianni Brentegani, sx - Brescia
P. Gabriele Ferrari ha condiviso una riflessione sull’elezione di papa Leone XIV per il settimanale diocesano di Trento, “Vita Trentina”.
La rapidità dello scrutinio e l’impressione che il nuovo eletto fosse proprio quello che ci voleva in questo momento della storia hanno lasciato in me - ma credo anche in tanti altri - la certezza che la Chiesa non è un club occidentale e ancora meno italiano, ma il popolo universale del Dio vivente, fondata da Gesù e guidata dallo Spirito del Risorto. La figura del nuovo Papa ha subito occupato e riempito la scena lasciata vuota e, in un certo senso incolmabile, dalla forte personalità di papa Francesco che sembrava non potesse essere adeguatamente rimpiazzata. Lo Spirito santo ha sconvolto e mandato in aria tutte le previsioni prima del conclave. È apparso evidente quello che il Vescovo di Como ha detto in un messaggio alla diocesi il giorno prima di entrare in conclave: “Lo Spirito santo ha già eletto il nuovo Papa e a noi tocca solo identificarlo…”.
Il Papa ha l’insostituibile carisma di unificare e dare forma alla Chiesa che grazie a lui si mantiene e cresce compatta e solida. Penso alla gioia dei cristiani latinoamericani e in particolare dei peruviani che vedono un vescovo e un missionario che ha lavorato in quella terra prendere posto sulla cattedra di san Pietro alla guida e al cuore della Chiesa. Ma voglio anche esprimere e sottolineare la gioia di noi missionari che abbiamo visto una persona come noi che ha vissuto la missione in una regione bisognosa di evangelizzazione e di presenza di missionari venuti da fuori.
Vedere papa Leone in mezzo alla gente andina, con i piedi nell’acqua e nel fango, vederlo andare a cavallo per raggiungere popolazioni lontane, è stato per me una grande consolazione personale ed ecclesiale e formativa. Vi ho visto una conferma di quanto spesso si dice negli ambienti della formazione: se i futuri ministri ordinati potessero tutti fare un’esperienza significativa nell’ambiente non cristiano della missione, quanto ne guadagnerebbe la loro preparazione e in definitiva anche la loro credibilità apostolica! Nulla meglio di questa esperienza costruisce quegli atteggiamenti di vicinanza, compassione e tenerezza che papa Francesco ha raccomandato in tutti i modi e su tutti i toni come lo stile della Chiesa nel nostro mondo. Ad multos annos, papa Leone, e grazie molte per aver accettato questo ministero!
p. Gabriele Ferrari, sx - Tavernerio (CO)
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