FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.
Il Signore chiama in 100.000 modi...Tranne che con il cellulare!
Nella nostra CET 12 abbiamo scelto di celebrare la giornata del Seminario nella Domenica del 9 Febbraio. Il significato di questa giornata è duplice: raccogliere fondi per sostenere economicamente l’opera del Seminario che è quella di formare i futuri sacerdoti che saranno a guida delle nostre Parrocchie; riflettere sul tema specifico della vocazione al sacerdozio ministeriale. Ho elencato le 2 finalità in ordine alfabetico per evitare di dire bugie dando la precedenza all’una o all’altra. Come importanza primaria in un’ottica di Fede avrebbe la precedenza riflettere, come urgenza umana in un’ottica amministrativa diventa primaria la preoccupazione economica, perciò, raccogliere. Se hai fame è non hai niente da mangiare, la prima cosa che fai istintivamente è quella di cercare il cibo. Quando ero seminarista, in III Teologia andavamo nelle Parrocchie della Diocesi a predicare per la giornata del Seminario. Allora l’urgenza di raccogliere fondi era quella più pressante perché c’era il debito contratto dalla Diocesi per il Seminario nuovo. Un debito piuttosto corposo che bisognava soddisfare. La giornata del Seminario era stata istituita appositamente per questo più che per suscitare vocazioni, perché in quel tempo il nostro Seminario era ben popolato. Mi ricordo che, nella predica che facevo in queste circostanze, vergognandomi di parlare di offerte in denaro, insistevo sulla necessità di pregare per il Seminario, costringendo il Parroco, molto più pragmatico, a sollecitare i Fedeli a dare un loro contributo economico (con mio grande sollievo). Qualunque sia la precedenza che si voglia dare alle 2 finalità, scelgo di fermare l’attenzione sul riflettere. Naturalmente sul tema vocazionale. Quando si parla di vocazione il primo pensiero è quello di pensare a Dio che ti incontra e ti invita a seguirlo come ha fatto Gesù con gli Apostoli. Certamente la cosa funziona così. Però… Lasciata a Dio la libertà di incontrarti come vuole e come ritiene più opportuno per te, in via normale…segue le vie normali, comprese quelle che sono talmente semplici o quotidiane da sembrare banali. In questo momento sto pensando a come il Signore ha chiamato me che non credo di essere un’eccezione del genere umano. Frequentavo la III elementare e, come gran parte dei miei coetanei, alla Domenica, dopo il catechismo del pomeriggio, andavo in Oratorio dove c’era la TV. Io non l’avevo in casa, come non l’avevano molti dei miei amici. Quello che ci attirava era il pallone, ma soprattutto il programma TV dei ragazzi che andava in onda alle 17,30. In programma erano le serie di RinTinTin; Ivanhoe; Lassie; Jim della Giungla; Tarzan; L’Isola del Tesoro…Film che duravano una mezz’oretta, ma che alimentavano all’inverosimile la mia fantasia. Quella mezz’ora di TV in Oratorio alimentava un po’ l’attesa di tutta la settimana. A Villongo, il mio paese d’origine, in quel periodo c’erano vari seminaristi che durante le vacanze di Natale, di Pasqua ed estive si trovavano pure in Oratorio. Erano molto più grandi di me, e io li guardavo con una certa ammirazione perché erano bravi a giocare al pallone, erano molto uniti tra di loro, ricevevano la fiducia del curato che affidava a loro alcuni compiti (accendere la TV; vendere le caramelle in un angolo della sala giochi…), ma soprattutto mi affascinavano perché indossavano i pantaloni alla zuava che lasciavano in bella vista le calze nere.
continua
don Camillo
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