FONTE: "Messaggero di sant'Antonio " febbraio 2025.
Articolo: "Dimagrire con i farmaci" di ROBERTA VILLA.
In un primo tempo, si è parlato di farmaci antidiabetici per dimagrire soprattutto come fenomeno di tendenza su Tik Tok e altri social media: vip ed influencer mostravano come bastassero iniezioni sottocutanee settimanali di un prodotto per il diabete chiamato Ozempic per togliere l'appetito, e aiutare così a perdere peso anche chi diabetico non era.
Il loro uso si è così diffuso come una moda, in maniera inappropriata, tra chi, con un leggero sovrappeso o, peggio, pur essendo pienamente nella norma, tende a standard di magrezza corrispondenti più a modelli estetici che di salute.
Ciò ha portato a un'impennata della domanda, anche grazie a medici compiacenti che continuano a prescriverli a chi non avrebbe bisogno, col risultato che molti pazienti diabetici in tutto il mondo si sono trovati in difficoltà a reperirli in farmacia.
Nel frattempo, però, vari studi scientifici hanno dimostrato l'effettiva efficacia e sicurezza di questi medicinali per la perdita di peso anche in pazienti obesi non diabetici, per cui, con appositi dosaggi e diversi nomi commerciali, queste stesse molecole sono state autorizzate dalle agenzie regolatorie per il trattamento dell'obesità (non del leggero sovrappeso!), purché sempre in associazione a interventi sull'alimentazione e all'attività fisica. Di questi non si può fare a meno, altrimenti i chili persi si recuperano molto facilmente, come dopo ogni dieta restrittiva che non incida sulle abitudini e gli stili di vita.
Per le persone davvero obese, quindi, i farmaci possono essere di aiuto, con vantaggi che sembrano estendersi a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e renali.
Molti studi sono in corso anche per verificare una possibile utilità di questi medicinali in altre condizioni come il fegato grasso, che i medici chiamano "steatosi epatica", o la policistosi ovarica, che già si cura con un antidiabetico orale, la metformina.
Alcuni dati preliminari suggeriscono inoltre che questi medicinali possano agire anche a livello cerebrale, per contrastare la dipendenza da alcol o da altre sostanze, e forse perfino proteggendo il cervello dalle malattie di Alzheimer e di Parkinson. Ma su questi fronti ci sono ancora molte prove da raccogliere.
Intanto, la richiesta continua a superare la quantità di dosi che le aziende riescono a immettere sul mercato, e ciò non contribuisce certo ad abbassare il prezzo, che continua a essere molto elevato.
Ciò li rende inaccessibili a molti Paesi del mondo a medio e basso reddito, e alle fasce di popolazione più svantaggiate dei Paesi ricchi, dove l'obesità è più comune e grave che in quelle con maggiori opportunità educative, sociali ed economiche.
Si rischia così di aggravare, invece che colmare, le diseguaglianze di salute.
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