lunedì 17 febbraio 2025

DON CAMILLO. Il sole dopo la tempesta

 




FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.

IL SOLE DOPO LA TEMPESTA

Dopo la grande delusione è arrivato il conforto.
Ero proprio triste quel Venerdì 20 Dicembre per la mancata risposta dei Fedeli alle 2 celebrazioni comunitarie del Sacramento della Riconciliazione in preparazione al S. Natale: alle 15.00, presenti 3 sacerdoti, intervenuti 5 fedeli; alle ore 20.30, presenti ancora 3 sacerdoti, intervenuti 6 fedeli.
La cosa per me si è fatta ancora più drammatica quando, andando alla chiesa di Treviolo per aiutare d. Massimo a confessare Lunedì 23 Dicembre alle ore 20.30, l'ho trovata gremita. Non potevo non domandarmi che cosa è venuto meno qui ad Albegno, oltre al Parroco un po' più scadente rispetto a quello  più spirituale e più incisivo di Treviolo?
Per orgoglio personale non volevo accettare che fosse proprio  tutta  questione di Parroci perché avrebbe significato per me un fallimento totale. Nel mio piccolo posso dire che ce l'ho messa sempre  tutta, almeno per quanto riguarda la Confessione; ho giocato tutti i Jolly che avevo disponibili ... e qualcuno l'ho anche rubato, ma non è cambiato niente.
L'unica consolazione è stata quella di pensare che anche Treviolo, facendo parte della Chiesa Universale, aveva a che fare con me, oltre al fatto che 51 anni fa, nel mio primo anno di sacerdozio, avevo fatto il mio servizio di curato proprio in quell'Oratorio.
Ma la consolazione più bella e rotonda l'ho avuta  la vigilia di Natale quando, stando in confessionale dalle 14.30 fino  alle 20.00 ho potuto constatare un consistente afflusso di persone. Non che mi sia slogato il braccio a forza di assolvere... Ci sono stati anche dei bei momenti di pausa soprattutto dalle 18.30 alle 20.00, però ho notato nei penitenti una maturità di Fede che mi ha edificato e rincuorato. Questo è stato per me un motivo di gioia, un dono natalizio che ho gradito tanto, o, per usare termini  terra terra economici, una vera e propria tredicesima. Perché, a dirla tutta, non è per pura generosità che sto volentieri in confessionale (sarei come il santo curato D'Ars, patrono dei parroci), ma perché ho la mia ricompensa nel constatare come la Grazia di Dio agisce nel cuore dei suoi figli, e di riflesso agisce anche in me.
E' qui che il Signore mi ha fatto ripassare quella lezione che già da tempo aveva svolto ma che io da buon scolaro mi ero dimenticato di studiare: "quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare (Lc. 17,10)... perché in fondo è Lui il vero artista  del capolavoro che è ogni persona; io sono solo il pennello (neanche questa è farina del mio sacco, ma è semplicemente una parafrasi di un originale di Madre Teresa di Calcutta che la lezione di cui sopra l'aveva studiata  bene  da 10 con lode!)...O forse anche meno del pennello...la semplice tavolozza sulla quale depositare e mescolare i colori. Però ci sta. Anche la tavolozza ha la sua funzione, e l'artista la richiede  e la valorizza.
Così continuo a pensare che è  cosa buona restare in confessionale per mantenere viva e disponibile una preziosa opportunità che il Signore offre aspettando con misericordiosa e accondiscendente pazienza i tempi di ognuno. Primo fra tutti il mio tempo che, mentre aspetto, ho  modo di meditare e di pregare, ritagliandomi spazi provvidenziali dentro il logorio della vita quotidiana, cosa che non farei se cedessi ad una tentazione efficentista.
E' così che il Signore, se permette che ci sia la Tempesta che non è opera sua ma fa parte della Vita, sa regalare il Sole per rincuorare e rilanciare ogni volta la Speranza.

                          don Camillo



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