FONTE : "Messaggero di sant'Antonio" ottobre 2024.
Articolo : "Tempo di accogliere " di RITANNA ARMENI.
Un milione di ragazze e ragazzi nel nostro Paese parlano italiano, frequentano scuole e studiano su libri italiani, giocano con coetanei italiani. Ma non sono considerati italiani.
I genitori sono stranieri, lo sono stati i loro nonni. La legge italiana, che privilegia lo ius sanguinis, non riconosce loro dunque la cittadinanza. Sono tanti. Uno su nove alunni, dicono le statistiche. E in futuro, non è difficile supporlo, saranno di più.
I recenti giochi olimpici e paraolimpici ce ne hanno plasticamente rimandato le immagini: giovani con volti ridenti e colorati, accenti regionali marcati, che sono diventati campioni. Eppure a tanti altri non è permesso esprimere la loro ricchezza e la loro forza.
L'Italia, lo sapevamo, non è un Paese per giovani. Ma lo è ancora meno per i giovani figli di immigrati: nessun segnale di accoglienza e di riconoscimento, nessuna legge che garantisca loro quello che già sono, cioè cittadini a tutti gli effetti del nostro Paese.
La questione non è più rinviabile. Se ne sono rese conto anche alcune forze politiche di governo.
Forza Italia ha proposto che la cittadinanza sia concessa ai minori nati in Italia - o che sono arrivati entro i primi 12 anni di vita - e che abbiano completato un piano di studi quinquennale. In questo modo, si calcola, almeno 200 mila sarebbero finalmente italiani.
Sarebbe un inizio. La risposta delle altre forze politiche di governo non è stata però positiva . Nella cultura di gran parte del governo la paura dello "straniero" sembra ancora dominare rispetto a una politica e a una pratica dell'accoglienza. Anche quando questa non fa che prendere atto di una situazione evidente: giovani completamente inseriti che solo la legislazione non ritiene tali.
Le richieste per un superamento di questa condizione che vengono dalle associazioni della società civile e del volontariato, dai suggerimenti degli studiosi dei fenomeni migratori, dalla Chiesa, sono state finora ignorate. Di qui la proposta di un referendum di rottura avanzato da associazioni e forze politiche di sinistra le cui firme sono già state depositate in Cassazione. La legge attuale (del 1992) richiede dieci anni di soggiorno legale ininterrotto per presentare domanda per la concessione della cittadinanza.
Il referendum propone il dimezzamento a 5. Se la proposta passasse, diventerebbero italiani oltre 2 milioni e immigrati e, tra questi, circa 500 mila bambini e bambine.
Sappiamo che il percorso di un referendum, e anche quello di una legge, in Italia è lungo. I problemi invece sono urgenti. I ragazzi e le ragazze di cui parliamo tra qualche anno saranno maggiorenni . Lavoreranno e metteranno su famiglia. Anche da loro dipenderà il processo produttivo e riproduttivo del Paese. Ci aiuteranno, se possibile, a salvarci dal declino economico e demografico. Se è doloroso per loro non essere accettati è irragionevole per il Paese continuare a rifiutarli.
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