martedì 18 gennaio 2022

STORIE DI VITA DI ZANDOBBIO. Ricordi d'infanzia del Bubi

 


FONTE: libro "Sul filo dei ricordi..." ideato e stampato dal GRUPPO PARROCCHIALE PER LA TERZA ETA' di Zandobbio.

Ricordi d'infanzia del Bubi

Siamo a Zandobbio negli anni della seconda guerra mondiale dal 1940 al 1945.
I nostri padri e i nostri fratelli maggiori sono impegnati in guerra o nella lotta partigiana, o si sono rifugiati nei boschi per sottrarsi alla prepotenza dei tedeschi.
Noi ragazzini sui dieci-dodici anni eravamo sorvegliati, ma non troppo, dalle nostre madri che dovevano risolvere problemi ben più grossi: come procurarsi il cibo quotidiano e seguire le vicende di chi era al fronte.
In questo periodo noi ragazzini eravamo liberi e inconsciamente felici, come cani lasciati senza collare.
Ricordo bene gli amici di quegli anni, perché con loro ho passato giorni allegri e felici: posso nominarli, alcuni di loro, con nome, cognome e soprannome.
Il Gino Facchinetti detto co ross per via dei suoi capelli, il Gianni Antonioli detto Piracì, perché suo padre era il Piacio, il Nano Manèta, il Bruno Calì, il Pistèl, il Bepo Bena detto Patata, il Chico Vigani ed il Guido Finazzi detto Ciripì.
Purtroppo alcuni di questi miei amici d'infanzia, oggi che io ho settant'anni, non li posso salutare più, perché se ne sono andati, ma con gli altri che hanno avuto la fortuna di restare vivi voglio ricordare quei giorni felici.
Le giornate estive erano lunghe ed assolate, il canto delle cicale riempiva le nostre orecchie in maniera continua ed instancabile, il caldo era sofficante e noi ragazziu allora andavamno nella Malmera a pescare i gamberi ed i sanguani e le bòse.
Questi pesci oggi sono scomparsi dalle acque del nostro torrente ma a quei tempi ci facevano sentire tutti dei provetti pescatori. Nei pomeriggi più assolati cercavamo di sfuggire l'afa andando a nuotare nel canale della Calvarola, poi ci rifugiavamo nel bosco a mangiare fragole selvatiche e a cercare nidi di merli.
I ragazzini più piccoli frequentavano al campo sportivo la Colonia Elioterapica: facevano i bagni di sole e al pomeriggio ricevevano una merenda a base di pane e marmellata, che a quei tempi era una ricchezza, una vera leccornia.
Alla sera il campo sportivo era libero dagli ospiti della colonia e restava a disposizione di noi giocatori di calcio: il pallone non era regolamentare, non aveva la camera d'aria, troppo cara per i pochi soldi che possedevamo, così noi lo riempivamo di stracci per gonfiarlo al massimo. Certo non rimbalzava ed era parecchio pesante specialmente per dei calciatori che giocavano a piedi nudi e spesso si prendevano certe spigolade molto dolorose!
Tempi felici, fatti di poco, senza TV, senza computer, ma rallegrati dal canto degli uccelli e dal profumo dei campi di erba tagliata.
Purtroppo la situazione sanitaria era molto precaria: in tutta la bassa Val Cavallina c'erano solo due medici il dr. Giuseppe Mazzoleni ed il dr. Agostino Palazzolo. I medici facevano quel che potevano, ma non erano ancora a disposizione gli antibiotici, perciò la mortalità infantile era molto alta: d'estate per tifo e gastroenterite e d'inverno per polmoniti e meningiti. Il parroco di allora, don Angelo Bosis, raccontava a mia nonna che in una estate molto torrida aveva dovuto celebrare ben quaranta funeralini.
In quei tempi la gente era più semplice, si accontentava di poco, la Fede era più sentita e disgrazie venivano accettate e sopportate senza drammatizzare.
Oggi si vive più a lungo, possiamo avere tutto quello che desideriamo, ma resta una grande nostalgia per quei tempi semplici e felici, quando noi eravamo molto più giovani e la vita ci sorrideva.

                                       Dott. Gabriele Riva
                                                   classe 1933

           

                                                            


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