lunedì 10 gennaio 2022

GIOVANI E RAGAZZI. La giovinezza.1


FONTE: Libro "Il benessere della solitudine" di Valerio Albisetti edito da PAOLINE Editoriale Libri.


Questo post, già pubblicato il 15/10/15, fa riferimento alla quinta edizione del libro.


GIOVINEZZA

"I giovani costituiscono la fascia di persone che si sentono più sole e, molte volte, preferiscono la morte alla vita. I fatti di cronaca, alla fine di questo secolo, mi danno ragione.
La giovinezza, in particolar modo l'adolescenza, è un periodo di transizione dall'infanzia all'età adulta; dunque è un periodo di turbamento, di agitazione, di insicurezza, di sofferenza, perché si va alla ricerca della propria identità, della propria consapevolezza.
In fondo, questo passaggio di età è complesso: si comincia ad avere bisogni e desideri da adulti, mentre permangono ancora residui dell'età infantile.
Durante il periodo adolescenziale si cerca l'autonomia personale, e l'amicizia fra coetanei diviene il più grande bisogno. Il rapporto fra coetanei sostituisce l'attaccamento ai genitori.
Ma questo passaggio non è automatico e non è uguale per tutti.
Il giovane vive una situazione psichica complessa: da una parte deve acquistare fiducia in se stesso, dall'altra deve far fronte e adeguarsi alle regole sociali. Spesso non riesce a vedere soddisfatte le aspettative riposte negli amici ma, d'altra parte, non si sente più di tornare a identificarsi nelle figure genitoriali.
Uscire dalla famiglia senza disporre di una rete di amicizie è certamente difficile.
Tutto ciò può favorire un periodo di solitudine.
Il modo di affrontare questa esperienza di separazione e di solitudine incide significativamente, in genere, sul futuro dei rapporti tra genitori e figli.
Il fatto, poi, che i genitori lascino andare i figli troppo presto o troppo tardi può aggiungere ancora più stress, insicurezza, dipendenza e solitudine. Alcuni giovani rifiutano di crescere, ad altri viene impedito.
L'adolescenza è un'età piena di confusioni e di timori. Il bisogno di essere accettati è così forte che, a volte, impedisce o rende difficili una buona strutturazione dell'io e la fiducia in se stessi.
Esiste una correlazione tra solitudine e autostima. Più alta è l'autostima, meno solo si sente il giovane.
Sono sempre stato convinto, e grazie ai dati raccolti per scrivere questo libro lo sono ancora di più, che i giovani sono le persone più sole in assoluto, anche più degli anziani.
Anche i mass media non aiutano i giovani. Si interessano dell'età adolescenziale, ma solo perché rappresenta un vasto mercato per gli affari.
Oggi gli adolescenti possiedono una certa disponibilità di denaro proprio e i genitori sono continuamente sollecitati in questo senso dai media, i quali fanno credere loro che la disponibilità di denaro faciliti l'indipendenza psicologica.
I media, dunque, fiutano l'affare economico. 
D'altra parte, i media creano illusioni, aspettative.
E i giovani, che sono idealisti per definizione, che vedono il mondo solo in bianco e nero, credono ciò che i media  propongono loro. Per poi, andate disattese le aspettative, perdere ogni fiducia in se stessi e nel mondo, cadere in depressione e in solitudine.
C'è da meravigliarsi se i giovani, non riuscendo a vivere come vedono in televisione, si sentono soli, inadeguati, frustrati?
Occorre infatti molta consapevolezza per comprendere che si può essere felici anche con relazioni non così perfette con persone non così magnifiche.

Ricordo la mia prima giovinezza.
Il senso cupo, come rumore di fondo, della mia solitudine.
Il mondo appare incomprensibile, irraggiungibile.
La difficoltà a comunicare, soprattutto con l'altro sesso.
Il sentirmi inadeguato, impaurito di fronte alla bellezza di un volto, di un corpo femminile. La paura del rifiuto.
Orgoglioso adolescente, inconsapevole strumento della misteriosa natura umana, svelto costruisci un tuo mondo per difenderti da ciò che desideri. Vorresti essere accettato, compreso, amato, adorato.
Non accetti la realtà.
Non vuoi accettarla. Tutto ti sembra insensibile, lontano, prevedibile, inutile.
Tutto finisce, ti dici. Perché dunque vivere?
Poi pian piano il tempo ti sovrasta, ti riempie, ti annulla e tu, rassegnato, lo sopporti, sperando un giorno di farla finita, oppure fuggi verso la grande città alla ricerca di tuoi simili con cui fare una banda, spinto dal bisogno estremo di appartenenza a un gruppo.
Cerchi qualsiasi dannata risposta purché ti dia sicurezza.
Per alcuni è la droga, per altri la parola.



Nessun commento: