FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.
NATURA TRADITA
Sarà che sono anziano, ma forse proprio per questo ripenso spesso a quando ero bambino.
Andavo a scuola a piedi (almeno 1 km di strada sterrata in mezzo ai campi); partivo da casa da solo, poi, man mano si aggregava qualche compagno che abitava nei casolari lungo il percorso.
A scuola bisognava arrivare impeccabili: grembiulino nero in ordine (quelli più grandi avevano la blusa); capelli ben pettinati; mani e faccia pulite e cartella con tutto l'occorrente.
Finite le ore di lezione tornavo a casa, sempre a piedi, stesso percorso, ma tutta un'altra storia. Con i compagni di carovana ne facevamo di peste e di corna, compresa la lotta.
Non erano liti, ma prove per vedere chi era il più forte. Così, di tanto in tanto, mi capitava di finire nel fosso nel quale c'era sempre un po' di acqua melmosa sufficiente per inzuppare i vestiti e i quaderni.
Difficile noscorderlo alla mamma in primavera, per farmi perdonare, le portavo una mazzetta di asparagi selvatici che raccoglievo nelle siepi, comunque non c'era né primavera, né autunno, né inverno che mi potessero risparmiare le romanzine e gli allegati castighi.
Nelle vacanze estive la mia casa era il bosco dove mi portava la passione per i funghi; e poi i prati che circondavano casa mia, dove passavo pomeriggi interi a giocare a banditi e indiani o a cip (nascondino); anche allora mi capitava di tornare a casa a volte ammaccato, a volte con i vestiti stracciati, pronto ad accogliere la sfuriata della mamma.
Oggi ricordo con tanta simpatia quei tempi che mi hanno permesso di crescere forgiato dalla campagna, dal sole, dalla terra e dalle quotidiane sfuriate materne.
Non sento nostalgia, perché desidero che la vita vada avanti, ma non darei neanche un istante dii quei tempi in cambio dell'infanzia di oggi.
I tempi sono cambiati; si sono specializzati e moltiplicati i progetti educativi, gli impegni dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti, inseriti a tempo pieno nei più svariati programmi; sono aumentate le preoccupazioni riguardo alla loro sicurezza e incolumità per cui ci si preoccupa di tenerli sotto stretta sorveglianza; si accompagnano in macchina a scuola, in palestra, nel centro sportivo...
Le strutture sono certamente migliorate, ma hanno perso l'anima. Si punta a realizzare tutto il più possibile in materiale sintetico, di plastica o di policarbonato...più pratico, meno costoso da gestire, ma che diventa un vero e proprio isolante che impedisce il contatto con la natura viva che ti sporca e ti sferza con la sua rudezza, ma che ti sa anche accarezzare con i suoi colori vivi e i suoi profumi delicati e robusti, oltre che con le sue sorprese.
Io non cambierei un istante della mia infanzia sudata sui banconi di legno massiccio della scuola a intingere il pennino nel calamaio dell'inchiostro per riempire le pagine di un quaderno a quadretti con aste, trattini e puntini; non cambierei un istante di quella fatica scolastica con l'abilità tecnica dei bambini di oggi che digitano con naturalezza sulla tastiera di un cellulare i codici per navigare in un immenso virtuale senza odori e senza profumi.
Di domenica sulla tavola non c'era un gran che da mangiare: tanta polenta (perché costava poco), prodotti del pollaio e dell'orto di casa; però in cucina c'era un profumo di cibo cucinato col tempo e la passione, e la tavola ci affiatava tutti.
Oggi, il poco tempo a disposizione, la frantumazione degli impegni anche di domenica, e tante altre varianti, rischiano di cancellare anche questa esperienza conviviale capace di creare o rinsaldare le relazioni umane.
La scienza un domani sarà in grado di sostituire la svariata gamma di menù tipici, con una altrettanto svariata gamma di pastiglie capaci di rispondere nel modo più adeguato alle molteplici esigenze del nostro organismo, senza più bisogno di sedersi a tavola.
Così pure saprà trovare il modo di costruire la vita umana sintetica, più resistente al deterioramento, perciò più longeva e, perché no, immortale, senza più bisogno dell'amplesso amoroso di maschio e femmina.
Non si può tornare indietro nel tempo. Anche potendo, non sarebbe giusto farlo, perché bisogna sempre guardare avanti.
Il progresso tecnico-scientifico è certamente un grande vantaggio per tutti. Solo che dobbiamo avere la saggezza di rispettare la natura di ogni cosa, e soprattutto la natura dell'essere umano, di ognuno di noi che portiamo nei nostri codici genetici un bisogno ineludibile di natura, quella che ti fa sporcare di terra, ti inzuppa con le sue varianti di stagione e ti coinvolge a passare il tempo, tanto tempo, tutto il tempo ad essere te stessi, alimentato da un anelito infinito che è la nostra vera grandezza e l'impronta del Creatore.
don Camillo
NATURA TRADITA
Vanno di moda i campi di calcio
tutti perfetti in erba sintetica.
Pesano meno sul parco bilancio,
non ti sporchi giocando, si salva l'estetica.
Anche l'amico che mi è confinante
si è fatto un giardino roccioso d'incanto.
Guardo un po' meglio: vi è dominante
la roccia cemento che non merita vanto.
Anche qui in chiesa dove cerco purezza
trovo dei fiori di plastica dura:
"creano impatto, fanno bellezza!"
Mi spiega il custode con voce sicura.
Sopra le tombe dei cari defunti
ritrovo quei fiori sbiaditi dal sole:
sono l'omaggio dei parenti compunti
per risparmiare tempo e parole,
Nemmeno la musica vibra calore:
parole sconnesse, ritmo tedioso.
L'Arte è scomparsa e ha preso valore
l'utile solo ad appagar l'ambizioso.
La stampa ha ceduto al digitale;
la scheda elettronica prevale su tutto;
tramonta persino il rapporto verbale;
siam programmati dalla nascita al lutto.
Non abbiamo motivo per sederci a mangiare;
adeguate pastiglie basteranno a nutrire;
non sarà più l'amplesso a far procreare
perché le provette sapran partorire.
Fermo per strada un qualunque passante:
"dimmi che questa è solo fantasia!".
Trovare chi sappia smentirmi è importante
mi farebbe davvero una gran cortesia.
don Camillo
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