FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" di dicembre 2021.
Articolo: "La tecnica del paletto" di DANIELE NOVARA.
A un certo punto l'infanzia finisce e i figli non sono più bambini. Svuotano la camera dai giocattoli invitando la mamma a portarli in cantina. Inizia un nuovo film: quello dell'adolescenza.
Mi scrive la mamma di Davide (14 anni): "Non riesco a comunicare con mio figlio. Non mi ascolta più. Mi sento inutile. Sembra non considerarmi. A volte gli faccio domande e neanche risponde. In altre occasioni lo richiamo ai suoi compiti, ai suoi doveri, ma ogni volta è come andare a sbattere contro un muro. Cosa sta succedendo? Sono io che ho sensazioni sbagliate o davvero è entrato in un altro mondo? Qual è ora il mio ruolo di mamma?"
Simili domande sono all'ordine del giorno, tanto più in questo periodo, dopo un lockdown molto duro che ha costretto i ragazzi a stare chiusi in casa per un anno, in una condizione contro natura per la loro età. Gli adolescenti vogliono uscire dal nido materno e allontanarsi dal controllo genitoriale. Allo stesso tempo, però, questa libertà dev'essere ricondotta all'interno di argini che possono evitare le derive più tipiche dell'età: stare otto ore davanti ai videogiochi, rinunciare all'impegno scolastico, fare uso di alcol e di tabacco se non di sostanze più trasgressive.
A quest'età, i figli non sono più bambini: non si tratta, quindi, di sgridarli. A partire dai 12-13 anni diventano quasi irriconoscibili. Un altro pianeta a tutti gli effetti. Occorre piuttosto creare un'organizzazionne educativa che faccia della loro libertà e della loro voglia di conquistare il mondo la base di questa nuova fase di vita.
Che fare dunque? Personalmente suggerisco una tecnica che illustro nella tabella (tratta dal mio libro Organizzati e felici) che vedete sotto, e che risulta nella mia esperienza di pedagogista, la più efficace: la tecnica del paletto.
Essa disegna una sorta di perimetro dentro al quale i ragazzi possono muoversi con libertà. In un certo senso, ricalca il ruolo "paterno", perché è orientata a responsabilizzare i ragazzi pur mantenendo un profilo educativo nei loro confronti.
A questa età, infatti, non vanno ancora mollati, anche se sono grandi, ma occorre agire senza compromettere il loro legittimo desiderio di vivere nuove esperienze e di esplorare autonomia e libertà.
Ho sempre trovato strana la frase: "Questa casa non è un albergo", però mi permetto di proporne un'altra sulla falsariga, da rivolgere ai nostri ragazzi: "Questa casa sarà anche un albergo, ma io, genitore, costruirò per te una buona reception, dove tu possa trovare un punto di riferimento, un limite e anche una base di partenza".
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