martedì 30 aprile 2024

RIFLESSIONI. Tra il dire e il fare.....

 




FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" febbraio 2024.
Articolo: "Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare" di SIMONE OLIANTI.


"Mentre si aspetta di vivere, la vita passa" (Dum differtur, vita transcurrit), scrive acutamente Seneca all'amico Lucilio (Lettere a Lucilio 1,1).
Qualcuno si potrebbe chiedere, allora: che cosa aspettiamo a fare una vita che sentiamo davvero nostra e nella quale ci riconosciamo?
Che cosa ci impedisce di realizzare i nostri sogni e di vivere la nostra vita da protagonisti invece che da comparse anonime?
Spesso l'ostacolo si cela nei meandri sfuggenti e non facilmente afferrabili della nostra mente.
Siamo davvero quello che pensiamo, come affermava il Buddha?
Quanto influiscono le nostre convinzioni profonde, talvolta strutturate come veri e propri dogmi mentali, sui cambiamenti che desideriamo fare e che non riusciamo ad attuare?
Finché nella nostra mente prevale il pensiero che "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare", lo scarto tra l'intenzione e l'attuazione, tra il desiderio e la sua soddisfazione, rimane incolmabile.
Per questo è importante lavorare sui propri pensieri e sulle proprie convinzioni radicate, perché sono elementi indispensabili per la costruzione di una vita serena.
Gli ostacoli più difficili da superare sono  nella nostra mente: finché pensiamo che una cosa sia impossibile da realizzare, lo sarà. Poche cose sono così efficaci come quelle credute in maniera rigida e dogmatica.
Tante volte mi sono chiesto, nel mio lavoro di accompagnamento delle persone, che cosa ostacoli più frequentemente un cambiamento desiderato.
Quasi sempre emerge, seppure in maniera non sempre e non subito consapevole, che "tanto è tutto inutile" e che "non c'è niente da fare", perché "nessuno può far niente per me".
Insomma, che tra il dire e il fare...c'é un abisso incolmabile. E questa convinzione radicata paralizza il cambiamento, perché inibisce  l'azione e la possibilità di fare qualcosa di nuovo, di diverso e di più utile.
Ogni reale ed efficace cambiamento comincia dal confutare questa  credenza e dalla capacità di generare delle alternative: e se tra il dire e il fare non ci fosse il mare, ma il cominciare?
Le convinzioni limitano la visione del mondo oppure la ampliano; se nelle difficoltà si infettano i pensieri, tutta la vita si infetta, perché i pensieri, le emozioni e i comportamenti interagiscono e si influenzano reciprocamente.
Martin Seligman, uno dei pionieri della "psicologia positiva", una disciplina recente che si interessa al funzionamento umano ottimale, ci ha aiutato a comprendere i meccanismi cognitivi che stanno alla base della depressione e anche dell'ottimismo.
Alla radice della depressione si riscontrano meccanismi cognitivi, cioè modi pensare infettati da virus mentali che conducono a una forma di impotenza che instilla nella mente la sensazione di non potercela fare, di non avere vie d'uscita, e porta quindi alla paralisi di ogni possibile cambiamento.
Il pessimista pianifica il peggio, pensa a quel che potrebbe andare storto e poi lo applica alla perfezione. Il pessimista vede sempre e solo il mare, tra il dire e il fare, e si sdraia più o meno comodamente nella poltrona della propria mente.
E l'ottimista allora che cos'è? Non è certo una visione ingenua che  banalizza le difficoltà o minimizza il dolore; è un modo di vedere la vita che che non ne sottovaluta le asprezze. E' aprire la mente a nuove possibilità e prospettive e cominciare a muoversi nella direzione della luce, alla fine del tunnel.
L'ottimismo non è focalizzarsi soltanto sul bicchiere mezzo pieno, ma chiedersi che fine hanno fatto gli altri bicchieri, perché non c'è un solo bicchiere nella vita: ci sono sempre delle alternative e un altro modo di vedere le cose.
C'è anche un altro aspetto importante a cui dovremmo fare più attenzione: come interpreti il bicchiere mezzo vuoto?
Come reagisci a un insuccesso, a un fallimento, a una crisi?
Ti deprimi, ti butti giù al punto che ti lasci cadere le braccia?
Che cosa dici quando ti accade qualcosa che non ti aspettavi: ti chiudi in te stesso e cominci a lamentarti perché nessuno ti capisce? (Cfr. S. Olianti, Scegli di vivere. Cambiamento e gusto della vita, Emp, 2017, pp. 78-81). Oppure provi a generare  delle alternative e dei pensieri potenzianti?
Se vuoi rendere migliore la tua vita, devi prima rendere migliori i tuoi pensieri su di essa e su te stesso. Le parole che ci diciamo hanno un gran peso, ma non basta, perché le intenzioni non producono risultati, le azioni sì!
Puoi diventare molto consapevole e ristagnare nella situazione che ti ha paralizzato; c'è una grande differenza tra conoscenza e applicazione della conoscenza!
Bisogna rinsaldare la fiducia che la vita può sempre rifiorire, anche nella desolazione dell'inverno, come ci ricorda il poeta Gibran: "Se l'inverno dicesse: ho la primavera nel cuore, chi gli crederebbe?".
Coraggio, dunque, riprendiamo il cammino pieni di speranza, con la certezza interiore che tra il dire e il fare c'è sempre il cominciare.
E quando si cade, rialziamoci in fretta e ricominciamo a credere nella primavera e a gustare la gioia di vivere.

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