mercoledì 3 aprile 2024

RES PUBLICA. Suicidi in carcere

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" marzo 2024.
Articolo: "Suicidi in carcere" di RITANNA ARMENI.

Il caso di Ilaria Salis, la ragazza italiana detenuta in condizioni a dir poco disumane nelle carceri ungheresi, induce una riflessione  non solo sulla detenzione in Paesi in cui lo stato di diritto è evidentemente debole, ma anche sull'Italia, sulle case di pena del nostro Paese, la loro organizzazione, le loro mancanze. E riporta alla memoria dati e numeri spesso dimenticati. 
Tra questi - drammatico - quello dei suicidi.
Il 2024 - leggo su un comunicato dell'associazione Antigone, l'organismo per i diritti e le garanzie nel sistema penale - è cominciato nel peggiore dei modi: il 25 gennaio  i detenuti che si erano tolti  la vita erano già undici. Se questo tragico ritmo continuasse, alla fine dell'anno - afferma Antigone - i numeri dei suicidi degli anni passati, già terribili, sarebbero non solo confermati ma superati. 
2024 annus  horribilis?
Abbiamo cercato altri dati per capire meglio e abbiamo trovato numeri sconvolgenti.
Negli ultimi trent'anni nelle carceri italiane si è ucciso un detenuto alla settimana, cinquanta di media ogni anno; però, di recente, i numeri tendono ad aumentare: la media nell'ultimo periodo non è più di cinquanta ma di sessantacinque all'anno. Nel 2022 si sono tolti la vita ottantaquattro detenuti, nel  2023 sessantotto.
I suicidi - si dice - nascono da infelicità personali, da motivi spesso incomprensibili di fronte ai quali non possiamo che chinare la testa, rispettando debolezza  e disperazione. C'è  sicuramente qualcosa di credibile in questa affermazione.
Dietro i numeri ci sono volti, infelicità che non conosciamo. Disperazioni non facilmente classificabili e comunicabili. Condizioni che appaiono senza scampo. Ma è solo questo?
Dobbiamo tacere e rassegnarci, oppure cercare di capire e di agire? E agire è possibile?
Quanti dei suicidi dipendono anche da condizioni di detenzione inumane, da carceri superaffollate, da trattamenti brutali, da carenza di personale che possa accompagnare e alleviare la detenzione? Quanti dalla mancanza di una speranza e di una prospettiva per il futuro?
Nei Paesi dove le condizioni carcerarie sono più umani e civili, gli istituti di pena non sono sovraffollati, ad esempio i Paesi scandinavi, il numero dei suicidi  è di gran lunga inferiore. Questa non è  già una preziosa indicazione?
I dati italiani ci fanno capire che un intervento non è più rinviabile perché riguarda il futuro della società tutta.
L'attuale esecutivo sta portando avanti una politica securitaria. Più carceri e più detenuti. Comunque la si giudichi, è probabile che nei prossimi mesi registreremo un maggior numero di detenzioni e nelle carceri già sovraffollate le condizioni dei detenuti peggioreranno. Quali saranno le conseguenze sulla vita dei detenuti ? E noi - che siamo fuori -  continueremo a tacere?


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