mercoledì 29 gennaio 2025

ATALANTA SEMPRE ATALANTA. Barcellona - Atalanta 2 - 2

 




LE FOTO MANDATEMI DA MICHELE PLEBANI PRIMA DELLA PARTITA



LA PARTENZA


L'ARRIVO















LA GIORNATA DI IERI PASSA VELOCEMENTE NONOSTANTE L'ATTESA DELLA PARTITA, CHE MI GODRO' NEL NOSTRO BAR DELL'ORATORIO  SEDUTO AL SOLITO TAVOLINO CON A FIANCO ROSARIA.
VERSO LE 20:30 INFORCO LA BICICLETTA E MI RECO ALL'ORATORIO. SONO 700 METRI DI STRADA NELLA PARTE ALTA DEL PAESE, PIENA DI STORIA CON I SUOI MURI DI SASSI, LEVIGATI DALLA PIOGGIA E DAL VENTO DI ALCUNI SECOLI. QUESTI SASSI MI HAN VISTO NASCERE E SPERO MI VEDRANNO MORIRE. SUL TRAGITTO COME SPESSO SUCCEDE INCROCIO MARIAROSA CHE FA LA SPOLA CON ANDATURA SEMPRE SOSTENUTA TRA CASA SUA E QUELLA DELLA SORELLA. COME MI INCROCIA MI DICE: "VAI A VEDERE L'ATALANTA, VERO?"
LA DONNA E' UNA SINGLE ORMAI VICINA ALLA PENSIONE E SEMPRE sorridente e  CON LA BATTUTA PRONTA.
ARRIVO SUL SAGRATO DESERTO DELLA CHIESA, PARCHEGGIO LA BICICLETTA DA DONNA (ORMAI NON RIESCO PIU' A SCAVALCARE IL CANOTTO DI UNA BICI DA UOMO) E MI RECO AL BARETTO. LE LUCI SONO ACCESE, NONOSTANTE MANCHI ANCORA MEZZ'ORA ALL'INIZIO DELLA PARTITA. LA BARISTA PAOLA E' GIA' IN AZIONE E MI DICE: "DEVI CORREGGERE SUL BLOG CHE CI SONO IO". INFATTI LEI E' LA PARRUCCHIERA PAOLA E NON LA PAOLA, TIFOSA MILANISTA.
SORRIDO E ORDINO UN CAFFE'. NEL FRATTEMPO ENTRA MATTEO, CHE ORDINA ANCH'ESSO UN CAFFE' E VUOLE ASSOLUTAMENTE PAGARE ANCHE IL MIO. C'E' GIA' AD UN TAVOLINO ANCHE LINO, UN GIOVANE PER TUTTE LE STAGIONI, NEL SENSO CHE QUANDO OCCORRE L'AIUTO DI QUALCUNO LUI C'E'.
SCORRONO I MINUTI E I TIFOSI INCOMINCIANO AD AFFLUIRE. COME HO DETTO SI E' FORMATO UN BEL GRUPPETTO.
ORMAI LA PARTITA STA PER COMINCIARE E IL BARETTO E' PIENO.
I PRONOSTICI SONO DISCORDANTI ED ALCUNI TEMONO UNA GOLEADA TIPO BARCELLONA-REAL MADRID.
IO SONO FIDUCIOSO E MI GODO LA COMPAGNIA CHE MI E' MANCATA PER TRE SETTIMANE. 
LA PARTITA INVECE SI MANTIENE IN EQUILIBRIO CON LA GRANDE PRESSIONE OFFENSIVA DELLA DEA CHE TIENE IL PALLONE LONTANO DA CARNESECCHI.
IL BARCELLONA NON E' ABITUATO AL NOSTRO GIOCO UOMO CONTRO UOMO E A CENTROCAMPO SUBISCE DOVE EDERSON AZZANNA GAVI, PASALIC TALLONA DE JONG E DE ROON INCALZA PEDRI.
INSOMMA IL PALLINO DEL GIOCO L'ABBIAMO IN MANO NOI.
COSI' SUCCEDE CHE AL 37' P.T. LA DEA PASSA IN VANTAGGIO CON ZAPPACOSTA. L'ARBITRO CONVALIDA, MA INTERVIENE IL VAR E DICE DI NO, ESSENDO IL NOSTRO GIOCATORE IN UN MILLIMETRICO FUORIGIOCO. SICURAMENTE A PARTI INVERTITE IL GOL SAREBBE STATO ASSEGNATO AGLI SPAGNOLI.
IL BARCELLONA PER LIBERARSI DALLA STRETTA DEGLI ATALANTINI SI AFFIDA AI LANCI LUNGHI DI KOUNDE' CHE CERCA SOPRATTUTTO YAMAL, NETTAMENTE IL MIGLIORE  DEGLI SPAGNOLI.
IL PRIMO TEMPO TERMINA IN PAREGGIO, ANCHE SE LA NOSTRA SQUADRA AVREBBE POTUTO PASSARE IN VANTAGGIO CON CDK, CHE CON POCA CONVINZIONE HA PERMESSO A BALDE DI ANTICIPARLO AD UN PASSO DALLA LINEA DI PORTA. 
INIZIA IL SECONDO TEMPO E AL 2' IL BARCELLONA PASSA IN VANTAGGIO: LEWANDOWSKI, FINO A QUEL MOMENTO INESISTENTE, LANCIA SULLA SINISTRA RAPHINHA  (ANCHE LUI INVISIBILE) CHE A SUA VOLTA LANCIA SULLA DESTRA YAMAL CHE SI INVOLA VERSO CARNESECCHI, CHE VIENE SUPERATO IN TROMBA, E SEGNA A PORTA VUOTA. CARNESECCHI E' STATO TROPPO INDECISO: DOVEVA ATTERRARE YAMAL NON ESSENDOCI IL CARTELLINO ROSSO PER IL PORTIERE.
COSI', PUR DOMINANDO LA PARTITA, SIAMO SOTTO. COSI' ORA C'E' IL RISCHIO DI SUBIRE ALTRI GOL IN CONTROPIEDE.
MA NON SUCCEDE, PERCHE' QUEL FENOMENO DI RESISTENZA E CLASSE DI EDERSON AL 22' FA UN GIOCO DI PRESTIGIO TRA LE GAMBE DI GAVI E UN SUO COMPAGNO E STANGA A RETE SULLA SINISTRA DI SZCZESNY.
E' IL MERITATO PAREGGIO. COMUNQUE EDERSON E' UN TOP DA GRANDE SQUADRA. RINGRAZI GASP, CHE L'HA VOLUTO DALLA SALERNITANA. PRIMA DELLA DEA IL BRASILIANO ERA UN PERFETTO SCONOSCIUTO ANCHE IN PATRIA, ORA GIOCA IN NAZIONALE. DEVE SOLO CREDERE DI PIU' IN SE' STESSO NEI TIRI DA FUORI AREA. E' UN BRASILIANO ATIPICO CHE UNISCE LA CLASSE  DEI BRASILIANI ALLA RESISTENZA DEI NERI D'AFRICA.
IO NON RIMPIANGO COOP (DISGUSTOSO IL SUO COMPORTAMENTO VERSO LA DEA E TUTTI I SUOI TIFOSI), MA RIMPIANGERO' SENZ'ALTRO EDERSON.
CHUSA LA PARENTESI, LA NOSTRA SQUADRA, RAGGIUNTO IL PAREGGIO, VUOLE VINCERE. MA AL 27' SU UN CORNER DALLA SINISTRA, I NOSTRI LASCIANO INCOMPRENSIBILMENTE SOLO ARAUJO, CAPITANO DEGLI SPAGNOLI, SUL SECONDO PALO, CHE PUO' INSACCARE DI TESTA LA RETE DEL LORO VANTAGGIO.
CDK, CHE NON MARCA NESSUNO, AD UN PASSO DI DISTANZA, COSA STAVA PENSANDO? ALLA FINE DELLA PARTITA RISULTERA' IL SOLO CON L'INSUFFICIENZA.
SIAMO SOTTO DI NUOVO. MA CONOSCIAMO LA NOSTRA SQUADRA: NON MOLLERA' DI UN CENTIMETRO.
INFATTI AL 34' SUPER MARIO, QUESTA VOLTA, DAVANTI AL PORTIERE POLACCO LO TRAFIGGE.
A QUESTO PUNTO SONO FIDUCIOSO DELLA VITTORIA, MA SUCCEDE L'IMPREVISTO: SCALVINI, CHE AVEVA SOSTITUITO KOLASINAC (GIGANTESCO NEL PRIMO TEMPO) ANCORA ACCIACCATO, CADE  E RIMANE A TERRA DOLORANTE: LA SPALLA GLI SI E' LUSSATA DI NUOVO. IL MEDICO CERCA DI FARLA RIENTRARE NELLA SUA SEDE, MA IL GIOVANE E' TROPPO DOLORANTE. 
RIMANIAMO IN DIECI, PERCHE' PRECEDENTEMENTE AVEVAMO ANCHE SOSTITUITO BELLANOVA CON CUADRADO, ZAPPACOSTA CON RUGGERI, CDK CON BRESCIANINI E RETEGUI CON ZANIOLO.
MA NIENTE PAURA. RESISTIAMO FINO ALLA FINE PORTANDOCI A CASA UN PAREGGIO, CHE CI CONDANNA AL NONO POSTO DELLA CLASSIFICA AD UN PASSO DALLA G8.
PARTITA BELLISSIMA ED ENNESIMA DIMOSTRAZIONE CHE LA DEA E' UNA SQUADRA INDIGESTA PER TUTTE LE BIG EUROPEE.
QUANTE SQUADRE SONO VENUTE A BARCELLONA PER METTERE LE TENDE NELLA META' CAMPO DEI PADRONI DI CASA? HO ANCORA IN MENTE LA STRAPAZZATA CHE IL BARCELLONA HA RIFILATO AL REAL MADRID.
SENZA CONSIDERARE CHE NON C'ERA LOOKMAN, PALLONE D'ORO AFRICANO. E NEPPURE KOSSOUNOU. PER NON DIRE DI SCAMACCA.
MENTRE IL BARCELLONA MI SEMBRAVA AL COMPLETO.
NON SONO CONVINTO CHE QUESTO NONO POSTO CI PENALIZZI. AVREMO DUE PARTITE IN PIU', MA CON AVVERSARI ABBORDABILI.
IL PROBLEMA SONO GLI INFORTUNI, MA SONO CONVINTO CHE LA SOCIETA' INTERVERRA' ENTRO LA FINE DEL MERCATO.
COMUNQUE GODIAMOCI QUESTA QUALIFICAZIONE. SONO SICURO CHE QUEST'ANNO ALZEREMO UN ALTRO TROFEO.
AI POSTERI LA SENTENZA.
BUONA NOTTE.
                    
                     SERGIO FINAZZI

ALTRE FOTO DI MICHELE PLEBANI











 



martedì 28 gennaio 2025

SERGIO. Ho guardato in Facebook.......

 




Ho guardato in Facebook solo pochi istanti fa e vedo molti incitamenti  a me rivolti nel post "SERGIO. E' arrivato il momento".
Grazie, grazie di cuore.
Negli ultimi anni sento molto il senso di appartenenza a Zandobbio.








SPORT. Quando anche lo sconfitto vince




SERGIO. I miei ventun giorni in clinica.

 



Sono entrato in Clinica S. Francesco con le ginocchia doloranti e le gambe gonfie.
Dicembre è stato penoso, perché non potevo fare le mie solite camminate e questo ha causato un bel aumento di peso.
Sono passati quattro anni da quando mi hanno diagnosticato il Parkinson qui in clinica.
Anni pieni di entusiasmo di fare le cose e di realizzare  qualche sogno nel cassetto.
Il mio scomodo compagno di viaggio è stato clemente e così la mente ha lavorato come nei tempi migliori, mantenendo la mia proverbiale caparbietà, anzi aumentandola, per la disperazione di Rosaria, che sperava che la vecchiaia mi rendesse saggio.
Ma cosa vuol dire "saggio"?
Chiudere gli occhi davanti a certe realtà? Oppure accodarsi alla lunga fila di coloro che dicono "E' tutto inutile. Non cambierà mai niente"?
Invece sento ancora quel sacro fuoco interiore che mi fa reagire alle ingiustizie.
Uno di questi episodi mi è capitato in clinica. Ecco il racconto.
E' sera e tra poco serviranno la cena. Sono seduto alla macchina della CRIOTERAPIA, che si trova nella sala di aspetto. per raffreddare le ginocchia dopo le due sedute giornaliere di fisioterapia.
Ad un tavolo della sala è seduta una donna che sta parlando con suo padre sulla sedia a rotelle. Una paziente invece sta telefonando davanti alla vetrata con vista della bellissima città alta.
L'uomo, molto vecchio, in stanza con Mario con cui fraternizzo, è sempre a letto con gli occhi chiusi o socchiusi.
Mentre  raffreddo le  ginocchia, la donna, con un tono di voce sempre più alto, interroga il padre, che subisce in silenzio.
Alla domanda su cosa abbia ordinato per cena, il vecchio dice di non ricordare. Allora la  donna sbotta: "Come non sai?"
Non ce la faccio più!
Intervengo dicendole, con tono fermo, che non può trattare  così una persona anziana e ammalata. Lei risponde che è suo padre e che i loro affari di famiglia non devono interessarmi.
Replico in tono duro che lei si trova in un ospedale e non a casa sua e quindi oltre ad avere rispetto per il padre, lo deve anche a me.
La diatriba finisce, mentre la donna alla vetrata sta ancora telefonando. Termino il raffreddamento delle ginocchia e vado in camera  in attesa della cena.
Il giorno  dopo vado nella stanza di Mario per scambiare con lui qualche parola. Nell' entrare guardo il vecchietto, che ha aperto gli occhi. Mi guarda e mi sorride.
Prendo coraggio e gli domando se ha degli altri figli. Mi risponde che ha un figlio più vecchio. Allora gli chiedo se è come la figlia e lui replica che è peggiore e che lui ha lavorato tanto per i figli.
Mario ed io  ci guardiamo allibiti.
Secondo voi, che cosa avrei dovuto fare alla discussione della sera precedente?
Far finta di niente ed andarmene? Alla maleducazione bisogna reagire sempre, naturalmente nei dovuti modi, perché il maleducato sappia che c'è sempre qualcuno che reagisce. In tre settimane di ricovero questo è stato l'unico episodio increscioso.
Sono passati quattro anni, ma ho ritrovato lo stesso clima sereno ed empatico con tutto il personale della clinica.
Appena entrato sono stato ricoverato in neurologia al primo piano per qualche esame. Qui ho conosciuto Emiliano, maresciallo della finanza in pensione e ho stretto amicizia con Massimiliano, nato nel 1965, malato di Parkinson da quando aveva 37 anni (ormai sono 23 anni di malattia), sposato con Mary da 35 anni. Tutti e tre  siamo poi stati trasferiti al secondo piano per la riabilitazione.
In questo reparto confluiscono tutti i pazienti che hanno subito la sostituzione dell'anca o del ginocchio. Noi parkinsoniani  siamo  una netta minoranza.
Per la riabilitazione mi è stata assegnata Darica, una giovane molto brava e paziente.
Ho ritrovato gli infermieri Massimo e Francesco e altre infermiere di cui non  ricordo il nome.
In neurologia ho ritrovato il compaesano Giorgio, il coordinatore infermieristico, mentre in rieducazione ho trovato la compaesana Enrica, operata all'anca.
Ringrazio don Diego, che mi ha acquistato  un libro nella libreria delle suore paoline.
Nel complesso della clinica c'è anche la casa di riposo, dove ho potuto visitare  Rosa, altra compaesana, che abitava nella mia via.
Invece la giovane Zane, altra zandobbiese, mi ha servito i pasti.
Unica nota stonata (l'eccezione che conferma la regola) è il rifiuto di una fisioterapista che mi ha negato di fare un allungamento della schiena alla spalliera, un esercizio di 30" in sicurezza assoluta.
Ieri pomeriggio ho anche conosciuto Alessia, una giovane incidentata  con la moto, che dipinge con una mano: le ho promesso che pubblicherò i suoi quadri.
Concludo.
Ho trascorso 21 giorni in clinica, ma non mi sono assolutamente annoiato. Per ora i dolori alle ginocchia sono scomparsi, permettendomi di camminare, ma dovrò fare esercizi ogni giorno per rinforzare i muscoli delle gambe.
Le artrosi agli arti, mi accompagneranno per sempre insieme al loro amico Parkinson.
Salutando Massimo,  ci siamo abbracciati e mi ha augurato di ritrovarci tra cinque anni. Sarebbe molto bello.
Ora sono davanti al mio pc a casa e devo aggiornare anche la rubrica "ORATORIO DI ZANDOBBIO. Avviso ai tifosi atalantini e simpatizzanti": domani sera c'è la partita che nessun atalantino avrebbe sognato di vedere: Barcellona - Atalanta. Ho delle buone sensazioni.
Ritorno nell'amato piccolo bar del nostro oratorio a vedere la Dea insieme a quel bel gruppetto di atalantini e non, che si è formato in questi anni. Prima l'unica donna spettatrice era Rosaria: poi si è aggiunta  Rita e ultimamente anche Franca.
Domani sera la barista sarà Paola, tifosa del Milan.
Pubblico delle foto di Massimiliano con Mary e il sottoscritto.
Chiudo questo post augurandomi di rincontrare Massimo tra cinque anni.








martedì 7 gennaio 2025

SERGIO. E' arrivato il momento

 




E' arrivato il momento del mio ricovero in ospedale, come avevo preannunciato nel post dell'addio al 2024.
Domani mattina dovrò presentarmi per le 07:30 alla Clinica S. Francesco. E così dopo 4 anni ritorno dove mi hanno diagnosticato il Parkinson.
Ultimamente mi avrete visto claudicante e questo è dovuto al dolore ad entrambe le ginocchia, che sono preda dell'artrosi.
Non mi lamento, perché sento in giro chi sta peggio di me e come dice il proverbio "mal comune mezzo gaudio".
Spero che con un po' di fisioterapia di migliorare l'andatura, per quanto riguarda il resto (intendo dire la mente) funziona ancora molto bene. 
Mi spiace che non potrò vedere un bel numero di partite della Dea, ma ogni vigilia della partita manderò il solito messaggio a don Marco per ricordargli l'orario di trasmissione, per garantire, come sempre è avvenuto, la visione al solito gruppetto di tifosi nerazzurri. 
Mi mancherete tutti, e ho anche un po' d'invidia perché ne  vedrete delle belle.
Termino con una frase di JACQUES PREVERT, che si addice alla mia situazione:

Un'oasi non sconfigge il deserto, ma disseta.

Ciao a tutti.

                                Sergio Finazzi




lunedì 6 gennaio 2025

SALUTE. Il cancro non si cura solo a tavola

 



FONTE: "Messaggero di sant'Antonio settembre 2024.
Articolo: Il cancro non si cura solo a tavola" di ROBERTA VILLA.

Esistono buone abitudini alimentari che possono ridurre il rischio di sviluppare un tumore o, in certi casi, ostacolare un ritorno della malattia, ma non sono mai alternative ai trattamenti.
E' facile incappare sui social media in messaggi fuorvianti, che possono attirare l'attenzione dei malati di cancro o dei loro familiari, specie se in quel momento di particolare vulnerabilità. Ma anche chi non frequenta Instagram o Tik Tok, il pericolo di cascare in una trappola è in agguato in ogni libreria, su vari canali televisivi, o nella chat degli amici, dove spesso circola  disinformazione su che cosa mangiare in caso di tumore.
Nonostante i grandi miglioramenti degli ultimi decenni, infatti, la diagnosi fa ancora paura, e talvolta le cure preoccupano perfino più della malattia, al punto che c'è chi ha rinunciato a trattamenti efficaci per affidarsi a diete "alternative".
Tra i tanti, il fondatore di Apple, Steve Jobs, che ha rifiutato l'asportazione chirurgica di un tumore curabile, credendo a chi gli proponeva  un'alternativa "naturale", a base di beveroni vegetali e succhi di frutta.

SERVE EQUILIBRIO

Radicato nella nostra cultura c'è infatti il pensiero che "siamo quel che mangiamo", ed è vero che le scelte fatte a tavola possono avere un importante impatto sulle probabilità di sviluppare certi tumori:  non c'è dubbio che l'assunzione di alcool o di carni lavorate, per esempio,  abbia un effetto cancerogeno, o che l'obesità, a sua volta dipendente da un eccessivo introito calorico, sia attribuibile almeno il 5% di tutti i tumori.
Viceversa, è altrettanto certo che, per sani e malati, una dieta equilibrata dal punto di vista quantitativo e  qualitativo, soprattutto ricca di fibre, frutta e verdura, riduce il rischio di malattia, può aiutare a riprendersi e, in certi casi, contribuire a tenere lontane le recidive. Ma attenzione  alle raccomandazioni di sedicenti esperti in disaccordo con quelle dei centri oncologici di riferimento.
Come mette in guardia un articolo, uscito su "Lancer Oncology", si è diffusa per esempio l'idea che il digiuno, e in particolare l'eliminazione di zuccheri e carboidrati, fino  alle cosiddette "diete chetogeniche", possano "affamare il cancro".
Sappiamo infatti  dagli anni Venti che le cellule  neoplastiche hanno un metabolismo del glucosio diverso da quelle sane, ma oggi abbiamo anche capito che questo fenomeno, chiamato "effetto Warburg", non è causa, ma conseguenza della trasformazione tumorale, e non può essere influenzato da ciò che mangiamo.
Ugualmente, la raccomandazione di seguire una "dieta alcalina", non ha alcuna possibilità di influire sull'ambiente più acido che il tumore crea intorno a sé, perché l'organismo, per la nostra sopravvivenza, ha una serie di meccanismi che mantengono rigorosamente  costante questo parametro. E se anche si riuscisse a neutralizzare l'acidità, questo non avrebbe  conseguenze sulla crescita del tumore.
Questi regimi al di fuori di studi controllati e seguiti da nutrizionisti esperti affiliati ai centri oncologici, più che il cancro  possono quindi affamare il malato, peggiorando la perdita di peso che spesso accompagna la malattia e indebolendo l'individuo proprio nel momento in cui invece ha bisogno di più supporto. La stessa carne rossa di cui una persona sana dovrebbe limitare il consumo può aiutare un paziente anemico a ristabilire le sue scorte di ferro; gelati e budini ipercalorici possono nutrire chi, a causa della malattia o dei trattamenti, fa fatica a masticare o è del tutto inappetente. 
Insomma, il cibo può sì essere uno strumento di cura, ma solo nelle mani di personale preparato, che segua la scienza e non le mode del momento.

FAMIGLIA. Mamme al tempo dell'adolescenza

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" dicembre 2024.
Articolo: "Mamme al tempo dell'adolescenza" di DANIELE NOVARA.


Con i figli e le figlie adolescenti è meglio che le madri passino la palla al "paterno", ossia quella modalità educativa che crea argini e sponde, spinge alla libertà e suscita coraggio. Oltre che al "gruppo adolescente".


Mi scrive Sonia, mamma di un figlio di 12 anni: "Non lo riconosco più. Sembra un'altra persona. Che cosa gli è successo? Sono impreparata, non so che cosa fare. Mi sorride raramente. E' scostante, sgradevole, non vuole saperne di rispondere alle mie domande. Le poche volte che lo  fa, sono quasi mugugni senza significato, che somigliano più a un verso che a una comunicazione. Mi chiedo se ho sbagliato qualcosa".
Quando i figli e le figlie abbandonano la condizione  infantile, il cambiamento è profondo. Hanno il desiderio di allontanarsi dal nido materno, che per i primi anni li ha accuditi e protetti, di andarsene dal controllo genitoriale per trovare la propria libertà e conquistarsi uno spazio tutto loro.
La vita si affaccia a una nuova fase, nella quale essi sono decisi ad affrontare con le proprie forze le sfide che si presentano, provando a superare quei limiti che fino a ieri parevano insuperabili. Una ricerca di libertà per staccarsi dalle protezioni e dal controllo.
Ma come gestire l'adolescente che cerca questo allontanamento? La mamma, in particolare, rappresenta l'infanzia e questo nido da cui figli e figlie intendono schiodarsi e allontanarsi.
La pretesa di mantenere lo stesso ruolo di quando i figli erano bambini costituisce  un'inutile zavorra. Molte madri continuano imperterrite a comportarsi e ad agire come se i loro figli fossero ancora piccoli, ma non funziona.
Un approccio puramente materno, se non addirittura di maternage, (quello che caratterizza i primi anni di vita di un bambino, ndr), oltre che inutile, spesso è pericoloso e dannoso. Gli adolescenti non necessitano di accudimento.
Troppi ragazzi e ragazze a 12-13 anni sono ancora nel lettone, troppi ancora alla ricerca di una conferma  materna senza riuscire a staccarsi, a prendere la propria strada. Due, allora,  sono le operazioni urgentissime da attuare quando l'infanzia finisce. La prima: passare la palla al papà e al paterno, ossia a quella modalità educativa  che crea argini e sponde, spinge alla libertà e suscita coraggio.
Qualche madre si chiederà: "Ma se siamo separati? Se il papà è "fuori uso?".
Può succedere, allora si tratta di cambiare completamente approccio. I figli non sono più bambini, non hanno bisogno di coccole, semmai di essere ascoltati.
Conta la capacità di dare una spinta, di offrire uno sguardo positivo e non spaventato sulla loro crescita. E qui, tra gli atti di coraggio del genitore paterno in questa fase della vita, inizia il punto due: lasciare che il ragazzo e la ragazza creino un proprio gruppo, una propria vita sociale, non virtuale ma in carne e ossa, per costruire un nuovo mondo, una propria speranza.
Da sempre l'uscita  dall'infanzia coincide con la scoperta  del gruppo adolescente. Una forza viva  che mamme e papà possono e devono sostenere stabilendo regole di vigilanza educativa, ma senza mai bloccare la libertà che non è un capriccio, ma bisogno profondo di mettersi alla prova, spingere al massimo le proprie risorse, provarci per affrontare le sfide della vita con coraggio.


sabato 4 gennaio 2025

COMUNE DI ZANDOBBIO. La lapide

 




Sulla strada bianca che collega il cimitero con lo Zuclino, appena oltre la cascina Fornace, sulla sinistra, c'è  da sempre questa lapide, davanti alla quale negli ultimi tempi un'anima pietosa tiene acceso il cero funebre.
Sarebbe interessante conoscere la storia del giovane Belotti Giacomo di 21 anni colpito da un fulmine  nell'agosto del 1884.
Qualcuno sa qualcosa?



venerdì 3 gennaio 2025

ORATORIO DI ZANDOBBIO. I nostri adolescenti a Rimini

 



I NOSTRI ADOLESCENTI A RIMINI RICEVUTI DAL PORTIERE SIMONE COLOMBI, ZANDOBBIESE, PORTIERE TITOLARE DELLA SQUADRA LOCALE, MILITANTE IN SERIE C.

                                      FOTO DON MARCO

giovedì 2 gennaio 2025

COMUNE DI ZANDOBBIO. Siamo rimasti senza ambulatorio

 




  L'AMBULATORIO E' STATO ISTITUITO NEL  1948



LA  CHIUSURA  IL  02/01/25


Zandobbio, comune di 2.696 abitanti, è senza l'ambulatorio del medico condotto, ma io preferisco chiamarlo medico di famiglia.

Da oggi la totalità degli abitanti zandobbiesi deve recarsi a Gorlago o Trescore B. o Cenate Sotto o Entratico per farsi visitare dal medico di famiglia.
E' incredibile!  Abbiamo avuto dal 1948 l'ambulatorio ed ora è tutto azzerato. Sono passati 76 anni e moltissime persone hanno usufruito di questo fondamentale servizio.

Dopo la pubblicazione del post "Comune di Zandobbio. Dott.  Rajaby in pensione, ma..."  del 30/12/24, in questi  tre giorni ho fatto una rapida ricerca ed ho scoperto questo.

A Entratico (1992 abitanti al 30/09/22) ci sono 2 medici di famiglia. Il dott. Lorenzi ha l'ambulatorio negli edifici comunali e visita anche negli ambulatori di Luzzana e Trescore B.
A Trescore  devono essere 6/7, mentre a Gorlago ce ne sono 4.
A Cenate Sotto 5/6 che  occupano un fabbricato comunale  che il mio interlocutore ha definito galattico (ha senz'altro esagerato), che quasi sicuramente il Comune ha ceduto in comodato gratuito.
Come vedete noi, come sempre, siamo il fanalino di coda e chi ci rimette sono sempre gli Zandobbiesi.

Quindi, ripeto di nuovo,  l'amministrazione comunale deve intervenire, affinché i pazienti del paese siano visitati a Zandobbio.

                                    SERGIO  FINAZZI






PASSIONI ZANDOBBIESI. Martinelli Claudio. presepe