venerdì 18 aprile 2025

SCUOLA. A scuola con il niqab

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" aprile 2025.
Articolo: "A scuola serve il volto" di DANIELE NOVARA.

La scuola è una comunità sociale, non virtuale, e chi la frequenta ha bisogno di una continua sincronizzazione neurocerebrale e neurosensoriale per poter mettere in moto quelle componenti cha danno vita a un apprendimento condiviso.

Arriva una notizia che fa il giro dei media: cinque ragazze di Monfalcone (TS), chiedono di frequentare la scuola con il niqab, il velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi. La scuola acconsente, previo riconoscimento all'ingresso.
Attenzione: senza volto non si fa scuola!
La scuola è una comunità sociale, non virtuale,  e chi la frequenta ha bisogno di una continua sincronizzazione neurocerebrale e neurosensoriale per poter mettere in moto quelle componenti  che danno vita a un apprendimento condiviso.
La dimensione dell'incontro vis-à-vis permette di trovare e ritrovare il senso profondo della nostra umanità.
Venire meno a questo principio significa rischiare di trasformare l'esperienza scolastica in qualcosa d'altro. 
Non ci sono tradizioni, religioni, o attitudini che tengano. La scuola ha bisogno del volto, dell'incontro tra le persone concreto e fra gli alunni.
Un'altra notizia arriva da Piacenza, la città in cui abito.
In una scuola primaria un bambino di 7 anni chiede ed ottiene di effettuare  il digiuno rituale durante il Ramadan. Viene ritirato al termine della mattinata e riportato dopo la pausa pranzo per la ripresa pomeridiana.
Episodi simili si sono verificati anche in altre scuole elementari d'Italia.
I giornalisti interpellano i genitori che dichiarano: "Lo vuole il bambino per fare come noi. Non glielo imponiamo, è una sua richiesta".
Risposta che non ha basi scientifiche, essendo che i bambini a questa età si adeguano alle pretese esplicite o implicite, dei genitori.
Si presenta così lo stesso problema: può la scuola torcersi per adeguarsi a pratiche religiose che nulla hanno a che vedere con le sue finalità?
Le aule non sono un luogo di culto, la scuola è un'istituzione che promuove l'apprendimento attraverso l'incontro interattivo e interdipendente tra gli alunni e gli insegnanti. E' una comunità educativa senza motivazioni religiose, a meno che queste non siano dichiarate, come avviene in certi casi.
E poi, i diritti dei bambini  vengono prima  o dopo le pratiche religiose? Nel caso dell'infibulazione delle piccole africane non vi sono dubbi che si tratti di una pratica violenta e ingiustificabile. Ma se un bambino va a scuola senza mangiare, di che cosa si tratta? Ancora una volta occorre ricordare che le esigenze della crescita prevalgono sulle necessità religiose, quando queste non combaciano..
Nessun bambino di 7 anni può stare a scuola saltando il pasto. Non è come fare un digiuno a 30, 40 anni.
I diritti dei bambini e delle bambine devono rappresentare il punto di convergenza di tutte le decisioni nei loro confronti, derogare è sempre pericoloso e può creare precedenti che confondono.
Rispettare i principi basilari della comunità scolastica significa mantenere una delle funzioni primarie della scuola: l'apprendimento al saper vivere, al saper tirar fuori le proprie risorse, al saper stare insieme con gli altri.

 

Nessun commento: