FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 01/05/20.
Articolo: "Davanti allo schermo l'occhio si secca" (Al.Sa.)
Dieci milioni di studenti in Italia sono in casa a usare cellulari e tablet per seguire le lezioni, intrattenersi e socializzare: cresce così il tempo che passano davanti ai piccoli schermi (ma già prima della quarantena era fra le 4 e le 7 ore al giorno).
Al di là delle questioni di carattere psicologico la società scientifica americana Tfos, che si occupa di liquido lacrimale e superficie oculare, segnala il rischio di incorrere nella sindrome dell'occhio secco, con fastidio continuo (come avere sempre una pagliuzza nell'occhio), arrossamento e, nei casi peggiori, lesioni.
"Quando fissiamo uno schermo, le palpebre battono circa il 40 per cento meno del normale, e ciò provoca una maggiore evaporazione del film lacrimale e la sua imperfetta distribuzione sull'occhio, che non viene pulito come dovrebbe" spiega Stefano Barabino, oftalmologo dell'Ospedale Sacco di Milano e ambasciatore Tfos.
"Ciò aumenta le probabilità di sviluppare la sindrome dell'occhio secco, che un tempo era limitata agli anziani, ma ora si sta estendendo ai giovani, con disturbi dall'affaticamento all'irritazione e al dolore, fino all'infiammazione cronica".
Per evitare tutto questo, c'è la regola del 20-20-20: ogni 20 minuti di visione da vicino, fissare un oggetto lontano 20 piedi (6 metri) per 20 secondi, e poi battere e strizzare le palpebre per due secondi, per ridistribuire il film lacrimale sull'occhio.
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