martedì 29 marzo 2022

DON CAMILLO. Stimolare, assecondare... o......

 



FONTE:  Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.

STIMOLARE, ASSECONDARE... O.....

Tra chi ha la passione di educare, a volte nasce una discussione se sia più incisivo alla formazione della persona stimolare o assecondare.
Una cosa è certa, spero, per tutti: educare non significa "metter dentro" nella persona quello che appartiene alla sensibilità dell'educatore (quello è "inculcare" o peggio ancora "plagiare" ed è un modo per inibire o deformare la personalità dell'altro).
Quanto al resto io sono del parere che bisogna miscelare bene i due atteggiamenti, e si può farlo solo se si ha una buona capacità di discernimento.
Alla base di tutto, secondo me, ci deve essere la convinzione che la persona è dotata di capacità aperte alle più svariate possibilità.
Queste capacità si attivano, si sviluppano e si specializzano adattandosi alle condizioni in cui vengono stimolate. In assenza di stimoli adeguati restano latenti fino ad atrofizzarsi.
Quello di stimolare è perciò un metodo educativo irrinunciabile. Però porta con sé un rischio: se gli stimoli sono troppi e troppo diversi tra di loro c'è il pericolo di creare nella persona confusione o stati d'ansia che la bloccano e la mandano in crisi, specialmente negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza.
Da qui la necessità anche di assecondare la sensibilità della persona che pian piano si manifesta e si orienta.
Anche questo comportamento però ha un rischio: quello di favorire e alimentare la tendenza al capriccio e alla comodità rispetto alle scelte impegnative e di valore.
Il compito educativo richiede, perciò, una sensibilità e una attenzione costanti, disponibili e capaci di cercare e creare sempre un nuovo equilibrio nel rapporto educativo che si delinea sempre più come rapporto personalizzato.
Per questo la famiglia è il luogo per eccellenza dell'educazione, sia perché ha il privilegio  di interagire fin dall'inizio della vita di una persona, sia perché nel suo interno c'è la possibilità di relazioni personalizzate, sia perché, pure importantissimo, nella famiglia c'è un naturale rapporto affettivo che è unico nel suo genere.
Anche qui, però, tanto per essere ripetitivo, vi è un rischio: quello di creare con la persona un rapporto possessivo (figlio come proprietà privata) o di eccessivo apprezzamento  (figlio come "tesoro" "amore" assoluto); o, al contrario, di eccessivo deprezzamento (figlio come "lavativo" o "disgraziato" perché non realizza l'ideale dei genitori).
Per questo, anche i genitori, per quanto siano gli educatori più qualificati, devono sempre verificare il loro impegno educativo confrontandosi anche con altri.
Anche se, raccontato così, l'impegno educativo sembra rendere l'idea di un cammino in campo minato, resta comunque un impegno creativo e soprattutto gioioso se lo si vive con l'umiltà e la disponibilità di chi sa di dover imparare mentre cerca di educare, e sa che può rimediare ai suoi possibili sbagli se ogni volta li riconosce e cerca il rimedio frugando nella sua sensibilità umana, e cercando il confronto con chi gli può dare consigli.
Allora si può parlare di campo "minato", sì, ma con bulbi di fiori. Se anche ti capita di calpestarli inavvertitanente, subito te ne accorgi e cerchi il rimedio rinterrandoli con cura, così che possano tranquillamente sbocciare e arricchire d'incanto la tua stagione.

                                      don Camillo


...Per rimedio: curare!

Un giorno ho interrato in giardino
il bulbo del fior di narciso;
ora per cercarlo mi chino,
non ricordo qual è il posto preciso.

Essendo stagione invernale
non è ancora spuntato il germoglio;
io temo di essere letale
calpestandolo pur se non voglio.

Premurosa lo copre la terra
e lo protegge da passi nemici:
i miei piedi non sono armi da guerra,
si muovon con tatto d'amici.

Ma anche se capita a caso
che venga da me calpestato
non è come quando è invaso
un campo che è stato minato.


Lo posso di nuovo interrare
e proteggerlo con più attenzione.
Potrò, così, rimediare
e arricchir col suo fior la stagione.

                                 don Camillo




lunedì 28 marzo 2022

RIFLESSIONI. Alda Merini

Alda Merini, da Corpo d'amore. Un incontro con Gesù. Frassinelli Editore.

Gesù,
forse è per paura delle tue immonde spine
ch'io non ti credo,
per quel dorso chino sotto la croce
ch'io non voglio imitarti.
Forse, come fece San Pietro,
io ti rinnego per paura del pianto.
Però io ti percorro ad ogni ora
e sono lì in un angolo di strada
e aspetto che tu passi.
E ho un fazzoletto, amore,
che nessuno ha mai toccato,
per tergerti la faccia.



martedì 22 marzo 2022

SALUTE. La dieta del sonno

 FONTE: "Messaggero di sant'Antonio"  febbraio 2022.
Articolo: "La dieta del sonno" di ROBERTA VILLA.

Non riesci a dimagrire? Dormi di più. Il consiglio non è nuovo.
Da tempo si sa che la privazione di sonno favorisce l'obesità di adulti e bambini, perché aumenta l'apporto di cibo, in parte alla ricerca  di una gratificazione compensatoria, ma molto per una alterata produzione di ormoni, come la leptina, che regolano il senso di sazietà.
Anni fa un gruppo di ricercatori canadesi ha stimato che perdere 4 ore di sonno per 4 giorni consecutivi, per esempio, spinge a introdurre ogni giorno circa 300 chilocalorie in più rispetto a chi riesce a prendersi tutto il riposo dovuto, da sette a nove ore, a seconda delle caratteristiche individuali e dell'età.
Sentirsi stanchi dopo brutte notti significa quindi per molti avere maggiore appetito e, soprattutto, più voglia di alimenti ricchi di grassi e di zuccheri.
Probabilmente, però, è vero anche il contrario: si soffre di insonnia anche perché si mangia male durante il giorno. I medici da sempre consigliano a chi ha questo disturbo di stare leggeri a cena e di bere meno caffè o altre bevande eccitanti, ma la ricerca del gruppo di Marie-Pierre St-Onge, direttrice dello Sleep Center of Excellence alla Columbia University di New York, è andata oltre: "Abbiamo scoperto che un'alimentazione sana può aiutare a dormire meglio" ha spiegato la nutrizionista. "Già cinque anni fa abbiamo osservato come introducendo più fibre, ma meno grassi e zucchero, nell'alimentazione di 26 volontari per 4 giorni, la qualità del loro sonno nelle notti successive era migliore rispetto alla giornata finale in cui erano stati lasciati liberi di mangiare a volontà".

I BENEFICI DELLA DIETA MEDITERRANEA
Più recentemente, in un lavoro pubblicato sulla rivista "Sleep", lo stesso gruppo ha confermato che si estendono anche al sonno i vantaggi di un'alimentazione di tipo mediterraneo, ricca quindi di frutta e verdura, legumi, noci, cereali integrali e olio di oliva, ma povera di derivati del latte intero e di carni rosse e processate: "Chi  seguiva questo tipo di regime aveva maggiori probabilità di dormire bene e rischiava meno di soffrire di insonnia" aggiunge la ricercatrice, che attribuisce il risultato ad alcune sostanze benefiche contenute in questi alimenti. 
Oltre alle noci e ai semi, infatti, anche altre fonti di proteine alternative alla carne rossa, come pollame, pesce e uova, contengono triptofano, l'aminoacido da cui si produce la melatonina, l'ormone che regola i ritmi circadiani dell'addormentamento e del risveglio.
Come accade per gli altri elementi fondamentali di uno stile di vita sano (oltre a sonno e alimentazione, lo svolgimento di una regolare attività fisica, apporto limitato di bevande alcoliche e la scelta di non fumare)  esistono quindi relazioni reciproche che possono innescare circoli virtuosi o viziosi: la sedentarietà e l'inattività fisica ritardano l'ora in cui si desidera andare a dormire; chi va a letto molto tardi la sera  è più esposto al rischio di bere, fumare o sgranocchiare snack poco salutari; alcol  e fumo, sebbene abbiano apparentemente azione rilassante, peggiorano poi la qualità del sonno.
Chi dorme poco e male, inoltre, mangia di più, e cibi meno sani, beve più caffè per stare sveglio e ci associa più facilmente una sigaretta, tutte azioni che rischiano di peggiorare le cose la notte successiva. Ma la spirale di malessere si può anche interrompere e invertire: evitare di bere e fumare, muoversi durante il giorno, scegliere cibi sani da mettere a tavola aiuterà ad arrivare più sereni anche al momento di spegnere la luce e abbandonarsi a un salutare riposo.
 

lunedì 21 marzo 2022

DON CAMILLO. Resistenza e riscatto

 



FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.

RESISTENZA E RISCATTO

Mi ha impressionato molto l'immagine trasmessa dal  TG1: una fossa nella quale vengono gettate (letteralmente) le salme di persone trovate morte sulle strade di Mariupol', uccise dai bombardamenti; alcune avvolte  in sacchi di plastica nera, altre senza nemmeno quel paravento di pietà.
Un'emergenza imposta dalla guerra che non solo tronca la vita di tante persone innocenti e inermi, ma cancella ogni forma di dignità.
Fosse comuni scavate in fretta e in furia in una città che fino a ieri era caratterizzata dalla modernità e dalla normalità; dove i cittadini avevano la famiglia, il lavoro, le relazioni sociali, i passatempi, le feste...insieme alle fatiche, le preoccupazioni, i progetti, le delusioni, le gioie, le lacrime... e dove c'era tutto lo spazio per piangere, per pregare e per seppellire con cura i propri morti.
Sono sicuro che domani quelle fosse comuni saranno meta di pellegrinaggi e saranno trasformate in un mausoleo a cielo aperto.
Quei morti saranno disseppelliti e identificati ad uno ad uno e riceveranno il tributo di quella pietà che non hanno avuto in questi giorni.
E' stato così in passato; sarà così anche per oggi e per il futuro. Ma intanto rimane tutta l'amarezza e lo sconforto, per non dire l'orrore, di una Storia che non sembra aver lasciato traccia.
Lo sappiamo benissimo che i totalitarismi non resistono nel tempo. Potranno spuntarla oggi per la prepotenza che si impone; potranno anche durare per qualche anno, ma prima o poi  la forza dello spirito di un popolo finisce per prevalere e riprendere la dignità che gli spetta.
Allora sarà ancora più cruda la constatazione di quanto sia criminale la strage di tante persone che chiedevano solo di vivere la loro vita normale.
Saranno insigniti con il titolo di eroi, ma lo saranno  diventati loro malgrado, perché avrebbero preferito continuare ad essere cittadini normali del loro paese.
Nessuno potrà mai risarcirli per essere stati così straziati mentre erano in fuga e cercavano un rifugio per proteggersi.
Il loro unico conforto potrà forse essere quello di ritrovarsi  nell'ennesimo ruolo di chi ammonisce i tiranni del futuro perché sappiamo con certezza che non riusciranno mai a prevalere in modo definitivo e vantaggioso nell'identità di un popolo.

                                      don Camillo


RESISTENZA E RISCATTO

Oggi si scavano fosse comuni
in quelle città di sangue e di guerra.
Domani saranno ornate di lumi,
sacrari per monito a tutta la Terra.

Oggi predomina solo paura;
la gente che fugge senza casa né meta;
finirà tutto questo; in eterno non dura;
anche i tiranni son vasi di creta.

Torneranno ancora i tempi di pace,
fioriranno di nuovo le città devastate.
Verran perseguiti il violento e il rapace
e le persone uccise saranno onorate.

E' storia ormai di eterni millenni,
maestra che parla a folate di vento.
Violenza e soprusi sono mali perenni,
ma non prevarrà il loro squallido intento.

                                   don Camillo



martedì 15 marzo 2022

LIBRI. "Ti prendo e ti porto via" di Niccolò Ammaniti

 




   LIBRI  CONSIGLIATI  DA  LORIS  FINAZZI ,   GRANDE  DIVORATOIRE  DI  VOLUMI    


"TI PRENDO E TI PORTO VIA" di Niccolò Ammaniti edito da Mondadori.

A Ischiano Scalo il mare c'è ma non si vede. E' un paesino di quattro case accanto a una laguna piena di zanzare. Il turismo lo evita perché d'estate s'infuoca come una graticola e d'inverno si gela. Questo è lo scenario nel quale si svolgono due storie d'amore tormentate. Ammaniti crea e dissolve coincidenze, è pronto a catturare gli aspetti più grotteschi e più sentimentali, più comici e inquietanti della realtà.

lunedì 14 marzo 2022

DON CAMILLO. Nulla di nuovo sotto il sole

 



FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.


Ripensando a questi 2 anni di pandemia scopro come un evento così drammatico fa emergere i due estremi della natura umana: il coraggio di chi affronta il pericolo dimenticando se stesso per salvare più vite umane possibile, e la brutalità di chi sfrutta la situazione per trarne vantaggi economici e ideologici.
In mezzo ci sta la moltitudine che fluttua come le onde della risacca: un po' di qua un po' di là; a volte con slanci di coraggio e generosità; a volte con chiusure di egoismo alla ricerca del proprio tornaconto a qualsiasi costo.
Credo che questa sia un po' la storia di sempre, e, purtroppo, prevedo che continuerà ad essere la storia di sempre. Si sperava che questa pandemia ci avesse insegnato qualcosa di importante capace di cambiare lo stile ed il ritmo della nostra vita, e invece...
Le vite risparmiate dal virus o strappate con forza dalla sua voracità, vengono gettate allo sbaraglio in una guerra per assurde questioni di confini e di predominio; recriminano il diritto di parola quelli che diffondono l'idea che la pandemia sia stata tutta una montatura dei poteri forti per tenere meglio sotto controllo le popolazione; nella piazza si scatenano bande di minorenni e di neomaggiorenni in risse a se stesse...
E l'ambizione di tanti è quella di tornare a vivere come prima, lasciando che il ricordo di questi 2 anni faticosi sia delegato a qualche targa per commemorare chi ha dato la vita per arginare il dramma, e lasciando che tutto sfumi pian piano nella zona nebbiosa della memoria.
Non possiamo permetterci che la storia vissuta di paure  e di lacrime diventi così sbiadita e insensata. Spetta ad ognuno di noi fare risonanza di questi 2 anni passati; riscoprire e valorizzare tutto ciò che in quel tempo ci è stato proibito, e potenziare quello che per paura eccessiva prudenza abbiamo lasciato in sordina.
Ognuno può essere la  folla che sbiadisce tutto, o la persona che custodisce e rllancia. Non c'è spazio per altre responsabilità.
Ognuno deve solo decidere da che parte stare, e se vale la pena puntare sulla sorpresa della novità o lasciarsi risucchiare dal "così è sempre stato".

                                      don Camillo


VORACITA'

Vedo il leone che nella savana
insegue e sbrana l'elegante gazzella;
lui è il più forte e là non è strana
tanta ferocia su quella pulzella.

E' la fame che guida l'istinto bestiale.
Ma l'amor per la vita rende la preda
scattante e veloce oltre il normale
perché ognuno a sé stesso parimenti provveda.

A volte il leone si rassegna alla fame;
spesso  è la preda però che soccombe
perché inesperta non fugge alle trame,
o non valuta bene la minaccia che incombe.

Segnata da questa violenza vorace
di uomo e di donna è pur la natura:
se l'istinto non segue una mente sagace
la vita è savana e non fa chge paura.

                                    don Camillo


giovedì 10 marzo 2022

STORIE DI VITA DI ZANDOBBIO. Don Angelo Bosis



 

FONTE: libro "Sul filo dei ricordi..." ideato e stampato dal GRUPPO PARROCCHIALE PER LA TERZA ETA' di Zandobbio.




DON ANGELO BOSIS ED IL "SUO" ZANDOBBIO

Allorché mi è stato chiesto di tracciare un profilo di mio zio don Angelo Bosis, parroco di Zandobbio per circa 35 anni, e di condensare lo scritto in due paginette ho pensato di utilizzare quanto scrittoi su di lui da monsignor Cesare Patelli, suo compagno di seminario ed amico carissimo, e da don Guerino Caproni, per tanti anni coadiutore a Zandobbio: "In seminario, a dodici anni, - scrisse monsignor Patelli - la sua statura piccola e un viso da bambino lo facevano apparire ancor più giovane di quanto era. Negli studi si affermò subito fra i migliori per capacità, genialità e buona applicazione; era aperto, cordiale e senza malizia e quindi benvoluto da compagni e superiori."
Carattere aperto, intelligente e vivace era pronto ad apprendere, facile a comunicare ed in seminario divenne protagonista.
Dalla famiglia benestante e distinta aveva ricevuto una educazione che lo differenziava dagli altri compagni.
Dal padre, una delle figure notevoli nella vita civile e religiose di Albino, onorato e rispettato per la sua franchezza, don Angelo aveva preso la schiettezza e l'apertura del suo temperamento; dalla madre, con nonna austriaca o meglio salisburghese, aveva la riservatezza e la delicatezza di tratti e di sentimenti.
Con altri quattro compagni fu ordinato sacerdote il 29 maggio del 1918, mentre gli altri 14 compagni, a causa della grande guerra, furono ordinati sacerdoti dopo 4 o 5 qnni.
Le prime esperienze sacerdotali le fece a Bolgare (ne parlava raramente) e poi a Cene, dove incontrò un grande maestro di vita e di sacerdozio, monsignor Remigio Negroni, e dove lasciò molti rimpianti fra i giovani.
Approdò a Zandobbio e comprenderemo più avanti la definizione di "suo" Zandobbio.
Don Guerino Caproni traccia un profilo molto umano di don Angelo dicendo: "Provate a farlo parlare prima della Santa Messa! Non ne caverete una parola, tuttalpiù qualche monosillabo.
Parecchio tempo della sua giornata lo trascorre nella solitudine del suo studio o in  chiesa in intimità con Dio.
Ad oltre 70 anni la sua vita di pastore è ancora sulla breccia; basterebbe ricordare le sue due ultime realizzazioni: il nuovio asilo, veramente vasto ed originale, come lo stile dell'architetto Pino Pizzigoni, e la magnifica e suggestiva decorazione della parrocchiale."
Fino qui quanto scritto dai due venerandi sacerdoti in occasione del suo 50° di sacerdozio.
Ora tocca a me, nipote unico maschio della famiglia e quindi da lui prediletto, svelare alcuni particolari e descrivere episodi non conosciuti dai suoi parrocchiani che lo hanno molto amato e stimato.
Ho accennato alla antenata salisburghese; don Angelo non ne parlava mai poiché gli austriaci erano, ai tempi, tradizionali nemici degli italiani, poiché mio padre aveva combattuto contro gli austriaci nel 1915-1918, poiché lo zio don Angelo aveva perso in guerra due compagni di seminario ed altri compagni avevano combattuto e sopportato la prigionia austriaca.
Le origini: famiglia benestante, afferma mons. Patelli, con don Angelo comproprietario col fratello Valentino e le sorelle Bianca, Erminia e Cesarina dei beni di famiglia che fornivano reddito. Quel reddito don Angelo lo utilizzò per ristrutturare la casa parrocchiale con i due bellissimi saloni, per realizzare le porte ed i banchi della chiesa parrocchiale, opera del'ottimo intarsiatore Giovambattista Mutti detto Cuco, per dotare il campanile del concerto di otto campane in sostituzione delle tre su cinque, rimaste dopo la guerra, per acquistare dalla famiglia Pecis il terreno su cui è stato costruito l'asilo, per ristrutturare la casa masserizia ed il beneficio parrocchiale.
A quei tempi a Zandobbio pochissime erano le famiglie benestanti e molte erano le famiglie poco abbienti per cui, nonostante la generosità dei zandobbiesi, sempre sottolineata da don Angelo, c'era sempre bisogno di una integrazione a titolo personale del parroco. In occasione delle feste solenni la chiesa veniva addobbata dai fratelli Carrara di Albino, poiché dove non arrivavano le disponibilità parrocchiali sopperiva il contributo del fratello Valentino.
Era Gioanì Galèt che veniva a caricare i paramenti ed io salivo sul carretto del mio grande amico Gioanì ed entrambi eravamo orgogliosi di fare le quattro ore di viaggio da Albino a Zandobbio.
Ecco alcuni motivi di quel "suo" Zandobbio, ma c'è di più, monsignor Clemente Gaddi, vescovo di Bergamo, voleva designare don Angelo Bosis prevosto a Clusone; era una nomina di prestigio, ambita da molti. Il vescovo fece molte pressioni e confidò nell'opera di persuasione dell'amico monsignor Patelli, ci fu un lungo braccio di ferro, ma alla fine don Angelo preferì restare nel "suo" Zandobbio, fra i suoi parrocchiani che ricambiavano l'affetto non solo verso il parroco, ma pure verso i familiari e su tutti la sorella Bianca, abile organizzatrice, che nelle grandi occasioni faceva da regista a Letizia, la donna di servizio, e a tutti coloro che, volonterosi, si prestavano per la buona riuscita delle feste. Erano proverbiali, pure in tempo di guerra, i pranzi offerti ai numerosi sacerdoti che venivano dai paesi viciniori.
Alla parrocchia del "suo" Zandobbio, con testamento dell'8 novembre  1940, don Angelo lasciava metà del suo patrimonio immobiliare oltre ai quadri di artisti come il Cavagna, il Crespi, il Miradori detto il Genovesino, il Diotti e altri celebri pittori lombardi, ma qualcuno definì roba vecchia i quadri ed alcuni mobili di pregio ("sedie dell'archivio che non dovranno essere vendute") per cui il 13 giugno 1970, pochi mesi prima di morire don Angelo modificò il testamentoL lasciando alla parrocchia beni mobiliari (azioni ed obbligazioni industriali oltre alle sopra citate sedie dell'archivio), ma dirottò ad altri i dipinti e lasciò ai familiari la quota delle proprietà immobiliari.
Le grandi passioni di don Angelo erano le cerimonie della settimana santa che a Zandobbio venivano celebrate con solennità; il grande desiderio, irrealizzato, era di poter assistere alle cerimonie di Spagna ed in particolare a quelle di Siviglia e Saragozza dove è il grande santuario della Madonna del Pilar di cui egli era devoto.
Altra passione i concerti di campane e, in particolare, quelle di S. Marco a Venezia e Santa Giustina a Padova (le campane di Zandobbio sono uscite da una fonderia di Padova).
I dolori, che io ricordo: un matrimonio andato a monte che attirò su Zandobbio la curiosità morbosa di tanti giornali; l'abbandono del gregge da parte di un coadiutore; la morte di Candido, il tabaccaio, di cui pare fosse molto amico; la morte di Giuseppe Marra, ol faturì, uomo di grande onestà e di sua fiducia.
L'ironia: verso coloro che una notte sono penetrati nella casa parrocchiale ed hanno razziato tutto il pollame; verso quell'orda di chierichetti che una domenica, dopo la dottrina, fatti entrare da me, si sono mangiati tutte le fragole (alcuni chilogrammi) che stavano nell'orto sotto le finestre della sagrestia (c'erano i fratelli Gregori, Carlo e Angiolino, Nani, Muchì ed altri tre o quattro).
La riconoscenza verso coloro che lo hanno aiutato durante gli ultimi mesi di malattia: ad essi ha lasciato, per testamento, un oggetto od un mobile come ricordo.
Potrei scrivere molte pagine, stampare molti ricordi e citare persone ed amici, ma rischierei di fare torti dimenticando qualcuno.
Desidero ringraziare, sinceramente e di cuore, i vecchi zandobbiesi per l'attaccamento, la stima e l'affetto verso mio zio don Angelo e verso la famiglia Bosis; al funerale di mia zia Bianca hanno preso parte 48 zandobbiesi (conservo le firme) saliti ad Albino con un autobus speciale. Ciò dimostra che il "suo" Zandobbio ha ricambiato ampiamente don Angelo ed i familiari per quanto ha avuto.
Purtroppo sono tutti morti e sono io l'ultimo a ricordare ed a manifestare molta gratitudine.

                                             Alfonso Bosis


martedì 8 marzo 2022

DON CAMILLO. Donna geniale bellezza

 




FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.

DONNA GENIALE BELLEZZA

Può forse il fiume risalir la montagna,
un fiocco di neve restare nel fuoco?
Può mai un pesce volar sulle vette
o l'acquila fare il suo nido nel mare?

Così la bellezza senza di te
è fumo soltanto disperso dal vento,
stridulo canto di squallida iena
goffo volare d'un pollo in serraglio.

Donna,
custode geniale di colori vivaci,
profumo intenso di bosco smeraldo,
dolce sorriso di cielo turchino,
morbida coltre di candida neve.

Donna,
sai dare la vita alla vita!
Rimani quel pozzo profondo
capace  dell'acqua più pura
che sgorga dal cuore dell'Eterno.

                                        don Camillo


lunedì 7 marzo 2022

SALUTE. Melatonina per dormire

 

FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 18/02/22.
Articolo: "Melatonina per dormire, attenti alle dosi" di SIMONE PORROVECCHIO.

Negli USA sempre più adulti assumono melatonina per dormire, e spesso ne abusano.
Lo rivela uno studio condotto da ricercatori della Mayo Clinic  di Rochester in Minnesota e dell'ospedale Dongzhimen di  Pechino pubblicato sulla rivista medica Jama, da cui emerge che nel 2018 gli americani che assumevano melatonina (un ormone che il cervello prioduce in risposta all'oscurità) erano più del doppio rispetto a dieci anni prima e che quasi la metà degli adulti ne assumevano più di 5 mg al giorno, una dose  considerata alta.
Sebbene la ricerca non comprenda i dati relativi agli anni della pandemia, ancora oggetto di studio, gli scienziati temono che l'impatto negativo di restrinzioni e lockdown sulla qualità del sonno potrebbe aver aumentato ulteriormente la dipendenza da melatonina.
La sostanza è generalmente considerata sicura, ma gli scienziati nel loro studio mettono in guardia dagli effetti avversi che potrebbero presentarsi da un uso prolungato e in sovradosaggio.
"Diverse ricerche confermano che l'assunzione di melatonina in maniera continuativa e in  alte dosi può essere collegata con lo sviluppo di demenza  e mortalità precoce" spiega Rebecca Robbins, ricercatrice di medicina presso la Harvard Medical School. "Ma ci sono anche effetti collaterali come mal di testa, vertigini, nausea, crampi allo stomaco, ansia, depressione, bassa pressione sanguigna sui quali sarebbe bene avere informazioni al momento dell'acquisto".
Le raccomandazioni degli scienziati per un uso prudente e limitato dell'integratore sono confermati anche dalla massima autorità sanitaria statunitense, i National Institutes of Health, che pur approvando l'utilizzo  per lenire gli effetti del jet lag, per i turnisti e le persone che hanno difficoltà ad addormentarsi per cause occasionali, confermano che la sicurezza a lungo termine è ancora da indagare.