FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.
Ripensando a questi 2 anni di pandemia scopro come un evento così drammatico fa emergere i due estremi della natura umana: il coraggio di chi affronta il pericolo dimenticando se stesso per salvare più vite umane possibile, e la brutalità di chi sfrutta la situazione per trarne vantaggi economici e ideologici.
In mezzo ci sta la moltitudine che fluttua come le onde della risacca: un po' di qua un po' di là; a volte con slanci di coraggio e generosità; a volte con chiusure di egoismo alla ricerca del proprio tornaconto a qualsiasi costo.
Credo che questa sia un po' la storia di sempre, e, purtroppo, prevedo che continuerà ad essere la storia di sempre. Si sperava che questa pandemia ci avesse insegnato qualcosa di importante capace di cambiare lo stile ed il ritmo della nostra vita, e invece...
Le vite risparmiate dal virus o strappate con forza dalla sua voracità, vengono gettate allo sbaraglio in una guerra per assurde questioni di confini e di predominio; recriminano il diritto di parola quelli che diffondono l'idea che la pandemia sia stata tutta una montatura dei poteri forti per tenere meglio sotto controllo le popolazione; nella piazza si scatenano bande di minorenni e di neomaggiorenni in risse a se stesse...
E l'ambizione di tanti è quella di tornare a vivere come prima, lasciando che il ricordo di questi 2 anni faticosi sia delegato a qualche targa per commemorare chi ha dato la vita per arginare il dramma, e lasciando che tutto sfumi pian piano nella zona nebbiosa della memoria.
Non possiamo permetterci che la storia vissuta di paure e di lacrime diventi così sbiadita e insensata. Spetta ad ognuno di noi fare risonanza di questi 2 anni passati; riscoprire e valorizzare tutto ciò che in quel tempo ci è stato proibito, e potenziare quello che per paura eccessiva prudenza abbiamo lasciato in sordina.
Ognuno può essere la folla che sbiadisce tutto, o la persona che custodisce e rllancia. Non c'è spazio per altre responsabilità.
Ognuno deve solo decidere da che parte stare, e se vale la pena puntare sulla sorpresa della novità o lasciarsi risucchiare dal "così è sempre stato".
don Camillo
VORACITA'
Vedo il leone che nella savana
insegue e sbrana l'elegante gazzella;
lui è il più forte e là non è strana
tanta ferocia su quella pulzella.
E' la fame che guida l'istinto bestiale.
Ma l'amor per la vita rende la preda
scattante e veloce oltre il normale
perché ognuno a sé stesso parimenti provveda.
A volte il leone si rassegna alla fame;
spesso è la preda però che soccombe
perché inesperta non fugge alle trame,
o non valuta bene la minaccia che incombe.
Segnata da questa violenza vorace
di uomo e di donna è pur la natura:
se l'istinto non segue una mente sagace
la vita è savana e non fa chge paura.
don Camillo
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