mercoledì 24 luglio 2019

VIVERE INSIEME. Il premium bussa almeno due volte


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 12/07/19.
Articolo: "Il premium bussa almeno due volte" di FEDERICO FORMICA.

PAGINE CHE SI APRONO DA SOLE SUI CELLULARI E, APPENA SFIORATE, ATTIVANO ABBONAMENTI MAI RICHIESTI. NELLA RETE CADONO SOPRATTUTTO I "TECNOLOGICAMENTE INGENUI". MA ORA L'AGCOM CORRE AI RIPARI.

In principio erano i 144 e i 166 con quegli spot in pieno pomeriggio. Poi sono arrivati gli smartphone sempre connessi. E le truffe, dallo schermo della tv, hanno iniziato a proliferare su quelli del telefono.
Li chiamano "servizi a valore aggiunto" o "premium": film, canzoni, notizie, suonerie o videogiochi da scaricare. Ma i clienti, più che vedersi aggiungere qualcosa, si sono invece visti togliere qualcosa: molti soldi. Nel 2015 il Politecnico di Milano stimò il giro d'affari in 800 milioni l'anno.
Se è vero che molte vittime sono persone "tecnologicamente ingenue", a volte basta sfiorare lo schermo touch per ritrovarsi abbonati al servizio con 5-10 euro in meno sul credito.
Le pagine-truffa si aprono da sole, mentre si sta visitando un sito insospettabile: si scorre lo schermo ed ecco che un tasto ci capita sotto il dito e lo clicchiamo inavvertitamente: il gioco è fatto.
Oggi, però, l'autorità  Agcom ha messo un freno a queste pratiche  approvando il Casp 4.0, un nuovo codice di condotta per i servizi premium. La principale novità è il doppio clic: per abbonarsi si dovrà dare il consenso per due volte e l'ultima attraverso il tasto "abbonati".
Per i servizi one shot, cioè una tantum, il tasto sarà ancora più esplicito: "clicca e acquista".
Divieto assoluto per i banner con scritte ammiccanti come "gioca", "entra", "vinci", che spingono il cliente ad agire d'impulso.
Per scongiurare abbonamenti indesiderati gli operatori dovranno mandare un sms con la conferma dell'attivazione e del costo mensile. E sarà sempre possibile disdire o chiedere il rimborso chiamando il numero verde 800442299.
Rimborsi facili, quindi, ma non automatici per tutti. Se gli operatori rispetteranno  le nuove regole, infatti, sarà molto difficile sostenere di essere stati truffati. Niente rimborso se il cliente si è abbonato dopo aver dato la doppia conferma, se  ha ricevuto l'sms di benvenuto subito dopo e se l'operatore ha conservato i dati di acquisto con data e ora di entrambi i clic, da poter esibire in caso di contestazione.


DON CAMILLO. Omaggio alla donna






FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

ARTISTA DELLA VITA

Irruenza della vita che apri un varco
dentro il folto impenetrabile d'un cuore;
tu sei donna, tu per questo sei un parco
dove sbocciano i fiori dell'amore.

Gentilezza della vita che abbracci
chi è ruvido e scontroso nei suoi modi;
tu sei donna e per questo tu rintracci
ciò che è bello dentro ognuno e ne godi.

Tenerezza della vita che accarezzi
chi si trova con il cuore innamorato;
tu sei donna e per questo tu apprezzi
chi da te cerca d'essere amato.

Sicurezza della vita che decidi
dove regna e prevale la paura;
tu sei donna e per questo tu incidi
col coraggio che possiedi per natura.

Tutto questo e molto più in te racchiudi,
tavolozza coi colori più vivaci;
sai dipinger di bellezza e poi dischiudi
anche i cuori più ottusi e incapaci.

                                         don Camillo


mercoledì 17 luglio 2019

GIOVANI E RAGAZZI. La prima sbornia è a 15 anni


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del  28/06/19.
Articolo: "Nelle folli notti d'estate la prima sbornia è a 15 anni" di MICHELA BOMPANI.


Più di un italiano su cinque consuma quotidianamente bevande alcoliche. Un'abitudine che può trasformarsi in abuso. Tanto che l'Istituto superiore di Sanità, nel 2017, ha censito 8,6 milioni di consumatori a rischio nel nostro Paese. Soprattutto uomini. Mentre le fasce di popolazione più esposte al pericolo di sviluppare patologie correlate all'alcol sono gli over 65 e i ragazzi intorno ai 16-17: la prima sbornia arriva intorno ai 15 anni. E l'estate, soprattutto per i giovani, complica le cose.
"Per gli adolescenti" spiega infatti Elena Cattelino, ordinario di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione all'Università della Valle d'Aosta, "il consumo di alcol è legato a funzioni di condivisione, disinibizione, trasgressione, ed è per lo più relegato a uscite del fine settimana, feste o vacanze".
In generale, va per la maggiore il vino (48,1 per cento), seguito dalla birra (27,1), dai superalcolici (10,3) e dali aperitivi, amari e digestivi (5,5).
L'alcol diventa un mezzo per raggiungere diversi risultati, dall'essere accettati dai coetanei al dimenticare i problemi. Visto che i giovani bevono specialmente quando sono coinvolti in attività sociali e che il tempo libero a disposizione moltiplica le occasioni di incontro, la curva del rischio sale.
Secondo Cattelino, "è molto probabile che in estate si ecceda con gli alcolici, fino a conseguenze estreme come il coma etilico". Per evitarlo, "bisogna agire sulle finalità per cui si ricorre all'alcol. Permettiamo agli adolescenti di sentirsi parte di un gruppo, di sperimentarsi senza mettere a repentaglio la salute, se non la vita". Come? Innanzitutto, "più che impedire di bere, è importante insegnare a farlo in modo responsabile. Il consumo di alcolici in famiglia o in presenza di educatori, se moderato e legato a valori culturali, è una pratica che guida i ragazzi anche quando si ritrovano con i coetanei", dice la docente.
Ma bisogna pure offrire opportunità ricreative o formative per contrastare la noia e compensare la difficoltà a darsi dei limiti con un controllo più attento e capillare da parte dei genitori e degli adulti in generale.
Senza dimenticare che l'alcol condivide  gli stessi fattori di rischio con altre dipendenze, in primis quella della droga.

mercoledì 10 luglio 2019

RES PUBLICA. Quei ragazzi che salgono in cattedra


FONTE: "MISSIONARI SAVERIANI" giugno/luglio 2019.
Articolo: "Quei ragazzi che salgono in cattedra " di DIEGO PIOVANI.

Il 9 maggio, alla Camera dei deputati, si celebra la Giornata della memoria per le vittime del terrorismo. L'aula è piena di ragazzi che, a turno, intervengono per presentare i lavori svolti a scuola sul tema "Tracce di memoria".
Quasi al termine della commemorazione, una voce esile, ma decisa, s'impone all'attenzione generale. "Anche noi viviamo un momento particolarmente difficile della nostra storia repubblicana. I valori democratici fondanti la nostra convivenza civile sono messi in discussione persino da chi riveste  incarichi di governo. Parole e gesti violenti, amplificati a dismisura dai social media, diffondono un clima di diffidenza e odio nella società civile e mirano a screditare le istituzioni nazionali ed europee, che sono nostre e che dovremmo imparare a tutelare e difendere strenuamente, per il bene di tutti noi".
Francesca Moneta, studentessa del liceo statale Virgilio di Milano, riceve l'applauso di tutto l'emiciclo. Sorride , quasi intimidita e sorpresa. Tutti applaudono, anche alcuni esponenti del governo. Fossi stato in loro non l'avrei fatto. Perché nel giro di poche settimane due ragazze (la prima è stata Greta Thunberg) hanno dimostrato di avere programmi, idee e progetti migliori di tanti governi. Non capirlo è pericoloso. Preparazione, cultura, impegno, prima o poi, emergono. Ma non ci sono intellettuali di ieri ad alzare la voce nelle piazze d'Europa.
Sono le generazioni di domani che riempono la pagella  delle istituzioni di oggi. Per questo, quelle mani che si uniscono ad applaudire dovrebbero finire sul petto, per fare "mea culpa" di mancanze, visioni distorte, progetti incompleti.
Certo, tanti osservatori potranno dire  (come è successo) che tutto è politica, che dietro a questi visi ci sono insegnanti ideologizzati, poteri forti, manovratori di ogni tipo...
A parte il fatto che in questo mondo al contrario è capitato a un'insegnante dover essere sospesa per diritto d'espressione, certi valori dovrebbero coinvolgere tutti noi. Perché le relazioni sono curate da ciascuno e ogni giorno ci è richiesto di scegliere come iniziare la giornata, come rapportarci per non degenerare ancora di più.
Francesca, Greta e tanti loro coetanei l'hanno già fatto. E noi?

LIBRI. Il genio infelice


FONTE: libro "Il genio infelice" di CARLO VULPIO. Il romanzo della vita di Antonio Ligabue. Chiarelettere editore srl.

Si legge sul risvolto della copertina:

Se c'è un artista italiano che nel Novecento ha seguto una direzione ostinata e contraria, si chiama Antonio Ligabue (1899-1965).
Nato a Zurigo da una ragazza madre di Belluno, figlio di tre padri e da ciascuno di essi abbandonato, fragile ma orgogliosamente solitario, autodidatta, geniale e visionario, Toni al mat - il matto, così veniva chiamato nella Bassa padana - è lo straordinario testimone di un secolo di distruzione e follia. Lui rappresenta ciò che vede, e vede ciò che sogna. Amplifica la realtà, immortalandola.
La sua stessa vita  e le sue opere denunciano il folle ritiro dell'uomo dalla natura, che diventa un'estranea su cui esercitare il proprio dominio.
Ligabue si ribella ai comandamenti di ordine e disciplina, mal tollera ogni conformismo, non per scelta ma assecondando un istinto primordiale che lo porta a trovare pace e meraviglia solo di fronte agli animali, reali o immaginari, anche trasfigurandoli, per rappresentare la ferocia degli uomini e la vita come un'eterna lotta di prevaricazione, non di sopravvivenza.
In un periodo come quello che stiamo vivendo, che soffoca la fantasia e obbliga le persone a stili di vita e schemi mentali non scelti, o almeno non voluti, Il genio infelice racconta in forma di romanzo una storia tormentata ed esemplare, che è anche un potente manifesto liberatorio. Un inno alla creatività, alla natura e alla bellezza, mai come oggi così necessario.
Antonio Ligabue è ormai riconosciuto come uno dei più grandi artisti del Novecento e definito il Van Gogh italiano.
Le sue opere sono ospitate in mostre in Italia e nel mondo, da Mosca a Toronto, prossimamente a New York e Pechino.
Dal 1983 la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, diretta da Augusto Agosta Tota, si dedica alla promozione e alla valorizzazione dell'opera del pittore.

mercoledì 3 luglio 2019

SPORT. Lo sport di squadra è un antidepressivo


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 19/04/19.
Articolo: "Lo sport di squadra è un antidepressivo" di GIULIA VILLORESI.

I bambini che praticano sport di squadra hanno un ippocampo più grande e una minore probabilità di sviluppare la depressione.
E' quanto emerge da uno studio dell'Università di Washington Saint Louis, condotto su un campione di oltre quattromila ragazzini tra i nove e gli undici anni. 
L'ippocampo è un'area del cervello cruciale per la risposta allo stress e negli adulti che soffrono di depressione il suo volume appare ridotto. Il nuovo studio, appena pubblicato su Biological Psychiatry, suggerisce che la relazione tra quest'area e i disturbi depressivi sia già evidente nella preadolescenza, e mette in primo piano lo sport per la prevenzione della depressione infantile.
Infatti, come sottolinea Lisa Gorham, neuroscienziata e prima firma dello studio, "nei bambini non sembra esserci alcuna associazione tra un ippocampo più grande e il coinvolgimento in altre attività ricreative come la musica, o l'arte".
Emerge invece con chiarezza la correlazione tra salute mentale, sviluppo dell'ippocampo e sport di squadra. Ulteriori studi dovranno chiarire meglio questo legame. E fare luce su un altro aspetto ancora poco chiaro.
"Sebbene il legame tra un ippocampo più grande e l'attività sportiva riguardi sia i maschi che le femmine" dice Gorham "la riduzione dei sintomi depressivi è stata riscontrata solo nei maschi". Perché? Forse la depressione nelle bambine dipende da motivi diversi da quelli che la scatenano nei maschi o forse per loro i benefici dello sport  emergono in un'età più avanzata.
Ma di quali benefici parliamo? Secondo gli autori, nell'attività di squadra c'è una combinazione che potrebbe risultare utile nella prevenzione o nel trattamento della depressione: quella tra il movimento fisico e senso di appartenenza, due sfere che rivestono un'importanza vitale nello sviluppo emotivo del bambino.

RIFLESSIONI. Quale è il bene?

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" giugno 2019.
Articolo: "Bene e male pari sono?" di RITANNA ARMENI.

A Manduria, un gruppo di giovani "bandati" ha a lungo picchiato e seviziato un uomo di 65 anni. L'anziano è morto.
A Viterbo, due ragazzi "perbene" hanno violentato con brutalità una giovane donna.
Fatti di cronaca, si dirà. Terribili, orrendi, ma pur sempre  eccezioni, deviazioni dai comportamenti sociali normali. Vero.
Siamo certi, però, che non ci sia proprio nessun legame tra questi fatti e l'ambiente in cui si sono svolti?
Pensarlo è consolatorio. Ma non è così. Lo svelano le reazioni dei genitori dei ragazzi scoperti e incriminati. Difendono. Giustificano i figli. Nascondono i loro crimini. Nelle loro reazioni il male evidente commesso dai figli non è riconosciuto, e la differenza tra questo e il bene si attenua così fino quasi a scomparire. Una differenza che dovrebbe essere, invece, certa e inoppugnabile.
Se quindi i genitori non la possiedono, com'è possibile che la trasmettano?
Ed è allora che un'altra terribile verità traspare dalle vicende di Manduria e Viterbo: la differenza tra bene e male, fondamento etico essenziale, non sempre fa parte del patrimonio familiare.
Se poi allarghiamo lo sguardo a un'altra istituzione fondamentale, la scuola, ci accorgiamo - anche in questo caso la cronaca ce lo racconta - che ha perduto quella autorevolezza necessaria per la trasmissione dei valori fondanti. I frequenti atti di bullismo, la resa di professori, l'incapacità di arginare i fenomeni di violenza che spesso funestano gli istituti scolastici, ne sono una dimostrazione.
Anche nella scuola la differenza tra bene e male fa fatica ad emergere, ad affermarsi, a diventare elemento fondante dell'educazione.
Ma tale differenza tende a sfumare anche nelle istituzioni della politica e dello Stato.
Pensiamo: qual è il comportamento degli Stati democratici che hanno come valore fondante il "bene" della libertà, dei diritti personali, del rispetto delle minoranze quando essi entrano in rapporto con altri Paesi in cui questo "bene" è abolito e sostituito dal "male" della repressione, del soffocamento della libertà?
Di fronte al business, alle transazioni commerciali, il "male" si ridimensiona, si nasconde. L'economia ha la meglio sull'etica.
E quale esempio viene dai partiti quando urlano e condannano il reato commesso da un componente del partito avversario e sono pronti a comprendere e a giustificare lo stesso reato se chi lo commette fa parte delle proprie fila?
Si dirà, non si possono paragonare, orrendi crimini con la politica dei partiti e degli Stati. E' vero: non c'è un rapporto diretto e tanto meno automatico.
Ma quei fatti criminosi fanno emergere un humus culturale in cui domina l'indifferenza, il relativismo, la convenienza. In cui l'abisso che separa il bene dal male si attenua, diventa meno visibile.
Nella nostra società, oggi, prima di sconfiggere il male, c'è da ripristinare una chiara differenza tra male e bene. Ed è questo il compito della famiglia, della scuola, delle istituzioni tutte. La cronaca insegna.

ALIMENTI. Il potassio nelle banane


FONTE: //www.issalute.it/ sito sviluppato  e gestito dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Le banane sono il cibo più ricco di potassio?        FALSO  

La banana è sicuramente un frutto ricco di potassio, ma altri alimenti, soprattutto di origine vegetale, contengono quantità molto superiori di questo minerale.

Il potassio è un minerale fondamentale per il funzionamento dell'organismo ed è coinvolto, tra l'altro, nella regolazione del ritmo cardiaco e nella contrazione muscolare.
La carenza di potassio si manifesta con debolezza muscolare, tachicardia e aritmie, stati confusionali e sonnolenza; la sindrome da eccesso comporta invece astenia, crampi muscolari, ipotensione e brachicardia, fino ad arrivare all'arresto cardiaco nei casi più gravi.
Le indicazioni contenute nelle linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità suggeriscono di consumare una razione giornaliera pari a 3,5 grammi di potassio.
Il potassio è contenuto in quasi tutti gli alimenti, in alta percentuale soprattutto nei cibi di origine vegetale.
La frutta fresca è una fonte importante di potassio: l'avocado, con 450 milligrammi di potassio per 100 grammi di parte mangiabile (450 mg/100g parte edibile) e il kiwi (400 mg/100g p.e.) sono certamente i frutti con la maggior concentrazione di potassio, seguiti dal ribes (370 mg/100g p.e.) e dalla banana (350 mg/100g p.e.).
Ricchi di potassio, con valori superiori a 300 mg/100g p.e., sono  anche i meloni d'estate (333 mg/100g p.e.) e le albicocche (320 mg/100 p.e.).
Anche la frutta secca (pistacchi 972 mg/100g p.e., mandorle 780 mg/100g p.e., arachidi 680 mg/100g p.e. e nocciole 466 mg/100g p.e., per citarne alcuni) e ancor più la verdura (patate 570 mg/100g p.e., spinaci 530 mg/100g p.e., finocchi 394 mg/100g p.e. ecc.) e i legumi (fagioli 1445 mg/100g p.e., lenticchie mg/100 p.e. e ceci 881 mg/100g p.e.) forniscono alla dieta considerevoli quantità di potassio.
Una dieta equilibrata, data la quantità di cibi naturalmente ricchi di potassio, è in grado di fornire l'apporto di potassio necessario al nostro organismo.