venerdì 31 dicembre 2021

SERGIO. Addio al 2021.

 



E' finito un altro anno.
La pandemia aumenta la sua virulenza, anziché recedere.
Dicembre 2020 mi aveva portato una sentenza: "Sergio sei ammalato di PARKINSON".
Dicembre 2021 mi ha portato via mia madre.
Dicembre 2022 cosa mi porterà?
Nonostante tutto ho ricominciato a sognare, cercando di "aggiungere vita ai giorni, non giorni alla vita" come consigliava RITA LEVI- MONTALCINI.
Arrivederci a dicembre del prossimo anno, se il buon Dio vorrà.








mercoledì 29 dicembre 2021

DON CAMILLO. Strana umanità

 



FONTE: Notiziario settimanale parrocchiale di Albegno e dintorni.

STRANA UMANITA'

Mi è capitato tempo fa di andare in casa di un adolescente (che per rispetto della privacy qui chiamo Carlo).
Era un ragazzo che conoscevo fin da bambino: un bravo ragazzo come tanti che frequentava l'oratorio e partecipava sempre alle varie iniziative che proponevo.
Uno di quei ragazzi sui quali scommettevo per un futuro collaboratore in parrocchia. Se non che, finite le medie, capitò in una compagnia sbagliata. Nel giro di pochi mesi lo vidi cambiare radicalmente finchè mi accorsi che aveva iniziato a "sniffare". Sapendo con certezza la cosa, mi sentii in dovere di avvisare i genitori che erano ignari di tutto.
Entrato in casa trovo papà, mamma e figlio in procinto di cenare.
"Mi dispiace di essere venuto a disturbarvi proprio in questo momento, ma è solo perché sapevo di trovarvi tutti insieme" faccio per discolparmi.
"Si figuri, reverendo; nessun disturbo, anzi, siamo onorati della sua visita".
"Purtroppo devo darvi una brutta notizia, e lo faccio con il cuore a pezzi...Carlo sta frequentando una brutta compagnia e ha iniziato a usare cocaina".
Non sto a raccontare del gelo che si è creato in quei genitori, e dello sguardo feroce che Carlo mi ha lanciato prima di inveire contro di me con voce alterata: "Don non dire stronzate! Io non faccio uso di quella roba". "Carlo, se sono venuto qui è perché so per certo che hai iniziato a fare uso di droga". "Lo so per certo... - reagisce Carlo sempre più furioso - tu dai ascolto a tutte le vecchiette che in paese passano il tempo a spettegolare sugli altri invece di farsi i c.... loro".
"Non sono voci di vecchiette - ribadisco io - So benissimo chi è l'amico che ti fornisce la coca".
Più inviperito che mai Carlo grida  con rabbia fino a diventare tutto rosso in volto.
"Lascia stare i miei amici e bada, invece, ai tuoi lecca c...".
A questo punto mi rivolgo ai genitori rimasti impietriti e senza parole: "mi dispiace d'avervi rovinato la cena, ma mi sentivo in dovere di avvisarvi".
Saluto e me ne vado incurante della sequenza di invettive che Carlo mi rivolge.

A titolo di cronaca, Carlo accetterà di entrare in una comunità di recupero, quella di Don Chino e ne uscirà dopo 3 anni completamente cambiato: si troverà un lavoro; sposerà una brava ragazza e diventeranno genitori felici. Quello che mi ha colpito di questa storia è la determinazione di Carlo  a proteggere i "suoi amici" quelli che gli fornivano veleno a caro prezzo, mentre non lesinava insulti a chi gli voleva bene e cercava di aprirgli gli occhi per evitargli il peggio. Che strana umanità è la nostra che non sa distinguere la destra dalla sinistra, il giorno dalla notte!

                                      don Camillo

STRANA UMANITA'

Quanto è strana questa nostra umanità!
Chiami amici e a spada tratta li difendi
quelli che ti portan danno e infermità:
ti fai cruccio se per sbaglio li offendi.

Tratti, invece, da nemici insidiosi
quelli che ti voglion bene gratuitamente;
li consideri come fossero invidiosi
mentre voglion farti luce nella mente.

Cerchi ansioso a tutti i costi il veleno
perché pensi che guarisca le tue pene.
Ti arrabbi e poi sbuffi come un treno
se una fatica ti vien chiesta per star bene.

Quando manca il lavoro fai proteste;
per gridare i tuoi diritti scendi in piazza.
Se il lavoro è in abbondanza vuoi le feste
per buttarti ogni giorno a vita pazza.

Costruisci con fatica la tua casa
e vi cerchi dentro pace e sicurezza;
dalla guerra che coltivi viene rasa
e ti trovi ad annegar nell'amarezza.

Quando il giorno ti avvolge con tepore
volgi il cuore alla notte fredda e oscura
e ti metti a sognare che quel rigore
metta in fuga ogni tipo di paura.

Questa nostra umanità è così strana!
Sembra un fiume che risale il monte.
La speranza di cambiare è sempre vana
se non vuoi tuffarti dentro nella Fonte.

                                    don Camillo


lunedì 27 dicembre 2021

STORIE DI VITA DI ZANDOBBIO. Il panificio Vezzoli

 




Il panificio Vezzoli è l'esercizio produttivo e commerciale più antico di Zandobbio.


FONTE: libro "Sul filo dei ricordi... 2" ideato e stampato dal GRUPPO PARROCCHIALE PER LA TERZA ETA' di Zandobbio.

Nel 1918 Guido Vezzoli lascia, insieme alla sorella Gisella, il paese natale  Zocco di Erbusco intenzionato ad avviare un negozio di panettiere a Zandobbio.
Acquista lo stabile dal signor Pietro Noris, detto del sac, e
dà avvio al suo lavoro. Ogni attività degli altri è sempre giudicata la più giusta, la più comoda e la più pratica.
Guido conosce la signorina Luigia Meli e contrae matrimonio da cui nascono quattro figli: Giuseppina, Gisella, Emanuele e Cesarina.
Ma torniamo a quei tempi lontani: quanto si doveva faticare anche per la lavorazione del pane. Ogni sera si doveva preparare la pasta per favorire la lievitazione ed iniziare a mezzanotte la panificazione e le braccia dovevano fare la loro parte. Il forno era alimentato a legna e richiedeva una buona scelta di questa. Bisognava stare attenti che il fuoco mantenesse il giusto calore, per non incorrere di sfornare pane poco rassicurante.
Nel 1949 Guido muore e l'attività viene portata avanti dalla moglie e dalla cognata Gisella. Fu dura per loro, ma furono aiutate e sostenute dai dipendenti Pietro Gritti e Guido Brignoli, operaio stimato che ancora oggi viene ricordato per le sue qualità.
All'età di 13 anni il figlio Emanuele, sostenuto dalla mamma, dalla zia Gisella e dalle sorelle, si assume le proprie responsabilità.
Nel 1960 Gisella muore, raggiungendo il fratello Guido. Emanuele nel 1961 sposa Gianna Mologni e dal loro matrimonio nascono quattro figli: Italo, Marco, Germana e Luisa.
Nel 1967 muore mamma Luigia e naturalmente il figlio Emanuele le responsabilità aumentano. Nel 1984 Emanuele si affida alle nuove risorse che la tecnologia propone: nuovo forno, abbandona la legna e da spazio prima a nafta, poi a gasolio ed infine al metano. Il lavoro viene poi sostenuto anche da nuove macchine e le braccia ne hanno un gran sollievo.
Sempre con gran sacrificio il lavoro continua: figli e moglie Gianna sono sostegno per Emanuele che, purtroppo, è stato diverse volte condizionato dalla salute. Lo spirito, la decisione che esprimeva era come lievito per il suo lavoro ed i figli ne hanno fatto tesoro.
Nel 2004 Emanuele viene a mancare: il cuore lo ha tradito. I figli hanno tenuto fede agli insegnamenti di papà Emanuele e con volontà hanno contribuito al sostegno dell'attività familiare.
Italo ora gestisce con la moglie Laura il negozio di croissanteria in Carobbio degli Angeli, Marco continua l'attività del padre  nel forno e nel negozio annesso aiutato dalla mamma  e dalle sorelle. 
Ognuno fino ad oggi ha dato il suo valore all'arte bianca sia in croissanteria che nel forno: è la speranza di ogni mamma che i figli non dimentichino chi li ha preceduti.
Un augurio rivolgo anche ai giovani che si affacciano alla tecnica del domani che non dimentichino il nobile artigianato di ieri in ogni settore.

                                          Gianna Mologni
                                             classe 1938





lunedì 20 dicembre 2021

DON CAMILLO. Incantevole corpo

 



FONTE: Notiziario settimanale parrocchiale di Albegno e dintorni.

INCANTEVOLE CORPO

Giustamente restiamo incantati davanti ai capolavori dell'arte, dell'ingegneria e dell'architettura umana, ed è giusto che sia così, perché sappiamo realizzare veramente opere straordinarie.

Ma c'è molto di più bello e di più grande che non sempre teniamo nella debita considerazione: è il corpo umano, il nostro corpo; quel corpo che fa parte della nostra personalità, grazie al quale ognuno può dire "io" con tutta l'originalità e la concretezza che questo comporta.

E' il corpo che paradossalmente esibiamo e nascondiamo, manipoliamo e camuffiamo, a volte scontenti per come siamo, a volte fin troppo compiaciuti; lo decoriamo come fosse una tela o una parete; lo trafiggiamo con amuleti e orpelli; lo forziamo, lo gonfiamo, lo stiriamo...quando il tempo lascia i suoi solchi...
Tutto questo e molto di più.

Ma difficilmente lo consideriamo nella sua misteriosa e incantevole armonia che va oltre il tempo e l'efficienza.

Proteggiamo con tutte le precauzioni possibili le opere d'arte e i monumenti, attenti a non modificarne in nessun modo l'originalità; e il corpo invece lo sottoponiamo alle forzature più svariate come se fosse un oggetto ad uso e consumo del proprietario.

Le opere d'arte più invecchiano più acquistano valore. Il corpo umano più invecchia più è considerato come un ingombro.

Eppure questo incantevole prodigio che è il corpo capace di allearsi con il mistero al punto che Dio stesso lo assume nell'incarnazione, porta con se un'arcana bellezza che non viene scalfita dall'età, anzi, viene accentuata.

Tutto sta nella disponibilità a rendersene conto e a superare la cultura mercenaria della bellezza e dell'efficienza, per entrare negli intrecci del'interiorità che si affina col passare degli anni e con le molteplici esperienze, portandoci a cogliere la straordinaria forza della vita al di là della fragilità del tempo, rendendoci sempre più capaci di sentirci  e di essere un dono.

                                       don Camillo


INCANTEVOLE CORPO

Guardo ammirato il potente motore
ben congegnato in ogni sua parte.
Lancia con forza, destando stupore,
la navicella che porta su Marte.

Di tanto è capace il fervido ingegnio
se vien provocato da interesse e bisogno!
Sappiam sprigionare il massimo impegno
pur di dar vita ad un mitico sogno.

Ma c'è molto di più a destar meraviglia:
è l'incantevole corpo di Uomo e di Donna;
lei dolce e delicata come vaniglia;
lui forte e deciso come colonna.

Lo vedo armonioso e ben coordinato;
tutto l'insieme è un'opera d'arte.
Quando succede che un membro è ammalato,
nessuno degli altri si mette in disparte.

Quando ha bisogno di energia vitale
per poter crescere ed operare,
scatta istintivo, per via normale,
il piacevole appetito che convince a mangiare.

Per ogni mansione essenziale alla vita
un istinto appropriato alletta e incoraggia
perché da pigrizia non venga impedita
la premura e la cura più adatta e più saggia.

Quando arriva al suo pieno vigore,
forte diventa il bisogno d'unione:
è ormai maturo il tempo d'amore
che porta i diversi a totale fusione.

E' così che la forza unita a dolcezza
crea una nuova esperienza forbita
che infonde nei due la sana certezza 
d'essere capaci di dare vita.

E' il corpo umano che detta i graduali passaggi,
ma una mistica forza lo scuote e incoraggia
generando, sapiente, quei profondi messaggi
che fan della coppia la creatura più saggia.

Incantevole corpo ideato e plasmato
dal cuor dell'Eterno che ti ha lasciato l'impronta,
Lui stesso ti ha scelto per il Figlio suo amato
quando venne a rivelare ciò che vale e che conta.


                                        don Camillo




domenica 19 dicembre 2021

SERGIO. Buon Natale non dimenticando......

 



Buon Natale e felice anno nuovo, non dimenticando i milioni di bambini che soffrono nel mondo.
Nel 1991 ho scritto questa poesia, che, pur essendo trascorsi tre decenni, è ancora drammaticamente di attualità, aggravata anche dalla pandemia.

NATALE 1991

Riccioli biondi e occhi  azzurri,
una smorfia da bimbo viziato.
Tra giocattoli, luci e panettoni
lo sguardo amoroso di genitori belli,
eleganti,
sorridenti.
Un grande albero illuminato,
una casa sontuosa,
una tavola regalmente imbandita.
Riccioli biondi,
il mondo è ben più grande della tua casa.
Fuori del suo morbido tepore
c'è il freddo di un inverno senza scarpe
che gela i bimbi albanesi.
C'è il torrido calore di savana,
di terre bruciate, aride, deserte:
la fame negli occhi di milioni di bimbi come te.
C'è il rumore assordante delle bombe
che scoppiano a pochi metri
da bimbi croati e sloveni.
C'è la terribile strada polverosa,
casa di bimbi palestinesi e brasiliani,
figli di nessuno.
Ci sono i desideri che rimarranno inesauditi
dei bimbi russi, indiani, messicani.
Ci sono, ci sono, ci sono milioni di bimbi,
che hanno in comune solo la miseria
e grandi occhi scuri pieni di paura.
E i tuoi giocattoli,
il tuo grande albero illuminato,
la tua sontuosa casa
non devono ingannarti.
Riccoli biondi e occhi azzurri
non fare capricci:
pensa anche a loro.


Vi chiedo di fare una piccola donazione, anche di soli 10 euro alla scuola elementare di p. Simone a Bukavu nella Rep. Dem. del Congo.
Il fac-simile del versamento postale è riprodotto nel post "GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI".



venerdì 17 dicembre 2021

I RACCONTI DI QUADRIFOGLIO. Il mio primo viaggio

 

Avevo sei anni quando ho fatto il mio primo viaggio e la meta è stata Venezia. Ma ora vi spiego nella mia semplicità come è andata.
Facevo la 1° elementare, allora ti facevano fare puntini e aste con qualche greca quasi tutto il giorno ed era anche noioso, se non fosse che ti preparavano anche alla 1° comunione raccontandoti la vita di Gesù e devo dire che la trovavo molto interessante, se non fosse che non capivo come potesse entrare dentro di me il corpo di Gesù attraverso una particola che noi bambini mangiavamo  gli scarti che le suore ci davano alla domenica pomeriggio a dottrina se rispondevamo correttamente alle domande e se recitavamo bene le preghiere.
Quindi io incominciavo ad avere dei problemi perché al pensiero che il corpo di Gesù entrasse dentro di me mi preoccupava moltissimo e mi vergognavo anche a dirlo.
Ma pochi giorni prima di fare la 1° comunione prendo coraggio e glielo chiedo alla nonna di come potesse avvenire questa cosa. Mia nonna ci pensa un po' e poi a modo suo mi spiega che entra in noi solo lo spirito e quindi, senza rendersi conto per quanto mi riguardava, peggiorò la situazione perché con tutte le storie macabre che si sentiva nelle sere quando faceva freddo dove le persone si riunivano nelle stalle per riscaldarsi e stare un po' in compagnia non si faceva che sentire di morti che ritornavano con lo spirito e quindi mi spaventavo moltissimo. 
Quando mia nonna mi spiegò che Gesù entrava dentro di me non con il corpo ma con lo spirito la paura divenne ancora più forte. Fatto stà che incominciai ad avere incubi durante la notte.
E il mattino che dovevo fare la 1° comunione avevo la febbre alta. Mi portarono in chiesa avvolta in una coperta e riportata subito dopo aver preso la particola. A casa e a letto. Il mio dispiacere fu anche quello di dover tornare a casa subito e non poter andare dalle suore che per tutti i bimbi avevano preparato una scodella di alluminio piena di latte col cacao e qualche biscotto fatto da loro.
Un mese dopo il parroco organizzò per tutti i bambini con un parente un viaggio a Venezia di un giorno. Grande gioia da parte di mia zia e quindi di riflesso ero contenta anch'io.
Non abituati a viaggiare per di più con il pulman arrivati a Venezia mi ricordo pochissimo perché stavo male anche sul traghetto. Ma piazza s. Marco mi rimase impressa con tutte le cupole baciate dal sole erano bellissime. E di notte me le sognai fatte con tante scodelle di alluminio fumanti di latte e cacao.
Ora vi saluto facendo a tutti auguri di buone feste e con tanta salute.
A presto con un altro viaggio.

                                      Quadrifoglio

                                  

martedì 14 dicembre 2021

SERGIO. I miei primi 72 anni.

 



L'anno scorso, lo stesso giorno di oggi, ero in ospedate dove mi è stato diagnosticato il PARKINSON.
Il racconto della mia degenza l'ho pubblicato in 3 post. E' stata una decisione opportuna e felice ed ho avuto molti attestati di affetto, culminati nei numerossimi auguri ricevuti oggi.
Sarebbe molto lungo ringraziarvi singolarmente e così lo faccio con questo post.

GRAZIE DI CUORE


DON CAMILLO. Storie di banale quotidianità.

 



FONTE: Notiziario parrocchiale di Albegno e dintorni.

STORIE DI BANALE QUOTIDIANITA'
(...il parroco si confessa)

L'uomo, la donna...Non finisce mai di stupirmi la meraviglia che siamo: l'espressione più intensa e più profonda del Creato.
Eppure, tanta intensità e profondità vengono spesso incrostate dalla banalità che sembra predominare nel quotidiano di tante persone di ogni grado e livello. Una banalità che trapela anche attraverso i gesti più semplici oltre che negli sguardi, nelle parole e nelle scelte.
Succede anche a noi preti nell'ambito delle celebrazioni a partire proprio dalla sagrestia dove dovremmo prepararci con raccoglimento per la celebrazione Eucaristica.
Qui mi confesso pubblicamente e faccio "mea culpa". Spesso e volentieri arrivo all'ultimo momento, trafelato; indosso in fretta e in furia i paramenti e salgo sull'altare a celebrare col fiatone. Poi ci sono i paramenti sacri, ognuno col suo significato simbolico che richiama momenti e contenuti importanti della vita di fede e in particolare della vita sacerdotale. Quando li indosso li trovo ben ordinati sul banco dei parati, perché i volontari incaricati della sagrestia, più sensibili di me, li preparano con cura. Quando me li tolgo, alla fine della Messa, li butto così a qualche modo sul bancone come se fossero fazzoletti di carta usati da gettare nel'immondizia.
Apro il tabernacolo per prelevare la pisside per fare la comunione ai fedeli, e me ne vado lasciando la porticina spalancata.
Un giorno un chierichetto mi ha fatto l'osservazione: "don, hai lasciato aperto il tabernacolo". Preso alla sprovvista da questo appunto fattomi da un bambino, ho borbottato una risposta improvvisata lì su due piedi, la prima cosa che mi è venuto in mente, per cercare di giustificarmi "E' per fare capire che Gesù è sempre disponibile...". In realtà era solo per mia comodità, perché sono abituato a usare le cose che mi interessano e, una volta usate, a lasciarle dove capita. Faccio così anche con la sedia: quando mi alzo la sposto quel tanto che mi serve, e poi la lascio così, senza rimetterla a posto......Tante piccole cose che però rivelano nella persona una cultura di trascuratezza e di banalità se non addirittura di inossidabile egocentrismo della serie "a posto io, a posto tutto".
L'importante, adesso, non è che io impari a sistemare bene i paramenti liturgici dopo averli smessi, o a chiudere la porticina del tebernacolo dopo averla usata, o....o...., maa che lavori su me stesso per acquisire quella sensibilità che mi porta ad essere attento anche alle più piccole cose e a valorizzarle come meritano, consapevole che anche attraverso questo posso arrivare a realizzare rapporti costruttivi con l'ambiente e soprattutto con le persone, perché, sensibilità e attenzione, coniugate con delicatezza, sono le vie maestre sulle quali viaggia e si trasmette il meglio che c'è dentro ognuno di noi.

                                             don Camillo

mercoledì 1 dicembre 2021

FAMIGLIA. Quando i bambini incontrano il lutto

 



FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" novembre 2021.
ARTICOLO: "Quando i bambini incontrano il lutto" di DANIELE NOVARA.

Anche i bambini incontrano il lutto. Quando capita, più delle parole contano i fatti. Ai genitori il compito di "prenderli per mano" e di rassicurarli che ci sarà un futuro.

Più o meno tutti i bambini, durante l'infanzia, subiscono un lutto. Di solito si tratta di un nonno o di una nonna, a volte,  di una zia  o di uno zio importante, di un amico di famiglia particolarmente significativo che frequentava anche il bambino e, in alcuni casi, della baby-sitter o della propria maestra.
Mi scrive Lorenza, mamma di Samuele, 5 anni: "Mio figlio sta vivendo giorni davvero difficili. Tre mesi fa, dopo una breve malattia, è morto il nonno Giovanni che l'ha seguito tanto nella sua crescita. Una persona speciale a cui mio figlio era legatissimo. Adesso lo vedo un po' confuso e a volte anche facilmente irritabile. Il nonno Giovanni era mio padre, la figura più importante della mia vita. Anch'io sono sottosopra".
La signora rivela che lei stessa è in uno stato di grande frustrazione per la morte del padre. I bambini assorbono questa sofferenza. La perdita dei genitori, pur essendo già grandi, rappresenta un momento della vita davvero tragico e si riverbera sull'intera famiglia.
Completamente diverso è il caso dei piccoli che perdono la mamma o il papà. A volte questa perdita è inaspettata - un incidente, un infarto - e improvvisamente il bambino si trova senza di loro. Oltre all'impatto psicologico, nella crescita di questi piccoli viene a mancare una figura importante e decisiva.
Pensiamo alla perdita della madre nei primi anni di vita, un dolore che non ha neanche una misura, difficile da consolare e che apre un vuoto enorme. Pensiamo alla perdita del padre in adolescenza, una situazione che, dai 12 ai 15 anni, lascia delle tracce indelebili.  La perdita dei genitori necessita, pertanto, di un sostegno psicologico, pedagogico e spirituale molto forte perché è un'esperienza che non ha una sostenibilità immediata.
Un altro lutto che rischia di segnare profondamente una vita durante la sua crescita è quello di un fratello o di una sorella. Si manifesta in modo diverso a seconda dell'età di chi lo subisce e di chi viene a mancare.
Crea nel sistema famigliare una forte depressione e può generare sui bambini "rimasti" la sindrome del sopravvissuto, qualcosa di particolarmente tragico. Occorre farsi aiutare. Sono situazioni che la mente umana fa fatica a reggere senza un sostegno specifico.
Che cosa fare, pertanto, con i bambini? Le parole non sempre sono in grado di raggiungere il cervello infantile che è un cervello concreto, pratico e operativo e che mostra più capacità sul piano visivo che non sul quello del puro e semplice ragionamento.
In queste situazioni, più delle parole, quindi, contano i fatti, conta la capacità dei genitori di attivare dei rituali - utilizzando foto, candele, poesie - che rappresentino un elemento di legame simbolico con chi ci ha lasciato. E che permetta anche ai bambini di sentirsi rassicurati sul fatto che la vita continua, che ci sarà un futuro e che nulla andrà perduto.