mercoledì 27 settembre 2017

GIOVANI E RAGAZZI. Bebe Vio


FONTE: "MESSAGGERO DI SANT'ANTONIO" luglio-agosto 2017.
Articolo: "Io mi piaccio" di ROSANNA BIFFI.


Bikini o burkini? 
La polemica è poco appassionante sul piano estetico (le implicazioni politiche sono, invece, tutt'altra cosa). Una donna occidentale, in genere, considera solo quanto possa essere scomodo stare al sole o nuotare coperte.
Il punto vero lo ha espresso Laurence Rossignol, già ministra della Famiglia nel governo Hollande: "Siamo libere? Alcune di nascondere il corpo, le mani, il viso; altre di infliggersi operazioni di chirurgia estetica dolorose, di affamarsi per assomigliare a modelle da rivista che non esistono nella realtà".
Intanto l'industria della moda, tutto tranne che ingenua, sdogana le modelle dalle forme generose, più rappresentative della media femminile rispetto alle taglie 38 che riempiono le passerelle.
Sono pur sempre giovani e bellissime, ma speriamo che i loro fianchi pieni e le pance da pittura rinascimentale tolgano qualche complesso almeno ad alcune ragazze.
Ragionando in termini più seri, l'italiana che ha raggiunto, nell'ultimo anno, la maggiore popolarità è Bebe Vio, 20 anni e quattro protesi artificiali agli arti.
Ricevuta alla Casa Bianca nella delegazione italiana per l'ultima cena ufficiale di Obama, immortalata in un selfie con il capo dello Stato Mattarella il 2 giugno, protagonista di campagne pubblicitarie piene di energia e giovinezza, è diventata famosa nello sport per l'oro di fioretto individuale alle Paralimpiadi 2016 e, prima, ai Mondiali 2015. Ma  a renderla un'icona nella società è stata la sua personalità, traboccante di vitalità, coraggio e impegno.
Amputata di gambe e avambracci a 11 anni per colpa di una meningite fulminante, dopo tre mesi e mezzo in ospedale tornava subito a scuola. Un anno più tardi riprendeva gli allenamenti. 
A maggio scorso, in un incontro con studenti a Jesolo, una bambina di 9 anni in carrozzina faticava a porle una domanda.
Allora Bebe si è alzata e l'ha raggiunta. Il padre ha spiegato che la figlia non riusciva a concepire  che si potesse camminare  senza le proprie gambe.
A quel punto Bebe si è sfilata una protesi e le ha detto: "Non devi aver paura, a me serve molto".
Alle attrici che affermano di non sentirsi veramente belle non crediamo mai, mentre c'è soltanto verità nello sguardo luminoso di Bebe Vio e nelle sue parole: "Io mi piaccio, mi piace quel che sono. Vado fiera dell mie protesi e delle mie cicatrici. Sarei contenta se questo mio modo di essere aiutasse chi non si piace ad accettarsi".


giovedì 21 settembre 2017

SCUOLA. Principi educativi da conoscere


FONTE: "MESSAGGERO DI SANT'ANTONIO" settembre 1017.
Articolo di DANIELE NOVARA, pedagogista.


Sono tre i basilari principi educativi che i genitori devono conoscere per consentire ai figli di vivere bene il nuovo anno scolastico che sta per iniziare: il sonno; la giusta misura di video-schermi; la routine della colazione. Vediamoli.

Il sonno è diventato sempre più problematico. Capita di trovare bambini di prima elementare che si addormentano alle 23 e si svegliano alle 7, se non alle 6.
La perdita di una, due o tre ore di sonno agisce pesantemente sulle capacità mentali, sull'attenzione e sulla concentrazione.
Una decina di ore in prima e seconda elementare, almeno nove in quarta e quinta rappresentano una misura di sicurezza per la salute psichica degli alunni, qualcosa che li preserva dalla demotivazione scolastica.
Le cause dello scarso sonno sono varie. 
Si va dall'abitudine di usare la tv (anche in tarda serata) come sonnifero al papà che vuole a tutti i costi far giocare il pargolo prima di dormire, dall'idea che i bambini devono stancarsi per poter riposare all'uso del lettone, sia in versione di preliminare  del sonno sia per passarci la notte.
Occorre che i figli restino nella loro cameretta, che alle 21 o 21,30 stiano dormendo in modo da mettere assieme le ore necessarie a "sopravvivere" a giornate scolastiche spesso impegnative.

I video-schermi invadono sempre più la vita infantile attraverso la tv, gli smartphone, i computer, i tablet... 
La distrazione virtuale non aiuta l'attività scolastica. Iniziare la giornata con un cartone animato invece che con la colazione, appare davvero un attentato all'equilibrio psicofisico dei bambini.
Fare attenzione ai videogiochi è fondamentale, sono giochi che non finiscono mai, dove per vincere devi esserci sempre o quasi, difficile sottrarsi.
Che regalare lo smartphone ai bambini sia una vera stupidaggine appare ormai chiaro, ma molti genitori hanno bisogno di sentirselo dire per evitare di mettere i piccoli sul binario di una precocità di cui non si sente proprio il bisogno, per evitare quel mondo di internet dove film porno e dell'orrore sono la norma.

Infine, la colazione.
In tutte le diete sarebbe il pasto principale. Peccato che, se vogliamo che lo diventi davvero, dieci minuti non bastano.
I bambini hanno bisogno di un tempo più dilatato, di sentire l'importanza del momento, se possibile condiviso da tutta la famiglia.
Preparare il tavolo della colazione prima di andare a letto può risultare utile, così come ritualizzare con tazze e posate specifiche scelte dai bambini stessi.




SALUTE. Inquinamento atmosferico


FONTE: "MESSAGGERO DI SANT'ANTONIO" settembre 2017.
Articolo: "Smog pericoloso anche se è nella norma" di ROBERTA VILLA.

Nel 2016, secondo il rapporto di Legambiente, ben 33 città italiane, soprattutto al nord e nella Pianura Padana, hanno sforato i limiti di inquinamento atmosferico da particelle Pm 10 che, per legge, non potrebbero invece essere superati.
E la situazione non migliora se si considera il particolato fine, chiamato Pm 2,5, cioè le cosiddette polveri sottili, ancora più pericolose perché capaci di penetrare profondamente nei polmoni.
Se questi dati possono già di per sé essere preoccupanti, lo diventano ancora di più alla luce della ricerca scientifica condotta negli ultimi anni, che sta mettendo in luce come le soglie di tolleranza allo smog in vigore nei Paesi più avanzati, anche se fossero rispettate, sarebbero comunque insufficienti a proteggere i cittadini.
Il dato più recente viene da una ricerca pubblicata sul "New England Journal of Medicine", una delle principali riviste mediche del mondo, secondo la quale la prolungata esposizione alle polveri sottili e all'ozono, anche al di sotto delle soglie di legge, aumenta il rischio di morte prematura.
Il valore di questi risultati, che confermano conclusioni precedenti, deriva dall'enorme estensione della popolazione considerata: si basano infatti sulle informazioni sanitarie raccolte in sette anni consecutivi su circa 60 milioni dii abitanti degli Stati Uniti, per lo più anziani, confrontate con i livelli di inquinamento stimati nelle diverse aree di residenza, urbane, suburbane o rurali.
"Il nostro studio dimostra che se il tasso di Pm 2,5 si potesse abbassare di un solo microgrammo per metro cubo in tutti gli Stati Uniti, si potrebbero salvare ogni anno circa 12 mila vite", ha dichiarato Francesca Dominici, docente di Biostatistica all'Harvard Chan School of Public Health, e co-direttrice dell'Harvard Data Science Initiative, che ha coordinato il lavoro.
La cattiva qualità dell'aria non compromette la salute solo - come si potrebbe pensare - perché favorisce le malattie dell'apparato respiratorio.
E' ormai dimostrato che lo smog ha un ruolo importante anche nella mortalità per malattie cardiovascolari e per tumori.
L'impatto di questo fattore ambientale sull'aspettativa di vita potrebbe essere anche maggiore in Europa, dove in media respiriamo un'aria ancora più inquinata, secondo il rapporto pubblicato l'anno scorso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il trend, per fortuna, è in miglioramento, con un calo delle concentrazioni di particolato in oltre il 60 per cento delle città europee considerate.
Abbassare le soglie consentite, suggeriscono gli esperti di Harvard, potrebbe stimolare nuovi interventi per controllare l'inquinamento dell'aria. E uno sforzo ancora maggiore sarebbe richiesto in Asia e nei Paesi più ricchi del Medio Oriente, dove i livelli di smog, e le conseguenze sulla salute, sono di gran lunga superiori.

RACCONTI. Madri straniere


FONTE: "MESSAGGERO DI SANT'ANTONIO" settembre 2017.
Articolo: "Madri straniere" di NACERA BENALI.


Amel credeva di aver trovato la libertà e l'amore in Italia. Ma quando nacque suo figlio scoprì che, in realtà, non sarebbe stata mai  libera, né tantomeno felice, in un Paese che la considerava meno di una madre e meno di una cittadina. Perché suo figlio è italiano grazie al principio dello ius sanguinis, ma lei no, non è italiana.
Il padre del bimbo, suo ex convivente, la ricattò quando lei, stanca di subire angherie che andavano dalla gelosia morbosa alla violenza verbale e a volte fisica, decise di lasciarlo. Il compagno le disse che, se lei fosse andata via, lui non avrebbe riconosciuto il bambino.
Amel non voleva nulla da quell'uomo che l'aveva tenuta in ostaggio, prima col pretesto dell'amore, poi con quello della gravidanza. Voleva solo allontanarsi da lui, assieme al bimbo che teneva in grembo, e riprendere le fila della sua vita.
Ma, davanti al ricatto, la donna accettò di sacrificarsi ancora, questa volta non più spinta da un sentimento scambiato per amore, ma dall'istinto di una madre che non voleva che suo figlio crescesse straniero nel suo Paese, né che dovesse percorrere la "via crucis" del permesso di soggiorno. Così, Amel acconsentì a rimanere sotto lo stesso tetto del suo aguzzino fino alla nascita del bambino.
A quel punto l'uomo lo riconobbe, ma subito dopo intraprese una battaglia legale feroce contro la sua ex. Reso forte dal suo denaro e da un influente team di avvocati e periti psicologi, non le risparmiò nulla. Tentò di farla passare per matta, poi per "poco di buono".
Tutto per toglierle quel figlio che lui all'inizio della gravidanza nemmeno voleva. 
Una doppia beffa per Amel, che aveva accettato il ricatto solo per non privare il suo bambino della cittadinanza italiana. Già, perché se in Italia fosse stato osservato il principio dello ius soli, Amel avrebbe potuto ignorare il ricatto di quell'uomo.
La verità è che le donne straniere in Italia sono una categoria molto vulnerabile e rimangono vittime delle più incivili discriminazioni.
Tradite dai loro Paesi d'origine, che hanno lasciato in cerca di più libertà e più riconoscimento, tradite dal Paese dove sono sbarcate e dove vivono discriminate tra i discriminati.
Per queste donne è impossibile tornare indietro, tanto quanto riuscire a vivere felici in un mondo che le mortifica, le avvilisce e sfrutta con cinismo la loro precarietà.

OGGETTI. Barche sul Douro



giovedì 14 settembre 2017

LIBRI. "Il cammino dell'uomo" di Martin Buber


FONTE: Libro "Il cammino dell'uomo" di MARTIN BUBER edito da EDIZIONI QIQAJON COMUNITA' DI BOSE.


Così Hermann Hesse scriveva a Martin Buber : "Tra i suoi libri, Il cammino dell'uomo è indubbiamente quanto di più bello io abbia letto. La ringrazio di cuore per questo dono così prezioso e inesauribile. Lascerò che mi parli ancora molto spesso".

Un autentico capolavoro in miniatura, il cui messaggio si rivela inesauribile proprio perché parla al cuore di ogni uomo, in ogni tempo e in ogni situazione.
Un libro che obbliga a pensare e invita a imboccare il cammino dell'autentica crescita umana in armonia con gli altri uomini e con il mondo intero.

SPORT. Mettersi in gioco


FONTE: "MISSIONARI SAVERIANI" 2017 agosto/settembre n° 7.
Articolo: "Essere chi dice il cuore" di DIEGO PIOVANI.

Elisa ha 21 anni e fa un mestiere che tanti suoi coetanei maschi invidiano: il calciatore, o calciatrice in questo caso.
E' una centrocampista dinamica che, dopo la trafila nel settore giovanile, ha raggiunto la prima squadra dove si è resa protagonista di prestazioni importanti, gol e vittorie. Ha persino esordito in Champions League!
Elisa di cognome fa Mele ed è un tassello fondamentale per il Brescia Calcio Femminile.

Eppure, vittorie, trofei e anche la convocazione in Nazionale non le bastano più. Il pallone non le basta più.
Elisa ha deciso di lasciare tutto, per vivere un'esperienza missionaria estiva in Mozambico con i suoi amici e poi intraprendere un percorso di studi, le cui tempistiche non sono compatibili con partite e allenamenti di una professionista.
Ecco come ha spiegato la sua decisione.

"Appesa in camera ho la foto della mia prima squadra di calcio: anno 2002. Avevo 6 anni. Giocavo nel mio oratorio, Santa Maria della Vittoria, di cui sono particolarmente orgogliosa. Man mano scorro le varie foto appese, ne vedo altre. Dalle pulcine alla Serie A, dall'oratorio alla maglia azzurra della nazionale. Quante partite, vittorie, pianti, passione ed entusiasmo!
Se sono la ragazza che conoscete è anche grazie al calcio perché, in fondo, è lo specchio perfetto della vita di ogni giorno: gioie, tristezze, vittorie, sconfitte, sacrifici, ma tutto sempre con entusiasmo e tanta umiltà. Ho sempre sognato di arrivare dove sono arrivata ora e probabilmente anche più in alto.
Poi, però, capita che i progetti che avevi in testa iniziano a essere sormontati da qualcosa di diverso. Ci si guarda allo specchio e si dice: "Che cosa voglio fare, o meglio, chi voglio essere?". E la mia sempre, sicura, risposta "voglio essere una calciatrice" ha iniziato a lasciare il posto a "voglio essere voce di chi non ha voce, aiuto per gli altri, voglio essere chi mi dice il cuore".
Sono consapevole di aver lasciato tanto, ma allo stesso tempo sono convinta che tanto troverò. Fare delle scelte comporta sempre dire no a qualcosa e  ad altro...
Io sono felice  di aver fatto questa scelta, nonostante le paure e i mille dubbi che la accompagnano.
Lascio il calcio perché mi sono resa conto di voler mettere la mia vita, e quindi anche questo talento, a disposizione degli altri. Il calcio sarà sicuramente uno strumento che utilizzerò in tante occasioni come aggregazione, educazione, gioco.
Lascio il calcio giocato, non il calcio in tutto e per tutto.
Ho letto una frase che mi piace particolarmente e che faccio mia: "Intraprendere un nuovo cammino spaventa, ma dopo ogni passo che percorriamo, ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi"".

Elisa ha lasciato quello che per tanti è un sogno. L'ha fatto per inseguirne un altro. Non sappiamo cosa accadrà, ma ha deciso di... mettersi in gioco.
E' una ragazza  come tante, che viene dall'oratorio, dalla parrocchia vicino a casa.
Una di quelle parrocchie spesso nel mirino, perché non si fa questo o quello, perché c'è un prete un po' così... Eppure, ancora uno dei pochi luoghi dove (quasi sempre) le porte si aprono a tutti per il Grest, per la festa di compleanno, per la riunione di condominio. E dove ragazze come Elisa danno una mano, gratuitamente, solo per il piacere di stare tra amici.
Perché c'è più gioia nel dare che nel ricevere, vero Elisa?



RES PUBLICA. Esportazione di armi in Italia


FONTE: "MISSIONARI SAVERIANI" 2017 agosto/settembre n° 7.
Articolo: Record poco invidiabile" di GIORGIO BERETTA.

E' la miglior performance dell'Italia dal dopoguerra. Un record storico, di cui però, stranamente, non sentiamo parlare nei talk show. Al massimo si trova un trafiletto su qualche quotidiano.
Di  cosa stiamo parlando?
Delle autorizzazioni all'esportazione di armi e sistemi militari rilasciate dall'Italia nel 2016. Ammontano a 14,6 miliardi di euro.
Dal dopoguerra l'Italia non ha mai esportato tanti armamenti nel mondo, nemmeno durante gli anni in cui a Castenedolo (BS) si producevano le micidiali mine anti persona, messe al bando nel 1997 prima in Italia e poi dall'Onu nel 1999, con l'entrata in vigore del trattato di Ottawa.
In questo senso, ricordiamo l'impegno di p. Marcello Storgato e dell'associazione "Mine Action Italy".
In quegli anni l'Italia riusciva a piazzare mine Valmara della Valsella Meccanotecnica a mezzo mondo, anche a paesi in guerra tra loro come Iran e Iraq. Il tutto era coperto dal "segreto di Stato" dai tempi del Regio Decreto n. 1161 dell'11 luglio 1941, firmato da Mussolini, Ciano, Teruzzi e Grandi, che è rimasto in vigore fino al 1990.

E' stato, infatti, solo grazie all'ampia mobilitazione della società civile e dell'associazionismo laico e cattolico, e in particolare alla campagna "Contro i mercanti di morte" (promossa tra gli altri anche dalla rivista "Missioni Oggi" dei saveriani), se il nostro paese è arrivato a dotarsi di una legge per regolamentare questa materia.
E' la n. 185 che il 9 luglio 1990 ha stabilito "Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento".
Vengono introdotti una serie di divieti molto precisi tra cui, soprattutto, quello di esportare armamenti a nazioni in conflitto, a Stati che fomentano il terrorismo, a governi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e a nazioni che, ricevendo aiuti dall'Italia, spendono ampie risorse nel settore militare.
La nostra legge è diventata presto un modello per diverse cancellerie europee e anche per comporre il Codice di Condotta sul commercio di armi dell'Unione Europea. Ma è sempre risultata indigesta - e osteggiata - da vari settori dell'industria e degli apparati militari che non hanno mai visto di buon'occhio i controlli introdotti.
Costoro, soprattutto, non hanno mai sopportato che ogni anno il Presidente del Consiglio, debba, per legge, predisporre una dettagliata relazione al Parlamento per rendere conto dell'attività svolta dal governo riguardo alle autorizzazioni rilasciate e alle consegne di armamenti effettuate. Mantenere un basso profilo e non sollevare troppa attenzione pubblica è, infatti, un requisito fondamentale per chi vorrebbe fare affari indisturbato.

Anche un altro e ancor più preoccupante primato è passato inosservato. 
Riguarda le esportazioni di sistemi militari autorizzate ai paese con cui l'Italia non ha alleanze politiche o militari. Nel 2016 hanno, infatti, superato i 9,2 miliardi di euro le autorizzazioni a nazioni non appartenenti all'Unione europea o alla Nato: rappresentano il 63,1% del totale.
La relazione inviata alle Camere lo scorso 18 aprile lo giustifica adducendo una mera "ripresa del settore". E' invece una vera anomalia, a cui se ne aggiunge un'altra più inquietante: la maggior parte degli armamenti è stata destinata ai paese nelle aree di maggior tensione al mondo, Nord Africa e Medio Oriente. Qui - tra dittatori, regimi autoritari, monarchie assolute islamiche e sostenitori diretti o indiretti dello jihadismo - nel 2016 il governo italiano ha autorizzato forniture militari per oltre 8,6 miliardi di euro, pari al 58,8 % del totale.

C'è tutto l'arsenale bellico: dai caccia intercettatori ai sistemi elettronici di sorveglianza, dal munizionamento pesante alle armi leggere, dalle apparecchiature per la direzione del tiro ai blindati alle navi da guerra. Anche questo è un altro record, ma pochi si sono chiesti se esportare armi e sistemi militari a certi regimi serva davvero a promuovere la pace e la nostra sicurezza.
Come queste esportazioni rispettino le norme della nostra legge è tutto da capire.
Per questo, la Rete italiana per il disarmo, di cui fanno parte una trentina di associazioni nazionali tra cui la Conferenza degli istituti missionari in Italia (CIMI), ha chiesto al Parlamento di esaminare la Relazione ricevuta dal governo e di ascoltare le osservazioni delle nostre associazioni.


giovedì 7 settembre 2017

RIFLESSIONI. Quale difetto devi cercare di eliminare per primo?


FONTE: libro "RINASCERE giorno per giorno" di YVES BOULVIN edito da EDIZIONI MESSAGGERO PADOVA.


Quali difetti hanno trovato in te? E' importante che tu analizzi l'immagine che gli altri ti hanno rinviato di te stesso. Attraverso un gioco di specchi, possono aver proiettato su di te le loro proprie imperfezioni o aver ricevuto solo una visione parziale della tua personalità.

Che cosa hai riconosciuto come ostacolo alla realizzazione delle tue potenzialità? Tendi all'apatia, allo scoraggiamento, alla menzogna per timore della realtà o del giudizio altrui, all'utopia, all'isolamento, alla paura della solitudine? Hai l'impressione di essere eccessivamente segreto, pudico o, al contrario, di non saper tenere  nulla per te, di invadere gli altri con la tua affettività straripante o di controllare eccessivamente i tuoi sentimenti? Hai la sensazione di essere in uno stato di ribellione, di rivendicazione piuttosto che di proposte costruttive?

Riesci a citare due o tre difetti che hanno nociuto alla tua vita, alla tua evoluzione armoniosa e che hanno fatto del male ad altre persone attorno a te?

Questi difetti hanno creato dei blocchi nella tua evoluzione e ti hanno spinto alla rassegnazione, alla chiusura in te stesso...Guardarli in faccia, chiamarli per nome, dolersene, senza giudicarti, permette a una nuova vita di sbocciare un giorno.

Puoi dire con il tuo cuore profondo: "Stop! Basta! Ora svilupperò la qualità contraria al difetto che ha rovinato una parte della mia esistenza. Occorrerà del tempo, ma ci riuscirò!"


VIVERE INSIEME. Si tende a difendere sempre i figli


FONTE: "la Repubblica" del 30/08/17.
Articolo: "Se una madre smaschera il figlio pirata" di MICHELA MARZANO.


Il fatto. Un diciottenne di Eraclea (VE) ritorna a casa verso le sei del mattino con l'auto ammaccata e si giustifica con i genitori dicendo di aver semplicemente forato.
La coppia si insospettisce e va in strada percorrendo a ritroso il percorso fatto dal figlio.
Così si trovano di fronte ad un'ambulanza e ai carabinieri e vengono a sapere che un ciclista è stato investito da un'auto. Subito denunciano il figlio.
L'articolista si domanda: "Come hanno potuto denunciare il figlio? E' stata forse una delle scelte più difficili della vita di questi due genitori, ma anche la più coraggiosa. E controcorrente. Visto che la tendenza  sempre più diffusa oggi nel nostro paese è quella di schierarsi sempre e comunque dalla parte dei figli, anche quando gli errori, gli sbagli, i malfatti, e talvolta anche i crimini, sono sotto gli occhi di chiunque".
L'articolista continua: "L'atteggiamento di tanti genitori, oggi, è sempre lo stesso: non è colpa dei figli, non è nemmeno colpa loro. Se è successo qualcosa che non doveva accadere la colpa, se proprio di colpa si vuole parlare, è degli altri: della scuola che non sa educare, dello Stato che non sa proteggere, di chi non ha fatto attenzione o ha provocato, e via dicendo".
Nel proseguimento dell'articolo la giornalista si domanda: "L'amore di un padre o di una madre non dovrebbe essere quello che insegna che la vita talvolta è complessa......e che un essere umano non è colui che non cade mai, ma chi, dopo essere caduto, è  in grado di rialzarsi? Un tempo, i genitori insegnavano non solo l'esistenza delle regole, ma anche il loro rispetto".
L'articolo chiude: "........questa tendenza tutta contemporanea a illudersi che, proteggendo a oltranza i figli e tappandosi gli occhi di fronte alla realtà, si potessero evitare loro problemi e sofferenze. Il coraggio di questi due genitori di Eraclea.......nell'avere fatto prevalere il senso di giustizia sull'egoismo privato. Il loro è un esempio di civismo che sfida molti pregiudizi: amare un figlio significa anche trasmettergli valori e senso del dovere".

OGGETTI. Ogni cosa ha la sua storia