giovedì 12 maggio 2016

OGGETTI. Cappellini di primavera













SPORT. Perché la Juve è da elogiare


FONTE: il venerdì di Repubblica del 6 maggio 2016.
Articolo "SCELTE CREATIVE E TANTO IMPEGNO: PERCHE' NON POSSIAMO PIU' DIRCI ANTI-JUVE" di CURZIO MALTESE.

Non si riesce neppure più a essere anti juventini.
Di che cosa dobbiamo lamentarci noi milanisti, interisti, napoletani, romanisti?
E' il quinto scudetto consecutivo che la Juve merita senza discussioni, senza polemiche arbitrali, senza storia. Ha vinto la migliore, punto e a capo.
A ben guardare, il fenomeno Juventus è una parabola di come l'Italia potrebbe uscire dalla crisi.
Basterebbe smetterla di fare i furbi e tornare a essere intelligenti. Dieci anni da Calciopoli aveva umiliato la signora del calcio italiano, togliendole l'onore e due scudetti e precipitandola in serie B.
E' il punto più basso della storia bianconera, ma si rivelerà una straordinaria occasione.
Costretta a rinunciare ai maneggioni stile Moggi, la società punta su manager seri e su un moderno progetto industriale.
Si decide così di investire sul nuovo e bellissimo stadio, sorto sulle ceneri di quel monumento agli sprechi di Italia 90 che era il Delle Alpi.
Si studiano i modelli stranieri di marketing e merchandising e si va a caccia di giovani talenti.
Al principio, come sempre, sono i soldi della famiglia Agnelli a sostenere il nuovo corso. Ma con il passare del tempi la Juve diventa un modello.
Il nuovo impianto è comodo, bello e sicuro, perfetto per gli spettatori, dotato di ottimi ristoranti e di un bel museo, ed è quindi sempre pieno, mentre gli altri vecchi stadi italiani si svuotano. Il che lo rende, come dire, assai telegenico, in un'epoca dove i diritti televisivi contano molto più degli incassi. A nessuno piace guardare in tv una partita in uno stadio mezzo vuoto. 
Con l'arrivo di Beppe Marotta, un genio nel suo campo, arrivano colpi di mercato formidabili, come l'arrivo di Andrea Pirlo, che a Milano consideravano bollito, e l'ingaggio di un fuoriclasse come Paul Pogba a parametro zero.
In cinque anni la Juventus raddoppia il fatturato, come nota il Sole 24 Ore, non più così lontana da Real e Barcellona e Bayern nei bilanci e sul campo.
Ora, quanto sarebbe meglio se anche l'Italia decidesse di fare a meno dei furbi e dei maneggioni e provasse a usare l'intelligenza, la creatività, la capacità d'innovazione? E magari provare a scommettere sui giovani di talento.
Non c'è neppure bisogno di passare dal purgatorio della serie B. A furia di fare i furbi, ci siamo già finiti.



COMUNE DI ZANDOBBIO. La pista ciclopedonale


LA PISTA CICLOPEDONALE

Quasi ogni sera, con qualsiasi condizione atmosferica, percorro un tratto della nostra pista ciclopedonale per smaltire la cena.
Non sono il solo, anche se in pieno giorno il percorso è molto più battuto.

Al momento della sua realizzazione questa opera comunale fu molto contestata: dai discorsi della gente sembrava che la sua esecuzione avrebbe causato almeno un incidente mortale alla settimana.
Sono ormai alcuni anni che viene usufruita da pedoni e ciclisti e non ricordo che sia successo un solo incidente.

Poiché il tempo è galantuomo e pialla tutto, ho richiesto all'allora sindaco Luigi Marchesi di farmi un articolo in proposito.

Ecco il testo che mi ha inviato via mail.

Il percorso ciclopedonale Zandobbio-Selva

Nell'aprile 2009 iniziavano i lavori per la realizzazione del primo tratto del percorso ciclopedonale per collegare il capoluogo alla frazione Selva: partenza da via Doppoli e arrivo alla via Fornaci, presso i cosiddetti "muntù de Pasera".
Il progetto dell'opera (approvata nel piano delle Opere Pubbliche) era stato presentato in Consiglio Comunale nell'agosto 2008, ma già precedentemente, a maggio, era stata inviata una lettera alle aziende operanti nella zona industriale di via Selva, per comunicare la prossima realizzazione della pista ciclopedonale, avvertendole che in futuro non sarebbe più stato possibile per i mezzi pesanti attendere di entrare nelle aziende parcheggiando pericolosamente ai margini della strada.
Ciononostante, all'apertura del cantiere all'inizio di aprile 2009 (si voterà per il rinnovo del Consiglio Comunale di lì a due mesi), improvvisamente si risvegliano gli animi delle minoranze e pochi imprenditori, preoccupati a loro dire per la "pericolosità" dell'opera, che metterebbe a repentaglio le vite dei futuri utilizzatori della pista: insieme costituiscono un comitato.
L'amministrazione replica che il progetto è conforme alle normative in materia, che prevedono la via più breve tra due luoghi, e la sicurezza è garantita dal guard rail e dall'illuminazione, che anche simbolicamente avvicinano il capoluogo alla frazione.
Il comitato allora, constatata l'inutilità di esposti e diffide avverso il sindaco, organizza una manifestazione per il venerdì (Santo) 10 aprile, giorno peraltro di lutto nazionale per il terremoto che ha devastato l'Aquila, alla quale partecipano una decina di ciclisti, una decina di automobili e 27 mezzi pesanti. In parole povere, pochi imprenditori che consideravano la strada a loro esclusivo servizio e ne abusavano e consiglieri di minoranza che hanno strumentalizzato l'evento per fini elettorali.
Conclusione: vengono realizzati il primo tratto del percorso e l'illuminazione, e dopo anni di tergiversante attesa, su pressante richiesta dei cittadini, l'opera è stata prolungata fino alla Selva dall'amministrazione che è subentrata nelle elezioni del 2009.
Oggi, pedoni e ciclisti utilizzano quel percorso, molto più in sicurezza che in precedenza; chi guida i mezzi pesanti ma anche auto è più rilassato perché non trovano sulla strada pedoni e ciclisti.
Viene da chiedersi il perché di tutto quel movimento, organizzato da un consigliere di minoranza della Lega Nord e qualche imprenditore in piena campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale se non esclusivamente per ragioni elettorali.


VIVERE INSIEME. Bisogna ribellarsi alla maleducazione


FONTE: Messaggero di sant'Antonio marzo 2016.
Ecco alcuni brani estrapolati dall'articolo "Ribelliamoci alle cattive maniere" di LUISA SANTINELLO.

RIBELLIAMOCI ALLE CATTIVE MANIERE

L'allenatore di calcio che fa un gestaccio ai tifosi della squadra avversaria; i deputati che, riuniti a Montecitorio, si insultano ogni tre per due. E ancora, lo studente che, spaparanzato in metropolitana, neanche si accorge dell'anziano in piedi davanti a lui. Dovunque ci giriamo la maleducazione lascia il segno.

Spesso la critichiamo. Ma il più delle volte non alziamo un dito per contrastarla.

Da una recente indagine........circa il 90 per cento degli intervistati lamenta un individualismo feroce e una tendenza alla micro-barbarie nei rapporti quotidiani.

A mancare, più che l'educazione, è il senso di civiltà. La maleducazione coincide col non rispetto di se stessi e degli altri. E' saltare la fila allo sportello e procedere sgomitando, senza guardare la gente negli occhi.

Un team di ricercatori ha da poco scoperto che chi sperimenta la maleducazione tende poi a riproporla nei confronti di terzi.

"L'essere umano non nasce né buono né cattivo, né educato né maleducato - spiega Fulvio Scaparro, psicoterapeuta e autore di L'antispocchia. Come ho imparato a difendermi dagli arroganti (Bompiani) - La cattiva abitudine si sviluppa quando l'ambiente in cui egli si trova non lo abitua a tener conto degli altri......
Nessun genitore può pretendere dal figlio ciò che egli stesso non insegna  né esplicita..............................
A Tripoli c'è un detto: "se la città è sporca tu comincia a pulire davanti alla tua porta"...................
La maleducazione dunque si sconfigge facendo rete e non mollando mai davanti alle difficoltà. 
"Bisogna essere ostinati contro l'abuso e l'accumulo di indifferenza" conclude Scaparro.

L'obiettivo finale è accendere i riflettori sul problema, un po' come ha fatto di recente il Collegato ambientale approvato a dicembre dalla Camera dei deputati. All'articolo 40 il documento prevede sanzioni per chi abbandona nell'ambiente mozziconi di sigaretta, scontrini, fazzoletti e chewing-gum........
La lotta alla maleducazione (per quanto parziale) è stata riconosciuta e dichiarata ufficialmente.

Continua Scaparro: "Siamo arrivati al paradosso di additare chi è troppo educato come ipocrita..............
Il vero educato è colui che lo è per natura e in modo coerente dentro e fuori casa, nell'ambito pubblico e nel privato".

Le buone maniere stanno alla verità come la maleducazione sta all'ignoranza e alla falsità.

Perché puntare sull'educazione significa investire nel futuro. E in un Paese come il nostro, al nono posto nella lista delle nazioni più maleducate (indagine del 2012 svolta dal sito Skyscanner), questa è una sfida che noi, in quanto suoi abitanti e "figli", dobbiamo cogliere.






giovedì 5 maggio 2016

VIVERE INSIEME. La potenza dell'esempio


FONTE: MESSAGGERO DI SANT'ANTONIO APRILE 2016
Articolo "La potenza dell'esempio" di Fulvio Scaparro (psicoterapeuta).


LA POTENZA DELL'ESEMPIO


Premetto che ho sempre condiviso e ammirato questo passo di sant'Ambrogio, IV secolo d.C.: "Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che [i figli] hanno di voi [genitori] e che voi avete di loro; più di  mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio della passione, il gusto per le cose belle e l'arte, la forza anche di sorridere".
Semplice, chiaro ma, si dirà, difficile da mettere in pratica. Leggo in una rivista di pediatria, e condivido, che ogni genitore sa che, in alcuni momenti, i bambini hanno bisogno di essere corretti per modificare alcuni comportamenti inadeguati. 
Per fare ciò servono regole, più che punizioni. Nel momento in cui la persona che educa sa assumere una modalità ferma, la sua autorevolezza sarà tale che la punizione risulterà superflua.
Non  c'è, però, autorevolezza senza l'esempio. Non solo l'insegnamento non accompagnato da un comportamento esemplare cade nel vuoto, ma esso finisce anche per favorire alibi a chi dovrebbe apprendere: "Perché dovrei rispettare le regole che tu stesso non rispetti?".
Sottolineare la forza dell'esempio è tutt'altro che una novità visto che, per limitarci al pensiero pedagogico occidentale, non si contano i richiami in proposito. I richiami a vuoto a dare il buon esempio sono tanti che ormai la parola stessa si è quasi svuotata di significati, talvolta patetica, un po' come l'abusata parola "amore" che, se non riempita di contenuti concreti, lascia il tempo che trova.
Anche chi non conosce il latino ogni tanto sospira Verba volant ... (le parole volano), ma se gli chiediamo di terminare la frase se la cava con un "... contano i fatti". Completato, il detto latino recita così, in una delle varianti più diffuse: "Verba volant, exempla trahunt" (le parole volano, gli esempi trascinano).
"Trascinano", capite? Quando ascoltiamo una musica "trascinante", siamo trasportati in una dimensione che va oltre lo spartito, il compositore, l'esecutore, l'interprete. Per un tempo breve o lungo che sia, non siamo più soltanto seduti ad ascoltare: la musica ci ha portato via con sé, ci ha rapiti. Siamo con la musica e nella musica anche se non siamo né compositori né esecutori. 
Allo stesso modo, nella vita quotidiana l'esempio, non solo quello buono ma anche quello cattivo, ha più forza delle parole, si scolpisce nel nostro animo e, nel bene o nel male, ci rapisce e ci forgia. Regole semplici, comprensibili, poche, tutte tese a favorire una pacifica convivenza in casa, all'insegna di "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te". Regole spiegate ogni volta che è possibile e soprattutto accompagnate, se infrante, da sanzioni che non provochino dolore fisico o morale, non umilianti e mai imposte con la paura. Dove c'è la paura non c'è l'educazione.
Bambini e ragazzi sono spinti a trasgredire, a superare i limiti, fa parte della loro natura di curiosi della vita, ma non c'è nulla di peggio del non potere capire dove sono questi limiti e, quindi, dove inizia la trasgressione. 
E questo avviene quando si cresce in presenza di adulti ondivaghi, propensi a dire "sì" o "ni", pur di evitare il confronto con i "no".
Troppo adulti sono impauriti dai loro figli e li trattano con un eccesso di aggressività, attirandosi il loro odio, o li blandiscono concedendo loro tutto, non sapendo che i ragazzi in fondo disprezzano chi non ha il coraggio e si arrende o scappa facilmente.
Il buon esempio non fa miracoli, ma è il meglio che possiamo offrire ai nostri figli per aiutarli a non cedere al fascino della vita facile tutta centrata sul proprio tornaconto personale.


DON CAMILLO. Lettera di addio a Cene





FONTE: avvisi settimanali della parrocchia di Cene.

Lettera di addio 

Carissimi

E' arrivato, purtroppo per me, il tempo di lasciarvi.
Il Vescovo mi ha destinato alla Parrocchia di Albegno.
Già lo scorso anno mi era stata fatta la richiesta di cambiamento, ma io avevo domandato di restare almeno ancora per 1 anno.
Questa volta non ho potuto dire di no, anche se con il cuore a pezzi.
Ho accettato pensando che questo sarà certamente un bene per voi in quanto vi permetterà di ricevere nuovi stimoli che io non sono in grado di darvi.
Fino all'8 Settembre, comunque, resterò con voi. Solo in quella data scadrà il mio mandato di Parroco di Cene. Con voi potrò vivere l'impegno della tinteggiatura della chiesa che spero di poter vedere conclusa prima della mia partenza. Avrò ancora la gioia di svolgere il Giochestate e le varie attività estive, e di accompagnare il quadro della Madonnina dal santuario alla chiesa parrocchiale per l'inizio delle feste.
Vi chiedo di considerarmi ancora vostro parroco come se niente fosse fino a quella data, perché io continuerò a considerarvi miei parrocchiani come se dovessi morire qui.
Ho pensato di ufficializzare questa notizia per rispetto nei vostri confronti prima che veniate a saperla dal giornale che la pubblicherà, come mi è stato detto, l'8 maggio prossimo.
Continuiamo a lavorare insieme perché questi ultimi mesi siano il più fecondi possibile.
Con affetto 
                                    don Camillo

OGGETTI. Testa di toro




COMUNE DI ZANDOBBIO. 12 domande alla Sindaca


E' da un po' di tempo che desidero intervistare la sindaca di Zandobbio, Mariangela Antonioli.

Per facilitare le cose il 25 aprile scorso, incontrandola sul sagrato della chiesa parrocchiale, le ho consegnato un foglio con le seguenti domande (non mi ha promesso di rispondere):

  1. Quali motivi l'hanno spinta a candidarsi per le elezioni amministrative del 2009?
  2. E quali nel 2014?
  3. Ha mai (avuto) dei ripensamenti?
  4. Come riesce a conciliare l'impegno istituzionale, la professione e gli affetti famigliari?
  5. Come ha scelto i suoi collaboratori?
  6. Come gestisce l'amministrazione: discussione nel gruppo di lavoro dei collaboratori o preferisce consultare il gruppo di lavoro dopo aver studiato bene le questioni ed essere arrivata ad una bozza di decisione?
  7. Quanto giudica importante la comunicazione ai cittadini delle decisioni amministrative?
  8. Come comunica coi cittadini: personalmente o attraverso collaboratori?
  9. Quali sono le questioni che giudica prioritarie per il presente e il futuro di Zandobbio?
  10. Ha già dei progetti/proposte per raggiungere tali obiettivi?
  11. Come pensa di essere giudicata dai suoi concittadini?
  12. Ha mai pensato di impegnarsi in compiti politici di più ampio respiro?
Nel caso rispondesse, pubblicherò le sue parole.