FONTE: il venerdì di Repubblica del 6 maggio 2016.
Articolo "SCELTE CREATIVE E TANTO IMPEGNO: PERCHE' NON POSSIAMO PIU' DIRCI ANTI-JUVE" di CURZIO MALTESE.
Non si riesce neppure più a essere anti juventini.
Di che cosa dobbiamo lamentarci noi milanisti, interisti, napoletani, romanisti?
E' il quinto scudetto consecutivo che la Juve merita senza discussioni, senza polemiche arbitrali, senza storia. Ha vinto la migliore, punto e a capo.
A ben guardare, il fenomeno Juventus è una parabola di come l'Italia potrebbe uscire dalla crisi.
Basterebbe smetterla di fare i furbi e tornare a essere intelligenti. Dieci anni da Calciopoli aveva umiliato la signora del calcio italiano, togliendole l'onore e due scudetti e precipitandola in serie B.
E' il punto più basso della storia bianconera, ma si rivelerà una straordinaria occasione.
Costretta a rinunciare ai maneggioni stile Moggi, la società punta su manager seri e su un moderno progetto industriale.
Si decide così di investire sul nuovo e bellissimo stadio, sorto sulle ceneri di quel monumento agli sprechi di Italia 90 che era il Delle Alpi.
Si studiano i modelli stranieri di marketing e merchandising e si va a caccia di giovani talenti.
Al principio, come sempre, sono i soldi della famiglia Agnelli a sostenere il nuovo corso. Ma con il passare del tempi la Juve diventa un modello.
Il nuovo impianto è comodo, bello e sicuro, perfetto per gli spettatori, dotato di ottimi ristoranti e di un bel museo, ed è quindi sempre pieno, mentre gli altri vecchi stadi italiani si svuotano. Il che lo rende, come dire, assai telegenico, in un'epoca dove i diritti televisivi contano molto più degli incassi. A nessuno piace guardare in tv una partita in uno stadio mezzo vuoto.
Con l'arrivo di Beppe Marotta, un genio nel suo campo, arrivano colpi di mercato formidabili, come l'arrivo di Andrea Pirlo, che a Milano consideravano bollito, e l'ingaggio di un fuoriclasse come Paul Pogba a parametro zero.
In cinque anni la Juventus raddoppia il fatturato, come nota il Sole 24 Ore, non più così lontana da Real e Barcellona e Bayern nei bilanci e sul campo.
Ora, quanto sarebbe meglio se anche l'Italia decidesse di fare a meno dei furbi e dei maneggioni e provasse a usare l'intelligenza, la creatività, la capacità d'innovazione? E magari provare a scommettere sui giovani di talento.
Non c'è neppure bisogno di passare dal purgatorio della serie B. A furia di fare i furbi, ci siamo già finiti.
A ben guardare, il fenomeno Juventus è una parabola di come l'Italia potrebbe uscire dalla crisi.
Basterebbe smetterla di fare i furbi e tornare a essere intelligenti. Dieci anni da Calciopoli aveva umiliato la signora del calcio italiano, togliendole l'onore e due scudetti e precipitandola in serie B.
E' il punto più basso della storia bianconera, ma si rivelerà una straordinaria occasione.
Costretta a rinunciare ai maneggioni stile Moggi, la società punta su manager seri e su un moderno progetto industriale.
Si decide così di investire sul nuovo e bellissimo stadio, sorto sulle ceneri di quel monumento agli sprechi di Italia 90 che era il Delle Alpi.
Si studiano i modelli stranieri di marketing e merchandising e si va a caccia di giovani talenti.
Al principio, come sempre, sono i soldi della famiglia Agnelli a sostenere il nuovo corso. Ma con il passare del tempi la Juve diventa un modello.
Il nuovo impianto è comodo, bello e sicuro, perfetto per gli spettatori, dotato di ottimi ristoranti e di un bel museo, ed è quindi sempre pieno, mentre gli altri vecchi stadi italiani si svuotano. Il che lo rende, come dire, assai telegenico, in un'epoca dove i diritti televisivi contano molto più degli incassi. A nessuno piace guardare in tv una partita in uno stadio mezzo vuoto.
Con l'arrivo di Beppe Marotta, un genio nel suo campo, arrivano colpi di mercato formidabili, come l'arrivo di Andrea Pirlo, che a Milano consideravano bollito, e l'ingaggio di un fuoriclasse come Paul Pogba a parametro zero.
In cinque anni la Juventus raddoppia il fatturato, come nota il Sole 24 Ore, non più così lontana da Real e Barcellona e Bayern nei bilanci e sul campo.
Ora, quanto sarebbe meglio se anche l'Italia decidesse di fare a meno dei furbi e dei maneggioni e provasse a usare l'intelligenza, la creatività, la capacità d'innovazione? E magari provare a scommettere sui giovani di talento.
Non c'è neppure bisogno di passare dal purgatorio della serie B. A furia di fare i furbi, ci siamo già finiti.
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