giovedì 31 dicembre 2020

RIFLESSIONI. Credevo che il mio viaggio...

HO PUBBLICATO QUESTO POST IN DATA 01/08/18. LO RIPRESENTO ALL'INIZIO DI QUESTO NUOVO ANNO, CHE SARA' FONDAMENTALE PER TUTTI.
SIA DI INCORAGGIAMENTO PER TUTTI GLI ANZIANI, MA ANCHE AI PIU' GIOVANI, CHE HANNO SMESSO DI LOTTARE, DELUSI DALLA VITA.
NON E' IMPORTANTE QUANTE VOLTE SI CADE, MA QUANTE VOLTE CI SI RIALZA.

RABINDRANATH TAGORE, "Credevo che il mio viaggio..."

"Credevo che il mio viaggio fosse giunto alla fine,
mancandomi le forze.
Credevo che la strada davanti a me fosse chiusa,
e le provviste esaurite.
Credevo che fosse giunto il tempo di trovare riposo
in un'oscurità pregna di silenzio.
Scopro invece che i tuoi progetti
per me non sono finiti
e quando le parole ormai vecchie muoiono sulle mie labbra,
nuove melodie nascono dal cuore;
e dove ho perduto le tracce dei vecchi sentieri,
un nuovo paese mi si apre con tutte le sue meraviglie."

mercoledì 30 dicembre 2020

DON CAMILLO. Pensando alla stalla

 



FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

PENSANDO ALLA STALLA

Si è soliti dire: "questa stanza sembra una stalla" oppure "non sei in una stalla" per dire che una stanza è tutta sporca, oppure l'interlocutore si sta comportando in modo maleducato.
Si usa dare al nome "stalla" una versione negativa. Eppure a me la stalla evoca qualcosa di bello che ha lasciato una traccia di nostalgia.
I miei nonni avevano la stalla: il nonno materno perché aveva un cavallo per trainare il carretto con il quale portava ai clienti i sacchi di farina, il nonno paterno perché lavorava a mezzadria campi e vigneti, piccoli appezzamenti ma sufficienti per mantenere la numerosa famiglia che abitava nei locali dei contadini del Castelmerlo, sede anche del fattore. Anche lui aveva la stalla dove teneva qualche mucca.
In quelle stalle entravo da bambino, a volte per giocare a nascondino, a volte per accompagnare il nonno che portava il fieno agli animali, a volte per "scarfoià" (spannocchiare il granoturco) mentre ascoltavo le "parsonghe" (le storie degli anziani che in genere avevano come argomento i morti che si facevano sentire, o il diavolo che si faceva vedere da chi andava a ballare, o i malefici di gente col potere di dare il malocchio...).
Sinceramente non mi è rimasta impressa la paura di quelle storie, ma il tepore di quell'ambiente sì, insieme con la gruvida masticazione della mucca e il suo soffiare mentre frugava col muso nella greppia: il tutto avvolto in quel odore di fieno e di sterco che ancora oggi, quelle poche volte che mi capita la fortuna di annusarlo, mi apre i polmoni a cento.
Per me la stalla non è mai stata sinonimo di sporcizia o maleducazione, ma piuttosto evocazione di esperienze di vita semplice e genuina; un mondo di adulti a dimensione di bambini. Un mondo consacrato da Dio stesso che ha scelto dl nascere in una stalla come per gridare con forza a tutti noi, abituati ai profumi della moda, che l'odore della stalla resta sempre un tacito canto alla semplicità e alla bellezza della vita naturale.

ODORE DI STALLA

Immerso in questa campagna
avvolta da nebbia autunnale,
ode del cane la lagna
e il gorgogliar del lento canale.

In questo agreste paesaggio
torno ad esser bambino
quando col nonno il foraggio
portavo al suo cavallino.

Dentro la stalla il tepore
odorava di sterco e di fieno
a pieni polmoni quell'odore
inspiravo per farmene il pieno.

Ed ora ancor più che allora,
costretto a respirare veleni,
quest'aria m'accarezza e ristora
e rivivo momenti sereni.

                                      don Camillo


martedì 29 dicembre 2020

SERGIO. La donna dai piedi vari

 



Ho cambiato la foto del mio profilo su Facebook.
La donna al mio fianco l'ho incontrata sul Cammino di Santiago.
Questa piccola, grande donna era sul Cammino con il suo pesante zaino sulle esili spalle, pur avendo i piedi vari.
Ho postato questa foto, perché, guardandola, mi sia di incoraggiamento durante questo cruciale anno nuovo.



domenica 27 dicembre 2020

SERGIO. Sono ammalato di PARKINSON. 2

 

PRIMA DI RIPRENDERE LA NARRAZIONE, VOGLIO RINGRAZIARE LE MOLTE PERSONE CHE MI HANNO INCORAGGIATO SU FACEBOOK E NELLE VIE DEL PAESELLO. GRAZIE DI CUORE.


Rimango in clinica 18 giorni: i primi giorni in Neurologia e poi in Rieducazione.
Dopo i vari esami mi viene diagnosticato il Parkinson e inizio la cura assumendo una pillola che fa effetto subito. E' incredibile come la carenza di una sostanza (nel mio caso la dopamina) possa mettere in ginocchio una persona e come una pastiglia ribalti la situazione. Ora capisco quando si dice che la chimica allunga la vita.
Ero una candela spenta che rifuggiva i contatti umani per le difficoltà di relazionarmi. Ora sono di nuovo me stesso, con il fermo desiderio di tenere a bada la malattia.
I giorni passati in ospedale sono stati sereni, pur essendo a contatto con tante persone che hanno subito interventi chirurgici. Ho fraternizzato con tutti: pazienti, medici, infermieri, fisioterapisti e suore. 
Sono stato immerso nel mondo della sofferenza e ho capito tante cose. Che dire dei medici, infermieri, fisioterapisti e suore? Tutto il bene possibile.
La quota rosa penso che sia del 95%. E tanta gioventù. Rare le persone sopra i 50 anni.
Quello che mi ha colpito di più è stata la gentilezza (direi quasi la tenerezza), il sorriso sulle labbra, la disponibilità anche nelle piccole richieste.
Sono convinto che sono persone portate a questo mestiere, che reputo anche e soprattutto una missione.
Ho manifestato anch'io le mie paure, dissolte come una bolla di sapone.
E i miei compagni pazienti? Ho cercato sempre il loro contatto e mi incuriosiva chiedere il loro nome di battesimo, l'età, il paese, la professione svolta, la famiglia. Ed era bello vedere il sorriso che si stampava sui loro volti. Mi sono stupito vedere un uomo leggere un romanzo di molte pagine di Ken Follett, uno dei miei scrittori preferiti.
Ho imparato perfino a fare i fiori di carta con l'insegnamento di una brava maestra. Dopo anni ho ripreso a giocare a carte con tre "ragazze" anch'esse ricoverate. Ringrazio anche A. per il giornale quotidiano che mi passava da leggere.
Un discorso a parte merita il mio compagno di stanza. I. è in ospedale da diversi mesi a causa di una grave malattia. Deve dipendere per quasi tutto dagli infermieri. Non può alimentarsi normalmente, ma solo tramite la PEG ed è in trepida attesa di poter mangiare come tutti.
Carissimo I., ti auguro che i tuoi desideri si avverino e che tu possa ritornare a vivere come una persona normale.


                                                    continua

lunedì 21 dicembre 2020

CORONAVIRUS. L'anno che verrà


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 13/11/20.
Articolo: "L'anno che verrà" di CURZIO MALTESE.

Le notti più buie hanno bisogno di sogni. Solo immaginare il futuro ci permette di sopravvivere al presente.
Ci dicono che ci vorrà qualche mese, forse tre, forse quattro, qualcuno dice la fine dell'anno, qualcuno aprile. La primavera del Covid-19 sarà il cessate il fuoco di questa generazione. I racconti dellla fine della guerra, delle feste di Liberazione sono ben vivi nelle nostre memorie. Qualcuno le ha vissute, agli altri le hanno raccontate.
Non si può paragonare la guerra all'epidemia senza sottolineare le differenze, ma la minaccia del pericolo incombente è molto simile. Anche la parola coprifuoco rievoca i racconti dei nostri padri e dei nostri nonni. Il virus è un cecchino che può coglierti ovunque, una bomba caduta dal cielo che esplode tra le sirene e colpisce senza preavviso. E tu puoi solo coprirti il volto.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha comunicato che entro aprile arriverà il vaccino per tutti. Con buone probabilità verrà consegnato prima in Germania, ma comunque sarà questione di qualche settimana per il resto d'Europa. Per noi oggi questo significa immaginarsi di ritornare in qualche modo alla vita come l'abbiamo conosciuta prima di essere inghiottiti dal coronavirus. E si spera anche con qualche pensiero in più.
Torneremo a teatro, al bar, in palestra, a far festa con gli amici, ad ammassarci ai concerti. A toccarci, insomma. A stringerci la mano, a guardarci da vicino, senza temere di ferirci con il solo atto del respiro.
E chissà, da vero dopoguerra, sarà anche l'occasione di una vera rinascita in stile anni 50. Se dobbiamo sognare, perché non farlo per bene? La gente tornerà a lavorare, a produrre e a guadagnare. Il cinema riprenderà a girare commedie geniali, visto che, come è noto, è più difficile far ridere che far piangere ma quando hai pianto tanto, sei più ben disposto. Nella vita c'è sempre tempo per la tristezza. Qualcuno che ti faccia ridere è ben più raro.
Ci mancherà Gigi Proietti. Sarà un Natale difficile. Lo è stato anche l'anno scorso ma non lo sapevamo ancora. Forse non riusciremo a riunirci nelle case e non avremo i soldi per fare grandi regali, giusto qualche pensiero che ci scambieremo più in là. Forti però del fatto che questa epidemia ha portato a una potentissima collettività. Negli Stati Uniti, nel momento più doloroso, la gente ha saputo difendere la propria democrazia, andando a votare in numero così elevato come mai era successo nella storia americana. E Joe Biden è stato votato più di Barack Obama.


 

SERGIO. Sono ammalato di PARKINSON. 1

 

Sono di  nuovo a casa dopo 18 giorni trascorsi presso la Casa di Cura S. Francesco di Bergamo. Sono rinato! Ma facciamo un passo indietro nel 2017, un anno difficile per me, culminato a novembre con l'asportazione della prostata per la presenza di cellule tumorali.
Negli anni successivi ho avvertito un lento declino, sfociato nel 2020 con l'incapacità di correre (io che ho fatto le mie corsette durante tutta la vita!) e poi con il fare con notevole difficoltà una passeggiata di un'ora (io che ho fatto il Cammino di Santiago!).
Da giugno in poi la breve camminata era diventata un calvario: la testa in apnea e il resto del corpo che procedeva in modo automatico.
In paese mi vedevano procedere come uno zombie e tutti si chiedevano il motivo, non osando fermarmi, ma facendo poi domande ai miei familiari.
Dormivo male e all'alba mi svegliavo ed ero preso da mille paure.
Durante la mattina ero come avvolto nella fitta nebbia, incapace di decidere persino se andare a prendere il giornale a piedi o in bicicletta.
Nel pomeriggio la situazione migliorava, permettendomi di fare dei lavoretti o la passeggiata, che mi costava un enorme sforzo di volontà.
Rosaria insisteva a dire che tutto questo era dovuto alla depressione, ma io ripetevo anche ai nostri figli, Gabriele e Loris, che la loro era una risposta troppo semplicistica.
Io conosco bene il mio corpo e l'ho sempre trattato con rispetto e per questo avvertivo che qualcosa non funzionava.
All'inizio di ottobre abbiamo deciso di sottopormi a una visita neurologica privata, data la quasi impossibilità di usufruire del servizio pubblico in questo tremendo momento.
Dopo circa un mese di attesa vengo visitato e dai sintomi, che descrivo al neurologo e da alcuni esercizi che mi fa fare, lui dice che dovrei essere carente di dopamina, una sostanza che produce il cervello. Il sospetto è che abbia il PARKINSON, ma per verificarlo dovrei essere ricoverato in ospedale per una serie di esami e per una successiva eventuale riabilitazione.
Questo avviene alla fine di novembre alla Casa di Cura S. Francesco di Bergamo.
Entro in clinica con grande gioia, poiché potrò curarmi e finire così la mia odissea. E' incredibile: entro in un ospedale, in questo tremendo momento, per essere ricoverato con il sorriso sulle labbra!

                                                         continua

domenica 20 dicembre 2020

SERGIO. Nuova rubrica

 

Il 14 di questo mese ho compiuto i 71 anni, compleanno caduto nei giorni del mio ricovero in ospedale, che mi ha dato un responso che sicuramente mi cambierà la vita fino alla fine dei miei giorni. Ne parlerò diffusamente nei prossimi post.

Questo fatto ha fatto maturare in me il desiderio di creare la nuova rubrica "SERGIO", dopo aver aperto negli anni scorsi le rubriche "LORIS" e "GABRIELE" , i nostri figli.

Colgo l'occasione per augurare a tutti un sereno Natale e un anno nuovo con la fine della pandemia.