PRIMA DI RIPRENDERE LA NARRAZIONE, VOGLIO RINGRAZIARE LE MOLTE PERSONE CHE MI HANNO INCORAGGIATO SU FACEBOOK E NELLE VIE DEL PAESELLO. GRAZIE DI CUORE.
Rimango in clinica 18 giorni: i primi giorni in Neurologia e poi in Rieducazione.
Dopo i vari esami mi viene diagnosticato il Parkinson e inizio la cura assumendo una pillola che fa effetto subito. E' incredibile come la carenza di una sostanza (nel mio caso la dopamina) possa mettere in ginocchio una persona e come una pastiglia ribalti la situazione. Ora capisco quando si dice che la chimica allunga la vita.
Ero una candela spenta che rifuggiva i contatti umani per le difficoltà di relazionarmi. Ora sono di nuovo me stesso, con il fermo desiderio di tenere a bada la malattia.
I giorni passati in ospedale sono stati sereni, pur essendo a contatto con tante persone che hanno subito interventi chirurgici. Ho fraternizzato con tutti: pazienti, medici, infermieri, fisioterapisti e suore.
Sono stato immerso nel mondo della sofferenza e ho capito tante cose. Che dire dei medici, infermieri, fisioterapisti e suore? Tutto il bene possibile.
La quota rosa penso che sia del 95%. E tanta gioventù. Rare le persone sopra i 50 anni.
Quello che mi ha colpito di più è stata la gentilezza (direi quasi la tenerezza), il sorriso sulle labbra, la disponibilità anche nelle piccole richieste.
Sono convinto che sono persone portate a questo mestiere, che reputo anche e soprattutto una missione.
Ho manifestato anch'io le mie paure, dissolte come una bolla di sapone.
E i miei compagni pazienti? Ho cercato sempre il loro contatto e mi incuriosiva chiedere il loro nome di battesimo, l'età, il paese, la professione svolta, la famiglia. Ed era bello vedere il sorriso che si stampava sui loro volti. Mi sono stupito vedere un uomo leggere un romanzo di molte pagine di Ken Follett, uno dei miei scrittori preferiti.
Ho imparato perfino a fare i fiori di carta con l'insegnamento di una brava maestra. Dopo anni ho ripreso a giocare a carte con tre "ragazze" anch'esse ricoverate. Ringrazio anche A. per il giornale quotidiano che mi passava da leggere.
Un discorso a parte merita il mio compagno di stanza. I. è in ospedale da diversi mesi a causa di una grave malattia. Deve dipendere per quasi tutto dagli infermieri. Non può alimentarsi normalmente, ma solo tramite la PEG ed è in trepida attesa di poter mangiare come tutti.
Carissimo I., ti auguro che i tuoi desideri si avverino e che tu possa ritornare a vivere come una persona normale.
continua
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