sabato 29 febbraio 2020

RIFLESSIONI. Preghiera nel tempo della prova


PREGHIERA NEL TEMPO DELLA PROVA

Benedici, Signore, la nostra terra,
le nostre famiglie, le nostre attività.
Infondi nei nostri animi e nei nostri ambienti
la fiducia e l'impegno per il bene di tutti,
l'attenzione a chi è solo, povero, malato.
Benedici, Signore,
e infondi fortezza e saggezza
in tutti coloro che si dedicano al servizio del bene comune e a tutti noi:
le sconfitte non siano motivo di umiliazione o di rassegnazione,
le emozioni e le paure non siano motivo di confusione,
per reazioni istintive e spaventate.
La vocazione alla santità ci aiuti anche in questo momento
a vincere la mediocrità, a reagire alla banalità,
a vivere la carità, a dimorare nella pace. Amen

                                   S.E. Mons. Mario DELFINI

mercoledì 26 febbraio 2020

RES PUBLICA. "Sardine"


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2020.
Articolo: ""Sardine", ma non in scatola" di RITANNA ARMENI.

E' certamente positivo che migliaia di persone scendano in piazza contro l'odio. E' un bel segnale che un movimento, formato soprattutto da giovani, dica il suo no a una politica che sa solo parlare al proprio ombelico. E' importante la richiesta che la politica torni a essere uno strumento di mobilitazione e non solo gioco di palazzo. Chi nelle scorse settimane è sceso in piazza, "le sardine", così si sono chiamate, ha voluto dire al Paese che i cittadini sono ancora pronti a prendere la parola e non si lasciano annullare.
C'è bisogno di un movimento vigile e pronto a correggere le terribili storture sociali che la situazione economica e le inadempienze e gli errori della politica ci mettono inesorabilmente sotto gli occhi? Ce n'è bisogno, eccome. Basta un movimento che si pronuncia contro gli odi e i rancori della politica, contro il clima rissoso che alcune forze politiche hanno creato per affrontare i drammatici problemi che l'Italia ha di fronte?
I recenti segnali che vengono dal mondo del lavoro sono allarmanti. Gli annunciati 4.700 licenziamenti all'Ilva di Taranto sono un dramma che la città e il Mezzogiorno non sono in grado di reggere. Unicredit, a sua volta, ha annunciato che nei prossimi anni si "libererà" di 8 mila dipendenti e di 500 filiali e che la maggior parte degli esuberi sarà concentrata in Italia dove il personale sarà ridotto di 5.500 unità, pari al 68 per cento del totale, e gli sportelli chiusi saranno 450. Lo stesso piano - va sottolineato - promette poi di distribuire ai soci 8 miliardi di euro tra dividendi e buyback, generando 16 miliardi di valore, e di conseguire 5 miliardi di utili.
Questi ultimi colpi al lavoro sono stati sferrati in un Paese che mantiene record alti di disoccupazione, abbandonato dai suoi giovani che oramai disperano di trovare un lavoro, colpito nei punti forti dello stato sociale quali la sanità e la scuola, in cui le disuguaglianze sono aumentate e l'ascensore sociale si è bloccato. Riporto solo un dato: ai figli del 10 per cento più povero della popolazione occorrerebbero cinque generazioni per arrivare a percepire il reddito medio nazionale.
Ecco, in un'Italia in cui avviene tutto questo un movimento nato contro l'odio, le minacce di fascismo, la politica come sterile e rancorosa competizione non solo non basta ma può rivelarsi inutile se non interviene anche sui grandi problemi e le contraddizioni sociali del Paese.
I buoni sentimenti sono una base importante, ma non sono sufficienti per costruire una politica che affronti le contraddizioni sociali, intervenga sulle ingiustizie, ribalti i processi di disuguaglianza sociale.
"I cattivi", coloro che hanno diffuso l'odio e il rancore, hanno agito e utilizzato il disagio, le condizioni d'insicurezza e precarietà, la paura del futuro. Per sconfiggerli non basta essere "buoni" e gridare nelle piazze. Occorre intervenire, fare proposte alternative, costringere la politica, a iniziare da quella di chi è al governo a cambiare. I "buoni" sapranno fare questo salto?

I RACCONTI DI QUADRIFOGLIO. La prima volta a Roma


Ciao. Vorrei riuscire a descrivere le emozioni che ho provato la prima volta che sono andata a Roma.
Ero molto giovane ed ero stata da poco assunta dall'azienda per la quale lavoravo, facendo una discreta carriera. Quindi ero stata invitata, perché si apriva proprio a Roma, in centro, una nuova sede.
Per me era la prima volta che prendevo l'aereo, allora non c'era lo scalo ad Orio al Serio e bisognava andare a Linate.
Ero molto tesa, agitata e con tanta paura, ma anche fiera per il ruolo aziendale che rappresentavo, ma la confusione in testa era parecchia.
Quando sono scesa a Roma dall'aereo mi tremavano le gambe: subito però fui colpita da una dolcissima e leggera brezza e il cielo era di un azzurro bellissimo e con una luce particolare, che ultimamente si vede molto anche qui da noi, anche se molto tempo fa nella nostra regione c'era molta più nebbia, specialmente a novembre e dicembre, e durava per parecchio tempo.
Mi ricordo che, man mano mi avvicinavo al centro città, vedevo pini marittimi grandissimi con forme ad ombrello particolari. Molto caos per le strade con rumori assordanti di clacson e stormi di uccelli che, volando tutti insieme, formavano delle figure molto belle nell'azzurro del cielo.
Mi sembrava di vivere in un altro mondo e Roma mi appariva grandiosa. Mi sentivo molto piccola davanti alla grande bellezza di tutti i suoi monumenti storici. Poi mi piaceva sentire il chiacchiericcio dei romani, che ritengo molto simpatico e colorito. 
Ho scoperto la loro cucina ed è stata la prima volta che ho mangiato la carbonara, la caccio e pepe, la cicoria con aglio, peperoncino e acciughe, la mozzarella in carrozza, i carciofi alla romana. Ma potrei continuare. A modo mio tante ricette ho continuato a cucinarle.
Camminando tra le vie e nei parchi, che sono tantissimi, mi ricordo il rumore dolcissimo di tante fontane e fontanelle, dove si può bere un'acqua buonissima, sempre in mezzo a tantissimo verde.
In seguito sono tornata tante volte a Roma e ogni volta ho provato emozioni, magari diverse, ma sempre bellissime.
Se si guarda con ottimismo e rispetto, Roma anche oggi appare bellissima.

                                         Quadrifoglio

ALIMENTI. Disidratazione degli alimenti


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" dicembre 2019.
Articolo: "Disidratazione" di LUISA SANTINELLO.

In principio furono le mele e i funghi. Oggi sul mercato si trovano ortaggi e frutti disidratati d'ogni sorta. Ma che cosa rende questa tecnica di conservazione tanto appetibile?
Il fatto che permette di mantenere intatto il gusto e gran parte dei nutrienti, e regala straordinaria durata a cibi naturalmente poco longevi.
Il tutto a portata di casa, perché esistono vari modi per ottenere una disidratazione fai da te (sfruttando il forno ventilato a 40°, il microonde o, più semplicemente il sole).

Carote

Disidratate, diventano simili a patatine da sgranocchiare (ma potete anche aggiungerle a minestroni, dadi vegetali e sughi). Vi basterà lavarle, pelarle e tagliarle a fette sottili (a cubetti, invece, se preferite ottenere snack più morbidi) prima di spennellarle d'olio e passarle in forno o metterle sotto il sole. La loro ricchezza di fibre, minerali e vitamine non verrà penalizzata.

Zucchine

Un concentrato di fibre, ma anche di vitamine, potassio, calcio, sodio, magnesio, fosforo e ferro. Utili contro l'obesità e arteriosclerosi, le zucchine favoriscono il transito intestinale e lo smaltimento delle tossine.
Cosa aspettate a seccarle?

Barbabietole

Ricche di ferro, potassio, calcio, magnesio, fosforo, fibre e vitamine, le cosidette rape rosse, anche disidratate, mantengono inalterate le proprietà depurative, antiossidanti e didintossicanti.

mercoledì 19 febbraio 2020

ZANDOBBIESI. Lucia Belotti al Trofeo dell'Angelo


FONTE: "L'ECO DI BERGAMO" del 14/02/20.
Articolo: "La Phb si riporta a casa il Trofeo dell'Angelo" di SILVIO MOLINARA.

Dopo un anno di pausa, la Phb torna sul gradino più alto del podio al Trofeo dell'Angelo, manifestazione organizzata come sempre dalla società bergamasca alla piscina Italcementi in memoria di Angelo Giovanzana (uno dei primi volontari della Phb), giunta quest'anno alla 14° edizione e valida come 4° prova della Nord Cup 2020.
In vasca si sono alternati 231 atleti, in rappresentanza di 17 società della Lombardia, tesserati per la Fisdir, la Federazione di nuoto per atleti con disabilità intellettiva e relazionale.
La Phb si è piazzata al primo posto nella classifica del settore agonistico e in seconda posizione nel settore promozionale, dietro la Pol. Brescia No Frontiere, risultanto complessivamente prima.
Questi i piazzamenti degli atleti della Phb.

Settore agonistico (dove ha gareggiato la nostra Lucia, ndr).
Michela Gibellini: gara 50 DO posizione 3, tempo  1'00"63; 200 DO,3,4'29"99.
Davide Alborghetti: 50 SL,3,33"79;50 DO,1, 42"22.
Francesco Terzi: 50 RA,7,56"14;100 RA,7, 2'10"64.
Maria Chigioni: 50 SL,5,49"79;50 DO,2,59"74.
Lucia Belotti: 50 SL,6,50"20;100 SL,3,1'55"00.
Nadia Muftah: 50 SL,8,58"01;100 SL,4,2'12"87.
Barbara Zanchi: 50 SL,11,59"67;50 RA,3,1'03"69.

Francesco Carelli: 50 sl,1,34"98;50 FA,4,46"14.
Andrea Valoti: 50 SL,2,35"60;400 SL,2,5'51"02:
Giorgio Amadei: 50 SL,5,42"98;100 SL,4,1'36"49.
Francesco Piccinini: 400 SL,1,5'51"02;50 RA,1,45"47.

Andrea Tassetti: 50 DO,1,45"93;100 RA,4,1'45"31.
Luca Yutaka Benigni: 50 DO,4,48"20;200 DO,3,3'47"74.
Staffetta 4x50 mista femminile: 2,4'02"46 (Lucia Belotti, Barbara Zanchi, Nadia Muftah, Maria Chigioni).
Staffetta 4x50 stile libero maschile: 3,2'28"61 (Andrea Valoti, Francesco Carelli, Andrea Tassetti, Luca Yutaka Benigni).
Staffetta 4x50 mista maschile: 3,3'06"00 (Francesco Carelli, Francesco Terzi, Davide Alborghetti, Giorgio Amadei).
Staffetta 4x100 mista maschile: 2,6'22"40 (Luca Yutaka Benigni, Andrea Tassetti, Francesco Piccinini, Davide Alborghetti).

SALUTE. Tumore al seno maschile


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 07/02/20.
Articolo: "Il tumore al seno che i maschi sottovalutano" di MARTINA SAPORITI.

Il tumore al seno è una malattia tipicamente femminile, ma gli uomini non ne sono immuni.
Nel 2019 i nuovi casi di carcinoma mammario maschile sono stati 500, come nel 2018 (dati dell'Associazione italiana di oncologia medica).
Certo, l'incidenza è trascurabile rispetto ai 53 mila nuovi casi del tumore femminile, ma proprio per questo rende la malattia insidiosa.
Gli uomini spesso sottovalutano i sintomi (noduli, arrossamento della pelle del seno, cambiamenti nella forma dei capezzoli da cui possono fuoriuscire liquidi) ritardando le diagnosi e pregiudicando la guarigione (nel 2016 le morti sono state 144).
I maschi non si ammalano come le donne perché hanno meno tessuto mammario e meno estrogeni (ma obesità o eccessivo consumo di alcol, alterando l'equilibrio ormonale, possono favorire lo sviluppo della malattia).
E un peso ha anche la genetica: di solito il tumore colpisce gli uomini tra i 60 e i 70 anni, ma se si manifesta prima è probabile che sia responsabilità dei geni Brca e soprattutto Brca2, che da solo riguarda circa il 4-14 per cento dei tumori mammari maschili.

mercoledì 12 febbraio 2020

GIOVANI E RAGAZZI. Manuel Bortuzzo


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2020.
Intervista: "Camminare, la mia rinascita" a cura di CLAUDIO ZERBETTO.

Il suo sorriso è disarmante. La tragica vicenda di cui è stato protagonista avrebbe piegato chiunque. E invece Manuel è consapevole, nonostante la sua giovane età, che nella vita bisogna lottare e lo esprime con naturalezza. Sempre.
Originario di Treviso, e promessa del nuoto, il 2 febbraio 2019, a soli 19 anni, si ritrova con un'esistenza completamente sconvolta.
Da tempo si allena al Centro Federale di Ostia assieme ai compagni di squadra, i campioni Gabriele Detti e Gregorio Paltrinieri.
E' notte quando, alla periferia di Roma, vittima di uno scambio di persona, viene colpito alla schiena da un  proiettile. Lo soccorre per prima la fidanzata, che è con lui. Poi la corsa in ospedale, le operazioni. Scongiurato il pericolo di vita, la diagnosi è implacabile: lesione midollare. Quindi, la sedia a rotelle e gli estenuanti esercizi di fisioterapia. E poi l'emozionante ritorno in piscina, per sua espressa volontà.
"Ho imparato il valore del piangere, del soffrire, del sacrificarsi, pur di raggiungere un risultato a cui teniamo".
Msa. Manuel una bella notizia: camminare non è più un sogno?
Bortuzzo. E' un segreto che ho custodito per diversi mesi. Al momento del ricovero mi era stata diagnosticata una lesione midollare completa. Dopo ulteriori analisi, i medici hanno riscontrato che, nell'infinitesimo spazio di 12 mm, qualcosa si era salvato. Un po' più in là e avrebbero beccato l'arteria addominale e in ospedale non ci sarei mai arrivato vivo. Nella sfortuna sono stato anche fortunato.
Pochi millimetri che aprono alla speranza...
In questi lunghi mesi non ho mollato un secondo. Non mi sono mai rassegnato, so bene che senza sacrificio non si ottiene nulla. E in poco tempo, grazie a tutori specifici, sono riuscito a rimettermi in piedi. Anche le cose che sembrano impossibili a volte ti regalano risultati inimmaginabili.
Non è stato certamente facile.
All'inizio è stata molto dura. Piangevo e mi abbattevo, ma avevo tanta voglia di ricominciare. Mi sentivo come un bambino ai primi passi, che vorrebbe camminare, come fanno tutti gli altri, cadendo e rialzandosi. Ci provano, ci riprovano. Si stancano. Però non demordono. Ho provato la stessa sensazione, ma non mi sono mai arreso.
Anzicé lasciarti andare alla disperazione e a sentimenti di vendetta hai lanciato segnali di ottimismo, di speranza. Un atteggiamento che ha commosso l'Italia.
Voglio ringraziare tutti: i miei genitori, la mia fidanzata, gli amici, gli allenatori, i compagni di squadra, ma anche le tante persone che mi hanno inviato messaggi con parole di incoraggiamento. Non mi sono sentito solo un attimo. Negli anni scorsi ho lottato molto per ottenere ottimi risultati a livello agonistico. Il mio sguardo era rivolto alle Olimpiadi. Oggi il mio primo obiettivo è quello di ritornare a camminare. Una promessa che ho fatto a mio padre quando mi disse che non avrei più potuto farlo.
Che cosa ti disse?
In realtà avevo già intuito da solo, steso sul letto, che le gambe non funzionavano più. Non riuscivo a comandarne i movimenti. Papà Franco mi prese la mano, la strinse dolcemente, per trasmettermi la sua rassicurante presenza, e mi disse: "Manuel, hai perso l'uso della parte inferiore del corpo. Per il momento ci sei solo a metà, ma stai tranquillo che ci riprenderemo tutto".
Dopo pochi giorni hai ripreso in mano la tua vita. Qual è il ricordo che ti è rimasto impresso nella memoria?
Sicuramente il momento più emozionante è stato quando ho iniziato a preparare per la prima volta lo zaino per la piscina: metterci dentro cuffia, occhialini e costume. Riprendere le mie cose mi ha fatto capire che ero ancora io, che non ero poi cambiato così tanto e che ce l'avrei potuta fare.
Ora stai in piedi con le tue gambe, senza tutori.
Per me è una sorta di miracolo. E' successo un sabato mattina mentre stavo facendo i soliti esercizi con Davide. Gli ho detto: "Cosa dici se mi tolgo i tutori?" Con il suo aiuto mi sono alzato dalla carrozzina e, una volta stabilizzato l'equilibrio, ho staccato  prima una mano e poi l'altra da lui. Stavo in piedi. Un momento indescrivibile. Ho pensato: "Se continuo a impegnarmi, ricomincerò a vincere".
Che cosa significa "ricominciare a vincere?
E' un progetto di sicuro molto più importante di quello che ho dovuto abbandonare a causa della svolta improvvisa cche ha preso la mia vita: le Olimpiadi. Non posso negare che Tokyo 2020 era un sogno e doverci rinunciare mi ha ferito profondamente. Il nuoto ora lo vivo da spettatore. La mia attuale sfida è un'altra: rinascere. Vale di più di una medaglia. Ed è per tutta la vita.
I tuoi aggressori, accusati di tentato omicidio, sono stati condannati a sedici anni. Come possono dei giovani arrivare a tanto?
La sentenza non cambia le cose: non mi restituisce ciò che avevo prima. Stavo vivendo uno dei periodi più belli della mia vita. Hanno compiuto una cosa terribile. Non posso giustificare nessuna violenza. Non è nella mia natura. Quei giovani hanno sbagliato vita. La colpa non è loro, ma del contesto in cui sono nati e cresciuti.
Dopo quello che hai passato, sorprende il tuo sorriso, quasi fossi tu a incoraggiare gli altri.
Quello che mi è successo ha fatto il giro del mondo in poche ore. I miei profili social, strumenti abituali per un giovane atleta, si sono riempiti di messaggi di moltissime persone che volevano essermi vicine, anche se non mi conoscevano personalmente. Questo mi ha colpito molto, fino alla commozione.
Un elogio ti è arrivato anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
L'ho incontrato durante la chiusura dei centri estivi per disabili e anziani ospitati nella tenuta presidenziale di Castelporziano. E' stato un grande onore sentirmi dire che con il mio coraggio trasmetto "tanta forza d'animo". L'ho preso come impegno, anche per il futuro.
La tragica esperienza ti ha portato una certa notorietà. Pensi che questa ti sarà utile per impegnarti anche sul fronte della disabilità?
Spero che l'eco della mia vicenda possa contribuire a far crescere l'attenzione verso le persone con disabilità. L'esser riuscito a far sì che il bar sotto casa divenisse accessibile alche alle persone sulla sedia a rotelle è già una soddisfazione. In questo periodo ho scritto anche un libro, intitolato Rinascere, nel quale ripercorro "l'anno in cui ho ricominciato a vincere". Mi è stato proposto, poi, di interpretare me stesso in un film sul mondo del nuoto. Spero che tutto questo possa servire. Perché la vita è un dono e rinascere è possibile.

FILM. Joker


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2020.
Articolo: "Tragica risata" di PAOLO MARINO CATTORINI.

Chi è Joker? Perché questo criminale ride, ghigna, si burla del mondo? Come è nata la sua violenza beffarda, la sua aggressività strafottente?
Joker (che si chiama in realtà Arthur Fleck e condivide uno squallido appartamento con l'anziana madre Penny) assimila, concentra e porta in scena le contraddizioni di Gotham City (siamo nel 1981): una città malata, sporca, ingiusta, buia, opaca, orrenda sul piano architettonico e morale.
Se vivi tra i lupi, se da bambino abusano di te, se la mamma ti mente, se tuo padre ti disconosce, se nessun Dio ti promette misericordia, se il tuo sogno artistico (diventare un cabarettista comico) viene irriso e beffato dai potenti della tv (come il presentatore Murray Franklin, che Arthur idolatra) e sei costretto a fare il clown per quattro soldi, allora fai fatica a credere alla tenerezza di una ragazza madre, Sophie, la vicina di casa che ti avvicina con affetto in ascensore.
Allora nutri ragioni di sospetto verso una psicologa monotona, affettivamente lontana, abbandonata lei stessa dalle istituzioni.
Se un gruppo di teppistelli ti massacra per divertimento, allora ti viene in mente di farti giustizia da solo.
Il  verbo inglese to joke significa scherzare, motteggiare, burlare. Joker (interpretato da Joaquin Phoenix) è il buffone, ma anche la "matta" dei giochi di carte, il jolly che riempie tutti i buchi, che vale qualsiasi altro valore.
Al bambino Arthur veniva chiesto il compito impossibile di sollevare il morale degli adulti, camuffare l'angoscia del gruppo (una famiglia schizoide, conflittuale, perversa), restituire sorrisi a ogni costo.
Quel piccolo, dotato e perspicace, imparò a vestire una maschera, a disegnarsi sul volto un sorriso implausibile, a divertire un entourage spaventato e spaventante. Si addestrò a un ruolo che non era il suo e prevenne la depressione, fondendosi oblativamente con chi - come la madre - gli chiedeva aiuto e non poteva fare a meno di lui.
L'atteggiamento maniacale è l'altra faccia di una malinconia crudele, di un singhiozzo trattenuto. Ma non è solo una reazione psicologica, è un'opzione etica.
Per non avvertire sensi di colpa, per godere trionfalmente della propria furbizia, per pianificare senza scrupoli una vendetta, il soggetto euforico ride! Egli gode del "tanto peggio tanto meglio!". Arthur nelle sequenze più liriche del film, danza da solo il suo balletto allucinato e paranoico, come davanti a uno specchio invisibile. Una musica interiore lo rapisce nel delirio, anche quando, nel mondo vero, le proteste di massa fanno vittime innocenti e travolgono e calpestano i corpi dei più sfortunati. Questra massa acclama addirittura il Joker come idolo, leader, esempio rivoluzionario.