FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2020.
Articolo: "Tragica risata" di PAOLO MARINO CATTORINI.
Chi è Joker? Perché questo criminale ride, ghigna, si burla del mondo? Come è nata la sua violenza beffarda, la sua aggressività strafottente?
Joker (che si chiama in realtà Arthur Fleck e condivide uno squallido appartamento con l'anziana madre Penny) assimila, concentra e porta in scena le contraddizioni di Gotham City (siamo nel 1981): una città malata, sporca, ingiusta, buia, opaca, orrenda sul piano architettonico e morale.
Se vivi tra i lupi, se da bambino abusano di te, se la mamma ti mente, se tuo padre ti disconosce, se nessun Dio ti promette misericordia, se il tuo sogno artistico (diventare un cabarettista comico) viene irriso e beffato dai potenti della tv (come il presentatore Murray Franklin, che Arthur idolatra) e sei costretto a fare il clown per quattro soldi, allora fai fatica a credere alla tenerezza di una ragazza madre, Sophie, la vicina di casa che ti avvicina con affetto in ascensore.
Allora nutri ragioni di sospetto verso una psicologa monotona, affettivamente lontana, abbandonata lei stessa dalle istituzioni.
Se un gruppo di teppistelli ti massacra per divertimento, allora ti viene in mente di farti giustizia da solo.
Il verbo inglese to joke significa scherzare, motteggiare, burlare. Joker (interpretato da Joaquin Phoenix) è il buffone, ma anche la "matta" dei giochi di carte, il jolly che riempie tutti i buchi, che vale qualsiasi altro valore.
Al bambino Arthur veniva chiesto il compito impossibile di sollevare il morale degli adulti, camuffare l'angoscia del gruppo (una famiglia schizoide, conflittuale, perversa), restituire sorrisi a ogni costo.
Quel piccolo, dotato e perspicace, imparò a vestire una maschera, a disegnarsi sul volto un sorriso implausibile, a divertire un entourage spaventato e spaventante. Si addestrò a un ruolo che non era il suo e prevenne la depressione, fondendosi oblativamente con chi - come la madre - gli chiedeva aiuto e non poteva fare a meno di lui.
L'atteggiamento maniacale è l'altra faccia di una malinconia crudele, di un singhiozzo trattenuto. Ma non è solo una reazione psicologica, è un'opzione etica.
Per non avvertire sensi di colpa, per godere trionfalmente della propria furbizia, per pianificare senza scrupoli una vendetta, il soggetto euforico ride! Egli gode del "tanto peggio tanto meglio!". Arthur nelle sequenze più liriche del film, danza da solo il suo balletto allucinato e paranoico, come davanti a uno specchio invisibile. Una musica interiore lo rapisce nel delirio, anche quando, nel mondo vero, le proteste di massa fanno vittime innocenti e travolgono e calpestano i corpi dei più sfortunati. Questra massa acclama addirittura il Joker come idolo, leader, esempio rivoluzionario.
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