mercoledì 12 febbraio 2020

GIOVANI E RAGAZZI. Manuel Bortuzzo


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2020.
Intervista: "Camminare, la mia rinascita" a cura di CLAUDIO ZERBETTO.

Il suo sorriso è disarmante. La tragica vicenda di cui è stato protagonista avrebbe piegato chiunque. E invece Manuel è consapevole, nonostante la sua giovane età, che nella vita bisogna lottare e lo esprime con naturalezza. Sempre.
Originario di Treviso, e promessa del nuoto, il 2 febbraio 2019, a soli 19 anni, si ritrova con un'esistenza completamente sconvolta.
Da tempo si allena al Centro Federale di Ostia assieme ai compagni di squadra, i campioni Gabriele Detti e Gregorio Paltrinieri.
E' notte quando, alla periferia di Roma, vittima di uno scambio di persona, viene colpito alla schiena da un  proiettile. Lo soccorre per prima la fidanzata, che è con lui. Poi la corsa in ospedale, le operazioni. Scongiurato il pericolo di vita, la diagnosi è implacabile: lesione midollare. Quindi, la sedia a rotelle e gli estenuanti esercizi di fisioterapia. E poi l'emozionante ritorno in piscina, per sua espressa volontà.
"Ho imparato il valore del piangere, del soffrire, del sacrificarsi, pur di raggiungere un risultato a cui teniamo".
Msa. Manuel una bella notizia: camminare non è più un sogno?
Bortuzzo. E' un segreto che ho custodito per diversi mesi. Al momento del ricovero mi era stata diagnosticata una lesione midollare completa. Dopo ulteriori analisi, i medici hanno riscontrato che, nell'infinitesimo spazio di 12 mm, qualcosa si era salvato. Un po' più in là e avrebbero beccato l'arteria addominale e in ospedale non ci sarei mai arrivato vivo. Nella sfortuna sono stato anche fortunato.
Pochi millimetri che aprono alla speranza...
In questi lunghi mesi non ho mollato un secondo. Non mi sono mai rassegnato, so bene che senza sacrificio non si ottiene nulla. E in poco tempo, grazie a tutori specifici, sono riuscito a rimettermi in piedi. Anche le cose che sembrano impossibili a volte ti regalano risultati inimmaginabili.
Non è stato certamente facile.
All'inizio è stata molto dura. Piangevo e mi abbattevo, ma avevo tanta voglia di ricominciare. Mi sentivo come un bambino ai primi passi, che vorrebbe camminare, come fanno tutti gli altri, cadendo e rialzandosi. Ci provano, ci riprovano. Si stancano. Però non demordono. Ho provato la stessa sensazione, ma non mi sono mai arreso.
Anzicé lasciarti andare alla disperazione e a sentimenti di vendetta hai lanciato segnali di ottimismo, di speranza. Un atteggiamento che ha commosso l'Italia.
Voglio ringraziare tutti: i miei genitori, la mia fidanzata, gli amici, gli allenatori, i compagni di squadra, ma anche le tante persone che mi hanno inviato messaggi con parole di incoraggiamento. Non mi sono sentito solo un attimo. Negli anni scorsi ho lottato molto per ottenere ottimi risultati a livello agonistico. Il mio sguardo era rivolto alle Olimpiadi. Oggi il mio primo obiettivo è quello di ritornare a camminare. Una promessa che ho fatto a mio padre quando mi disse che non avrei più potuto farlo.
Che cosa ti disse?
In realtà avevo già intuito da solo, steso sul letto, che le gambe non funzionavano più. Non riuscivo a comandarne i movimenti. Papà Franco mi prese la mano, la strinse dolcemente, per trasmettermi la sua rassicurante presenza, e mi disse: "Manuel, hai perso l'uso della parte inferiore del corpo. Per il momento ci sei solo a metà, ma stai tranquillo che ci riprenderemo tutto".
Dopo pochi giorni hai ripreso in mano la tua vita. Qual è il ricordo che ti è rimasto impresso nella memoria?
Sicuramente il momento più emozionante è stato quando ho iniziato a preparare per la prima volta lo zaino per la piscina: metterci dentro cuffia, occhialini e costume. Riprendere le mie cose mi ha fatto capire che ero ancora io, che non ero poi cambiato così tanto e che ce l'avrei potuta fare.
Ora stai in piedi con le tue gambe, senza tutori.
Per me è una sorta di miracolo. E' successo un sabato mattina mentre stavo facendo i soliti esercizi con Davide. Gli ho detto: "Cosa dici se mi tolgo i tutori?" Con il suo aiuto mi sono alzato dalla carrozzina e, una volta stabilizzato l'equilibrio, ho staccato  prima una mano e poi l'altra da lui. Stavo in piedi. Un momento indescrivibile. Ho pensato: "Se continuo a impegnarmi, ricomincerò a vincere".
Che cosa significa "ricominciare a vincere?
E' un progetto di sicuro molto più importante di quello che ho dovuto abbandonare a causa della svolta improvvisa cche ha preso la mia vita: le Olimpiadi. Non posso negare che Tokyo 2020 era un sogno e doverci rinunciare mi ha ferito profondamente. Il nuoto ora lo vivo da spettatore. La mia attuale sfida è un'altra: rinascere. Vale di più di una medaglia. Ed è per tutta la vita.
I tuoi aggressori, accusati di tentato omicidio, sono stati condannati a sedici anni. Come possono dei giovani arrivare a tanto?
La sentenza non cambia le cose: non mi restituisce ciò che avevo prima. Stavo vivendo uno dei periodi più belli della mia vita. Hanno compiuto una cosa terribile. Non posso giustificare nessuna violenza. Non è nella mia natura. Quei giovani hanno sbagliato vita. La colpa non è loro, ma del contesto in cui sono nati e cresciuti.
Dopo quello che hai passato, sorprende il tuo sorriso, quasi fossi tu a incoraggiare gli altri.
Quello che mi è successo ha fatto il giro del mondo in poche ore. I miei profili social, strumenti abituali per un giovane atleta, si sono riempiti di messaggi di moltissime persone che volevano essermi vicine, anche se non mi conoscevano personalmente. Questo mi ha colpito molto, fino alla commozione.
Un elogio ti è arrivato anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
L'ho incontrato durante la chiusura dei centri estivi per disabili e anziani ospitati nella tenuta presidenziale di Castelporziano. E' stato un grande onore sentirmi dire che con il mio coraggio trasmetto "tanta forza d'animo". L'ho preso come impegno, anche per il futuro.
La tragica esperienza ti ha portato una certa notorietà. Pensi che questa ti sarà utile per impegnarti anche sul fronte della disabilità?
Spero che l'eco della mia vicenda possa contribuire a far crescere l'attenzione verso le persone con disabilità. L'esser riuscito a far sì che il bar sotto casa divenisse accessibile alche alle persone sulla sedia a rotelle è già una soddisfazione. In questo periodo ho scritto anche un libro, intitolato Rinascere, nel quale ripercorro "l'anno in cui ho ricominciato a vincere". Mi è stato proposto, poi, di interpretare me stesso in un film sul mondo del nuoto. Spero che tutto questo possa servire. Perché la vita è un dono e rinascere è possibile.

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