FONTE: "MISSIONARI SAVERIANI" 2017 agosto/settembre n° 7.
Articolo: "Essere chi dice il cuore" di DIEGO PIOVANI.
Elisa ha 21 anni e fa un mestiere che tanti suoi coetanei maschi invidiano: il calciatore, o calciatrice in questo caso.
E' una centrocampista dinamica che, dopo la trafila nel settore giovanile, ha raggiunto la prima squadra dove si è resa protagonista di prestazioni importanti, gol e vittorie. Ha persino esordito in Champions League!
Elisa di cognome fa Mele ed è un tassello fondamentale per il Brescia Calcio Femminile.
Eppure, vittorie, trofei e anche la convocazione in Nazionale non le bastano più. Il pallone non le basta più.
Elisa ha deciso di lasciare tutto, per vivere un'esperienza missionaria estiva in Mozambico con i suoi amici e poi intraprendere un percorso di studi, le cui tempistiche non sono compatibili con partite e allenamenti di una professionista.
Ecco come ha spiegato la sua decisione.
"Appesa in camera ho la foto della mia prima squadra di calcio: anno 2002. Avevo 6 anni. Giocavo nel mio oratorio, Santa Maria della Vittoria, di cui sono particolarmente orgogliosa. Man mano scorro le varie foto appese, ne vedo altre. Dalle pulcine alla Serie A, dall'oratorio alla maglia azzurra della nazionale. Quante partite, vittorie, pianti, passione ed entusiasmo!
Se sono la ragazza che conoscete è anche grazie al calcio perché, in fondo, è lo specchio perfetto della vita di ogni giorno: gioie, tristezze, vittorie, sconfitte, sacrifici, ma tutto sempre con entusiasmo e tanta umiltà. Ho sempre sognato di arrivare dove sono arrivata ora e probabilmente anche più in alto.
Poi, però, capita che i progetti che avevi in testa iniziano a essere sormontati da qualcosa di diverso. Ci si guarda allo specchio e si dice: "Che cosa voglio fare, o meglio, chi voglio essere?". E la mia sempre, sicura, risposta "voglio essere una calciatrice" ha iniziato a lasciare il posto a "voglio essere voce di chi non ha voce, aiuto per gli altri, voglio essere chi mi dice il cuore".
Se sono la ragazza che conoscete è anche grazie al calcio perché, in fondo, è lo specchio perfetto della vita di ogni giorno: gioie, tristezze, vittorie, sconfitte, sacrifici, ma tutto sempre con entusiasmo e tanta umiltà. Ho sempre sognato di arrivare dove sono arrivata ora e probabilmente anche più in alto.
Poi, però, capita che i progetti che avevi in testa iniziano a essere sormontati da qualcosa di diverso. Ci si guarda allo specchio e si dice: "Che cosa voglio fare, o meglio, chi voglio essere?". E la mia sempre, sicura, risposta "voglio essere una calciatrice" ha iniziato a lasciare il posto a "voglio essere voce di chi non ha voce, aiuto per gli altri, voglio essere chi mi dice il cuore".
Sono consapevole di aver lasciato tanto, ma allo stesso tempo sono convinta che tanto troverò. Fare delle scelte comporta sempre dire no a qualcosa e sì ad altro...
Io sono felice di aver fatto questa scelta, nonostante le paure e i mille dubbi che la accompagnano.
Lascio il calcio perché mi sono resa conto di voler mettere la mia vita, e quindi anche questo talento, a disposizione degli altri. Il calcio sarà sicuramente uno strumento che utilizzerò in tante occasioni come aggregazione, educazione, gioco.
Lascio il calcio giocato, non il calcio in tutto e per tutto.
Ho letto una frase che mi piace particolarmente e che faccio mia: "Intraprendere un nuovo cammino spaventa, ma dopo ogni passo che percorriamo, ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi"".
Elisa ha lasciato quello che per tanti è un sogno. L'ha fatto per inseguirne un altro. Non sappiamo cosa accadrà, ma ha deciso di... mettersi in gioco.
E' una ragazza come tante, che viene dall'oratorio, dalla parrocchia vicino a casa.
Una di quelle parrocchie spesso nel mirino, perché non si fa questo o quello, perché c'è un prete un po' così... Eppure, ancora uno dei pochi luoghi dove (quasi sempre) le porte si aprono a tutti per il Grest, per la festa di compleanno, per la riunione di condominio. E dove ragazze come Elisa danno una mano, gratuitamente, solo per il piacere di stare tra amici.
Perché c'è più gioia nel dare che nel ricevere, vero Elisa?
Io sono felice di aver fatto questa scelta, nonostante le paure e i mille dubbi che la accompagnano.
Lascio il calcio perché mi sono resa conto di voler mettere la mia vita, e quindi anche questo talento, a disposizione degli altri. Il calcio sarà sicuramente uno strumento che utilizzerò in tante occasioni come aggregazione, educazione, gioco.
Lascio il calcio giocato, non il calcio in tutto e per tutto.
Ho letto una frase che mi piace particolarmente e che faccio mia: "Intraprendere un nuovo cammino spaventa, ma dopo ogni passo che percorriamo, ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi"".
Elisa ha lasciato quello che per tanti è un sogno. L'ha fatto per inseguirne un altro. Non sappiamo cosa accadrà, ma ha deciso di... mettersi in gioco.
E' una ragazza come tante, che viene dall'oratorio, dalla parrocchia vicino a casa.
Una di quelle parrocchie spesso nel mirino, perché non si fa questo o quello, perché c'è un prete un po' così... Eppure, ancora uno dei pochi luoghi dove (quasi sempre) le porte si aprono a tutti per il Grest, per la festa di compleanno, per la riunione di condominio. E dove ragazze come Elisa danno una mano, gratuitamente, solo per il piacere di stare tra amici.
Perché c'è più gioia nel dare che nel ricevere, vero Elisa?
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