Lo vedono correre come una furia in bagno, con una mano sulla bocca.
Corrado capisce subito cosa sta per succedere e si precipita a soccorrere l'amico.
Appena varcata la porta dei servizi sente il rumore di fortissimi conati. Il Rosso è piegato sul cesso e sta vomitando l'impossibile.
Bergamino proprio la prima sera dovevi combinare questo casino davanti alle ragazze?
I conati durano un quarto d'ora buono. Ezio sta soffrendo come un cane. Lo stomaco gli si sta spaccando in mille pezzi e ormai dalla bocca esce soltanto un po' di liquido. Che schifo!
Il bresciano gli passa la carta per pulirsi e lo aiuta a rialzarsi. Gli mette una mano sulla spalla e con un grande sorriso gli dice:
"Non mi avevi detto che reggevi così bene l'alcool!"
Il Rosso riesce finalmente a sorridere e lo manda a quel paese. Poi gli sussurra:
"Guarda che la mulatta ti ha puntato. Si vede lontano un chilometro che le piaci. Occhio che con una gnocca così può risultare difficile resistere alle tentazioni."
Corrado gli risponde che lui Francesca non la tradirebbe mai, è insieme da sette anni e vuole sposarla.
Il Rosso lo guarda dritto nei suoi occhi azzurro ghiaccio e gli dice:
"E allora perché non hai detto a Zoe che sei fidanzato?"
Il bresciano distoglie subito lo sguardo e per un attimo diventa paonazzo. Guarda il suo collega e insieme scoppiano a ridere.
Il bresciano distoglie subito lo sguardo e per un attimo diventa paonazzo. Guarda il suo collega e insieme scoppiano a ridere.
Ridono, ridono, ridono e si sentono sempre più legati. Poi il cappellone torna serio e con tono deciso fa all'amico:
"Stasera dirò a Zoe che ho la morosa da sette anni. Io amo Francesca e non me ne frega un cazzo delle altre!"
"Stasera dirò a Zoe che ho la morosa da sette anni. Io amo Francesca e non me ne frega un cazzo delle altre!"
Si danno un cinque e insieme se ne tornano al tavolo.
Le due ragazze capiscono subito che Ezio ha vomitato. E' pallido come un vampiro, ha gli occhi schizzati di sangue e ha pure la maglia sporca.
Il bergamasco vorrebbe sprofondare.
Come minimo non vorranno più vedermi. Penseranno che sono un alcolizzato.
Meno male che Corrado prende in mano la situazione e propone alle ragazze di uscire dal locale.
Interviene Mara, che tra la sorpresa dei due obiettori fa una proposta:
"E se andassimo nel nostro appartamento? Preparo io un bel caffè a Ezio, che almeno si riprende."
"E se andassimo nel nostro appartamento? Preparo io un bel caffè a Ezio, che almeno si riprende."
L'idea piace subito al Rosso. Ha proprio voglia di un caffè bello forte.
Sì un caffè e dopo me ne torno subito al Centro e mi metto a dormire e forse domani mattina sarò di nuovo in forma.
Anche Corrado è entusiasta. E' curioso di vedere la tana di Zoe. Questa ragazza lo sta interessando un po' troppo, forse?
Ma che sto facendo? Sembro un adolescente alla prima cotta! Adesso dirò che andremo subito al Centro perché ci dobbiamo alzare presto domani mattina.
I suoi buoni propositi sono resi vani da Ezio che dice:
"Certo, veniamo volentieri a fare un giro nella vostra dimora!"
Mara non ci sta più dentro. Questo bergamasco le piace un sacco. Non fa niente se non lo caga tanto. Se si è ubriacato e ha vomitato. Lei se lo sente dentro che riuscirà a conquistarlo. Magari non subito, ma prima o poi lui cederà. E' per merito di queste buone sensazioni che un minuto prima ha tirato fuori tutto il suo coraggio e li ha invitati a salire nella loro casa.
Gli farò vedere tutti i miei romanzi. Anzi gliene darò uno da leggere. Sarebbe anche ora che in iniziasse a leggere qualcosa! E poi gli mostrerò i miei dipinti!
Era stata fortunata il primo anno della sua carriera universitaria a trovare quel piccolo appartamento. L'affitto costava poco ed era a due passi dall'università, proprio attaccato all'entrata laterale dell'ateneo.
A marzo la sua coinquilina si era laureata. Era rimasta fino ad aprile a godersi ancora un po' la vita veronese e poi era tornata a Bolzano, dove abitava.
Una mattina di pioggia si era presentata Zoe. Le aveva mostrato uno dei suoi bellissimi sorrisi e le aveva detto:
"Ciao, io sono Zoe. La tua nuova compagna di appartamento!"
Si erano piaciute subito. Era nata un'amicizia solida e leale. A Mara piaceva il carattere estroverso della francesina. Sorrideva sempre. Persino di buon mattino, appena alzata, era di buonumore. L'aveva aiutata a combattere la sua timidezza. Senza la presenza di Zoe non sarebbe mai riuscita a proporre ai due obiettori di entrare nella loro dimora.
I suoi pensieri sono interrotti dalla voce preoccupata di Ezio. Lei sta inserendo le chiavi nella serratura e lui dice:
"Se riesci ad aprire veloce è meglio. Mi sa che sto per vomitare!"
Lei apre e lui parte come un razzo. Lei fa appena in tempo a dirgli che il bagno è in fondo a destra e lui è già dentro inginocchiato sulla tazza.
Mara si gira verso Zoe e Corrado:
"Starò io con lui in bagno. Voi iniziate pure a mettere il caffè."
Raggiunge il Rosso, che sembra inghiottito dal water, e gli mette una mano sulla testa.
Al contatto di quella mano calda Ezio prova un moto di tenerezza per quella ragazza gentile.
Non sarà bella come la francese, ma di certo ha un bel carattere. Però penserà che sono un ubriacone.
Corrado si guarda in giro. L'appartamento è veramente grazioso. Perfetto per due persone. un'unica stanza con angolo cucina, con l'aggiunta di un soppalco di legno, che contiene i due letti delle ragazze. Le pareti sono rivestite di legno, marrone chiaro.
E' proprio un bel posticino. Intimo. Sarebbe bello condividerlo con Zoe.
Questo pensiero lo scuote come una scossa elettrica.
Che cosa sto blaterando? La conosco da una settimana e già penso più a lei che a Francesca! Meglio darmi una regolata sennò finisce che faccio cazzate.
Come fa a darsi una regolata? Lei è lì di fianco a lui. Nella sua abbagliante bellezza. Più la guarda e più si perde in lei.
Corrado allora tenta di distrarsi guardando i libri delle due ragazze. Quelli di Mara sono tantissimi. Romanzi di ogni tipo. Zoe spiega che a casa sua in Francia ne ha parecchi anche lei, ma ovviamente in Italia ne ha portati solo una decina. A lei piacciono soprattutto le biografie. Corrado osserva affascinato le storie in francese di Gandhi, di Malcom x, del Che.
Parlano, discutono di libri e il capellone non capisce più niente.
E' la ragazza più bella che abbia mai conosciuto. Ed è pure super preparata. Adesso la tocco per vedere se è vera!
Ora sono vicinissimi. I loro fianchi si toccano. Lei ha aperto la biografia di Gandhi e lui tenta di tradurla dal francese. Il suo francese è scarsissimo, l'ha fatto nei lontani tempi delle medie. Lei lo sfotte e lui scoppia a ridere.
Anche le loro bocche sono vicine adesso. Si guardano negli occhi intensamente.
Corrado sente un brivido percorrergli la pancia. Con tutte le sue forze si oppone alla forza che lo attira verso le labbra di Zoe, ma non ce la fa.
Percepisce il profumo della ragazza e le distanze si riducono ancora di più.
Lei ha già chiuso gli occhi, pronta ad accogliere il suo bacio. Ma lui all'ultimo momento ascolta la sua coscienza e si allontana da lei.
Che cosa stavo combinando? Sono proprio una testa di cazzo!
Ora le dà di spalle, non vuole vedere l'espressione dipinta sul viso angelico di Zoe. Non vuole vedere la sua delusione.
Trova comunque le forze per girarsi, perché deve dirle una cosa. Una cosa che le ha tenuto nascosto per tutta la settimana.
Con voce sommessa le dice:
"Scusami, in questi giorni non ti ho detto una cosa. Ho una ragazza. Da parecchio tempo."
Zoe non sa cosa dire, i suoi occhi sono tristi e anche un po' arrabbiati.
Il capellone vorrebbe avere un badile per scavarsi una buca e buttarsi dentro. Con le ultime forze dice:
"Vado in bagno a vedere come sta il mio amico."
Ezio si sta lavando la faccia. La nausea ormai non lo tormenta più.
Mara gli passa una salvietta. Per un attimo si guardano intensamente. Poi il Rosso immerge la faccia nella salvietta e il momento magico finisce.
Alla ragazza è piaciuto molto fare la crocerossina. Questo bergamasco le piace proprio. E poi adesso le dedica un po' più di attenzione.
Forse solo per il fatto che lo sto aiutando. Ma che importa? Se ne dovrà star qua a Verona per un bel po' di mesi e io mi giocherò tutte le mie carte!
Intanto arriva Corrado. Mara cerca di capire dal suo viso se di là in cucina è successo qualcosa con Zoe.
Certo che avranno fatto qualcosa. Chi è il pazzo che rifiuta una bella ragazza come lei?
Ma il capellone ha lo sguardo strano. Triste. Mette una mano sulla spalla dell'amico e gli chiese come sta.
Ezio lo guarda sorridendo e risponde:
"Adesso sto bene. Devo ringraziare la mia infermiera personale."
Mentre parla si gira verso la rossina e le tocca il braccio. Lei diventa paonazza in viso e gli sorride.
Sentono la voce della francese che li chiama. "Ehi ragazzi. Il caffè è pronto."
Mara non può fare a meno di notare che la voce dell'amica è un po' spenta. Escono dal bagno e vedono Zoe che sta versando il caffè nelle tazzine.
Stranamente tiene lo sguardo basso, sembra imbarazzata. Mara capisce subito che c'è qualcosa che non va.
Di sicuro qualcosa è andato storto. E' strano vederla con questa faccia spenta.
Bevono il caffè, seduti al tavolo. Zoe chiede a Ezio come sta e lui risponde che sta meglio.
L'atmosfera nella stanza si va intristendo. Ogni discorso iniziato dal Rosso e da Mara muore negli sguardi un po' assenti del bresciano e della francese. Ezio si alza:
"Corrado è tardissimo, sarà meglio andare. Domani abbiamo il treno alle sette."
L'amico prende al volo il salvagente lanciato dall'amico e si alza. Si avviano verso la porta.
Il caffè ha già fatto il suo effetto ed il Rosso si sente bene. Si sente in dovere di scusarsi:
"Ragazze, mi sono comportato da vero cretino questa sera. Vi prometto che alla prossima uscita serale conoscerete il vero Ezio."
Guarda Mara, che risponde con un sorriso. Invece Zoe e Corrado si lanciano uno sguardo strano, indecifrabile.
Dato che la francesina non parla, è Mara a tirare fuori tutto il suo coraggio. Con la sua vocina timida dice:
"Ci vediamo lunedì in mensa, allora. Alle due come il solito!"
Questa volta è Ezio a sorriderle:
"Ma certo. Ormai è un appuntamento fisso!"
Si salutano. La porta sta per richiudersi. Corrado fa in tempo a guardare per l'ultima volta Zoe, che ricambia lo sguardo.
Mi stai mandando in crisi totale ,Zoe.
SABATO 26 GIUGNO 2006, ORE 15:00
Che bello correre. Scorrazzare ancora per i colli di Grena. Ezio è sudatissimo, fa un caldo mostruoso, ma non fa niente. E' un ragazzo felice. Il suo cane Boz gli sta a fianco e ogni tanto lo guarda, come per accertarsi che il suo padrone ci sia ancora.
Chissà in questa settimana che non mi ha visto come sarà triste. Ma con questa corsa gli passerà tutto! E poi comunque Patrick ci ha fatto capire che ogni weekend ce ne potremo tornare a casa. Bella storia!
Comunque la prima settimana al Centro Terre di Mezzo gli è piaciuto un sacco. E pensare che in passato aveva sempre provato un po' di timore verso i disabili.
Quando li incontrava per strada non sapeva cosa fare. Girare lo sguardo per evitare il rischio di fissarli troppo oppure guardarli negli occhi e sorridergli, rischiando di far trasparire pietà nel proprio gesto?
Che scemo che ero a pensare così! Dopo aver conosciuto i ragazzi a Verona ora sono dell'idea che a loro un sorriso non guasta mai. Hanno bisogno di allegria e buonumore.
Mentre il sudore gli cola negli occhi e il respiro a farsi pesante, il Rosso è costretto ad ammettere che i ragazzi già gli mancano.
Non pensavo che un lavoro così mi piacesse tanto. Il mio idolo è Aristide. Quella palla di lardo in carrozzina è una forza della natura. Non l'ho mai visto giù di morale o col muso. Sempre lì a fare scherzi alla gente e a ridere. Anche io penso di aver fatto colpo su di lui. Mi veniva sempre a cercare e stamattina era molto dispiaciuto che me ne andassi.
Poi Boz si ferma a pisciare nel posto sbagliato. E i pensieri di Ezio vengono spazzati via in un attimo.
Dovevi fermarti proprio lì, Boz?
Il suo cane si è proprio fermato nelle vicinanze di quel pezzo di prato in cui lui e Gloriana avevano fatto l'amore infinite volte.
Ezio è tentato di inoltrarsi nel bosco e raggiungerlo. Sdraiarsi in mezzo e ricordare.
Forse potrò rivivere le sensazioni che provavo. Mi sdraierò lì e chiuderò gli occhi e tutto sarà come prima. Ma che cazzare sto pensando? Devo smetterla di pensare a lei. Lei è acqua passata. Lei non è più mia. Lei si è comportata come una puttana. E adesso io richiamerò all'ordine Boz e insieme ci allontaneremo da quel prato maledetto e io tornerò a pensare a Verona e ai miei disabili.
A poco a poco riesce a liberare la sua mente dai cattivi pensieri. Ezio inizia a pensare alla partita dell'Italia. Stasera ci sono i quarti di finale del mondiale di calcio.
L'Italia se la vedrà con l'Australia. Il Rosso si è già messo d'accordo con gli amici. Vedranno la partita al maxischermo di Trescore.
Sì lo so, è il paese di Gloriana, ma Grena non ha il maxischermo ed è più emozionante seguire la partita insieme a una marea di persone. E non sarò così sfigato da incontrarla là. Il calcio non le è mai piaciuto e scommetto che anche quel fighetto del suo odioso avvocato non è appassionato a nessun tipo di sport. A quello lì interesserà solo tirarsi da figo, farsi vedere con il suo macchinone di merda, farsi le lampade e mettersi un chilo di gel sui capelli.
Ezio sente il nervoso che gli sale nella testa. Vorrebbe urlare, arrampicarsi su un albero, dare un calcio ai sassi della strada sterrata.
Invece accelera il passo e con uno scatto d'orgoglio arriva alla Cappella della Madonna. E' molto antica ed Ezio ci è molto affezionato. Si avvicina e osserva la statua di Maria appoggiata sul piccolo altare.
Aiutami ti prego a dimenticarla. Da solo non ce la faccio.
SABATO 26 GIUGNO 2006, ORE 15:00
Corrado è emozionato. Sta per suonare il campanello di Francesca, ma ha un attimo di esitazione. Si sente in colpa. Sul treno non ha fatto altro che pensare a Zoe e anche adesso non riesce a togliersela dalla testa.
Ma che cosa sto facendo? Dovrei morire dalla voglia di rivedere Francesca e invece continuo a pensare alla francese. Dai forza Corrado, tira fuori le palle e non pensare più a Zoe. Amo Francesca, amo Francesca, amo Francesca, amo Francesca, amo Francesca, amo Francesca.
Drin.
Finalmente si è deciso a suonare il campanello.
Il capellone osserva la porta che si apre e la vede. Lei è l'espressione della felicità. Gli corre incontro, a braccia aperte.
Lui si tuffa nel suo abbraccio e si lascia andare. Viene assalito dal suo profumo, quello che sente da sette anni. E' buonissimo. E molto sensuale.
Scusami amore mio. Io riuscirò a mandare affanculo il pensiero di Zoe, perché sei tu la donna della mia vita. Sei tu quella che sposerò. Sei tu quella con cui ho fatto l'amore per la prima volta. E non l'ho mai fatto con nessun altra.
La guarda e la bacia e tutto torna come una settimana prima.
Lei dice:
"Dai, vieni dentro che i miei non ci sono. Sono andati in barca a farsi un giro sul lago e non torneranno fino a stasera!"
Corrado sente un desiderio fortissimo salirgli dalle viscere. La prende in braccio con facilità e si mette a correre verso casa. Si dirige verso la sua cameretta, la lancia in aria. La riprende e la mette sul letto.
Francesca è piccola di statura. Sul metro e cinquantacinque. Lui invece è molto alto. Quando se ne vanno in giro insieme mano nella mano la gente li guarda. Ma sia a uno che all'altra non è mai fregato niente di questa differenza. Da subito si erano piaciuti e da subito si erano amati e si amano tuttora. Corrado inizia a spogliarla. Con frenesia. Ha una voglia matta di rivedere il suo corpo ben proporzionato. Francesca è piccola, ma ha un fisico molto desiderabile.
Ora è nuda sotto di lui e Corrado non esita un attimo a tuffarsi in quelle acque invitanti.
Lei lo aspetta con un'espressione piena di desiderio.
SABATO 26 GIUGNO 2006, ORE 21:30
In piazza a Trescore c'è un casino pazzesco. Ezio si sta divertendo, anche se la partita è abbastanza noiosa. Alla fine del primo tempo si è ancora sullo zero a zero. Pochi tiri in porta, poche emozioni.
Ma far parte di quella folla bardata d'azzurro lo fa stare bene. E' dal pomeriggio che riesce a evitare il pensiero di Gloriana e va tutto bene. E poi è lì attorniato dai suoi amici storici di Grena, che lo tengono su di morale. Ci sono tutti: Antonello, Maurizio, Paolo e Claudio.
Sarà dura starsene dodici mesi lontano da loro. Porca vacca ho sempre condiviso tutto con loro! Meno male che ho conosciuto Corrado. Il bresciano mi piace molto. Chissà che cosa starà facendo adesso. Speriamo che Zoe non si faccia sentire, altrimenti me lo manda in crisi!
Il Rosso ce l'ha fatta ad assorbire la delusione della mulatta. Dopo la figuraccia della sera prima ha pensato più a Mara che a lei. Quella ragazza timida e dai modi gentili in qualche modo è riuscita a colpirlo.
Ieri sera è stata proprio brava a farmi da infermiera. E' una ragazza a posto. Non è bella, ma c'è qualcosa nel suo viso che mi attrae. Forse il suo sguardo da cerbiatta. I suoi occhi timidi che sembrano aver paura del mondo.
Poi la vede e i suoi pensieri su Mara vengono spazzati via dalla tempesta improvvisa.
E' là davanti, seduta in seconda fila. Abbracciata al suo odioso avvocato. Lei gli appoggia la testa sulle spalle. Lui le accarezza la testa. Al Rosso viene da piangere. Poi la rabbia prende il sopravvento e sente il familiare formicolio alle mani.
Adesso vado là e lo prendo a pugni quel bastardo. Gli strappo tutti i suoi capelli unti di gel e glieli faccio mangiare. E per finire mi metto ad insultare quella stronza davanti a tutta questa gente, così in futuro ci penserà a fare la troia come ha fatto con me.
Il suo delirio di violenza è spezzato dallo voce di Antonello, il suo biondo amico.
"Ehi Ezio, che cosa stai guardando? Sembri in catalessi!"
Poi il biondo guarda nella stessa direzione di Ezio e capisce tutto.
Adesso succede un casino. Chissà quando Ezio riuscirà a dimenticare quella ragazza. Certo lo capisco, è difficile dimenticare una gnocca così. Una così ti riduce il cervello in poltiglia.
Poi lo vede partire. Antonello non perde tempo.
"Ehi ragazzi, datemi una mano. Ezio vuole fare una strage."
Tutti e quattro braccano il loro socio impazzito di rabbia e lo costringono a sedersi.
Ezio non si calma e sputa insulti ai suoi amici:
"Che cazzo state facendo? Voglio solamente andare a parlare con quei due stronzi. Lasciatemi andare e fatevi un po' i fatti vostri."
I suoi amici l'hanno già visto ridotto in quello stato e sanno che tra due, tre minuti tutto sarà passato. L'importante adesso è andarsene via. Portarlo via da Gloriana. Tornare a Grena, tra le mura amiche.
La gente seduta lì intorno si gira, curiosa di vedere che cosa sta succedendo. Il Rosso si accorge degli sguardi che lo trafiggono e tenta di darsi una calmata.
Porco schifo non ce la farò mai a dimenticarla. Ogni volta che la rivedo mi fa stare male, è più forte di me. Vi prego ragazzi, portatemi via da qua, voglio tornare a casa. Voglio immergermi nel mio letto e non pensare più a niente.
Lo sguardo gli cade ancora sulla seconda fila. Su di lei. Sull'avvocato lampadato. Stanno parlando, tranquillamente. Non stanno guardando verso di lui, sono troppo lontani per essersi accorti della sua scenata. Gloriana lo bacia piano sulla guancia e gli sorride gentile. Lui si alza e per mano la guida fuori dalla folla.
Se ne vanno. Scommetto che lei si stava annoiando. Le ha sempre fatto schifo seguire le partite di calcio. E lui da bravo soldatino l'ha assecondata.
Paolo, il gigante della compagnia, si tocca nervoso il piercing al naso e dice:
"Forse è meglio se ce ne andiamo Ezio. Andiamo a casa mia a seguire la partita, dai."
Il Rosso lo guarda con gratitudine. Quanto vuol bene a quei quattro ragazzi. Quante ne hanno passate insieme. Soprattutto quanti momenti difficili hanno superato insieme.
Fa un grande sorriso:
"Non c'è bisogno che ce ne andiamo ragazzi. Gloriana se ne è andata insieme al suo bell'avvocato fighetto. Noi ce ne staremo qua ad esultare per i goals dell'Italia!"
La partita riprende, c'è tutto il secondo tempo per lottare. Ma al sesto minuto l'Italia resta in dieci. Viene espulso Materazzi. Ingiustamente. Gli azzurri tirano fuori le palle, corrono il doppio degli avversari, pressano e sudano e l'Australia non riesce a combinare niente.
Il quintetto di Grena è sempre più teso, ormai siamo nel recupero e beccare un goal adesso sarebbe una mazzata tremenda.
Ma dal fondo del campo sbuca Grosso, il terzino sinistro. Quello umile. Quello che corre per tre. Zitto zitto si lascia indietro uno wallabie. Poi il secondo. E' in area adesso, ha davanti un solo avversario e poi sarà davanti alla porta.
La voce del telecronista è rauca dall'emozione.
Grosso fa una finta, il difensore abbocca e lo atterra. Fischio dell'arbitro, che stende il braccio indicando il dischetto.
Rigore!
Boato della folla azzurra a Trescore. Boato dell'intera popolazione italiana.
Totti prende in mano il pallone. Lo posiziona sul dischetto. Prende la rincorsa. La telecamera inquadra i suoi occhi azzurri. Sono concentratissimi.
Un'intera nazione con il fiato sospeso. Fischio dell'arbitro, secco e deciso.
Il pupone corre, sospinto dalla forza di tutta la sua gente. Tiro angolato e teso, a mezza altezza.
Goal!
Uno a zero per l'Italia.
Gli azzurri sono in semifinale.
Il quintetto di Grena si abbraccia. E' un abbraccio selvaggio, liberatorio.
Ezio è felice e urla come un matto. La piazza è impazzita di gioia. Si alza la nebbia dei fumogeni azzurri. Ruggiscono le trombe da stadio.
Fanculo Gloriana. Non mi lascerò rovinare la vita da te.
SABATO 26 GIUGNO 2006, ORE 23:00
Sono sul lungo lago, mano nella mano. Le strade sono piene di gente.
Con la stagione estiva Iseo si riempie alla grande.
Corrado sta bene in quel casino. Il suo paese gli è sempre piaciuto. C'è il lago, con il suo potere calmante. Ci sono le colline, con il verde rassicurante. Cosa poteva chiedere ancora? In più il Comune aveva deciso di chiudere al traffico il lungo lago. Grande idea! Senza le auto a rompere, camminare di fianco alle acque limpide è davvero rilassante.
Guarda la sua Francesca. Osserva i suoi boccoli biondi, i suoi occhi neri, il suo bel nasino delicato. Sente che l'amore per lei è tornato prepotentemente. Il pensiero di Zoe è lontano, finalmente.
Nel pomeriggio dopo aver fatto l'amore si erano addormentati, risvegliati dal rumore della macchina dei genitori di Francesca che rientravano a casa.
In fretta e furia si erano rivestiti e si erano piazzati davanti alla tele, fingendo di guardarla.
La "suocera" lo aveva salutato con calore e l'aveva abbracciato. Poi era arrivato il "suocero" e l'aveva praticamente costretto a cenare da loro.
Durante la cena aveva raccontato la sua avventura a Verona. Senza parlare di Zoe e Mara ovviamente.
Corrado si era sempre trovato bene in quella casa. Respirava affetto e gentilezza. Il padre di Francesca era a capo di un'azienda che produceva barche. Erano pieni di soldi, ma non lo davano assolutamente a vedere e questo era subito piaciuto a Corrado sin dal primo giorno che li aveva conosciuti.
Alle nove si erano piazzati tutti e quattro davanti alla TV a guardarsi la partita dell'Italia. Insieme avevano esultato e urlato al goal di Totti.
Poi Corrado e Francesca avevano deciso di uscire a mangiarsi un gelato.
Il capellone stringe la mano alla sua biondina. Guarda il lago e si sente fortunato.
Come ho fatto ad andare in crisi per Zoe? Io amo questa bambolina bionda. La amo da sette anni e tra due o tre me la sposerò. Il tempo di finire il servizio civile, trovarmi una scuola in cui insegnare e poi inizieremo a guardarci in giro per trovare una casa. A Iseo naturalmente. Io non me ne vado da qui!
Sente il suo cellulare suonare, è arrivato un messaggio.
CIAO, CHE STAI FACENDO DI BELLO? IO SONO DAVANTI ALL'ARENA CON MARA. SAREBBE BELLO CHE CI FOSTE ANCHE TU ED EZIO. UN BACIO. ZOE
Colpito ed affondato.
Corrado è disorientato. Non pensava che Zoe si sarebbe fatta sentire. Il suo cuore accelera il battito.
Stai calmo. Stai calmo. Stai calmo. Adesso dirai a Francesca che è un messaggio dell'amico bergamasco Ezio, ok? Non agitarti però, sennò Francesca capirà che le stai raccontando una palla!
Guarda la sua ragazza, sorride. Con un tono finto divertito le dice:
"E' il mio amico bergamino. Mi chiede se ho visto la partita dell'Italia. Lui è in giro a Bergamo a festeggiare coi suoi amici. Questo rosso è proprio un tipo simpatico!"
Mentre le racconta questa bugia non ha il coraggio di guardarla negli occhi. Da quando la conosce le ha raccontato pochissime palle. Menzogne di poco conto, che non riguardavano altre ragazze. Lui le è sempre stato fedele.
Che minchiata sto facendo? Sto lontano una settimana da lei e le sto già mentendo. Bello schifo.
Francesca non si accorge del tormento interiore di Corrado. Anzi con il suo solito buonumore fa:
"Dai, il prossimo weekend me lo farai conoscere. Tanto Bergamo non è distante da qui."
L'innocenza della sua bambolina fa sentire ancora più a disagio il capellone. Ma non riesce a frenare le sue dita che stanno premendo i tasti del cellulare.
"Ottima idea. Glielo propongo subito."
Ma il destinatario del messaggio non è Ezio. E' Zoe.
STO PASSEGGIANDO CON LA MIA RAGAZZA. MI STO UN PO' ANNOIANDO. ANCHE A ME PIACEREBBE ESSERE LI' A VERONA CON VOI!
Boom.
Sganciato il messaggio bomba.
"Ecco fatto. Ho lanciato l'idea al bergamino" dice Corrado rimettendo il cellulare nel marsupio.
Ormai mentire gli riesce proprio bene.
Non riesco ancora a credere a quello che ho fatto. Verso quale direzione sto andando?
DICEMBRE 2003, ORE 9:00
Era una freddissima mattinata di dicembre. Erano appena passate le nove e Gloriana era già mezzo congelata. Aveva difficoltà a muovere le mani e i piedi ormai erano due blocchi di ghiaccio.
Sono proprio innamorata se mi sono alzata alle sette e mezza per accompagnarlo in questa ghiacciaia.
Lei che le domeniche mattina invernali era abituata a passarle a letto. Fino a mezzogiorno.
Invece adesso era lì, il quel paesino disperso tra i monti, a vedere il suo uomo gareggiare nella corsa campestre.
Lo vedeva fare riscaldamento, concentratissimo nella sua divisa del Gruppo Atletica di Grena.
Pantaloncini rossi e canottiera bianca traforata. Sotto la scritta c'era il disegno stilizzato dei colli di Grena, sia sui pantaloncini che sulla canottiera.
Certo che Grena è un paese piccolo, ma molto attivo. Oltre all'atletica hanno anche le squadre di calcio e di pallavolo. Ci tengono molto allo sport. E mi sembra di capire che sono tutti orgogliosi di abitare lì. Scommetto che se parlassi male a Ezio del suo paese si arrabbierebbe di brutto.
L'uomo al megafono annunciò che la gara stava per iniziare. I concorrenti si disposero sulla linea di partenza. Erano tutti pronti a dare il massimo. Correre a perdifiato attorno a quel campo infangato. Dieci giri uguale dieci chilometri, uguale arrivare al traguardo stremati e senza forze.
Ezio si guardava intorno per vedere se c'era qualche concorrente nuovo. Erano ancora le stesse facce di sempre. E c'era ancora quell'imbecille di Marcello. Quell'esaltato non mancava mai. E suo padre era tra il pubblico, come al solito.
Al Rosso non erano mai andati giù nessuno dei due. Quante volte aveva assistito impotente alle vittorie di Marcello. Lui ce la metteva tutta, ma non l'aveva mai battuto. Al massimo era arrivato secondo. Davanti sempre quello stronzo borioso.
Marcello era una potenza, su questo nulla di dire. Ma era lo sguardo di superiorità con cui guardava gli altri concorrenti che lo rendeva antipatico a tutti.
E gli incitamenti irrispettosi del padre:
"Dai Marcello, che li stracci tutti", "Fagli mangiare il fango a quelli lì", "Sei un fenomeno, figlio mio!"
Che imbecille! Ed erano pure pieni di soldi e ci tenevano a urlarlo al mondo.
Se ne arrivavano con il loro bel macchinone, cambiato in media ogni due anni, e scendevano impeccabili nelle loro tute costosissime.
Sì perché il padre, anche se aveva una pancia da paura, ci teneva ad essere vestito come il figlio.
C'erano altri due ragazzi dello stesso paese di Marcello, ma loro indossavano la sobria divisa della squadra.
Marcello invece no. Lui non voleva mischiarsi a quella umile squadretta e indossava la sua divisa personale. Quel giorno indossava un vistosissimo completo giallo fosforescente.
Ezio lo guardava nervoso.
Ma guarda un po' come è vestito il nostro caro Marcello. Oggi è ancora più ridicolo del solito.
Un biondino di fianco a lui, che abitava a Porlago, un paese a pochi chilometri da Grena, guardò Ezio. gli strinse il braccio e gli disse:
"Oggi riusciremo a battere quello sfigato. Non può vincere sempre lui!"
Si diedero un cinque guardandosi dritti negli occhi. Ezio era una pura maschera di concentrazione.
Oggi lo batterò quel buffone. Non posso perdere davanti a Gloriana.
Partenza.
Pronti.
Via!
Il terreno era pesantissimo. Nei giorni precedenti aveva nevicato e il campo era un misto di neve, ghiaccio e fango. Una goduria per Ezio. Quanto amava la corsa campestre. Si svolgeva solo nella stagione invernale, con qualsiasi tempo, a qualsiasi temperatura.
Alla fine di ogni gara il Rosso era praticamente un cadavere, ma nello stesso tempo stava bene. Perché la corsa era la sua valvola di sfogo.
Quando correva riusciva ad incanalare tutta la sua rabbia repressa nello sforzo fisico. Quando correva riusciva a dimenticare il dolore per la morte del padre. L'uomo che aveva amato nel profondo e che se ne era andato troppo presto.
Alla fine del primo giro Marcello era già davanti a tutti. Ma Ezio era subito dietro.
Si sentiva in forma, le gambe giravano bene.
Fine secondo giro: distacco Marcello-Ezio invariato. Il Rosso sentiva la terra che gli si attaccava alle gambe. Il ghiaccio delle pozzanghere sgretolarsi sotto il suo peso. L'acqua entrargli nelle scarpette chiodate.
Si sentiva nel suo habitat naturale. In pace con il mondo.
Alla fine del quarto giro Marcello e il Rosso avevano creato il vuoto dietro di loro. Ormai era una gara tra loro due, fino all'ultima goccia di sudore.
Erano al sesto giro quando Gloriana decise di farsi sentire. Stava congelando, non aveva mai avuto così freddo in vita sua. Era anche arrabbiata, però.
C'era un cretino con una pancia esagerata, probabilmente il papà di quello con la divisa ridicola, che urlava come un matto e prendeva in giro gli altri ragazzi.
Fu la frase sul suo Ezio che la fece imbestialire:
"Vai Marcello che quel rossino non vale niente. Appena vedrà la linea del traguardo si cagherà addosso come sempre."
Al suono di queste parole la bionda urlò con tutta la sua voce:
"Ezio fagli vedere a questo qua cosa sei capace di fare!"
Il Rosso non riusciva a credere alle proprie orecchie. La sua Gloriana sempre così calma e gentile. Che non perdeva mai le staffe. Quel grido di rabbia gli fece innestare il turbo. Con uno scatto furioso superò il suo rivale e passò in testa.
Oh oh, guarda che faccia sorpresa che fa il buffone giallo fosforescente adesso che lo sto superando, cosa credevi di vincere facile anche stavolta? Questa è la mia giornata, hai visto caro il mio stronzo che super ragazza che c'è ad incitarmi in tribuna? Neanche con tutti i tuoi soldi del cazzo potrai mai permetterti una gnocca così! Il tuo paparino è riuscito due anni fa a farti entrare nei professionisti, ti ricordi Marcellino? Chissà quante bustarelle ha dovuto distribuire, ma ricordati che nello sport vince il più forte, almeno nello sport non contano i dannati soldi. Infatti tu non hai vinto neanche una gara, anzi arrivavi sempre ultimo e te ne sei dovuto tornare nel mondo del CSI, dove ci siamo noi poveri martiri, che lottiamo fino alla fine, sempre! Porca miseria, mancano tre giri e sono in testa, ora accelero ancora un po' e tu mi vedrai allontanare; sì, te la faccio mangiare io la terra oggi, questa terra dura e ghiacciata che mi si attacca da tutte le parti. Oh quanto è bello sentirsi così sudati, sporchi e fradici. Oh mi sento in contatto totale con la natura e se potessi fermare il mio tempo lo fermerei proprio adesso. Caro papà, grazie che mi hai trasmesso la tua passione per la corsa, grazie che dopo le dure giornate di lavoro in fabbrica mi accompagnavi sui colli di Grena e correvi con me e io stavo bene, mi giravo, ti vedevo al mio fianco e tutto andava come doveva andare. Perché te ne sei andato così presto? Perché mi hai lasciato così solo in questo mondo incasinato? Oh papà manca solo un giro e sono ancora primo. Oggi vinco io, me lo sento, ho ancora le forze per accelerare!
Mancano cento metri al traguardo.
Ezio era primo con un buon distacco su Marcello.
Gloriana lo guardava felice, non sentiva più neanche il freddo. L'uomo panzuto aveva smesso di gridare e si vedeva dalla faccia che era incazzato.
Mancano trenta metri al traguardo. Ormai era fatta per il Rosso. Era talmente euforico che non riuscì a vederla. E quindi evitarla.
Una buca malefica, piena d'acqua.
Ezio la centrò in pieno con la gamba destra. Il dolore alla caviglia fu lancinante. Perse l'equilibrio e si ritrovò a terra, in mezzo al fango.
Marcello gli passò accanto, gli sorrise e disse con disprezzo:
"Neanche la fortuna è dalla tua parte, povero sfigato che non sei altro. Oggi te ne torni a casa perdente, come sempre!"
Il Rosso lo vide tagliare il traguardo, trionfante. Ebbe la forza di rialzarsi e raggiungere zoppicante il traguardo. Gli veniva da piangere.
Secondo. Per l'ennesima volta era arrivato secondo.
Ancora una volta era arrivato dietro quell'esaltato di Marcello. Che schifo.
Si piegò sulle ginocchia a recuperare il fiato. La caviglia gli si era già gonfiata, probabilmente si era procurato una distorsione. Sentì arrivare tutti gli altri concorrenti, ormai la gara era finita. Gli veniva da vomitare. Un po' per lo sforzo, un po' per la delusione.
Poi arrivò lei e lui riuscì per un momento a dimenticarsi della cocente sconfitta.
Gloriana gli accarezzò una guancia e lo baciò. Poi gli sussurrò all'orecchio:
"Mi sei proprio piaciuto. Eri tu che meritavi di vincere."
Ezio era felice.
Chissenefrega se sono arrivato secondo. Io sto con lei e tutto il resto non importa.
La guardò. Aveva le guance arrossate dal freddo. Tremava anche.
"Farò velocissimo la doccia e poi ce ne andremo. Tu intanto vai in macchina a scaldarti, sennò mi diventi un blocco di ghiaccio!"
Entrò negli spogliatoi e ritornò con le chiavi della sua vecchia auto. Era sfruttata e scassata, ma non mollava mai, proprio come lui. Era la macchina di suo padre.
A volte, quando viaggiava da solo, si girava e gli sembrava di vederlo lì, nel posto del passeggero. Calmo e pacifico, come sempre. Con i suoi baffoni neri e i suoi occhi buoni. Quanto gli sarebbe piaciuto fargli conoscere Gloriana.
Smise di pensarci, l'angoscia iniziava a farsi sentire.
"Eh bravo il nostro rossino. Ce l'hai fatta ancora ad arrivare secondo. Ma dimmi un po': quale è il tuo segreto per non vincere mai, sembra che lo faccia apposta. Ehi Marcello, magari potresti dargli qualche ripetizione, così magari qualche volta vince anche lui. Oppure nella prossima gara lascialo vincere. Dicono che fa bene fare la carità ai bisognosi."
Era la voce odiosa del panzone.
Il sorriso di scherno di Marcello.
Ezio era furioso. Il formicolio alle mani arrivò violento.
Bastardi che non siete altro. Non vi basta arrivare sempre primi, volete anche umiliarmi. Ma adesso basta, ve la faccio vedere io.
Chiuse la mano in un pugno. Voleva spaccare il naso a quei due stronzi. Non gliene fregava un cazzo dell'eventuale squalifica.
Sentì la mano di lei sul braccio e la rabbia svanì in un attimo. Gloriana lo stava guardando con i suoi occhi verdi e lui non poteva fare altro che ascoltarla.
"Dai Ezio, lasciali stare. Lo fanno apposta per farti arrabbiare. Anche se arriverai sempre secondo, tu sarai sempre più uomo di questi due sbruffoni."
La sua voce calda, il contatto della sua morbida mano, il suo sguardo ammaliante ebbero un effetto calmante sul Rosso. Succedeva spesso così, da quando si erano messi insieme. Lui rischiava di esplodere e lei con la sua calma lo faceva stare bene in un attimo.
Gloriana è speciale. Ha questo carisma che mette a tacere tutta la mia rabbia. Non fa chissà che cosa, basta che lei ci sia, che mi guardi, che mi parli e io sento un gran caldo in tutto il corpo e mi tranquillizzo. E tutto inizia a sembrarmi semplice e la vita sorride di nuovo.
Ezio sorride verso Marcello e il panzone. Li fulminò con i suoi occhi decisi e disse:
"Potete dirmi tutto quello che volete. Che sono un perdente. Che come corridore non valgo niente. Che mi lascio andare sempre sul più bello. Potete insultarmi e umiliarmi. Ma voi non avrete mai la fortuna di avere al vostro fianco una donna speciale come lei."
Detto questo abbracciò la sua Gloriana, la baciò e corse zoppicante a fare la doccia.
Gli farò vedere tutti i miei romanzi. Anzi gliene darò uno da leggere. Sarebbe anche ora che in iniziasse a leggere qualcosa! E poi gli mostrerò i miei dipinti!
Era stata fortunata il primo anno della sua carriera universitaria a trovare quel piccolo appartamento. L'affitto costava poco ed era a due passi dall'università, proprio attaccato all'entrata laterale dell'ateneo.
A marzo la sua coinquilina si era laureata. Era rimasta fino ad aprile a godersi ancora un po' la vita veronese e poi era tornata a Bolzano, dove abitava.
Una mattina di pioggia si era presentata Zoe. Le aveva mostrato uno dei suoi bellissimi sorrisi e le aveva detto:
"Ciao, io sono Zoe. La tua nuova compagna di appartamento!"
Si erano piaciute subito. Era nata un'amicizia solida e leale. A Mara piaceva il carattere estroverso della francesina. Sorrideva sempre. Persino di buon mattino, appena alzata, era di buonumore. L'aveva aiutata a combattere la sua timidezza. Senza la presenza di Zoe non sarebbe mai riuscita a proporre ai due obiettori di entrare nella loro dimora.
I suoi pensieri sono interrotti dalla voce preoccupata di Ezio. Lei sta inserendo le chiavi nella serratura e lui dice:
"Se riesci ad aprire veloce è meglio. Mi sa che sto per vomitare!"
Lei apre e lui parte come un razzo. Lei fa appena in tempo a dirgli che il bagno è in fondo a destra e lui è già dentro inginocchiato sulla tazza.
Mara si gira verso Zoe e Corrado:
"Starò io con lui in bagno. Voi iniziate pure a mettere il caffè."
Raggiunge il Rosso, che sembra inghiottito dal water, e gli mette una mano sulla testa.
Al contatto di quella mano calda Ezio prova un moto di tenerezza per quella ragazza gentile.
Non sarà bella come la francese, ma di certo ha un bel carattere. Però penserà che sono un ubriacone.
Corrado si guarda in giro. L'appartamento è veramente grazioso. Perfetto per due persone. un'unica stanza con angolo cucina, con l'aggiunta di un soppalco di legno, che contiene i due letti delle ragazze. Le pareti sono rivestite di legno, marrone chiaro.
E' proprio un bel posticino. Intimo. Sarebbe bello condividerlo con Zoe.
Questo pensiero lo scuote come una scossa elettrica.
Che cosa sto blaterando? La conosco da una settimana e già penso più a lei che a Francesca! Meglio darmi una regolata sennò finisce che faccio cazzate.
Come fa a darsi una regolata? Lei è lì di fianco a lui. Nella sua abbagliante bellezza. Più la guarda e più si perde in lei.
Corrado allora tenta di distrarsi guardando i libri delle due ragazze. Quelli di Mara sono tantissimi. Romanzi di ogni tipo. Zoe spiega che a casa sua in Francia ne ha parecchi anche lei, ma ovviamente in Italia ne ha portati solo una decina. A lei piacciono soprattutto le biografie. Corrado osserva affascinato le storie in francese di Gandhi, di Malcom x, del Che.
Parlano, discutono di libri e il capellone non capisce più niente.
E' la ragazza più bella che abbia mai conosciuto. Ed è pure super preparata. Adesso la tocco per vedere se è vera!
Ora sono vicinissimi. I loro fianchi si toccano. Lei ha aperto la biografia di Gandhi e lui tenta di tradurla dal francese. Il suo francese è scarsissimo, l'ha fatto nei lontani tempi delle medie. Lei lo sfotte e lui scoppia a ridere.
Anche le loro bocche sono vicine adesso. Si guardano negli occhi intensamente.
Corrado sente un brivido percorrergli la pancia. Con tutte le sue forze si oppone alla forza che lo attira verso le labbra di Zoe, ma non ce la fa.
Percepisce il profumo della ragazza e le distanze si riducono ancora di più.
Lei ha già chiuso gli occhi, pronta ad accogliere il suo bacio. Ma lui all'ultimo momento ascolta la sua coscienza e si allontana da lei.
Che cosa stavo combinando? Sono proprio una testa di cazzo!
Ora le dà di spalle, non vuole vedere l'espressione dipinta sul viso angelico di Zoe. Non vuole vedere la sua delusione.
Trova comunque le forze per girarsi, perché deve dirle una cosa. Una cosa che le ha tenuto nascosto per tutta la settimana.
Con voce sommessa le dice:
"Scusami, in questi giorni non ti ho detto una cosa. Ho una ragazza. Da parecchio tempo."
Zoe non sa cosa dire, i suoi occhi sono tristi e anche un po' arrabbiati.
Il capellone vorrebbe avere un badile per scavarsi una buca e buttarsi dentro. Con le ultime forze dice:
"Vado in bagno a vedere come sta il mio amico."
Ezio si sta lavando la faccia. La nausea ormai non lo tormenta più.
Mara gli passa una salvietta. Per un attimo si guardano intensamente. Poi il Rosso immerge la faccia nella salvietta e il momento magico finisce.
Alla ragazza è piaciuto molto fare la crocerossina. Questo bergamasco le piace proprio. E poi adesso le dedica un po' più di attenzione.
Forse solo per il fatto che lo sto aiutando. Ma che importa? Se ne dovrà star qua a Verona per un bel po' di mesi e io mi giocherò tutte le mie carte!
Intanto arriva Corrado. Mara cerca di capire dal suo viso se di là in cucina è successo qualcosa con Zoe.
Certo che avranno fatto qualcosa. Chi è il pazzo che rifiuta una bella ragazza come lei?
Ma il capellone ha lo sguardo strano. Triste. Mette una mano sulla spalla dell'amico e gli chiese come sta.
Ezio lo guarda sorridendo e risponde:
"Adesso sto bene. Devo ringraziare la mia infermiera personale."
Mentre parla si gira verso la rossina e le tocca il braccio. Lei diventa paonazza in viso e gli sorride.
Sentono la voce della francese che li chiama. "Ehi ragazzi. Il caffè è pronto."
Mara non può fare a meno di notare che la voce dell'amica è un po' spenta. Escono dal bagno e vedono Zoe che sta versando il caffè nelle tazzine.
Stranamente tiene lo sguardo basso, sembra imbarazzata. Mara capisce subito che c'è qualcosa che non va.
Di sicuro qualcosa è andato storto. E' strano vederla con questa faccia spenta.
Bevono il caffè, seduti al tavolo. Zoe chiede a Ezio come sta e lui risponde che sta meglio.
L'atmosfera nella stanza si va intristendo. Ogni discorso iniziato dal Rosso e da Mara muore negli sguardi un po' assenti del bresciano e della francese. Ezio si alza:
"Corrado è tardissimo, sarà meglio andare. Domani abbiamo il treno alle sette."
L'amico prende al volo il salvagente lanciato dall'amico e si alza. Si avviano verso la porta.
Il caffè ha già fatto il suo effetto ed il Rosso si sente bene. Si sente in dovere di scusarsi:
"Ragazze, mi sono comportato da vero cretino questa sera. Vi prometto che alla prossima uscita serale conoscerete il vero Ezio."
Guarda Mara, che risponde con un sorriso. Invece Zoe e Corrado si lanciano uno sguardo strano, indecifrabile.
Dato che la francesina non parla, è Mara a tirare fuori tutto il suo coraggio. Con la sua vocina timida dice:
"Ci vediamo lunedì in mensa, allora. Alle due come il solito!"
Questa volta è Ezio a sorriderle:
"Ma certo. Ormai è un appuntamento fisso!"
Si salutano. La porta sta per richiudersi. Corrado fa in tempo a guardare per l'ultima volta Zoe, che ricambia lo sguardo.
Mi stai mandando in crisi totale ,Zoe.
SABATO 26 GIUGNO 2006, ORE 15:00
Che bello correre. Scorrazzare ancora per i colli di Grena. Ezio è sudatissimo, fa un caldo mostruoso, ma non fa niente. E' un ragazzo felice. Il suo cane Boz gli sta a fianco e ogni tanto lo guarda, come per accertarsi che il suo padrone ci sia ancora.
Chissà in questa settimana che non mi ha visto come sarà triste. Ma con questa corsa gli passerà tutto! E poi comunque Patrick ci ha fatto capire che ogni weekend ce ne potremo tornare a casa. Bella storia!
Comunque la prima settimana al Centro Terre di Mezzo gli è piaciuto un sacco. E pensare che in passato aveva sempre provato un po' di timore verso i disabili.
Quando li incontrava per strada non sapeva cosa fare. Girare lo sguardo per evitare il rischio di fissarli troppo oppure guardarli negli occhi e sorridergli, rischiando di far trasparire pietà nel proprio gesto?
Che scemo che ero a pensare così! Dopo aver conosciuto i ragazzi a Verona ora sono dell'idea che a loro un sorriso non guasta mai. Hanno bisogno di allegria e buonumore.
Mentre il sudore gli cola negli occhi e il respiro a farsi pesante, il Rosso è costretto ad ammettere che i ragazzi già gli mancano.
Non pensavo che un lavoro così mi piacesse tanto. Il mio idolo è Aristide. Quella palla di lardo in carrozzina è una forza della natura. Non l'ho mai visto giù di morale o col muso. Sempre lì a fare scherzi alla gente e a ridere. Anche io penso di aver fatto colpo su di lui. Mi veniva sempre a cercare e stamattina era molto dispiaciuto che me ne andassi.
Poi Boz si ferma a pisciare nel posto sbagliato. E i pensieri di Ezio vengono spazzati via in un attimo.
Dovevi fermarti proprio lì, Boz?
Il suo cane si è proprio fermato nelle vicinanze di quel pezzo di prato in cui lui e Gloriana avevano fatto l'amore infinite volte.
Ezio è tentato di inoltrarsi nel bosco e raggiungerlo. Sdraiarsi in mezzo e ricordare.
Forse potrò rivivere le sensazioni che provavo. Mi sdraierò lì e chiuderò gli occhi e tutto sarà come prima. Ma che cazzare sto pensando? Devo smetterla di pensare a lei. Lei è acqua passata. Lei non è più mia. Lei si è comportata come una puttana. E adesso io richiamerò all'ordine Boz e insieme ci allontaneremo da quel prato maledetto e io tornerò a pensare a Verona e ai miei disabili.
A poco a poco riesce a liberare la sua mente dai cattivi pensieri. Ezio inizia a pensare alla partita dell'Italia. Stasera ci sono i quarti di finale del mondiale di calcio.
L'Italia se la vedrà con l'Australia. Il Rosso si è già messo d'accordo con gli amici. Vedranno la partita al maxischermo di Trescore.
Sì lo so, è il paese di Gloriana, ma Grena non ha il maxischermo ed è più emozionante seguire la partita insieme a una marea di persone. E non sarò così sfigato da incontrarla là. Il calcio non le è mai piaciuto e scommetto che anche quel fighetto del suo odioso avvocato non è appassionato a nessun tipo di sport. A quello lì interesserà solo tirarsi da figo, farsi vedere con il suo macchinone di merda, farsi le lampade e mettersi un chilo di gel sui capelli.
Ezio sente il nervoso che gli sale nella testa. Vorrebbe urlare, arrampicarsi su un albero, dare un calcio ai sassi della strada sterrata.
Invece accelera il passo e con uno scatto d'orgoglio arriva alla Cappella della Madonna. E' molto antica ed Ezio ci è molto affezionato. Si avvicina e osserva la statua di Maria appoggiata sul piccolo altare.
Aiutami ti prego a dimenticarla. Da solo non ce la faccio.
SABATO 26 GIUGNO 2006, ORE 15:00
Corrado è emozionato. Sta per suonare il campanello di Francesca, ma ha un attimo di esitazione. Si sente in colpa. Sul treno non ha fatto altro che pensare a Zoe e anche adesso non riesce a togliersela dalla testa.
Ma che cosa sto facendo? Dovrei morire dalla voglia di rivedere Francesca e invece continuo a pensare alla francese. Dai forza Corrado, tira fuori le palle e non pensare più a Zoe. Amo Francesca, amo Francesca, amo Francesca, amo Francesca, amo Francesca, amo Francesca.
Drin.
Finalmente si è deciso a suonare il campanello.
Il capellone osserva la porta che si apre e la vede. Lei è l'espressione della felicità. Gli corre incontro, a braccia aperte.
Lui si tuffa nel suo abbraccio e si lascia andare. Viene assalito dal suo profumo, quello che sente da sette anni. E' buonissimo. E molto sensuale.
Scusami amore mio. Io riuscirò a mandare affanculo il pensiero di Zoe, perché sei tu la donna della mia vita. Sei tu quella che sposerò. Sei tu quella con cui ho fatto l'amore per la prima volta. E non l'ho mai fatto con nessun altra.
La guarda e la bacia e tutto torna come una settimana prima.
Lei dice:
"Dai, vieni dentro che i miei non ci sono. Sono andati in barca a farsi un giro sul lago e non torneranno fino a stasera!"
Corrado sente un desiderio fortissimo salirgli dalle viscere. La prende in braccio con facilità e si mette a correre verso casa. Si dirige verso la sua cameretta, la lancia in aria. La riprende e la mette sul letto.
Francesca è piccola di statura. Sul metro e cinquantacinque. Lui invece è molto alto. Quando se ne vanno in giro insieme mano nella mano la gente li guarda. Ma sia a uno che all'altra non è mai fregato niente di questa differenza. Da subito si erano piaciuti e da subito si erano amati e si amano tuttora. Corrado inizia a spogliarla. Con frenesia. Ha una voglia matta di rivedere il suo corpo ben proporzionato. Francesca è piccola, ma ha un fisico molto desiderabile.
Ora è nuda sotto di lui e Corrado non esita un attimo a tuffarsi in quelle acque invitanti.
Lei lo aspetta con un'espressione piena di desiderio.
SABATO 26 GIUGNO 2006, ORE 21:30
In piazza a Trescore c'è un casino pazzesco. Ezio si sta divertendo, anche se la partita è abbastanza noiosa. Alla fine del primo tempo si è ancora sullo zero a zero. Pochi tiri in porta, poche emozioni.
Ma far parte di quella folla bardata d'azzurro lo fa stare bene. E' dal pomeriggio che riesce a evitare il pensiero di Gloriana e va tutto bene. E poi è lì attorniato dai suoi amici storici di Grena, che lo tengono su di morale. Ci sono tutti: Antonello, Maurizio, Paolo e Claudio.
Sarà dura starsene dodici mesi lontano da loro. Porca vacca ho sempre condiviso tutto con loro! Meno male che ho conosciuto Corrado. Il bresciano mi piace molto. Chissà che cosa starà facendo adesso. Speriamo che Zoe non si faccia sentire, altrimenti me lo manda in crisi!
Il Rosso ce l'ha fatta ad assorbire la delusione della mulatta. Dopo la figuraccia della sera prima ha pensato più a Mara che a lei. Quella ragazza timida e dai modi gentili in qualche modo è riuscita a colpirlo.
Ieri sera è stata proprio brava a farmi da infermiera. E' una ragazza a posto. Non è bella, ma c'è qualcosa nel suo viso che mi attrae. Forse il suo sguardo da cerbiatta. I suoi occhi timidi che sembrano aver paura del mondo.
Poi la vede e i suoi pensieri su Mara vengono spazzati via dalla tempesta improvvisa.
E' là davanti, seduta in seconda fila. Abbracciata al suo odioso avvocato. Lei gli appoggia la testa sulle spalle. Lui le accarezza la testa. Al Rosso viene da piangere. Poi la rabbia prende il sopravvento e sente il familiare formicolio alle mani.
Adesso vado là e lo prendo a pugni quel bastardo. Gli strappo tutti i suoi capelli unti di gel e glieli faccio mangiare. E per finire mi metto ad insultare quella stronza davanti a tutta questa gente, così in futuro ci penserà a fare la troia come ha fatto con me.
Il suo delirio di violenza è spezzato dallo voce di Antonello, il suo biondo amico.
"Ehi Ezio, che cosa stai guardando? Sembri in catalessi!"
Poi il biondo guarda nella stessa direzione di Ezio e capisce tutto.
Adesso succede un casino. Chissà quando Ezio riuscirà a dimenticare quella ragazza. Certo lo capisco, è difficile dimenticare una gnocca così. Una così ti riduce il cervello in poltiglia.
Poi lo vede partire. Antonello non perde tempo.
"Ehi ragazzi, datemi una mano. Ezio vuole fare una strage."
Tutti e quattro braccano il loro socio impazzito di rabbia e lo costringono a sedersi.
Ezio non si calma e sputa insulti ai suoi amici:
"Che cazzo state facendo? Voglio solamente andare a parlare con quei due stronzi. Lasciatemi andare e fatevi un po' i fatti vostri."
I suoi amici l'hanno già visto ridotto in quello stato e sanno che tra due, tre minuti tutto sarà passato. L'importante adesso è andarsene via. Portarlo via da Gloriana. Tornare a Grena, tra le mura amiche.
La gente seduta lì intorno si gira, curiosa di vedere che cosa sta succedendo. Il Rosso si accorge degli sguardi che lo trafiggono e tenta di darsi una calmata.
Porco schifo non ce la farò mai a dimenticarla. Ogni volta che la rivedo mi fa stare male, è più forte di me. Vi prego ragazzi, portatemi via da qua, voglio tornare a casa. Voglio immergermi nel mio letto e non pensare più a niente.
Lo sguardo gli cade ancora sulla seconda fila. Su di lei. Sull'avvocato lampadato. Stanno parlando, tranquillamente. Non stanno guardando verso di lui, sono troppo lontani per essersi accorti della sua scenata. Gloriana lo bacia piano sulla guancia e gli sorride gentile. Lui si alza e per mano la guida fuori dalla folla.
Se ne vanno. Scommetto che lei si stava annoiando. Le ha sempre fatto schifo seguire le partite di calcio. E lui da bravo soldatino l'ha assecondata.
Paolo, il gigante della compagnia, si tocca nervoso il piercing al naso e dice:
"Forse è meglio se ce ne andiamo Ezio. Andiamo a casa mia a seguire la partita, dai."
Il Rosso lo guarda con gratitudine. Quanto vuol bene a quei quattro ragazzi. Quante ne hanno passate insieme. Soprattutto quanti momenti difficili hanno superato insieme.
Fa un grande sorriso:
"Non c'è bisogno che ce ne andiamo ragazzi. Gloriana se ne è andata insieme al suo bell'avvocato fighetto. Noi ce ne staremo qua ad esultare per i goals dell'Italia!"
La partita riprende, c'è tutto il secondo tempo per lottare. Ma al sesto minuto l'Italia resta in dieci. Viene espulso Materazzi. Ingiustamente. Gli azzurri tirano fuori le palle, corrono il doppio degli avversari, pressano e sudano e l'Australia non riesce a combinare niente.
Il quintetto di Grena è sempre più teso, ormai siamo nel recupero e beccare un goal adesso sarebbe una mazzata tremenda.
Ma dal fondo del campo sbuca Grosso, il terzino sinistro. Quello umile. Quello che corre per tre. Zitto zitto si lascia indietro uno wallabie. Poi il secondo. E' in area adesso, ha davanti un solo avversario e poi sarà davanti alla porta.
La voce del telecronista è rauca dall'emozione.
Grosso fa una finta, il difensore abbocca e lo atterra. Fischio dell'arbitro, che stende il braccio indicando il dischetto.
Rigore!
Boato della folla azzurra a Trescore. Boato dell'intera popolazione italiana.
Totti prende in mano il pallone. Lo posiziona sul dischetto. Prende la rincorsa. La telecamera inquadra i suoi occhi azzurri. Sono concentratissimi.
Un'intera nazione con il fiato sospeso. Fischio dell'arbitro, secco e deciso.
Il pupone corre, sospinto dalla forza di tutta la sua gente. Tiro angolato e teso, a mezza altezza.
Goal!
Uno a zero per l'Italia.
Gli azzurri sono in semifinale.
Il quintetto di Grena si abbraccia. E' un abbraccio selvaggio, liberatorio.
Ezio è felice e urla come un matto. La piazza è impazzita di gioia. Si alza la nebbia dei fumogeni azzurri. Ruggiscono le trombe da stadio.
Fanculo Gloriana. Non mi lascerò rovinare la vita da te.
SABATO 26 GIUGNO 2006, ORE 23:00
Sono sul lungo lago, mano nella mano. Le strade sono piene di gente.
Con la stagione estiva Iseo si riempie alla grande.
Corrado sta bene in quel casino. Il suo paese gli è sempre piaciuto. C'è il lago, con il suo potere calmante. Ci sono le colline, con il verde rassicurante. Cosa poteva chiedere ancora? In più il Comune aveva deciso di chiudere al traffico il lungo lago. Grande idea! Senza le auto a rompere, camminare di fianco alle acque limpide è davvero rilassante.
Guarda la sua Francesca. Osserva i suoi boccoli biondi, i suoi occhi neri, il suo bel nasino delicato. Sente che l'amore per lei è tornato prepotentemente. Il pensiero di Zoe è lontano, finalmente.
Nel pomeriggio dopo aver fatto l'amore si erano addormentati, risvegliati dal rumore della macchina dei genitori di Francesca che rientravano a casa.
In fretta e furia si erano rivestiti e si erano piazzati davanti alla tele, fingendo di guardarla.
La "suocera" lo aveva salutato con calore e l'aveva abbracciato. Poi era arrivato il "suocero" e l'aveva praticamente costretto a cenare da loro.
Durante la cena aveva raccontato la sua avventura a Verona. Senza parlare di Zoe e Mara ovviamente.
Corrado si era sempre trovato bene in quella casa. Respirava affetto e gentilezza. Il padre di Francesca era a capo di un'azienda che produceva barche. Erano pieni di soldi, ma non lo davano assolutamente a vedere e questo era subito piaciuto a Corrado sin dal primo giorno che li aveva conosciuti.
Alle nove si erano piazzati tutti e quattro davanti alla TV a guardarsi la partita dell'Italia. Insieme avevano esultato e urlato al goal di Totti.
Poi Corrado e Francesca avevano deciso di uscire a mangiarsi un gelato.
Il capellone stringe la mano alla sua biondina. Guarda il lago e si sente fortunato.
Come ho fatto ad andare in crisi per Zoe? Io amo questa bambolina bionda. La amo da sette anni e tra due o tre me la sposerò. Il tempo di finire il servizio civile, trovarmi una scuola in cui insegnare e poi inizieremo a guardarci in giro per trovare una casa. A Iseo naturalmente. Io non me ne vado da qui!
Sente il suo cellulare suonare, è arrivato un messaggio.
CIAO, CHE STAI FACENDO DI BELLO? IO SONO DAVANTI ALL'ARENA CON MARA. SAREBBE BELLO CHE CI FOSTE ANCHE TU ED EZIO. UN BACIO. ZOE
Colpito ed affondato.
Corrado è disorientato. Non pensava che Zoe si sarebbe fatta sentire. Il suo cuore accelera il battito.
Stai calmo. Stai calmo. Stai calmo. Adesso dirai a Francesca che è un messaggio dell'amico bergamasco Ezio, ok? Non agitarti però, sennò Francesca capirà che le stai raccontando una palla!
Guarda la sua ragazza, sorride. Con un tono finto divertito le dice:
"E' il mio amico bergamino. Mi chiede se ho visto la partita dell'Italia. Lui è in giro a Bergamo a festeggiare coi suoi amici. Questo rosso è proprio un tipo simpatico!"
Mentre le racconta questa bugia non ha il coraggio di guardarla negli occhi. Da quando la conosce le ha raccontato pochissime palle. Menzogne di poco conto, che non riguardavano altre ragazze. Lui le è sempre stato fedele.
Che minchiata sto facendo? Sto lontano una settimana da lei e le sto già mentendo. Bello schifo.
Francesca non si accorge del tormento interiore di Corrado. Anzi con il suo solito buonumore fa:
"Dai, il prossimo weekend me lo farai conoscere. Tanto Bergamo non è distante da qui."
L'innocenza della sua bambolina fa sentire ancora più a disagio il capellone. Ma non riesce a frenare le sue dita che stanno premendo i tasti del cellulare.
"Ottima idea. Glielo propongo subito."
Ma il destinatario del messaggio non è Ezio. E' Zoe.
STO PASSEGGIANDO CON LA MIA RAGAZZA. MI STO UN PO' ANNOIANDO. ANCHE A ME PIACEREBBE ESSERE LI' A VERONA CON VOI!
Boom.
Sganciato il messaggio bomba.
"Ecco fatto. Ho lanciato l'idea al bergamino" dice Corrado rimettendo il cellulare nel marsupio.
Ormai mentire gli riesce proprio bene.
Non riesco ancora a credere a quello che ho fatto. Verso quale direzione sto andando?
DICEMBRE 2003, ORE 9:00
Era una freddissima mattinata di dicembre. Erano appena passate le nove e Gloriana era già mezzo congelata. Aveva difficoltà a muovere le mani e i piedi ormai erano due blocchi di ghiaccio.
Sono proprio innamorata se mi sono alzata alle sette e mezza per accompagnarlo in questa ghiacciaia.
Lei che le domeniche mattina invernali era abituata a passarle a letto. Fino a mezzogiorno.
Invece adesso era lì, il quel paesino disperso tra i monti, a vedere il suo uomo gareggiare nella corsa campestre.
Lo vedeva fare riscaldamento, concentratissimo nella sua divisa del Gruppo Atletica di Grena.
Pantaloncini rossi e canottiera bianca traforata. Sotto la scritta c'era il disegno stilizzato dei colli di Grena, sia sui pantaloncini che sulla canottiera.
Certo che Grena è un paese piccolo, ma molto attivo. Oltre all'atletica hanno anche le squadre di calcio e di pallavolo. Ci tengono molto allo sport. E mi sembra di capire che sono tutti orgogliosi di abitare lì. Scommetto che se parlassi male a Ezio del suo paese si arrabbierebbe di brutto.
L'uomo al megafono annunciò che la gara stava per iniziare. I concorrenti si disposero sulla linea di partenza. Erano tutti pronti a dare il massimo. Correre a perdifiato attorno a quel campo infangato. Dieci giri uguale dieci chilometri, uguale arrivare al traguardo stremati e senza forze.
Ezio si guardava intorno per vedere se c'era qualche concorrente nuovo. Erano ancora le stesse facce di sempre. E c'era ancora quell'imbecille di Marcello. Quell'esaltato non mancava mai. E suo padre era tra il pubblico, come al solito.
Al Rosso non erano mai andati giù nessuno dei due. Quante volte aveva assistito impotente alle vittorie di Marcello. Lui ce la metteva tutta, ma non l'aveva mai battuto. Al massimo era arrivato secondo. Davanti sempre quello stronzo borioso.
Marcello era una potenza, su questo nulla di dire. Ma era lo sguardo di superiorità con cui guardava gli altri concorrenti che lo rendeva antipatico a tutti.
E gli incitamenti irrispettosi del padre:
"Dai Marcello, che li stracci tutti", "Fagli mangiare il fango a quelli lì", "Sei un fenomeno, figlio mio!"
Che imbecille! Ed erano pure pieni di soldi e ci tenevano a urlarlo al mondo.
Se ne arrivavano con il loro bel macchinone, cambiato in media ogni due anni, e scendevano impeccabili nelle loro tute costosissime.
Sì perché il padre, anche se aveva una pancia da paura, ci teneva ad essere vestito come il figlio.
C'erano altri due ragazzi dello stesso paese di Marcello, ma loro indossavano la sobria divisa della squadra.
Marcello invece no. Lui non voleva mischiarsi a quella umile squadretta e indossava la sua divisa personale. Quel giorno indossava un vistosissimo completo giallo fosforescente.
Ezio lo guardava nervoso.
Ma guarda un po' come è vestito il nostro caro Marcello. Oggi è ancora più ridicolo del solito.
Un biondino di fianco a lui, che abitava a Porlago, un paese a pochi chilometri da Grena, guardò Ezio. gli strinse il braccio e gli disse:
"Oggi riusciremo a battere quello sfigato. Non può vincere sempre lui!"
Si diedero un cinque guardandosi dritti negli occhi. Ezio era una pura maschera di concentrazione.
Oggi lo batterò quel buffone. Non posso perdere davanti a Gloriana.
Partenza.
Pronti.
Via!
Il terreno era pesantissimo. Nei giorni precedenti aveva nevicato e il campo era un misto di neve, ghiaccio e fango. Una goduria per Ezio. Quanto amava la corsa campestre. Si svolgeva solo nella stagione invernale, con qualsiasi tempo, a qualsiasi temperatura.
Alla fine di ogni gara il Rosso era praticamente un cadavere, ma nello stesso tempo stava bene. Perché la corsa era la sua valvola di sfogo.
Quando correva riusciva ad incanalare tutta la sua rabbia repressa nello sforzo fisico. Quando correva riusciva a dimenticare il dolore per la morte del padre. L'uomo che aveva amato nel profondo e che se ne era andato troppo presto.
Alla fine del primo giro Marcello era già davanti a tutti. Ma Ezio era subito dietro.
Si sentiva in forma, le gambe giravano bene.
Fine secondo giro: distacco Marcello-Ezio invariato. Il Rosso sentiva la terra che gli si attaccava alle gambe. Il ghiaccio delle pozzanghere sgretolarsi sotto il suo peso. L'acqua entrargli nelle scarpette chiodate.
Si sentiva nel suo habitat naturale. In pace con il mondo.
Alla fine del quarto giro Marcello e il Rosso avevano creato il vuoto dietro di loro. Ormai era una gara tra loro due, fino all'ultima goccia di sudore.
Erano al sesto giro quando Gloriana decise di farsi sentire. Stava congelando, non aveva mai avuto così freddo in vita sua. Era anche arrabbiata, però.
C'era un cretino con una pancia esagerata, probabilmente il papà di quello con la divisa ridicola, che urlava come un matto e prendeva in giro gli altri ragazzi.
Fu la frase sul suo Ezio che la fece imbestialire:
"Vai Marcello che quel rossino non vale niente. Appena vedrà la linea del traguardo si cagherà addosso come sempre."
Al suono di queste parole la bionda urlò con tutta la sua voce:
"Ezio fagli vedere a questo qua cosa sei capace di fare!"
Il Rosso non riusciva a credere alle proprie orecchie. La sua Gloriana sempre così calma e gentile. Che non perdeva mai le staffe. Quel grido di rabbia gli fece innestare il turbo. Con uno scatto furioso superò il suo rivale e passò in testa.
Oh oh, guarda che faccia sorpresa che fa il buffone giallo fosforescente adesso che lo sto superando, cosa credevi di vincere facile anche stavolta? Questa è la mia giornata, hai visto caro il mio stronzo che super ragazza che c'è ad incitarmi in tribuna? Neanche con tutti i tuoi soldi del cazzo potrai mai permetterti una gnocca così! Il tuo paparino è riuscito due anni fa a farti entrare nei professionisti, ti ricordi Marcellino? Chissà quante bustarelle ha dovuto distribuire, ma ricordati che nello sport vince il più forte, almeno nello sport non contano i dannati soldi. Infatti tu non hai vinto neanche una gara, anzi arrivavi sempre ultimo e te ne sei dovuto tornare nel mondo del CSI, dove ci siamo noi poveri martiri, che lottiamo fino alla fine, sempre! Porca miseria, mancano tre giri e sono in testa, ora accelero ancora un po' e tu mi vedrai allontanare; sì, te la faccio mangiare io la terra oggi, questa terra dura e ghiacciata che mi si attacca da tutte le parti. Oh quanto è bello sentirsi così sudati, sporchi e fradici. Oh mi sento in contatto totale con la natura e se potessi fermare il mio tempo lo fermerei proprio adesso. Caro papà, grazie che mi hai trasmesso la tua passione per la corsa, grazie che dopo le dure giornate di lavoro in fabbrica mi accompagnavi sui colli di Grena e correvi con me e io stavo bene, mi giravo, ti vedevo al mio fianco e tutto andava come doveva andare. Perché te ne sei andato così presto? Perché mi hai lasciato così solo in questo mondo incasinato? Oh papà manca solo un giro e sono ancora primo. Oggi vinco io, me lo sento, ho ancora le forze per accelerare!
Mancano cento metri al traguardo.
Ezio era primo con un buon distacco su Marcello.
Gloriana lo guardava felice, non sentiva più neanche il freddo. L'uomo panzuto aveva smesso di gridare e si vedeva dalla faccia che era incazzato.
Mancano trenta metri al traguardo. Ormai era fatta per il Rosso. Era talmente euforico che non riuscì a vederla. E quindi evitarla.
Una buca malefica, piena d'acqua.
Ezio la centrò in pieno con la gamba destra. Il dolore alla caviglia fu lancinante. Perse l'equilibrio e si ritrovò a terra, in mezzo al fango.
Marcello gli passò accanto, gli sorrise e disse con disprezzo:
"Neanche la fortuna è dalla tua parte, povero sfigato che non sei altro. Oggi te ne torni a casa perdente, come sempre!"
Il Rosso lo vide tagliare il traguardo, trionfante. Ebbe la forza di rialzarsi e raggiungere zoppicante il traguardo. Gli veniva da piangere.
Secondo. Per l'ennesima volta era arrivato secondo.
Ancora una volta era arrivato dietro quell'esaltato di Marcello. Che schifo.
Si piegò sulle ginocchia a recuperare il fiato. La caviglia gli si era già gonfiata, probabilmente si era procurato una distorsione. Sentì arrivare tutti gli altri concorrenti, ormai la gara era finita. Gli veniva da vomitare. Un po' per lo sforzo, un po' per la delusione.
Poi arrivò lei e lui riuscì per un momento a dimenticarsi della cocente sconfitta.
Gloriana gli accarezzò una guancia e lo baciò. Poi gli sussurrò all'orecchio:
"Mi sei proprio piaciuto. Eri tu che meritavi di vincere."
Ezio era felice.
Chissenefrega se sono arrivato secondo. Io sto con lei e tutto il resto non importa.
La guardò. Aveva le guance arrossate dal freddo. Tremava anche.
"Farò velocissimo la doccia e poi ce ne andremo. Tu intanto vai in macchina a scaldarti, sennò mi diventi un blocco di ghiaccio!"
Entrò negli spogliatoi e ritornò con le chiavi della sua vecchia auto. Era sfruttata e scassata, ma non mollava mai, proprio come lui. Era la macchina di suo padre.
A volte, quando viaggiava da solo, si girava e gli sembrava di vederlo lì, nel posto del passeggero. Calmo e pacifico, come sempre. Con i suoi baffoni neri e i suoi occhi buoni. Quanto gli sarebbe piaciuto fargli conoscere Gloriana.
Smise di pensarci, l'angoscia iniziava a farsi sentire.
"Eh bravo il nostro rossino. Ce l'hai fatta ancora ad arrivare secondo. Ma dimmi un po': quale è il tuo segreto per non vincere mai, sembra che lo faccia apposta. Ehi Marcello, magari potresti dargli qualche ripetizione, così magari qualche volta vince anche lui. Oppure nella prossima gara lascialo vincere. Dicono che fa bene fare la carità ai bisognosi."
Era la voce odiosa del panzone.
Il sorriso di scherno di Marcello.
Ezio era furioso. Il formicolio alle mani arrivò violento.
Bastardi che non siete altro. Non vi basta arrivare sempre primi, volete anche umiliarmi. Ma adesso basta, ve la faccio vedere io.
Chiuse la mano in un pugno. Voleva spaccare il naso a quei due stronzi. Non gliene fregava un cazzo dell'eventuale squalifica.
Sentì la mano di lei sul braccio e la rabbia svanì in un attimo. Gloriana lo stava guardando con i suoi occhi verdi e lui non poteva fare altro che ascoltarla.
"Dai Ezio, lasciali stare. Lo fanno apposta per farti arrabbiare. Anche se arriverai sempre secondo, tu sarai sempre più uomo di questi due sbruffoni."
La sua voce calda, il contatto della sua morbida mano, il suo sguardo ammaliante ebbero un effetto calmante sul Rosso. Succedeva spesso così, da quando si erano messi insieme. Lui rischiava di esplodere e lei con la sua calma lo faceva stare bene in un attimo.
Gloriana è speciale. Ha questo carisma che mette a tacere tutta la mia rabbia. Non fa chissà che cosa, basta che lei ci sia, che mi guardi, che mi parli e io sento un gran caldo in tutto il corpo e mi tranquillizzo. E tutto inizia a sembrarmi semplice e la vita sorride di nuovo.
Ezio sorride verso Marcello e il panzone. Li fulminò con i suoi occhi decisi e disse:
"Potete dirmi tutto quello che volete. Che sono un perdente. Che come corridore non valgo niente. Che mi lascio andare sempre sul più bello. Potete insultarmi e umiliarmi. Ma voi non avrete mai la fortuna di avere al vostro fianco una donna speciale come lei."
Detto questo abbracciò la sua Gloriana, la baciò e corse zoppicante a fare la doccia.
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