LUNEDI' 5 LUGLIO 2006, ORE 8:20
Ma dov'è il bresciano?
Ezio è preoccupato. Corrado gli aveva dato appuntamento alla stazione di Brescia, sulla loro solita panchina. Il Rosso sente il treno per Verona arrivare, ma non c'è traccia del suo collega obiettore. Il treno rallenta e si ferma. Ezio è costretto a salire. Tira fuori il cellulare dal marsupio e chiama l'amico.
La voce di Corrado è spenta, bassa:
"Ciao bergamino, scusa se non ti ho chiamato. Sto andando da Francesca, ho deciso di dirle tutto. E ho anche deciso che con lei è finita. Mi sento un gran bastardo, ma voglio andare avanti con Zoe. Ti prego di non giudicarmi Ezio, ma io mi sento di fare così."
Il Rosso sente una vampata di rabbia arrivagli addosso.
Vaffanculo Corrado. Ti sono bastati pochi giorni per innamorarti di un'altra. E sette anni di fidanzamento dove li butti? E i tuoi progetti di matrimonio? Ti sei comportato come quella puttana di Gloriana. Non pensi a quanto male farai a Francesca!
Poi riesce a calmarsi. Pensa che Corrado dimostra di avere le palle andando a confessare subito tutto alla sua ragazza. Quella stronza di Gloriana gliel'aveva tenuto nascosto per molto tempo.
Risponde al bresciano:
"Io non ti giudico proprio per niente. Adesso vai a fare quello che devi fare, avviserò io Patrick della tua assenza. Gli dirò che ti sei ammalato."
Corrado è grato all'amico:
"Grazie bergamino. Sto arrivando a casa di Francesca, mi viene da vomitare. Ma ce la farò. Ci sentiamo dopo."
Il capellone è davanti al cancello di Francesca. Ha le pulsazioni a mille.
Come faccio a dirle che l'ho tradita?
Chiude gli occhi e fa un respiro profondo. Preme il dito sul citofono.
Drin.
Spuntano dalla finestra i suoi boccoli biondi, il suo faccino angelico. E' sorpresa di vedere il suo ragazzo.
Cosa ci fa qui Corrado? Non sarà mica successo qualcosa.
La sua voce tradisce preoccupazione:
"Ciao amore. Ma non dovresti essere a Verona?"
"Ciao amore. Ma non dovresti essere a Verona?"
Corrado tenta di mantenere un tono normale:
"Se i tuoi sono già andati, mi fai entrare un attimo?"
Dio ti prego fa che i suoi genitori non siano in casa. Per dirle quello che devo dirle ho bisogno di essere da solo con lei. E poi dammi la forza di fare quello che devo fare, ti prego.
La biondina ormai è nel panico. Ha capito che c'è qualcosa che non va. Gli apre il cancello, senza neanche rispondergli.
L'ho visto un po' strano in questo fine settimana, ma lui continuava a dirmi che non aveva niente.
Il bresciano entra a passi lenti, sembra ancora più magro dei suoi sessantacinque chili. La maglietta rossa che indossa sembra vuota.
Arriva in cucina, quella cucina dove ha mangiato tante volte con lei. Dove è stato quasi sempre felice. Dove ha pensato che Francesca sarebbe stata la sua donna per tutta la vita.
Lei lo abbraccia e gli sussurra all'orecchio:
"Che c'è amore mio?"
Corrado si scioglie dall'abbraccio. E le spara dritto in faccia la cazzata che ha fatto:
"Francesca ti ho tradita. E' successo sabato pomeriggio, prima di venire da te. Lei è una ragazza francese. Scusa se non te l'ho detto subito, ma non ho avuto il coraggio."
La biondina è impietrita. Non sa più cosa dire. Le viene da piangere, ma non riesce a fare nemmeno quello.
Grandissimo bastardo che non sei altro. Ecco perché eri così strano nel weekend. Perché l'hai fatto? Perché l'hai fatto? Perché l'hai fatto?
Poi la ragazza si risveglia dal suo stato comatoso. Sente un'ondata di rabbia percorrergli il corpo. Prende un posacenere dal tavolo. Con insospettabile forza lo tira addosso al bresciano. Lui fa appena in tempo ad abbassarsi. Il posacenere va a finire contro il vetro della finestra, scheggiandolo. La guarda stupito. Se l'avesse preso gli avrebbe fatto un bel buco in testa.
Finalmente arrivano le lacrime a solcare il bel visino di Francesca. Dalla sua bocca inizia a fuoriuscire una colata di insulti. La voce della ragazza è stridula:
"Sei proprio un bastardo. Una testa di cazzo! Come hai potuto farmi questo? Siamo stati lontani due settimane e tu ti scopi la prima che capita. Vaffanculo, sei uno stronzo. E prima di partire mi parlavi di matrimonio. Che cosa ti è passato per la testa?"
E giù un pianto isterico.
Corrado non sa cosa fare. La sua (ex) ragazza sta andando fuori testa e lui vorrebbe girarsi e andarsene. Per sempre. Ma prima deve dirle ancora una cosa. La più importante. La più difficile da confessare.
Dirle che tra loro è finita. Che lui è innamorato follemente di quella ragazza mulatta venuta dalla Francia. Che non è stata solo la voglia di scopare con un'altra. Che lui a questa ragazza ci pensa tutti i momenti delle sue giornate.
Apre la bocca per parlare, ma Francesca prende in mano una scodella ancora mezza piena dal tavolo. Il latte esce, andando a sporcare tutto il pavimento. Lei è rapidissima nei suoi movimenti.
Corrado non ha il tempo di abbassarsi questa volta. Fa in tempo solo a sentire l'insulto finale di lei, urlato a pieni polmoni:
"Sei come tutti gli altri, siete solo capaci di ragionare col vostro cazzo!"
Poi il bresciano sente un gran dolore. Un caldo tremendo in mezzo alla fronte. Questa volta Francesca è stata precisa nel suo lancio, l'ha beccato in pieno.
Corrado ha un mancamento, si appoggia al tavolo per non cadere a terra. Lei si rende conto di quello che ha fatto e si pente. Tenta di abbracciarlo e di accarezzarlo. Lui ora è arrabbiato. Si divincola da lei e a passo spedito esce dalla cucina. Supera il vialetto. E poi il cancello. Lei è in lacrime, lo implora di tornare indietro.
Corrado non si gira neanche una volta. Si tiene una mano in fronte. Non gli esce sangue, ma gli si è formato un super bernoccolo.
No che non torno dentro. Questa qua è impazzita!
Si dirige verso la stazione. Il rimorso per quello che ha combinato con Zoe torna a farsi sentire.
Più forte del dolore alla testa.
LUNEDI' 5 LUGLIO 2006, ORE 14:05
Si siedono al solito tavolo, ormai quasi per scaramanzia. La mensa è piena come al solito. E' un coro di voci e risate, ma Corrado si sente una merda. La mattinata al Centro Terre di Mezzo è stata di una tristezza devastante.
Il bresciano ha tentato di essere sorridente coi disabili, ma i suoi occhi tradivano angoscia. Quella palla di lardo di Aristide ha continuato imperterrito a fargli degli scherzi e Corrado l'ha abbracciato più volte, quasi commosso.
A volte vorrei essere come te Aristide. Senza nessun pensiero. Senza il rischio di fare errori grossi. Sempre col sorriso sulla faccia.
Per tutta la mattina non era riuscito a non pensare a Francesca. Alla sua disperazione.
Era proprio fuori di testa. Quasi mi ammazza con quella scodella. Spero non faccia qualche altra cavolata.
La mensa si riempie sempre di più. Ezio gli sta parlando, ma lui non riesce a sentirlo. Si sente su un altro pianeta. Poi la vede spuntare dalle scale. Un brivido caldo lo fa tornare alla vita. Anche Zoe lo vede e con passo deciso si dirige al loro tavolo. Dietro di lei c'è Mara, felice di rivedere il Rosso.
La faccia della mulatta è tesa. Corrado non l'aveva chiamata per tutta la domenica e non aveva risposto alle sue chiamate. Il bresciano si prepara agli insulti della ragazza.
"Ma dove eri finito? Guarda che a me non mi prendi per il culo. Lo sai cosa ti dico? Non voglio più vederti!"
Detto questo, si gira e se ne va verso le scale.
Corrado ci mette un po' ad alzarsi. E' intontito, sta vivendo troppe emozioni in una sola mattinata.
Questa è sicuramente la peggiore giornata della mia vita.
Zoe è già in fondo alle scale, apre la porta e cammina nel prato. Corrado si mette a correre. La raggiunge, la abbraccia da dietro e la fa girare verso di lui.
E' ora di tirare fuori le palle!
La guarda deciso. Diritto nei suoi occhi scurissimi. Con la sua voce profonda le dice:
"Non mi sono fatto sentire perché ero annientato dai sensi di colpa. Sette anni insieme a una ragazza non possono essere cancellati con un colpo di spugna. Ieri sono stato tutto il giorno con Francesca, ma dentro di me ero un vulcano. Continuavo a pensare. Stanotte non ho chiuso occhio. E ho preso una decisione. Io voglio stare con te, Zoe. Tu mi fai impazzire. Ho confessato tutto a Francesca. Lei l'ha presa male, mi ha tirato addosso un posacenere e una scodella e per poco non mi ammazzava. Ma io voglio stare con te. E tutto il resto non conta!"
La mulatta sorride. Gli prende il viso tra le mani e lo bacia. Gli sussurra:
"Anche io voglio stare con te, Corrado. Tu mi piaci molto."
Adesso anche il bresciano sorride. Adesso si sente bene, alla grande.
Una punta di rimorso tenta di far breccia nel suo cervello, ma lui con decisione lo scaccia via.
LUNEDI' 12 LUGLIO, ORE 12:15
I ragazzi sono tranquilli. Corrado non sta male, anzi stamattina si è alzato di buon'umore. Non è neanche tornato ad Iseo per il weekend, ha dormito nell'appartamento degli obiettori. Non aveva voglia di affrontare le domande dei suoi genitori. Le loro facce di disapprovazione. Loro ormai si erano abituati all'idea di avere Francesca come nuora. Anzi a loro la biondina piaceva proprio. Come dargli torto? Era una brava e bella ragazza.
Durante la settimana aveva tentato di chiamarla. Lei non aveva mai risposto. Poi era arrivato il weekend, Zoe non aveva lezioni e avevano passato due giornate intere fianco a fianco. E il bresciano si era dimenticato di tutte le sue preoccupazioni.
Adesso Corrado sta imboccando Rubens. In sottofondo c'è la voce ridicola di Aristide.
BIP.BIP.
E' arrivato un messaggio sul suo cellulare. Il capellone chiede scusa a Rubens e tira fuori il telefonino. Sa che dovrebbe prima finire il suo compito, ma ha come un brutto presentimento.
Legge il messaggio. E' di Francesca.
SONO DA SOLA A CASA, MENTRE TU TI STAI DIVERTENDO CON LA TUA NUOVA FIAMMA. MI VENGONO PENSIERI STRANI. MI STO RENDENDO CONTO CHE LA MIA VITA SENZA DI TE NON CONTA NIENTE E NON SO SE VALE LA PENA DI VIVERLA ANCORA. IN QUESTO MOMENTO SONO NELLA VASCA DA BAGNO, IMMERSA NELL'ACQUA GELATA. HO IN MANO UNA LAMETTA. QUASI QUASI LA FACCIO FINITA.
Corrado impallidisce.
Ha un conato di vomito.
Chiama subito la sua ex ragazza, ma lei non risponde.
Corre come un pazzo fuori dalla stanza da pranzo, inseguito da Ezio. Il Rosso riesce a braccarlo e gli chiede che cosa è successo. Il bresciano gli fa leggere il messaggio. Anche Ezio diventa bianco.
"Cazzo Corrado corri subito a casa di quella pazza, prendi il pulmino del Centro. Spiegherò io la situazione a Patrick!"
Il bresciano non dice niente, ha lo sguardo di uno zombie. Si gira e se ne va.
Il Rosso lo guarda allontanarsi. La sua lunga coda di cavallo sferzargli la schiena.
Il capellone guida fino a Iseo senza rendersene conto. In vita sua non è mai stato così male.
Se Francesca fa qualche cazzata, è colpa mia. Me la sono cercata, imbecille che non sono altro!
In autostrada ha tirato il vecchio pulmino grigio ai limiti del possibile e adesso sente puzza di bruciato. Da un momento all'altro si aspetta di rimanere a piedi. Ma il pulmino fa il suo dovere, portando il bresciano fino al cancello di Francesca.
Corrado scende.
E' giunta l'ora della verità. Sono le due. Fa un caldo bestiale.
Sta per citofonare. Poi la vede e si blocca. Lei è spaparanzata su una sdraio in giardino.
Sta prendendo il sole!
Tranquilla!
Nessuna lametta. Niente sangue che scorre abbondante. Nessun suicidio.
Il bresciano si sente assalire da una rabbia tremenda. Con un balzo felino scavalca il cancello. A grandi falcate la raggiunge. Vorrebbe prenderla a calci. La sua proverbiale calma andata chissà dove.
Francesca apre gli occhi, lo osserva un attimo e poi li richiude.
Il capellone gli sputa addosso il suo veleno:
"Stronza che non sei altro, ti sembrano scherzi da fare? Ho guidato come un matto per essere qua, poi arrivo e ti trovo sdraiata a prendere il sole. Vaffanculo!"
Lei si alza. Ha un'aria molto sciupata, sembra invecchiata. E gli occhi fanno paura. Sono spenti. Senza nessuna luce vitale.
Corrado sente una fitta nello stomaco. Il rimorso torna a farsi sentire, prepotente come non mai.
Guarda che cosa ho combinato! Ho distrutto una ragazza. Ho buttato sette bellissimi anni nel cesso.
Lei gli si avvicina. Sono vicinissimi adesso. Lo guarda fisso negli occhi e inizia a parlare. Il capellone vorrebbe avere in mano un badile per scavare la propria fossa.
La biondina ha una voce bassa e rotta:
"Lurido bastardo. Con quello che mi hai fatto, hai il coraggio di darmi della stronza? Vai, tornatene dalla tua bella e non farti vedere mai più. Ho voluto farti provare cosa significa stare male. Non avere la forza di alzarsi la mattina e attendere passivamente che arrivi la sera, per addormentarsi e dimenticare tutto. Mi hai rovinato la vita, Corrado. Ma stai sicuro che non mi toglierò la vita per colpa di una testa di cazzo come te! E adesso sparisci, ti prego. Davvero non voglio vederti mai più."
Poi succede una cosa. Si guardano. E per un attimo, un solo rapidissimo attimo, ritrovano quel feeling che li ha tenuti insieme per sette anni. Nei loro occhi passa elettricità pura.
Francesca fa un tentativo disperato:
"Ti prego, torna con me. Non è vero che non ti voglio più vedere, sono disposta a dimenticare tutto. Sono disposta a perdonarti. Ti amo troppo e non riesco a immaginare la mia vita senza di te."
Corrado viene assalito dai dubbi. Ha la tentazione di abbracciarla e baciarla. Dirle che ha fatto un grandissimo errore. Dirle che è lei la donna della sua vita.
Poi ripensa a Zoe.
Tutti i dubbi spariscono, in un attimo. Quella mulatta gli ha fatto perdere il cervello.
No, non riesco proprio a rinunciare a Zoe. Io voglio stare con lei. E basta.
Il capellone si fa forza. Con voce calma e profonda dice:
"Mi dispiace Francesca, ma niente tornerà come prima."
Si volta e se ne va.
Con un incredibile senso di vuoto nella pancia.
VENERDI' 16 LUGLIO 2006, ORE 9:30
Sono arrivati al Centro Coni di Verona. Ezio è contento di essere stato scelto per l'allenamento di atletica. Appena Patrick ha sentito delle sue doti nella corsa campestre, lo ha spedito subito ad allenare i ragazzi. Con lui c'è Pierangelo, il riccioluto educatore.
Sono negli spogliatoi. Il Rosso sta aiutando Aristide a infilarsi una maglietta leggera. Gli altri cinque componenti della squadra si stanno cambiando da soli, in piena autonomia. Aristide è pronto. Pierangelo guarda l'obiettore e gli dice:
"Dai, intanto che i ragazzi finiscono di cambiarsi, fammi compagnia mentre mi fumo una sigaretta."
Si siedono fuori dagli spogliatoi, sugli scalini.
Tra le spirali di fumo, l'educatore guarda il bergamino ed inizia a parlare. Ezio nota che non ha più gli occhi spenti dei primi giorni in cui l'ha conosciuto.
Ora sembra un altro uomo.
"Da quando siete arrivati tu e Corrado al Centro si respira un'altra aria. Ci volevano proprio due giovani come voi per tirarci fuori dalla crisi. Vi ha voluto Patrick e ci ha visto giusto come al solito. Abbiamo un coordinatore molto in gamba. E' arrivato solo da quattro mesi e ha già rivoluzionato tutto. O almeno ha tentato di farlo. Ma con gente come noi, che lavoriamo al Centro da più di vent'anni, cambiare le cose diventa tutto più difficile.
Caro ragazzo, quando lavori nello stesso posto da troppo tempo, è dura cambiare. Ma adesso Patrick è spalleggiato da due giovani come voi ed è tutto più facile. Pensa che due giorni prima che il nostro coordinatore arrivasse al Centro mi era arrivata una nuova proposta di lavoro. Come formatore del personale in una grossa ditta di trasporti.
Mi ero presentato al colloquio in giacca e cravatta. Volevo essere impeccabile, essere perfetto ai loro occhi. Ero in crisi piena con il Centro, ne avevo piene le palle di lavorare lì. Sempre le stesse cose, sempre gli stessi ragazzi, ogni giorno uguale al precedente. Mi alzavo la mattina con il senso di nausea."
La sigaretta di Pierangelo è già consumata, ma lui va avanti a parlare. Ezio lo guarda e ripensa a Carla, alle sue confidenze sul pulmino grigio.
Da quando sono a Verona alla gente piace confidarsi con me. E' tutto così strano.
L'educatore riprende il suo racconto. Si riaccende un'altra sigaretta.
"Nel mio completo elegante mi fanno entrare in un ufficio bianco e asettico. Mi trovo davanti un uomo sulla cinquantina, abbronzato e brizzolato. Mi scruta sin dall'inizio, ho l'impressione che mi stia passando ai raggi x. Non mi aveva ancora parlato e già mi stava antipatico. Mi dice di accomodarmi. Poi inizia con una raffica di domande. Ha voluto sapere tutto di me, persino i libri che leggo. E' già bello che non mi abbia chiesto se piscio seduto o in piedi. Dopo un'ora di colloquio, mi dice che entro una settimana mi avrebbero chiamato per farmi sapere l'esito. Il giorno dopo mi hanno chiamato. Ero appena uscito dal Centro e il mio cellulare ha iniziato a squillare. Appena ho visto il loro numero sul display ho iniziato a tremare. Porca miseria, dopo il colloquio avevo sperato che non si facessero più sentire. Ho risposto con un filo di voce. Era lui, il tipo delle mille domande. Mi ha comunicato che mi avevano scelto, e che se ero interessato alla loro proposta mi sarei dovuto presentare il giorno dopo. Ho risposto che andava bene, che ci saremmo visti l'indomani. Sono andato a casa, in panico completo. La casa era vuota, come al solito. Non potevo confidare a nessuno i miei dubbi, perché io, Ezio, sono un uomo solo. Da cinque anni mia moglie mi ha lasciato, se ne andata con il suo collega del supermercato. E mio figlio convive con la sua ragazza da tre anni. Ma anche se vivesse ancora con me, non penso che sarebbe stata la persona più adatta per consigliarmi cosa fare."
Gli occhi di Pierangelo hanno un velo di amarezza ora. Con gesti lenti e meccanici si accende una terza sigaretta. Nessun ragazzo spunta dagli spogliatoi. Il Rosso è un po' preoccupato, l'educatore lo guarda e scoppia a ridere.
"Non preoccuparti per i ragazzi. Ci vorranno ancora cinque minuti buoni prima che finiscano. Hanno tutti i loro rituali da svolgere prima di uscire dagli spogliatoi."
Ezio si tira su di morale. E si prepara ad ascoltare la fine del racconto di Pierangelo.
"Stavamo parlando di mio figlio. Io ho quarantotto anni e il mio unico figlio ne ha trenta.
Avevo diciotto anni, da un mese frequentavo una ragazzina di sedici anni del mio paese ed è rimasta subito incinta. Bel pollo che sono, vero? Nel giro di tre mesi ci siamo sposati, praticamente obbligati dai nostri rispettivi genitori.
Eravamo giovanissimi, ci conoscevamo da poco, ma tu non ci crederai: il mio matrimonio è stato felice per venticinque anni. Poi cinque anni fa mia moglie ha perso la testa per questo suo collega e tutta la mia vita è andata a rotoli. Venticinque bellissimi anni cancellati in un attimo. E poi solo il buio per me."
L'amarezza negli occhi di Pierangelo si trasforma in angoscia disperata. Il Rosso sta quasi male per lui.
E io che mi lamento per la mia storia con Gloriana. Chissà cosa si prova ad essere abbandonato dopo venticinque anni.
"All'epoca della separazione mio figlio aveva ventiquattro anni. Ha deciso di restare a vivere con me. Odiava sua madre per quello che aveva combinato e aveva deciso di non abbandonarmi. Ma giorno dopo giorno la sua furia cresceva. Non riusciva a capacitarsi che i suoi amabili genitori si fossero separati. Decise di scaricare la sua rabbia contro il sottoscritto. Era me che vedeva ogni giorno, ero io il suo bersaglio più facile. Se la prese soprattutto con il lavoro che facevo. Lui era quasi laureato in Economia e Commercio e iniziava ad entrare nei meccanismi di arrivismo. La carriera, aveva in mente solo la carriera. Buttava nel cesso i soldi del lavoro serale in un bar, in vestiti firmati. E invece vedeva suo padre vestito umilmente che se ne andava dai suoi disabili con suo cesso di macchina.
Un giorno dopo una furiosa litigata gli ho chiesto:
"Ma perché sei diventato così? Cosa ti ho fatto di male?"
Lo sai cosa mi ha risposto, caro Ezio? Urlando mi ha detto:
"Che cazzo ne capisci tu della mia vita, tu che pulisci il culo agli handicappati da trent'anni?"
Ho avuto l'istinto di tirargli un pugno in faccia. Ma era pur sempre il mio unico figlio. Mi sono girato e sono uscito dalla stanza, con la morte nel cuore.
Dopo sei mesi di silenzi tra noi, è andato a vivere insieme alla sua ragazza in un appartamento qui a Verona. E' passato un bel po' di tempo, ma da me si fa vedere pochissimo. Adesso è riuscito ad aprire uno studio di commercialista e fa soldi a palate. Ma le poche volte che viene a trovarmi vedo la tristezza nei suoi occhi. E lui vedrà la mia."
Dei ragazzi nessuna traccia. Pierangelo si accende la quarta sigaretta!
Tra due minuti vado a controllare gli spogliatoi. Ma quest'uomo vuole finire il suo racconto. E io voglio sapere come va a finire.
"Ma il mio trentennale lavoro non me la sono sentita di mollarlo. Fanculo a quella grossa ditta di trasporti. Quella notte non chiusi occhio. Continuavo a pensare ai ragazzi. Li ho visti crescere questi ragazzi! Mi hanno assunto quando avevo diciannove anni, alcuni di loro erano dei bambinetti, capisci? Io conosco tutto di loro, come un padre. Pensavo a loro, ma pensavo anche al mio unico figlio. Mi dicevo che se avessi accettato il nuovo lavoro avrei anche riconquistato la sua stima. Non mi avrebbe più visto come uno straccione.
Verso le sei del mattino decisi che avrei accettato il nuovo lavoro. Riuscii persino ad addormentarmi per un'ora. Alla solita ora mi alzai, con l'intenzione di chiamare il Centro per comunicare la mia scelta. Mi tremavano le gambe. Stavo per cancellare trent'anni della mia vita.
Con la cornetta in mano mi bloccai. Mi resi conto che avevo già cancellato troppe cose della mia vita! Il matrimonio felice con mia moglie era sparito da un giorno all'altro. Il mio unico figlio, che un tempo era fiero di me, ormai mi vedeva come un vecchio ridicolo, come un peso da sopportare.
Ho rimesso giù la cornetta. Non potevo cancellare l'unica certezza che mi era rimasta. I miei ragazzi, il mio lavoro, quelli sarebbero rimasti con me fino alla pensione.
Guardandomi nello specchio e sorridendo, mi dissi che io, Pierangelo, educatore professionale, ero nato con il compito di pulire le chiappe dei disabili fino alla morte. Ed ero felice di farlo! Indossai i miei quattro stracci e con la mia umile macchina arrivai al Centro Terre di Mezzo."
Ora un sorriso increspa le labbra di Pierangelo. Ezio gli batte su una spalla e gliela stringe, sorridendo a sua volta.
L'educatore lo guarda e sente di voler bene a questo bergamasco dagli occhi decisi.
Il Rosso si alza e va negli spogliatoi. Aveva ragione Pierangelo, non è successo niente. I ragazzi se la stanno prendendo comoda, come sempre. Ezio li osserva divertito.
Loro sì che hanno capito tutto della vita. Non hanno mai fretta! Siamo noi i poveri imbecilli sempre di corsa!
Cesare, con l'immancabile tuta del Verona, sta bevendo dal rubinetto. Lui, alle finali di settembre, correrà i cento metri.
Aristide ovviamente sta ridendo come un matto. Lui parteciperà ai cinquanta metri in carrozzina. Il Rosso è proprio curioso di vederlo in pista.
Come farà questa palla di lardo a fare più di dieci metri senza avere un infarto?
Guardandolo ridere, Ezio prova tenerezza per lui. Aristide è il suo idolo. A volte pensa che gli piacerebbe portarselo a casa e farlo conoscere a sua mamma Luciana.
Gianmaria gira inquieto per lo spogliatoio. Lui forse è l'unico ansioso di tutto il Centro. Non vuole mai sedersi. E' alto un metro e cinquanta. Pallido e con una grande gobba che lo sbilancia. Ma Pierangelo ha detto che nei cinquanta metri è un siluro.
Beppe se ne va in giro per lo spogliatoi proponendo a tutti di fare una gara a braccio di ferro. E' la sua fissa perenne. A forza di sfidare tutti gli è venuto un super muscolo al braccio destro. Lui ovviamente è nella disciplina del lancio del vortex, corrispondente al lancio del peso. Solo che il vortex è di gomma piuma e quindi molto leggero. Il bergamino confida molto in Beppe.
Con quel braccio così potente può stracciare tutti alla finale!
Egidio si sta toccando. Come sempre. Da quando lo conosce, Ezio non l'ha mai visto senza una mano sul pacco. Sembra un maniaco sessuale. Appena vede una ragazza la ricopre di complimenti e gli chiede di fare l'amore con lui. Il Rosso lo guarda e gli dice:
"Egidio togliti subito quella mano da lì. Adesso devi solamente pensare alla tua bici. A settembre devi battere tutti, hai capito?"
Il ragazzino down dalle orecchie a punta modello Star Trek fa uno sguardo serio, si toglie la mano dal pacco e risponde:
"A settembre vincerò la medaglia!"
Poi la mano torna sui genitali, come attratta da una calamita.
L'ultimo componente della squadra è Giacomo. La sua faccia è sempre seria. Ha quarant'anni e i capelli, pettinati con la riga in parte, sono già brizzolati. Lui corre in bici. Ma c'è un grande problema: Giacomo ci vede pochissimo.
Pierangelo ha raccontato che più volte, durante gli allenamenti, è uscito dalla pista schiantandosi contro la rete di recinzione. Ma lui è un testone, non vuole mollare e ci riprova sempre.
Al bergamasco piace molto quest'uomo. Ezio sorride ripensando alla foto attaccata al corridoio del Centro. E' una foto del giornale di Verona. Giacomo era stato immortalato mentre dalla gradinata dello stadio Bentegodi seguiva una partita dell'Hellas.
Seguire è una parola grossa. Tutti gli spettatori di fianco a Giacomo stanno guardando a sinistra, dove effettivamente si svolge l'azione. Il nostro eroe invece sta guardando a destra! Dipinto sul volto un sorriso entusiasta!
Il bergamino lo guarda e lo accarezza in testa.
Chissà che partita ti stavi guardando in quel momento. Sei proprio un grande, caro Giacomo.
Ezio li richiama all'ordine:
"Adesso è ora di uscire, ragazzi. E' il primo allenamento che vedo, fatemi divertire!"
Loro si mettono ad urlare, tutti belli carichi.
L'obiettore si gira e sorride, e pensa a quanto vuole bene a questi atleti della mutua.
SABATO 24 LUGLIO 2006, ORE 21:00
"Guarda che tra mezz'ora dobbiamo uscire, svegliati bergamino!"
Le parole di Corrado gli rimbombano nel cervello, ma Ezio non riesce ad aprire gli occhi.
Dove sono? Che giorno è?
Poi improvvisamente si ricorda. E si rialza di scatto dal divano.
E' sabato sera, si trova a Verona, nell'ormai familiare piccolo appartamento degli obiettori.
Dobbiamo uscire con Mara e Zoe. Devo sbrigarmi! Stasera è la volta buona che la bacio!
Il Rosso si butta sotto la doccia. Con uno sprint finale riesce ad essere pronto in un quarto d'ora. Chiudono a chiave la porta e si immergono nella calda serata veronese.
Le due ragazze sono già in strada ad aspettarli. E' un vero miracolo. I due obiettori si guardano divertiti.
E' il bresciano a parlare per primo:
"Ehi ragazzuole che vi succede? E' la prima volta che non vi fate aspettare."
Le due ragazze sorridono. Zoe abbraccia il suo Corrado e lui sente scorrere la passione nelle vene. Il periodo devastante è ormai alle spalle. Francesca non si è fatta più sentire e lui non l'ha più cercata. Lei non ha più inscenato finti suicidi.
Il capellone sente per l'ennesima volta una fitta di rimorso per la sua ex. Poi come al solito guarda Zoe e il senso di colpa se ne va via, veloce come era venuto.
Il Rosso dà un bacio sulla guancia a Mara. Lei lo guarda con i suoi occhi da cerbiatto e sorride.
Mano nella mano si dirigono verso il cinema. In cinque minuti sono là. La sala è vuota. Ezio sceglie una delle ultime file.
A lui sono sempre piaciuti i film impegnati. Quelli che ti fanno pensare. Odia i film d'azione, quelli dove la trama non conta niente, dove sono importanti solo le scene spettacolari e le sparatorie.
Il film di stasera parla di un uomo che scopre che la sua vita è sempre stata ripresa dalle telecamere. La sua vita stessa è un programma televisivo.
Chissà che effetto deve fare scoprire che tutto nella tua vita è finto. Deve essere devastante!
Ora Mara lo sta chiamando e lui ritorna alla realtà.
"A che cosa stavi pensando mio bel bergamasco? A volte sei talmente perso nei tuoi pensieri che ho come la sensazione di vedere il fumo che ti esce dal cervello."
Lui sorride e pensa a quanto sta bene con lei.
Nella sala entra una coppia giovane. Avranno più o meno lo loro età. Hanno un'aria sbarellata però.
Corrado si sporge verso Ezio e gli dice:
"Bergamino quei due si sono fumati l'impossibile!"
Il Rosso annuisce e osserva i nuovi arrivati. Adesso stanno ridendo a crepapelle.
Porco schifo, spero che non si siedano vicino a noi altrimenti non riusciremo a seguire niente.
Si siedono proprio davanti a loro.
Inizia la proiezione, in tutta la sala ci sono loro e la coppia di fumati. Il cinema impegnato d'estate non attira molta gente.
C'è un enorme studio televisivo. Un conduttore brillante spiega le ultime fasi della vita del protagonista. Della sua povera vita decisa in tutto e per tutto dal regista del programma.
In sottofondo le risate sguaiate della coppia di fumati.
Ezio sente il formicolio alle mani. Brutto segno.
Non posso fare figure di merda. Devo stare calmo. Non devo spaventare Mara.
Si mette a contare, per ritrovare la calma. Ma il formicolio alle mani non se ne va.
Corrado si accorge del nervosismo dell'amico. Decide di fare qualcosa. Si sporge in avanti e tocca sulla spalla il ragazzo. Quello si gira. Ha gli occhi rossi. I lunghi capelli sono sporchi e unti.
"Scusa, noi stiamo tentando di vedere il film. Riuscite a non fare casino?"
La domanda del bresciano ha un tono gentile, accomodante. Ezio lo guarda ammirato.
Come fa a rimanere sempre così calmo? Mi piacerebbe essere come lui.
Ci sono cinque minuti di pace. I due fumaioli se ne stanno tranquilli nel loro mondo.
Poi ricominciano. Non solo iniziano a ridere, ma anche a commentare ad alta voce le scene del film.
Ezio diventa paonazzo. Il formicolio alle mani è insopportabile. Ma riesce a starsene fermo nel suo sedile senza fare cavolate.
Si rivolge al bresciano:
"Corrado, digli ancora qualcosa tu, sennò io mi alzo e spacco la testa a tutte e due!"
Il capellone mantiene ancora la calma. Ma le sue parole questa volta non servono a niente. Addirittura il ragazzo gli scoppia a ridere in faccia. Poi si rigira come se nulla fosse.
Ezio stringe con forza i poggioli del suo sedile. Mara lo guarda e si preoccupa. Con la sua voce gentile gli chiede se c'è qualcosa che non va. Lui le prende la mano, per sentire un contatto caldo.
Le risponde con voce bassa:
"No, va tutto bene; è che quei due lì mi fanno venire un nervoso. Che senso ha venire al cinema e non seguire niente? Potevano starsene a casa!"
Gli viene da piangere. Perché sa che, se tra cinque minuti la situazione non sarà cambiata, lui non si controllerà più e farà una figuraccia davanti a tutti. Si impone un autocontrollo, ma sente l'onda salire inesorabile.
Corrado capisce tutto. Si sporge in avanti e parla piano al bergamino:
"Dai, non fa niente. Adesso risolviamo la situazione. Questi due hanno fumato un po' troppo e non si rendono conto di quello che fanno. Adesso dico loro di andare fuori. Tu cerca di calmarti però."
Poi gli tocca un braccio. Il tocco di Corrado è magico. Il Rosso sente la calma scorrere nelle vene.
Porca vacca il bresciano ha lo stesso potere di Gloriana. Il suo tocco è davvero rilassante.
Inizia a stare meglio. Potrebbe anche farcela questa volta.
Intanto il capellone tenta di parlare alla coppia di fumati. Con tono deciso, ma gentile.
La risposta del ragazzo lo lascia a bocca aperta:
"Mi avete rotto i coglioni. Io ho pagato il biglietto e posso fare il cazzo che ho voglia!"
In qualche modo Corrado riesce a mantenere il controllo. Questa volta però il tono è glaciale:
"Voi per rispetto di tutti dovete star zitti. Adesso vado a chiamare il titolare del cinema così vi caccia fuori."
Il bresciano si alza e si dirige verso l'uscita della sala. Il fumaiolo, con un gesto veloce, si alza, lo rincorre e gli versa addosso la lattina da cui stava bevendo e ritorna al suo posto. La sua ragazza inizia a ridere in modo sguaiato.
Ezio ha osservato tutto. Ormai non sente più le mani, il formicolio è troppo forte. La rabbia si è insediata nel suo cervello e lui non fa niente per fermarla.
Si alza. I tratti del viso stravolti dalla furia.
Corrado si butta per fermarlo, ma il Rosso è troppo veloce. Prende il ragazzo per il collo e lo solleva da terra.
"Adesso chiedi scusa al mio amico, hai capito cannaiolo di merda?"
Il ragazzo riesce a malapena a parlare, la morsa del Rosso è molto stretta.
"Io non chiedo scusa proprio a un cazzo di nessuno, E ora lasciami giù e torna ad abbracciare la tua troietta!"
Al suono di queste parole al Rosso gli si annebbia la vista. Si rende conto che ora niente potrà fermarlo da un gesto violento. La sua mente ora non ha più niente di razionale.
Deposita il ragazzo a terra e fa un tentativo disperato di darsi una calmata.
Devo calmarmi. Devo calmarmi. Devo calmarmi. Adesso mi giro e dico agli altri che ce ne andiamo via da qua.
Ezio si gira e come per miracolo sente che questa volta non finirà nella violenza.
Poi però sente un rumore strano, come di risucchio. E poi sente qualcosa di umido nei capelli. Si tocca la nuca.
Questo figlio di puttana mi ha sputato addosso! Non ci credo mi ha sputato addosso!
Si gira e lascia che la rabbia faccia il suo corso. Scavalca la fila di sedili e con uno spintone butta a terra lo sputaiolo. Poi lo prende per i capelli e inizia a trascinarlo. Quello si mette a urlare per il dolore.
"Lasciami, ti prego. Mi strappi i capelli!" Il suo tono ora è piagnucoloso.
Il Rosso è in trance. Trascina per un'altra decina di metri il ragazzo. Se volesse potrebbe strappargli tutti i capelli in un colpo solo. Sente talmente tanta forza nelle mani che potrebbe farlo benissimo.
Poi si gira e vede la faccia terrorizzata di Mara. E quella di Zoe. E quella di Corrado. E si sente di merda. Capisce che ha rovinato tutto per colpa della sua ira.
Per l'ennesima volta.
Finalmente lascia andare il ragazzo. La sua fidanzata lo abbraccia subito e gli chiede se sta bene. Adesso non hanno più voglia di ridere. Insieme se ne vanno fuori dalla sala. Lontano dalla follia di quel ragazzo rosso.
Ora in sala si ode solo la colonna sonora del film. Meno male che non ci sono altri spettatori. Chissà il casino che avrebbero fatto. Magari qualcuno avrebbe pure denunciato Ezio.
Corrado guarda l'amico. Stenta ancora a credere a quello che ha visto. Non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte del Rosso.
E adesso che cosa gli dico?
Ma il bergamino lo anticipa. Con occhi spenti e voce bassa dice:
"Scusate per la scena pietosa che vi è toccato vedere. Purtroppo questa sera avete conosciuto il mio lato oscuro. Non posso promettervi che non succederà più, perché non sono mai stato capace di controllare la mia rabbia. Mi dispiace avervi spaventato."
Poi abbassa lo sguardo. Si gira e a passi lenti esce dalla sala. Attraversa l'atrio, senza mai voltarsi indietro. Fuori tira un'aria fresca e lui si ferma un attimo a godersela. Poi si mette a correre, prima piano poi sempre più veloce.
I passanti lo guardano in modo strano, ma lui se ne sbatte altamente. Continua a correre.
Finalmente la calma torna a scorrergli nelle vene,
FEBBRAIO 2003, MERCOLEDI' SERA.
Mancavano venti minuti alle nove. Faceva un freddo cane. Ezio picchiava duro sui pedali affrontando la salita buia, prima del tratto piano che l'avrebbe portato alla casa di Gloriana.
Dopo la salita il respiro era un po' affannato, dalla sua bocca si levavano al cielo nuvolette di vapore. Nonostante i guanti le mani erano ghiacciate. Ma ormai era arrivato, e al solo pensiero di rivederla il Rosso non sentiva più neanche il freddo.
Davanti ai suoi occhi era comparsa la casa con gli archi. L'appartamento di Gloriana è quello più in alto. La luce della mansarda dove lei dormiva era accesa. Lui se la immaginò sdraiata sul letto, pronta ad accoglierlo tra le sue braccia.
Un fremito di desiderio gli aveva attraversato il basso ventre. Quella ragazza gli faceva venir voglia di fare l'amore sempre e comunque. Anche se era stanco morto. E anche a lei piaceva un sacco farlo.
Erano nove mesi che stavano insieme e mai una volta che lei avesse finto un mal di testa o qualsiasi altra scusa per non fare l'amore. Appena c'era l'occasione lo facevano.
Porca vacca, sono insieme a una ragazza bellissima che ha sempre voglia di fare l'amore. Me la merito tutta questa fortuna?
Questo pensiero riusciva sempre a insinuarsi nel suo cervello. E per un momento riusciva a rovinare la sua felicità.
Ezio non sapeva se era solamente pessimismo oppure un presentimento. Come se questa storia fantastica prima o poi dovesse finire. Dopo pochi secondi non ci pensava più. E tornava ad essere un ragazzo follemente innamorato.
Il Rosso suonò il citofono. Rispose come al solito Aldo, il padre di Gloriana. Il tono di voce era il solito, da uomo seccato. Ezio sentì il nervosismo risalirgli le viscere.
Questo qua non mi sopporta. E ci tiene a farmelo sapere.
Il Rosso parcheggiò la bici nel solito posto, nel sottoscala. Poi iniziò a salire le scale, gli piaceva farsele al buio, senza accendere la luce.
Stava facendo gli ultimi gradini e la luce si accese. Sul pianerottolo comparve Gloriana, più gnocca che mai. Indossava un vestitino nero, molto corto. Scollatura abbondante.
Al Rosso venne voglia di possederla lì, sul pianerottolo. Lei sorrise e con un gesto improvviso si sollevò il vestito, mostrando il tanga nero. Ezio andò in tilt. La abbracciò, spingendola contro il muro. Poi le infilò una mano nelle mutandine.
Lei era eccitata, avrebbe voluto farlo subito. Ma lì ovviamente non si poteva. Bloccò il suo Ezio.
Caro Ezio sei proprio matto, ma mi fai impazzire.
Si ricomposero ed entrarono in casa.
Il Rosso si sentì opprimere dalla solita sensazione di tristezza. In quella casa c'era qualcosa di strano, lui l'aveva sentito sin dal primo giorno in cui era entrato. Passarono davanti al salotto. Seduti sul divano, muti come pesci, c'erano i genitori di Gloriana. Stavano guardando quella trasmissione stupida in cui un gruppo di ragazzi e ragazze erano rinchiusi in una casa per parecchi giorni. Ogni settimana ne veniva sbattuto fuori uno.
A Ezio venne da vomitare. I genitori della sua morosa non li aveva mai visti fare qualcosa di interessante. Sempre davanti alla televisione. Intontiti, senza spiaccicar parola. A guardare programmi mediocri e superficiali.
Bello schifo. Ma come fa la mamma di Gloriana a stare insieme a uno così? Ha una paura fottuta di lui, ecco cos'ha. Sono convinto che lei sia una persona intelligente. Ma vive nel terrore. Porca vacca quasi non so com'è la sua voce. Se ne sta sempre zitta poveretta!
Non aveva mai avuto il coraggio di parlarne a Gloriana. Vedeva la sofferenza negli occhi della sua ragazza quando parlava dei suoi genitori.
Ezio avanzò leggermente nel salotto. Li salutò entrambi, guardando solamente la donna. Entrambi erano già in pigiama.
Porco schifo, la pancia dell'uomo aumentava sempre di più. Invece sua moglie, dietro quel velo perenne di tristezza, manteneva un certo fascino. D'altra parte aveva solamente quarantadue anni. Ezio le sorrise.
Se solo si curasse un po' di più farebbe girare la testa a molti uomini. Ma se questo imbecille la becca a guardare un altro uomo come minimo l'ammazza.
Il padre di Gloriana aveva dieci anni più della moglie ed era gelosissimo. Nell'unica volta in cui la sua ragazza si era lasciata andare parlando dei suoi, il Rosso era venuto a sapere che quando la madre usciva da sola, anche solo a fare la spesa, doveva fare un rendiconto completo al padre. Quella testa di cazzo voleva sapere tutto.
Ezio una volta aveva visto sopra il frigorifero degli psicofarmaci. E aveva capito che quella bella signora si bombava per dimenticare tutto.
Al saluto del ragazzo la donna rispose con un timido sorriso, senza guardarlo negli occhi. L'uomo riuscì a emettere solo un grugnito.
Il Rosso prese la mano di Gloriana e la guidò su per le scale. Direzione: la piccola mansarda tutta rivestita di legno, la stanza della sua bionda.
Non fece neanche in tempo a rinchiudere la porta che lei gli era già piombata addosso.
Fecero l'amore appassionatamente, come non mai. Da ultimo si abbracciarono e in un nanosecondo si addormentarono.
Ezio aprì gli occhi all'improvviso. Era tutto buio intorno. Si girò verso la radiosveglia per guardare l'ora.
E' l'una! E' tardissimo!
Veloce si tirò in piedi, con sforzo sovrumano. Avrebbe voluto rimanere lì a dormire, abbracciato alla sua bella. Ma quell'imbecille di Aldo avrebbe protestato e si sarebbe pure arrabbiato.
Dopo essersi rivestito e aver svegliato Gloriana, aprì la porta. Scese le scale, inseguito dalla bionda. Entrambi sentirono una voce suadente di donna. Poi versi di godimento.
Entrambi compresero all'istante. Il pelato con la coda si stava guardando un porno! Il Rosso non riusciva a crederci.
Questo qua si guarda i film porno di notte e come minimo non farà mai l'amore con sua moglie. Che uomo di merda!
Sentirono un casino dall'interno del salotto. Poi il rumore della tele cessò all'improvviso. Quell'idiota si era accorto che loro due erano scesi dalle scale e in fretta e furia aveva spento il televisore. Poi si era sdraiato sul divano, fingendo di dormire.
Il ragazzo sbirciò nella stanza e lo vide in quella posizione. Sulle labbra gli comparve un sorriso sarcastico.
Adesso fa finta di dormire. E' patetico. Speriamo che Gloriana non si sia accorta di nulla.
Ma lei aveva capito tutto. Le sue guance erano rosse di vergogna. I suoi occhi spenti.
Quando Ezio la baciò sul pianerottolo, lei non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi. Lui non disse niente per non imbarazzarla. Come un fulmine scese le scale, pronto a buttarsi nel gelo.
Lei invece rimase ancora un minuto sul pianerottolo. A fissare il vuoto. Non aveva nessuna voglia di ripassare davanti al salotto.
La biondina è impietrita. Non sa più cosa dire. Le viene da piangere, ma non riesce a fare nemmeno quello.
Grandissimo bastardo che non sei altro. Ecco perché eri così strano nel weekend. Perché l'hai fatto? Perché l'hai fatto? Perché l'hai fatto?
Poi la ragazza si risveglia dal suo stato comatoso. Sente un'ondata di rabbia percorrergli il corpo. Prende un posacenere dal tavolo. Con insospettabile forza lo tira addosso al bresciano. Lui fa appena in tempo ad abbassarsi. Il posacenere va a finire contro il vetro della finestra, scheggiandolo. La guarda stupito. Se l'avesse preso gli avrebbe fatto un bel buco in testa.
Finalmente arrivano le lacrime a solcare il bel visino di Francesca. Dalla sua bocca inizia a fuoriuscire una colata di insulti. La voce della ragazza è stridula:
"Sei proprio un bastardo. Una testa di cazzo! Come hai potuto farmi questo? Siamo stati lontani due settimane e tu ti scopi la prima che capita. Vaffanculo, sei uno stronzo. E prima di partire mi parlavi di matrimonio. Che cosa ti è passato per la testa?"
E giù un pianto isterico.
Corrado non sa cosa fare. La sua (ex) ragazza sta andando fuori testa e lui vorrebbe girarsi e andarsene. Per sempre. Ma prima deve dirle ancora una cosa. La più importante. La più difficile da confessare.
Dirle che tra loro è finita. Che lui è innamorato follemente di quella ragazza mulatta venuta dalla Francia. Che non è stata solo la voglia di scopare con un'altra. Che lui a questa ragazza ci pensa tutti i momenti delle sue giornate.
Apre la bocca per parlare, ma Francesca prende in mano una scodella ancora mezza piena dal tavolo. Il latte esce, andando a sporcare tutto il pavimento. Lei è rapidissima nei suoi movimenti.
Corrado non ha il tempo di abbassarsi questa volta. Fa in tempo solo a sentire l'insulto finale di lei, urlato a pieni polmoni:
"Sei come tutti gli altri, siete solo capaci di ragionare col vostro cazzo!"
Poi il bresciano sente un gran dolore. Un caldo tremendo in mezzo alla fronte. Questa volta Francesca è stata precisa nel suo lancio, l'ha beccato in pieno.
Corrado ha un mancamento, si appoggia al tavolo per non cadere a terra. Lei si rende conto di quello che ha fatto e si pente. Tenta di abbracciarlo e di accarezzarlo. Lui ora è arrabbiato. Si divincola da lei e a passo spedito esce dalla cucina. Supera il vialetto. E poi il cancello. Lei è in lacrime, lo implora di tornare indietro.
Corrado non si gira neanche una volta. Si tiene una mano in fronte. Non gli esce sangue, ma gli si è formato un super bernoccolo.
No che non torno dentro. Questa qua è impazzita!
Si dirige verso la stazione. Il rimorso per quello che ha combinato con Zoe torna a farsi sentire.
Più forte del dolore alla testa.
LUNEDI' 5 LUGLIO 2006, ORE 14:05
Si siedono al solito tavolo, ormai quasi per scaramanzia. La mensa è piena come al solito. E' un coro di voci e risate, ma Corrado si sente una merda. La mattinata al Centro Terre di Mezzo è stata di una tristezza devastante.
Il bresciano ha tentato di essere sorridente coi disabili, ma i suoi occhi tradivano angoscia. Quella palla di lardo di Aristide ha continuato imperterrito a fargli degli scherzi e Corrado l'ha abbracciato più volte, quasi commosso.
A volte vorrei essere come te Aristide. Senza nessun pensiero. Senza il rischio di fare errori grossi. Sempre col sorriso sulla faccia.
Per tutta la mattina non era riuscito a non pensare a Francesca. Alla sua disperazione.
Era proprio fuori di testa. Quasi mi ammazza con quella scodella. Spero non faccia qualche altra cavolata.
La mensa si riempie sempre di più. Ezio gli sta parlando, ma lui non riesce a sentirlo. Si sente su un altro pianeta. Poi la vede spuntare dalle scale. Un brivido caldo lo fa tornare alla vita. Anche Zoe lo vede e con passo deciso si dirige al loro tavolo. Dietro di lei c'è Mara, felice di rivedere il Rosso.
La faccia della mulatta è tesa. Corrado non l'aveva chiamata per tutta la domenica e non aveva risposto alle sue chiamate. Il bresciano si prepara agli insulti della ragazza.
"Ma dove eri finito? Guarda che a me non mi prendi per il culo. Lo sai cosa ti dico? Non voglio più vederti!"
Detto questo, si gira e se ne va verso le scale.
Corrado ci mette un po' ad alzarsi. E' intontito, sta vivendo troppe emozioni in una sola mattinata.
Questa è sicuramente la peggiore giornata della mia vita.
Zoe è già in fondo alle scale, apre la porta e cammina nel prato. Corrado si mette a correre. La raggiunge, la abbraccia da dietro e la fa girare verso di lui.
E' ora di tirare fuori le palle!
La guarda deciso. Diritto nei suoi occhi scurissimi. Con la sua voce profonda le dice:
"Non mi sono fatto sentire perché ero annientato dai sensi di colpa. Sette anni insieme a una ragazza non possono essere cancellati con un colpo di spugna. Ieri sono stato tutto il giorno con Francesca, ma dentro di me ero un vulcano. Continuavo a pensare. Stanotte non ho chiuso occhio. E ho preso una decisione. Io voglio stare con te, Zoe. Tu mi fai impazzire. Ho confessato tutto a Francesca. Lei l'ha presa male, mi ha tirato addosso un posacenere e una scodella e per poco non mi ammazzava. Ma io voglio stare con te. E tutto il resto non conta!"
La mulatta sorride. Gli prende il viso tra le mani e lo bacia. Gli sussurra:
"Anche io voglio stare con te, Corrado. Tu mi piaci molto."
Adesso anche il bresciano sorride. Adesso si sente bene, alla grande.
Una punta di rimorso tenta di far breccia nel suo cervello, ma lui con decisione lo scaccia via.
LUNEDI' 12 LUGLIO, ORE 12:15
I ragazzi sono tranquilli. Corrado non sta male, anzi stamattina si è alzato di buon'umore. Non è neanche tornato ad Iseo per il weekend, ha dormito nell'appartamento degli obiettori. Non aveva voglia di affrontare le domande dei suoi genitori. Le loro facce di disapprovazione. Loro ormai si erano abituati all'idea di avere Francesca come nuora. Anzi a loro la biondina piaceva proprio. Come dargli torto? Era una brava e bella ragazza.
Durante la settimana aveva tentato di chiamarla. Lei non aveva mai risposto. Poi era arrivato il weekend, Zoe non aveva lezioni e avevano passato due giornate intere fianco a fianco. E il bresciano si era dimenticato di tutte le sue preoccupazioni.
Adesso Corrado sta imboccando Rubens. In sottofondo c'è la voce ridicola di Aristide.
BIP.BIP.
E' arrivato un messaggio sul suo cellulare. Il capellone chiede scusa a Rubens e tira fuori il telefonino. Sa che dovrebbe prima finire il suo compito, ma ha come un brutto presentimento.
Legge il messaggio. E' di Francesca.
SONO DA SOLA A CASA, MENTRE TU TI STAI DIVERTENDO CON LA TUA NUOVA FIAMMA. MI VENGONO PENSIERI STRANI. MI STO RENDENDO CONTO CHE LA MIA VITA SENZA DI TE NON CONTA NIENTE E NON SO SE VALE LA PENA DI VIVERLA ANCORA. IN QUESTO MOMENTO SONO NELLA VASCA DA BAGNO, IMMERSA NELL'ACQUA GELATA. HO IN MANO UNA LAMETTA. QUASI QUASI LA FACCIO FINITA.
Corrado impallidisce.
Ha un conato di vomito.
Chiama subito la sua ex ragazza, ma lei non risponde.
Corre come un pazzo fuori dalla stanza da pranzo, inseguito da Ezio. Il Rosso riesce a braccarlo e gli chiede che cosa è successo. Il bresciano gli fa leggere il messaggio. Anche Ezio diventa bianco.
"Cazzo Corrado corri subito a casa di quella pazza, prendi il pulmino del Centro. Spiegherò io la situazione a Patrick!"
Il bresciano non dice niente, ha lo sguardo di uno zombie. Si gira e se ne va.
Il Rosso lo guarda allontanarsi. La sua lunga coda di cavallo sferzargli la schiena.
Il capellone guida fino a Iseo senza rendersene conto. In vita sua non è mai stato così male.
Se Francesca fa qualche cazzata, è colpa mia. Me la sono cercata, imbecille che non sono altro!
In autostrada ha tirato il vecchio pulmino grigio ai limiti del possibile e adesso sente puzza di bruciato. Da un momento all'altro si aspetta di rimanere a piedi. Ma il pulmino fa il suo dovere, portando il bresciano fino al cancello di Francesca.
Corrado scende.
E' giunta l'ora della verità. Sono le due. Fa un caldo bestiale.
Sta per citofonare. Poi la vede e si blocca. Lei è spaparanzata su una sdraio in giardino.
Sta prendendo il sole!
Tranquilla!
Nessuna lametta. Niente sangue che scorre abbondante. Nessun suicidio.
Il bresciano si sente assalire da una rabbia tremenda. Con un balzo felino scavalca il cancello. A grandi falcate la raggiunge. Vorrebbe prenderla a calci. La sua proverbiale calma andata chissà dove.
Francesca apre gli occhi, lo osserva un attimo e poi li richiude.
Il capellone gli sputa addosso il suo veleno:
"Stronza che non sei altro, ti sembrano scherzi da fare? Ho guidato come un matto per essere qua, poi arrivo e ti trovo sdraiata a prendere il sole. Vaffanculo!"
Lei si alza. Ha un'aria molto sciupata, sembra invecchiata. E gli occhi fanno paura. Sono spenti. Senza nessuna luce vitale.
Corrado sente una fitta nello stomaco. Il rimorso torna a farsi sentire, prepotente come non mai.
Guarda che cosa ho combinato! Ho distrutto una ragazza. Ho buttato sette bellissimi anni nel cesso.
Lei gli si avvicina. Sono vicinissimi adesso. Lo guarda fisso negli occhi e inizia a parlare. Il capellone vorrebbe avere in mano un badile per scavare la propria fossa.
La biondina ha una voce bassa e rotta:
"Lurido bastardo. Con quello che mi hai fatto, hai il coraggio di darmi della stronza? Vai, tornatene dalla tua bella e non farti vedere mai più. Ho voluto farti provare cosa significa stare male. Non avere la forza di alzarsi la mattina e attendere passivamente che arrivi la sera, per addormentarsi e dimenticare tutto. Mi hai rovinato la vita, Corrado. Ma stai sicuro che non mi toglierò la vita per colpa di una testa di cazzo come te! E adesso sparisci, ti prego. Davvero non voglio vederti mai più."
Poi succede una cosa. Si guardano. E per un attimo, un solo rapidissimo attimo, ritrovano quel feeling che li ha tenuti insieme per sette anni. Nei loro occhi passa elettricità pura.
Francesca fa un tentativo disperato:
"Ti prego, torna con me. Non è vero che non ti voglio più vedere, sono disposta a dimenticare tutto. Sono disposta a perdonarti. Ti amo troppo e non riesco a immaginare la mia vita senza di te."
Corrado viene assalito dai dubbi. Ha la tentazione di abbracciarla e baciarla. Dirle che ha fatto un grandissimo errore. Dirle che è lei la donna della sua vita.
Poi ripensa a Zoe.
Tutti i dubbi spariscono, in un attimo. Quella mulatta gli ha fatto perdere il cervello.
No, non riesco proprio a rinunciare a Zoe. Io voglio stare con lei. E basta.
Il capellone si fa forza. Con voce calma e profonda dice:
"Mi dispiace Francesca, ma niente tornerà come prima."
Si volta e se ne va.
Con un incredibile senso di vuoto nella pancia.
VENERDI' 16 LUGLIO 2006, ORE 9:30
Sono arrivati al Centro Coni di Verona. Ezio è contento di essere stato scelto per l'allenamento di atletica. Appena Patrick ha sentito delle sue doti nella corsa campestre, lo ha spedito subito ad allenare i ragazzi. Con lui c'è Pierangelo, il riccioluto educatore.
Sono negli spogliatoi. Il Rosso sta aiutando Aristide a infilarsi una maglietta leggera. Gli altri cinque componenti della squadra si stanno cambiando da soli, in piena autonomia. Aristide è pronto. Pierangelo guarda l'obiettore e gli dice:
"Dai, intanto che i ragazzi finiscono di cambiarsi, fammi compagnia mentre mi fumo una sigaretta."
Si siedono fuori dagli spogliatoi, sugli scalini.
Tra le spirali di fumo, l'educatore guarda il bergamino ed inizia a parlare. Ezio nota che non ha più gli occhi spenti dei primi giorni in cui l'ha conosciuto.
Ora sembra un altro uomo.
"Da quando siete arrivati tu e Corrado al Centro si respira un'altra aria. Ci volevano proprio due giovani come voi per tirarci fuori dalla crisi. Vi ha voluto Patrick e ci ha visto giusto come al solito. Abbiamo un coordinatore molto in gamba. E' arrivato solo da quattro mesi e ha già rivoluzionato tutto. O almeno ha tentato di farlo. Ma con gente come noi, che lavoriamo al Centro da più di vent'anni, cambiare le cose diventa tutto più difficile.
Caro ragazzo, quando lavori nello stesso posto da troppo tempo, è dura cambiare. Ma adesso Patrick è spalleggiato da due giovani come voi ed è tutto più facile. Pensa che due giorni prima che il nostro coordinatore arrivasse al Centro mi era arrivata una nuova proposta di lavoro. Come formatore del personale in una grossa ditta di trasporti.
Mi ero presentato al colloquio in giacca e cravatta. Volevo essere impeccabile, essere perfetto ai loro occhi. Ero in crisi piena con il Centro, ne avevo piene le palle di lavorare lì. Sempre le stesse cose, sempre gli stessi ragazzi, ogni giorno uguale al precedente. Mi alzavo la mattina con il senso di nausea."
La sigaretta di Pierangelo è già consumata, ma lui va avanti a parlare. Ezio lo guarda e ripensa a Carla, alle sue confidenze sul pulmino grigio.
Da quando sono a Verona alla gente piace confidarsi con me. E' tutto così strano.
L'educatore riprende il suo racconto. Si riaccende un'altra sigaretta.
"Nel mio completo elegante mi fanno entrare in un ufficio bianco e asettico. Mi trovo davanti un uomo sulla cinquantina, abbronzato e brizzolato. Mi scruta sin dall'inizio, ho l'impressione che mi stia passando ai raggi x. Non mi aveva ancora parlato e già mi stava antipatico. Mi dice di accomodarmi. Poi inizia con una raffica di domande. Ha voluto sapere tutto di me, persino i libri che leggo. E' già bello che non mi abbia chiesto se piscio seduto o in piedi. Dopo un'ora di colloquio, mi dice che entro una settimana mi avrebbero chiamato per farmi sapere l'esito. Il giorno dopo mi hanno chiamato. Ero appena uscito dal Centro e il mio cellulare ha iniziato a squillare. Appena ho visto il loro numero sul display ho iniziato a tremare. Porca miseria, dopo il colloquio avevo sperato che non si facessero più sentire. Ho risposto con un filo di voce. Era lui, il tipo delle mille domande. Mi ha comunicato che mi avevano scelto, e che se ero interessato alla loro proposta mi sarei dovuto presentare il giorno dopo. Ho risposto che andava bene, che ci saremmo visti l'indomani. Sono andato a casa, in panico completo. La casa era vuota, come al solito. Non potevo confidare a nessuno i miei dubbi, perché io, Ezio, sono un uomo solo. Da cinque anni mia moglie mi ha lasciato, se ne andata con il suo collega del supermercato. E mio figlio convive con la sua ragazza da tre anni. Ma anche se vivesse ancora con me, non penso che sarebbe stata la persona più adatta per consigliarmi cosa fare."
Gli occhi di Pierangelo hanno un velo di amarezza ora. Con gesti lenti e meccanici si accende una terza sigaretta. Nessun ragazzo spunta dagli spogliatoi. Il Rosso è un po' preoccupato, l'educatore lo guarda e scoppia a ridere.
"Non preoccuparti per i ragazzi. Ci vorranno ancora cinque minuti buoni prima che finiscano. Hanno tutti i loro rituali da svolgere prima di uscire dagli spogliatoi."
Ezio si tira su di morale. E si prepara ad ascoltare la fine del racconto di Pierangelo.
"Stavamo parlando di mio figlio. Io ho quarantotto anni e il mio unico figlio ne ha trenta.
Avevo diciotto anni, da un mese frequentavo una ragazzina di sedici anni del mio paese ed è rimasta subito incinta. Bel pollo che sono, vero? Nel giro di tre mesi ci siamo sposati, praticamente obbligati dai nostri rispettivi genitori.
Eravamo giovanissimi, ci conoscevamo da poco, ma tu non ci crederai: il mio matrimonio è stato felice per venticinque anni. Poi cinque anni fa mia moglie ha perso la testa per questo suo collega e tutta la mia vita è andata a rotoli. Venticinque bellissimi anni cancellati in un attimo. E poi solo il buio per me."
L'amarezza negli occhi di Pierangelo si trasforma in angoscia disperata. Il Rosso sta quasi male per lui.
E io che mi lamento per la mia storia con Gloriana. Chissà cosa si prova ad essere abbandonato dopo venticinque anni.
"All'epoca della separazione mio figlio aveva ventiquattro anni. Ha deciso di restare a vivere con me. Odiava sua madre per quello che aveva combinato e aveva deciso di non abbandonarmi. Ma giorno dopo giorno la sua furia cresceva. Non riusciva a capacitarsi che i suoi amabili genitori si fossero separati. Decise di scaricare la sua rabbia contro il sottoscritto. Era me che vedeva ogni giorno, ero io il suo bersaglio più facile. Se la prese soprattutto con il lavoro che facevo. Lui era quasi laureato in Economia e Commercio e iniziava ad entrare nei meccanismi di arrivismo. La carriera, aveva in mente solo la carriera. Buttava nel cesso i soldi del lavoro serale in un bar, in vestiti firmati. E invece vedeva suo padre vestito umilmente che se ne andava dai suoi disabili con suo cesso di macchina.
Un giorno dopo una furiosa litigata gli ho chiesto:
"Ma perché sei diventato così? Cosa ti ho fatto di male?"
Lo sai cosa mi ha risposto, caro Ezio? Urlando mi ha detto:
"Che cazzo ne capisci tu della mia vita, tu che pulisci il culo agli handicappati da trent'anni?"
Ho avuto l'istinto di tirargli un pugno in faccia. Ma era pur sempre il mio unico figlio. Mi sono girato e sono uscito dalla stanza, con la morte nel cuore.
Dopo sei mesi di silenzi tra noi, è andato a vivere insieme alla sua ragazza in un appartamento qui a Verona. E' passato un bel po' di tempo, ma da me si fa vedere pochissimo. Adesso è riuscito ad aprire uno studio di commercialista e fa soldi a palate. Ma le poche volte che viene a trovarmi vedo la tristezza nei suoi occhi. E lui vedrà la mia."
Dei ragazzi nessuna traccia. Pierangelo si accende la quarta sigaretta!
Tra due minuti vado a controllare gli spogliatoi. Ma quest'uomo vuole finire il suo racconto. E io voglio sapere come va a finire.
"Ma il mio trentennale lavoro non me la sono sentita di mollarlo. Fanculo a quella grossa ditta di trasporti. Quella notte non chiusi occhio. Continuavo a pensare ai ragazzi. Li ho visti crescere questi ragazzi! Mi hanno assunto quando avevo diciannove anni, alcuni di loro erano dei bambinetti, capisci? Io conosco tutto di loro, come un padre. Pensavo a loro, ma pensavo anche al mio unico figlio. Mi dicevo che se avessi accettato il nuovo lavoro avrei anche riconquistato la sua stima. Non mi avrebbe più visto come uno straccione.
Verso le sei del mattino decisi che avrei accettato il nuovo lavoro. Riuscii persino ad addormentarmi per un'ora. Alla solita ora mi alzai, con l'intenzione di chiamare il Centro per comunicare la mia scelta. Mi tremavano le gambe. Stavo per cancellare trent'anni della mia vita.
Con la cornetta in mano mi bloccai. Mi resi conto che avevo già cancellato troppe cose della mia vita! Il matrimonio felice con mia moglie era sparito da un giorno all'altro. Il mio unico figlio, che un tempo era fiero di me, ormai mi vedeva come un vecchio ridicolo, come un peso da sopportare.
Ho rimesso giù la cornetta. Non potevo cancellare l'unica certezza che mi era rimasta. I miei ragazzi, il mio lavoro, quelli sarebbero rimasti con me fino alla pensione.
Guardandomi nello specchio e sorridendo, mi dissi che io, Pierangelo, educatore professionale, ero nato con il compito di pulire le chiappe dei disabili fino alla morte. Ed ero felice di farlo! Indossai i miei quattro stracci e con la mia umile macchina arrivai al Centro Terre di Mezzo."
Ora un sorriso increspa le labbra di Pierangelo. Ezio gli batte su una spalla e gliela stringe, sorridendo a sua volta.
L'educatore lo guarda e sente di voler bene a questo bergamasco dagli occhi decisi.
Il Rosso si alza e va negli spogliatoi. Aveva ragione Pierangelo, non è successo niente. I ragazzi se la stanno prendendo comoda, come sempre. Ezio li osserva divertito.
Loro sì che hanno capito tutto della vita. Non hanno mai fretta! Siamo noi i poveri imbecilli sempre di corsa!
Cesare, con l'immancabile tuta del Verona, sta bevendo dal rubinetto. Lui, alle finali di settembre, correrà i cento metri.
Aristide ovviamente sta ridendo come un matto. Lui parteciperà ai cinquanta metri in carrozzina. Il Rosso è proprio curioso di vederlo in pista.
Come farà questa palla di lardo a fare più di dieci metri senza avere un infarto?
Guardandolo ridere, Ezio prova tenerezza per lui. Aristide è il suo idolo. A volte pensa che gli piacerebbe portarselo a casa e farlo conoscere a sua mamma Luciana.
Gianmaria gira inquieto per lo spogliatoio. Lui forse è l'unico ansioso di tutto il Centro. Non vuole mai sedersi. E' alto un metro e cinquanta. Pallido e con una grande gobba che lo sbilancia. Ma Pierangelo ha detto che nei cinquanta metri è un siluro.
Beppe se ne va in giro per lo spogliatoi proponendo a tutti di fare una gara a braccio di ferro. E' la sua fissa perenne. A forza di sfidare tutti gli è venuto un super muscolo al braccio destro. Lui ovviamente è nella disciplina del lancio del vortex, corrispondente al lancio del peso. Solo che il vortex è di gomma piuma e quindi molto leggero. Il bergamino confida molto in Beppe.
Con quel braccio così potente può stracciare tutti alla finale!
Egidio si sta toccando. Come sempre. Da quando lo conosce, Ezio non l'ha mai visto senza una mano sul pacco. Sembra un maniaco sessuale. Appena vede una ragazza la ricopre di complimenti e gli chiede di fare l'amore con lui. Il Rosso lo guarda e gli dice:
"Egidio togliti subito quella mano da lì. Adesso devi solamente pensare alla tua bici. A settembre devi battere tutti, hai capito?"
Il ragazzino down dalle orecchie a punta modello Star Trek fa uno sguardo serio, si toglie la mano dal pacco e risponde:
"A settembre vincerò la medaglia!"
Poi la mano torna sui genitali, come attratta da una calamita.
L'ultimo componente della squadra è Giacomo. La sua faccia è sempre seria. Ha quarant'anni e i capelli, pettinati con la riga in parte, sono già brizzolati. Lui corre in bici. Ma c'è un grande problema: Giacomo ci vede pochissimo.
Pierangelo ha raccontato che più volte, durante gli allenamenti, è uscito dalla pista schiantandosi contro la rete di recinzione. Ma lui è un testone, non vuole mollare e ci riprova sempre.
Al bergamasco piace molto quest'uomo. Ezio sorride ripensando alla foto attaccata al corridoio del Centro. E' una foto del giornale di Verona. Giacomo era stato immortalato mentre dalla gradinata dello stadio Bentegodi seguiva una partita dell'Hellas.
Seguire è una parola grossa. Tutti gli spettatori di fianco a Giacomo stanno guardando a sinistra, dove effettivamente si svolge l'azione. Il nostro eroe invece sta guardando a destra! Dipinto sul volto un sorriso entusiasta!
Il bergamino lo guarda e lo accarezza in testa.
Chissà che partita ti stavi guardando in quel momento. Sei proprio un grande, caro Giacomo.
Ezio li richiama all'ordine:
"Adesso è ora di uscire, ragazzi. E' il primo allenamento che vedo, fatemi divertire!"
Loro si mettono ad urlare, tutti belli carichi.
L'obiettore si gira e sorride, e pensa a quanto vuole bene a questi atleti della mutua.
SABATO 24 LUGLIO 2006, ORE 21:00
"Guarda che tra mezz'ora dobbiamo uscire, svegliati bergamino!"
Le parole di Corrado gli rimbombano nel cervello, ma Ezio non riesce ad aprire gli occhi.
Dove sono? Che giorno è?
Poi improvvisamente si ricorda. E si rialza di scatto dal divano.
E' sabato sera, si trova a Verona, nell'ormai familiare piccolo appartamento degli obiettori.
Dobbiamo uscire con Mara e Zoe. Devo sbrigarmi! Stasera è la volta buona che la bacio!
Il Rosso si butta sotto la doccia. Con uno sprint finale riesce ad essere pronto in un quarto d'ora. Chiudono a chiave la porta e si immergono nella calda serata veronese.
Le due ragazze sono già in strada ad aspettarli. E' un vero miracolo. I due obiettori si guardano divertiti.
E' il bresciano a parlare per primo:
"Ehi ragazzuole che vi succede? E' la prima volta che non vi fate aspettare."
Le due ragazze sorridono. Zoe abbraccia il suo Corrado e lui sente scorrere la passione nelle vene. Il periodo devastante è ormai alle spalle. Francesca non si è fatta più sentire e lui non l'ha più cercata. Lei non ha più inscenato finti suicidi.
Il capellone sente per l'ennesima volta una fitta di rimorso per la sua ex. Poi come al solito guarda Zoe e il senso di colpa se ne va via, veloce come era venuto.
Il Rosso dà un bacio sulla guancia a Mara. Lei lo guarda con i suoi occhi da cerbiatto e sorride.
Mano nella mano si dirigono verso il cinema. In cinque minuti sono là. La sala è vuota. Ezio sceglie una delle ultime file.
A lui sono sempre piaciuti i film impegnati. Quelli che ti fanno pensare. Odia i film d'azione, quelli dove la trama non conta niente, dove sono importanti solo le scene spettacolari e le sparatorie.
Il film di stasera parla di un uomo che scopre che la sua vita è sempre stata ripresa dalle telecamere. La sua vita stessa è un programma televisivo.
Chissà che effetto deve fare scoprire che tutto nella tua vita è finto. Deve essere devastante!
Ora Mara lo sta chiamando e lui ritorna alla realtà.
"A che cosa stavi pensando mio bel bergamasco? A volte sei talmente perso nei tuoi pensieri che ho come la sensazione di vedere il fumo che ti esce dal cervello."
Lui sorride e pensa a quanto sta bene con lei.
Nella sala entra una coppia giovane. Avranno più o meno lo loro età. Hanno un'aria sbarellata però.
Corrado si sporge verso Ezio e gli dice:
"Bergamino quei due si sono fumati l'impossibile!"
Il Rosso annuisce e osserva i nuovi arrivati. Adesso stanno ridendo a crepapelle.
Porco schifo, spero che non si siedano vicino a noi altrimenti non riusciremo a seguire niente.
Si siedono proprio davanti a loro.
Inizia la proiezione, in tutta la sala ci sono loro e la coppia di fumati. Il cinema impegnato d'estate non attira molta gente.
C'è un enorme studio televisivo. Un conduttore brillante spiega le ultime fasi della vita del protagonista. Della sua povera vita decisa in tutto e per tutto dal regista del programma.
In sottofondo le risate sguaiate della coppia di fumati.
Ezio sente il formicolio alle mani. Brutto segno.
Non posso fare figure di merda. Devo stare calmo. Non devo spaventare Mara.
Si mette a contare, per ritrovare la calma. Ma il formicolio alle mani non se ne va.
Corrado si accorge del nervosismo dell'amico. Decide di fare qualcosa. Si sporge in avanti e tocca sulla spalla il ragazzo. Quello si gira. Ha gli occhi rossi. I lunghi capelli sono sporchi e unti.
"Scusa, noi stiamo tentando di vedere il film. Riuscite a non fare casino?"
La domanda del bresciano ha un tono gentile, accomodante. Ezio lo guarda ammirato.
Come fa a rimanere sempre così calmo? Mi piacerebbe essere come lui.
Ci sono cinque minuti di pace. I due fumaioli se ne stanno tranquilli nel loro mondo.
Poi ricominciano. Non solo iniziano a ridere, ma anche a commentare ad alta voce le scene del film.
Ezio diventa paonazzo. Il formicolio alle mani è insopportabile. Ma riesce a starsene fermo nel suo sedile senza fare cavolate.
Si rivolge al bresciano:
"Corrado, digli ancora qualcosa tu, sennò io mi alzo e spacco la testa a tutte e due!"
Il capellone mantiene ancora la calma. Ma le sue parole questa volta non servono a niente. Addirittura il ragazzo gli scoppia a ridere in faccia. Poi si rigira come se nulla fosse.
Ezio stringe con forza i poggioli del suo sedile. Mara lo guarda e si preoccupa. Con la sua voce gentile gli chiede se c'è qualcosa che non va. Lui le prende la mano, per sentire un contatto caldo.
Le risponde con voce bassa:
"No, va tutto bene; è che quei due lì mi fanno venire un nervoso. Che senso ha venire al cinema e non seguire niente? Potevano starsene a casa!"
Gli viene da piangere. Perché sa che, se tra cinque minuti la situazione non sarà cambiata, lui non si controllerà più e farà una figuraccia davanti a tutti. Si impone un autocontrollo, ma sente l'onda salire inesorabile.
Corrado capisce tutto. Si sporge in avanti e parla piano al bergamino:
"Dai, non fa niente. Adesso risolviamo la situazione. Questi due hanno fumato un po' troppo e non si rendono conto di quello che fanno. Adesso dico loro di andare fuori. Tu cerca di calmarti però."
Poi gli tocca un braccio. Il tocco di Corrado è magico. Il Rosso sente la calma scorrere nelle vene.
Porca vacca il bresciano ha lo stesso potere di Gloriana. Il suo tocco è davvero rilassante.
Inizia a stare meglio. Potrebbe anche farcela questa volta.
Intanto il capellone tenta di parlare alla coppia di fumati. Con tono deciso, ma gentile.
La risposta del ragazzo lo lascia a bocca aperta:
"Mi avete rotto i coglioni. Io ho pagato il biglietto e posso fare il cazzo che ho voglia!"
In qualche modo Corrado riesce a mantenere il controllo. Questa volta però il tono è glaciale:
"Voi per rispetto di tutti dovete star zitti. Adesso vado a chiamare il titolare del cinema così vi caccia fuori."
Il bresciano si alza e si dirige verso l'uscita della sala. Il fumaiolo, con un gesto veloce, si alza, lo rincorre e gli versa addosso la lattina da cui stava bevendo e ritorna al suo posto. La sua ragazza inizia a ridere in modo sguaiato.
Ezio ha osservato tutto. Ormai non sente più le mani, il formicolio è troppo forte. La rabbia si è insediata nel suo cervello e lui non fa niente per fermarla.
Si alza. I tratti del viso stravolti dalla furia.
Corrado si butta per fermarlo, ma il Rosso è troppo veloce. Prende il ragazzo per il collo e lo solleva da terra.
"Adesso chiedi scusa al mio amico, hai capito cannaiolo di merda?"
Il ragazzo riesce a malapena a parlare, la morsa del Rosso è molto stretta.
"Io non chiedo scusa proprio a un cazzo di nessuno, E ora lasciami giù e torna ad abbracciare la tua troietta!"
Al suono di queste parole al Rosso gli si annebbia la vista. Si rende conto che ora niente potrà fermarlo da un gesto violento. La sua mente ora non ha più niente di razionale.
Deposita il ragazzo a terra e fa un tentativo disperato di darsi una calmata.
Devo calmarmi. Devo calmarmi. Devo calmarmi. Adesso mi giro e dico agli altri che ce ne andiamo via da qua.
Ezio si gira e come per miracolo sente che questa volta non finirà nella violenza.
Poi però sente un rumore strano, come di risucchio. E poi sente qualcosa di umido nei capelli. Si tocca la nuca.
Questo figlio di puttana mi ha sputato addosso! Non ci credo mi ha sputato addosso!
Si gira e lascia che la rabbia faccia il suo corso. Scavalca la fila di sedili e con uno spintone butta a terra lo sputaiolo. Poi lo prende per i capelli e inizia a trascinarlo. Quello si mette a urlare per il dolore.
"Lasciami, ti prego. Mi strappi i capelli!" Il suo tono ora è piagnucoloso.
Il Rosso è in trance. Trascina per un'altra decina di metri il ragazzo. Se volesse potrebbe strappargli tutti i capelli in un colpo solo. Sente talmente tanta forza nelle mani che potrebbe farlo benissimo.
Poi si gira e vede la faccia terrorizzata di Mara. E quella di Zoe. E quella di Corrado. E si sente di merda. Capisce che ha rovinato tutto per colpa della sua ira.
Per l'ennesima volta.
Finalmente lascia andare il ragazzo. La sua fidanzata lo abbraccia subito e gli chiede se sta bene. Adesso non hanno più voglia di ridere. Insieme se ne vanno fuori dalla sala. Lontano dalla follia di quel ragazzo rosso.
Ora in sala si ode solo la colonna sonora del film. Meno male che non ci sono altri spettatori. Chissà il casino che avrebbero fatto. Magari qualcuno avrebbe pure denunciato Ezio.
Corrado guarda l'amico. Stenta ancora a credere a quello che ha visto. Non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte del Rosso.
E adesso che cosa gli dico?
Ma il bergamino lo anticipa. Con occhi spenti e voce bassa dice:
"Scusate per la scena pietosa che vi è toccato vedere. Purtroppo questa sera avete conosciuto il mio lato oscuro. Non posso promettervi che non succederà più, perché non sono mai stato capace di controllare la mia rabbia. Mi dispiace avervi spaventato."
Poi abbassa lo sguardo. Si gira e a passi lenti esce dalla sala. Attraversa l'atrio, senza mai voltarsi indietro. Fuori tira un'aria fresca e lui si ferma un attimo a godersela. Poi si mette a correre, prima piano poi sempre più veloce.
I passanti lo guardano in modo strano, ma lui se ne sbatte altamente. Continua a correre.
Finalmente la calma torna a scorrergli nelle vene,
FEBBRAIO 2003, MERCOLEDI' SERA.
Mancavano venti minuti alle nove. Faceva un freddo cane. Ezio picchiava duro sui pedali affrontando la salita buia, prima del tratto piano che l'avrebbe portato alla casa di Gloriana.
Dopo la salita il respiro era un po' affannato, dalla sua bocca si levavano al cielo nuvolette di vapore. Nonostante i guanti le mani erano ghiacciate. Ma ormai era arrivato, e al solo pensiero di rivederla il Rosso non sentiva più neanche il freddo.
Davanti ai suoi occhi era comparsa la casa con gli archi. L'appartamento di Gloriana è quello più in alto. La luce della mansarda dove lei dormiva era accesa. Lui se la immaginò sdraiata sul letto, pronta ad accoglierlo tra le sue braccia.
Un fremito di desiderio gli aveva attraversato il basso ventre. Quella ragazza gli faceva venir voglia di fare l'amore sempre e comunque. Anche se era stanco morto. E anche a lei piaceva un sacco farlo.
Erano nove mesi che stavano insieme e mai una volta che lei avesse finto un mal di testa o qualsiasi altra scusa per non fare l'amore. Appena c'era l'occasione lo facevano.
Porca vacca, sono insieme a una ragazza bellissima che ha sempre voglia di fare l'amore. Me la merito tutta questa fortuna?
Questo pensiero riusciva sempre a insinuarsi nel suo cervello. E per un momento riusciva a rovinare la sua felicità.
Ezio non sapeva se era solamente pessimismo oppure un presentimento. Come se questa storia fantastica prima o poi dovesse finire. Dopo pochi secondi non ci pensava più. E tornava ad essere un ragazzo follemente innamorato.
Il Rosso suonò il citofono. Rispose come al solito Aldo, il padre di Gloriana. Il tono di voce era il solito, da uomo seccato. Ezio sentì il nervosismo risalirgli le viscere.
Questo qua non mi sopporta. E ci tiene a farmelo sapere.
Il Rosso parcheggiò la bici nel solito posto, nel sottoscala. Poi iniziò a salire le scale, gli piaceva farsele al buio, senza accendere la luce.
Stava facendo gli ultimi gradini e la luce si accese. Sul pianerottolo comparve Gloriana, più gnocca che mai. Indossava un vestitino nero, molto corto. Scollatura abbondante.
Al Rosso venne voglia di possederla lì, sul pianerottolo. Lei sorrise e con un gesto improvviso si sollevò il vestito, mostrando il tanga nero. Ezio andò in tilt. La abbracciò, spingendola contro il muro. Poi le infilò una mano nelle mutandine.
Lei era eccitata, avrebbe voluto farlo subito. Ma lì ovviamente non si poteva. Bloccò il suo Ezio.
Caro Ezio sei proprio matto, ma mi fai impazzire.
Si ricomposero ed entrarono in casa.
Il Rosso si sentì opprimere dalla solita sensazione di tristezza. In quella casa c'era qualcosa di strano, lui l'aveva sentito sin dal primo giorno in cui era entrato. Passarono davanti al salotto. Seduti sul divano, muti come pesci, c'erano i genitori di Gloriana. Stavano guardando quella trasmissione stupida in cui un gruppo di ragazzi e ragazze erano rinchiusi in una casa per parecchi giorni. Ogni settimana ne veniva sbattuto fuori uno.
A Ezio venne da vomitare. I genitori della sua morosa non li aveva mai visti fare qualcosa di interessante. Sempre davanti alla televisione. Intontiti, senza spiaccicar parola. A guardare programmi mediocri e superficiali.
Bello schifo. Ma come fa la mamma di Gloriana a stare insieme a uno così? Ha una paura fottuta di lui, ecco cos'ha. Sono convinto che lei sia una persona intelligente. Ma vive nel terrore. Porca vacca quasi non so com'è la sua voce. Se ne sta sempre zitta poveretta!
Non aveva mai avuto il coraggio di parlarne a Gloriana. Vedeva la sofferenza negli occhi della sua ragazza quando parlava dei suoi genitori.
Ezio avanzò leggermente nel salotto. Li salutò entrambi, guardando solamente la donna. Entrambi erano già in pigiama.
Porco schifo, la pancia dell'uomo aumentava sempre di più. Invece sua moglie, dietro quel velo perenne di tristezza, manteneva un certo fascino. D'altra parte aveva solamente quarantadue anni. Ezio le sorrise.
Se solo si curasse un po' di più farebbe girare la testa a molti uomini. Ma se questo imbecille la becca a guardare un altro uomo come minimo l'ammazza.
Il padre di Gloriana aveva dieci anni più della moglie ed era gelosissimo. Nell'unica volta in cui la sua ragazza si era lasciata andare parlando dei suoi, il Rosso era venuto a sapere che quando la madre usciva da sola, anche solo a fare la spesa, doveva fare un rendiconto completo al padre. Quella testa di cazzo voleva sapere tutto.
Ezio una volta aveva visto sopra il frigorifero degli psicofarmaci. E aveva capito che quella bella signora si bombava per dimenticare tutto.
Al saluto del ragazzo la donna rispose con un timido sorriso, senza guardarlo negli occhi. L'uomo riuscì a emettere solo un grugnito.
Il Rosso prese la mano di Gloriana e la guidò su per le scale. Direzione: la piccola mansarda tutta rivestita di legno, la stanza della sua bionda.
Non fece neanche in tempo a rinchiudere la porta che lei gli era già piombata addosso.
Fecero l'amore appassionatamente, come non mai. Da ultimo si abbracciarono e in un nanosecondo si addormentarono.
Ezio aprì gli occhi all'improvviso. Era tutto buio intorno. Si girò verso la radiosveglia per guardare l'ora.
E' l'una! E' tardissimo!
Veloce si tirò in piedi, con sforzo sovrumano. Avrebbe voluto rimanere lì a dormire, abbracciato alla sua bella. Ma quell'imbecille di Aldo avrebbe protestato e si sarebbe pure arrabbiato.
Dopo essersi rivestito e aver svegliato Gloriana, aprì la porta. Scese le scale, inseguito dalla bionda. Entrambi sentirono una voce suadente di donna. Poi versi di godimento.
Entrambi compresero all'istante. Il pelato con la coda si stava guardando un porno! Il Rosso non riusciva a crederci.
Questo qua si guarda i film porno di notte e come minimo non farà mai l'amore con sua moglie. Che uomo di merda!
Sentirono un casino dall'interno del salotto. Poi il rumore della tele cessò all'improvviso. Quell'idiota si era accorto che loro due erano scesi dalle scale e in fretta e furia aveva spento il televisore. Poi si era sdraiato sul divano, fingendo di dormire.
Il ragazzo sbirciò nella stanza e lo vide in quella posizione. Sulle labbra gli comparve un sorriso sarcastico.
Adesso fa finta di dormire. E' patetico. Speriamo che Gloriana non si sia accorta di nulla.
Ma lei aveva capito tutto. Le sue guance erano rosse di vergogna. I suoi occhi spenti.
Quando Ezio la baciò sul pianerottolo, lei non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi. Lui non disse niente per non imbarazzarla. Come un fulmine scese le scale, pronto a buttarsi nel gelo.
Lei invece rimase ancora un minuto sul pianerottolo. A fissare il vuoto. Non aveva nessuna voglia di ripassare davanti al salotto.
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