Sono quasi arrivati in cima, dove c'è una fontana naturale. Gli alberi sono completamente innevati, è uno scenario fantastico. Corrado vorrebbe avere il potere di fermare il tempo.
Eterni studenti. Con lo zaino sulle spalle.
Improvvisamente sente la neve sul viso. Il freddo del ghiaccio lo fa tornare definitamente alla realtà. E' stato Maurizio a tirargliela, quello con i capelli blu. Il più demente del gruppo. Quello che farebbe ridere persino un cadavere. Scoppia la guerriglia di neve. Tutti contro tutti. Come da bambini, quando si passavano interi pomeriggi a ergere muri di difesa e scavare trincee. Corrado sorride e tira palle e le riceve. Sente la neve gelata entrargli nella schiena, sfregargli la faccia, ma non importa. Sta bene. E poi Paolo, la montagna di uno e novanta, quello rasato pieno di piercing, lo placca e lo butta a terra. E tutti gli altri gli sono addosso.
Ora sono un'enorme palla di neve umana, che rotola per i colli di Grena. Forse il bresciano non si è mai sentito così spensierato. Sente che si sta fondendo a quei ragazzi e alla natura circostante.
Eterni studenti. Con lo zaino sulle spalle.
Poi piano piano si rialzano tutti. Sono bagnati fradici. Boz per tutto il tempo della battaglia se ne è rimasto in disparte. Ma adesso che Ezio si è rialzato gli corre incontro. Il Rosso lo accarezza e il mozzicone di coda si muove impazzito.
Anche Ezio si sente bene. Anche quest'anno il rituale della camminata sui colli è andato alla grande. Ora è tempo di tornare a casa. Stanotte andranno tutti a Bergamo, dove per il capodanno ci sarà un concerto di gruppi punk emergenti. L'anno precedente erano andati a Bologna. E quello prima a Firenze. Ma quest'anno si fermeranno nella loro città. Porca vacca, non si può perdere una rassegna punk!
Il tempo del ritorno passa veloce. Si parla di ricordi, soprattutto. Delle vacanze marine passate insieme. Delle estati dei tempi delle scuole superiori, trascorse girando in bici per le strade strette di Grena e giocando al pallone all'oratorio.
Poi arrivano davanti alla casa del Rosso. Si mettono d'accordo sull'orario per il concerto e poi ognuno se ne va a casa propria. Sperando che anche l'anno prossimo il 31 dicembre ci saranno ancora tutti. Con la voglia di non farsi schiacciare dai problemi della vita. Con la voglia di tornare un po' bambini.
Ezio e Corrado si fanno una doccia. Poi aiutano mamma Luciana a preparare il cibo per il cenone. La casa sarà invasa da una miriade di parenti e lei impazzirà per accontentare tutti.
E' una donna piena di energie. Ed è buona come il pane. E doveva esserlo anche il suo povero marito. Ezio parla sempre bene di suo padre.
Sente una fitta di dolore in pieno stomaco. Ripensa al suo di padre. Al nervoso che gli viene ogni volta che lo sente parlare. Poi ripensa a due giorni prima. Gli spunta un sorriso.
Ezio gli ha dato una bella lezione.
La domenica precedente aveva deciso di tornare a Iseo. Aveva voglia di rivedere sua mamma. Aveva proposto al Rosso di andare con lui. Il bergamino aveva accettato subito. Erano arrivati davanti al cancello di casa verso le tre del pomeriggio. Il capellone era teso.
Se c'è il paparino chissà che figura di merda mi farà fare. Dovevo venire da solo! Che cosa mi è venuto in mente di invitare anche Ezio?
Aveva suonato. Era uscita sua madre. Alla vista del figlio si era messa a correre. L'aveva abbracciato, trattenendo le lacrime a stento. Poi aveva guardato Ezio e gli aveva dato una gran stretta di mano. Aveva detto:
"Tu sei Ezio, vero? Corrado mi parla sempre di te."
Erano entrati in casa. Il capellone si era guardato in giro furtivo e non aveva visto nessuno.
Bella storia, lui non c'è. Sarà al bar, come tutte le domeniche.
Ma sua madre l'aveva smentito subito:
"Parliamo piano che il papà è in camera che dorme. Gli fa male la testa. Per me si sta beccando l'influenza."
Corrado finse indifferenza. Dentro di lui, però, era in subbuglio. Parlarono per più di un'ora. La mamma del bresciano era felicissima di aver lì con sé il figlio.
Ezio la guardava ed era felice lui stesso.
E' uguale spaccata alla mamma, buona come il pane. Le devo assolutamente far conoscere.
I suoi pensieri erano stati interrotti da un rumore di passi. Passi pesanti, di chi indossa zoccoli con la suola di legno. La porta della cucina si aprì. Entrò un uomo magrissimo. Con un pigiama anni settanta stile Fantozzi, con i pantaloni ascellari. I tratti del viso secchi e spigolosi. Gli occhi azzurro ghiaccio, proprio come quelli del figlio.
Il Rosso lo guardava incuriosito.
Gli stessi occhi di Corrado. Ma questi sono cattivi, mi fanno quasi paura.
L'uomo iniziò a parlare con tono brusco:
"Ciao Corrado, sei arrivato a fare casino. Nessun rispetto per il tuo povero padre."
Nessun gesto d'affetto, nessun sorriso per il figlio che non rivedeva da un bel po'.
Si era preso una lattina di birra dal frigo. Corrado l'aveva guardato quasi schifato:
"Certo che la birra è proprio la cura giusta per il mal di testa."
L'uomo lo bruciò con lo sguardo, i tratti del viso ancora più spigolosi. Aveva risposto:
"Sei venuto qua a farmi la predica? Se è così potevi anche evitarti questo viaggio."
Nella cucina era sceso un silenzio imbarazzante. Ci aveva pensato Ezio a togliere le castagne dal fuoco:
"Io sono Ezio, il collega obiettore di Corrado."
Aveva stretto la mano all'uomo e l'aveva guardato dritto negli occhi. L'uomo aveva distolto subito lo sguardo. Poi si era presentato:
"Io sono Piero. Comunque ti conosco già. Il mio caro figlio predicatore mi ha già parlato di te."
La conversazione era andata avanti ad intermittenza. Ma era più un modo di riempire il silenzio. Da quando era entrato quell'uomo, l'aria in cucina si era fatta più pesante. Ezio se ne era accorto.
Aveva ragione Corrado. Quest'uomo mi mette a disagio. Mi ricorda il papà di Gloriana. Mi dispiace per questa signora così buona, che se lo deve sorbire tutto il giorno. Come fa a sopportarlo?L'uomo aveva fatto uno strano sorriso. Poi aveva guardato il bergamino:
"Ehi ragazzo, non è che anche te sei insieme a una negra? Spero proprio di no!"
Poi aveva guardato il figlio, con un ghigno odioso stampato sul volto.
Ezio aveva sentito il formicolio alle mani. La vista gli si era annebbiata.
Non devo perdere il controllo. Non devo perdere il controllo. Non devo perdere il controllo.
Si era alzato e si era avvicinato all'uomo. Con voce dura aveva risposto:
"Prima di tutto si dice ragazza nera e non negra. Secondo, la ragazza con cui sto io non è affar suo. Terzo, i discorsi razzisti con me non attaccano, anzi mi fanno diventare cattivo."
Dopo aver finito di parlare, il Rosso non aveva distolto lo sguardo dagli occhi sfuggenti dell'uomo, fino a quando quello non aveva più retto e si era messo a guardare il pavimento. Sempre guardando per terra, aveva detto:
"Su, su, stai tranquillo ragazzo, stavo scherzando. Adesso me ne torno a dormire, perché mi sta tornando il mal di testa."
Ed era uscito.
Corrado era sbalordito. Non aveva mai visto suo padre così intimidito. Ezio era un fenomeno, un idolo. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma si limitò a una grande risata, che contagiò anche quella santa donna di sua madre.
L'odore intenso della cipolla lo risveglia dai suoi pensieri. La mamma di Ezio sta preparando un soffritto da paura. Sono le otto ormai.
I due ragazzi mangiano un panino, salutano mamma Luciana e partono.
Prima tappa: don Gianluca, per fargli gli auguri di buon anno. Il prete ricciolone li accoglie con la gentilezza di sempre. Indossa un paio di jeans e una felpa con il cappuccio. Durante la settimana gliel'aveva presentato e a Corrado quel prete era subito andato a genio.
E' un ragazzo come noi, uno alla buona. Non come il don di Iseo.
Il prete del suo paese non è cattivo, ma è troppo teorico, troppo inquadrato. Per i ragazzi del paese non ha mai organizzato niente, a lui interessa solamente che vadano a messa. Ha sessant'anni e ragiona come uno di novanta.
Forse con uno come don Gianluca molti dei miei amici crederebbero in Dio.
Adesso è giunto il momento di salutare il don Caparezza. Si stringono la mano e si fanno il buon anno. Si guardano e si parlano con gli occhi. Ezio è felice e non lo nasconde.
E' anche per merito tuo, don, se mi sento così. Ti prego non andartene mai via da Grena.
Lo sa che prima o poi succederà, ma scaccia subito quel brutto pensiero.
Gli altri della compagnia arrivano nel giro di un quarto d'ora. Sono le nove e ci sono tutti. Ezio, Corrado, Antonello, Maurizio, Paolo e Claudio. I magnifici sei.
Si salutano, sparano le solite cazzate, sorridono. E' il 31 dicembre, oggi hanno camminato tutti insieme, si sentono uniti nel profondo.
Paolo ha portato il Transit di suo padre muratore. Ci stanno tutti. Partono dall'oratorio, direzione Bergamo. Il tempo del viaggio vola. Nel tragitto la gente si volta a guardare quel pulmino pieno di giovani. C'è il bestione che guida, rasato e col piercing. C'è quello assurdo con i capelli blu. Ci sono i capelloni che sembrano spuntare dagli anni settanta. C'è quello biondo con gli occhi azzurri, che sembra uno svedese. C'è quello rosso, con lo sguardo da duro.
Arrivano a destinazione e scendono e camminano compatti verso la piazza del concerto. C'è un bordello di gente. Ezio scoppia di entusiasmo. E' lì in mezzo ai suoi amici e tra poco inizierà il concerto punk. La sua antica rabbia è lontana anni luce.
L'anno che verrà non mi vedrà mai furioso. L'anno che verrà sarà l'anno del mio riscatto. Tra due giorni, quando tornerò a Verona, andrò a trovare Mara.
Sono sotto il palco ora. Sono quasi le dieci. Nell'attesa si bevono una birra. Ezio si guarda in giro. Porco schifo c'è già in giro gente ubriaca. Ripensa a Enrico. Gli viene una tristezza tremenda.
Anche lui avrà iniziato così. Bevendo insieme agli amici. Bevendo ogni sera. Andando avanti per anni. Provando tutti i tipi di droga. Una lenta ed inarrestabile rovina.
Guarda la sua birra. Gli vengono in mente i momenti devastanti del funerale di Enrico. Riguarda la birra e gli viene voglia di buttarla via. Non lo fa. Ma la finisce controvoglia.
Ora sentono casino sul palco. Arriva il primo gruppo. E' un gruppo emergente, di Bergamo. Boato della folla.
Partono subito, con un ritmo frenetico. Il pubblico inizia a muoversi e tutto diventa una bolgia.
Ezio salta. Ezio spinge. Ezio batte le mani. Ezio è una molla. Ezio suda ed è contento.
A volte se lo immagina così il paradiso. Un'enorme folla che balla. Lui morirà e si troverà catapultato in una smisurata stanza piena di gente. Si guarderà in giro e le incontrerà tutte. Tutte le persone che hanno caratterizzato la sua vita. E lui si muoverà con loro, senza stancarsi mai.
Nessuno avrà problemi, preoccupazioni, invidie, gelosie. Tutto andrà bene. Si penserà solo a muoversi e ad essere felici.
Sono le undici ed Ezio pensa a questo suo paradiso. E come nel pomeriggio, quando stava camminando con gli amici per i colli, vorrebbe avere il potere di fermare il tempo.
Un'enorme folla danzante.
Adesso sul palco sta suonando il gruppo di punta. E' un gruppo toscano che fa impazzire la gente.
Tutti ballano a tempo. Tutti seguono lo stesso ritmo.
Un'enorme folla danzante.
Il Rosso spinge Corrado e lui risponde prontamente. Il capellone sorride, gli occhi azzurro ghiaccio sono più vivi che mai. Si conoscono da appena sei mesi, ma è come si conoscessero da una vita.
Il gruppo toscano suona imperterrito fino a mezzanotte. E' ora di brindare adesso.
Meno cinque. Quattro. Tre. Due. Uno.
Buon anno ragazzi! Che il 2007 sia un anno buono per tutti!
Ezio abbraccia i suoi amici e si sente il ragazzo più felice del mondo. La gente intorno impazzisce, ognuno con le proprie speranze segrete nel cuore.
Il gruppo toscano va avanti a suonare fino all'una. I ragazzi di Grena ballano frenetici.
E sotto con un altro gruppo. E poi un altro ancora. E arrivano le tre e finisce il concerto.
I ragazzi sono costretti a fermarsi, ma avrebbero le energie per andare avanti chissà quanto. E sudati fradici, con il gelo che entra loro nelle ossa, tornano al furgoncino.
Paolo, il gigante, si mette alla guida. Gli altri si siedono e crollano finalmente sui sedili. Si addormentano tutti, lasciando il povero Paolo ad affrontare il viaggio. Ma lui ha ancora energie da spendere.
Sono le quattro del mattino quando il Transit supera il ponte di Grena. Il bestione alla guida urla:
"Ehi ragazzi, siamo arrivati nella ridente località di Grena. Si pregano i gentili viaggiatori di togliersi dalle palle!"
Parcheggia all'oratorio. I ragazzi scendono, ancora mezzi addormentati.
Ezio guarda verso la finestra della camera di don Gianluca.
Se è accesa la luce vado su a salutarlo. Se sto così bene è anche merito suo.
Ma la luce è spenta. Don Caparezza dorme già, crollato sotto i colpi della stanchezza.
I ragazzi si guardano. E' il momento di separarsi. Sembra che nessuno ne abbia voglia però. Anche per quest'anno sono riusciti a chiudere l'anno insieme. Quest'anno poi è stato particolare: nessuno dei ragazzi si è portato la ragazza. Sono tutti scapoloni. Persino Paolo, che è sempre pieno di gnocche, questa volta è stato libero. L'unico impegnato del gruppo è Corrado. Ma oggi si è sentito talmente a suo agio che ha pensato pochissimo alla sua Zoe. Ma tra poche ore la rivedrà e il pensiero di lei inizia a insediarsi nella sua mente.
Ho una voglia matta di abbracciarla. E di fare l'amore.
Sono ancora lì in cerchio. Sparano le solite minchiate e nessuno vuole andarsene a casa. Poi il Rosso pensa che domani lui e il bresciano se ne devono tornare a Verona.
Adesso è meglio andare a letto. Domani rivedrò tutti i miei disabili e mi faranno diventare matto.
E' felice di rivederli. La paura di quel lontano primo giorno di servizio civile si è dissolta. I disabili ora fanno parte della sua vita e gli sono entrati nel cuore. Guarda uno a uno tutti gli altri. Poi dice:
"Ragazzi, io devo scappare. Speriamo l'anno prossimo di essere ancora tutti insieme a festeggiare. E se qualcuno di noi avrà la tipa, mi raccomando deve portarla a festeggiare con noi!"
Tutti sono d'accordo. Si danno i cinque e pacche sulle spalle. Si vogliono bene. E tutto il resto non conta. Ezio è quasi commosso.
Eterni studenti. Con lo zaino sulle spalle. Dio ti prego fa che 2007 riesca a contenere la mia rabbia. E' per colpa dei miei scatti rabbiosi che rovino sempre le cose più belle.
Il bergamino e il bresciano se ne tornano a casa a piedi. Sono le quattro e mezza. Si lavano i denti e si buttano sul letto.
Prima di addormentarsi Corrado dice:
"Grazie per avermi tenuto qui con te questa settimana. Tu e i tuoi amici siete riusciti a farmi dimenticare quella testa di cazzo di mio padre. E in più non ho pensato tanto a Zoe. Siete un gruppo fantastico."
Il Rosso sorride nel buio:
"Stasera mi sembrava che tu facessi parte della nostra compagnia da una vita. Quando avremo finito di fare gli obiettori, non sparire dalla mia vita, capito bresciano?"
"Non ti preoccupare. In qualche modo riusciremo a vederci spesso. Buonanotte. Forza Brescia."
"Buonanotte. Forza Atalanta."
Ezio guarda le ombre che si sovrappongono sul soffitto. Porca vacca quanto si sente bene. Ora chiuderà gli occhi e incomincerà a sognare. E domani mattina il 2007 continuerà davanti a lui pieno di promesse.
Poi sente un rumore.
E' il cellulare, mi sono dimenticato di spegnerlo. Ma chi è che mi scrive a quest'ora?
Allunga la mano sul comodino. Schiaccia un tasto e un nome si materializza sullo schermo.
No, lei no!!!
E' Gloriana!
Ezio è paralizzato. Sente brividi nello stomaco. E' solo un messaggio. Ma non ha il coraggio di leggerlo. Dopo un minuto di panico totale il suo dito si muove rapido. Apre il messaggio.
BUON ANNO EZIO! COME STAI? SONO QUA NEL MIO LETTINO E MI SEI VENUTO IN MENTE. SE HAI UN PO' DI TEMPO MAGARI IN QUESTI GIORNI POTREMMO RIVEDERCI. UN BACIO.
Il Rosso rimette il cellulare sul comodino. Ora la sua mano trema. Vorrebbe trovare il coraggio di mandarla affanculo. Scriverle di lasciarlo in pace. Scriverle che per colpa sua ha passato dei mesi infernali. Scriverle che per colpa sua a rischiato di impazzire.
Che cosa vuoi adesso Gloriana? Che cosa vuoi? Che cosa vuoi?
Vorrebbe insultarla. Ma non lo fa.
Riprende in mano il cellulare e rilegge il messaggio. Pensa a lei nel suo lettino. Pensa alle sue lunghe gambe. Alla sua morbida pelle. Al suo angelico viso.
Tutta la sua rabbia ormai è dissolta. Pensieri pericolosi si fanno largo nel suo cervello.
Magari si è lasciata con quel bastardo di avvocato. Forse si è accorta dello sbaglio che ha fatto. Forse tra noi due si può ricostruire tutto.
Forse.
Tutti i suoi buoni propositi per l'anno nuovo se ne vanno in un attimo.
Mara.
Dimenticare definitivamente Gloriana.
Crearsi una vita nuova.
Tutto spazzato via dalla forza dirompente di un sms.
La parte razionale della sua mente tenta di salvarlo.
Non risponderle. Se rispondi ricadi nel baratro. Non ti è bastato l'inferno che hai passato?
Con la forza della disperazione sta per spegnere il cellulare.
Non lo fa. Lo riappoggia sul comodino.
Devo parlarne a Corrado. Lui di sicuro smonterà tutte le mie ridicole illusioni.
Ma la semplice e pura verità è che vuole rituffarsi in quelle illusioni.
Non dice niente al bresciano. Lo lascia dormire. Con un gesto veloce prende il telefono e senza pensarci risponde al messaggio.
BUON ANNO ANCHE A TE, GLORIANA! CHE PIACERE RISENTIRTI. IO STO BENE! STASERA SONO ANDATO A BERGAMO A BALLARE PUNK CON I MIEI AMICI E ADESSO SONO STANCO MORTO. DOMANI DEVO PARTIRE PER VERONA, DOVE FACCIO IL SERVIZIO CIVILE. MA SABATO TORNO E SE VUOI CI VEDIAMO.
Ha un ultimo ripensamento. Ma non ha la forza di cancellare il messaggio. Preme il tasto di invio.
Adesso sono rovinato. Sono proprio un debole. Un povero idiota.
Nel suo cuore, però, è felice. La sua parte razionale bella chiusa a chiave in un angolo della sua testa.
Si rimette a fissare le ombre sul soffitto.
Aspetta speranzoso un messaggio di risposta.
SABATO 4 GENNAIO 2007, ORE 8:00
Dovrebbe alzarsi dal letto, ma non ne ha voglia. Sente Ezio che sta preparando lo zaino.
Adesso mi alzo e lo saluto. Non posso continuare in questo stato comatoso.
Cerca di trovare la volontà di saltare fuori dal letto, ma lo stomaco gli si contorce. Il respiro gli si mozza. Le lacrime spingono su verso i suoi occhi.
Non posso andare avanti così.
E' da giovedì che si sente a pezzi.
Si stava preparando per andare a prendere Zoe all'aeroporto. Il telefonino aveva iniziato a suonare. Era lei, la mulatta dei suoi sogni. Corrado aveva avuto un brutto presentimento.
Dovrebbe già essere sull'aereo, perché mi chiama adesso?
Lei con la voce rotta dalle lacrime gli aveva spiegato tutto.
Quando era arrivata in Francia aveva trovato sua madre a letto. Aveva la febbre da una settimana ed era dimagrita. Niente di preoccupante, dicevano suo padre e i suoi fratellini. Ma la febbre non se ne voleva andare e allora il medico di famiglia le aveva detto di fare degli esami. E ieri, proprio ieri, era saltata fuori la verità ineluttabile. Il tumore al seno, che sua madre era riuscita a sconfiggere quattro anni prima, si era nuovamente insediato nelle sue fragili carni.
Zoe piangeva a dirotto e Corrado non riusciva a dire una parola. Avrebbe voluto consolarla, ma non ce la faceva. Gli dispiaceva per sua mamma, certo. In quel momento però, ciò che gli paralizzava i pensieri, era quello che di lì a poco sicuramente avrebbe detto Zoe.
La ragazza era riuscita per un attimo a riprendere un po' il controllo. Con la voce bassa aveva detto:
"Corrado, non so quando tornerò a Verona. Mia mamma ha bisogno di me. Mio padre ha bisogno di me. I miei due fratellini hanno bisogno di me. In questo momento non so neanche se ci tornerò mai a Verona."
Poi aveva ricominciato a piangere. E Corrado l'aveva seguita a ruota.
Si erano salutati. Corrado si era buttato sul letto e aveva continuato a piangere. Era rimasto sdraiato per quattro ore. In stato catatonico. Senza riuscire a formulare un pensiero logico. Il suo ottimismo sepolto chissà dove.
SABATO 4 GENNAIO 2007, ORE 21:00
Ezio è sotto la casa di Gloriana. Se ne sta dieci secondi senza trovare la forza di suonare il campanello. Si immaginava questo momento da tre giorni, da quando aveva chiamato la sua ex ragazza e le aveva chiesto di uscire.
Adesso il momento è arrivato. Ma sente che c'è qualcosa che non va.
Porco schifo sono mesi che sogno di rivederla. E adesso perché sono bloccato?
Sente che sta per fare qualcosa di sbagliato. La voglia di rivederla, però, spazza via tutto. Il suo dito preme il tasto del citofono.
Lei non si fa attendere. Scende ed è più bella che mai. Ezio la guarda e quasi si commuove. Tutta la sofferenza di quei mesi disintegrata dalla vista di lei.
Sei ancora tu, la mia Gloriana.
Minigonna di renna, calze nere, stivaloni. Ha diviso i suoi lunghi capelli biondi in due trecce da collegiale.
Come quando facevamo le nostre prime passeggiate sui colli di Grena. Ti prego Gloriana, non farmi male un'altra volta.
Lui le va incontro. Si danno i tre baci sulle guance. Si sorridono e non sanno cosa dirsi, perché hanno mille cose da raccontarsi e non sanno con quale partire. Poi saltano sulla macchina scassata di Ezio e decidono di andare a bersi qualcosa in un pub vicino. Il Rosso nota che la sua ex guarda verso la finestra del suo avvocato, quello che gliel'ha portata via una sera di molti mesi prima.
Le chiede a bruciapelo, pentendosi subito: "Cosa guardi?"
Lei diventa rossa e dice: "Niente, perché?"
Allora lui lascia cadere il discorso, cercando di cacciare via la brutta sensazione che gli esce dal cuore.
Arrivano al bar. Gloriana si toglie il cappotto e tutti i maschi seduti a bere si girano verso di lei. Come sempre. Ezio si sente catapultato nelle vecchie emozioni che provava quando stava con lei. Un misto di gelosia e di orgoglio per tutti quegli sguardi maschili.
Un tempo era mia, ragazzi miei. Adesso non so proprio che cosa ha in mente.
Si siedono e finalmente iniziano a parlarsi. Lei lo guarda negli occhi, con quello sguardo magnetico, e chiede:
"Allora come stai Ezio?"
Lui decide di mandare a quel paese l'orgoglio. Le racconta tutto.
Il periodo devastante quando lei l'aveva mollato. L'apatia della mattina, quando non trovava nemmeno la forza di tirarsi su dal letto. La sua antica rabbia che voleva uscire per spaccare tutto. L'aiuto di sua mamma e di don Gianluca. La decisione di andarsene via col servizio civile. Corrado e i disabili e la felicità che prova quando sta con loro.
"E adesso sono arrivato a metà del mio servizio ed è meglio che non pensi a quando finirò. Mi viene già la malinconia."
Ma perché non le ho detto di Mara? E di Vanessa? Cosa spero di ritrovare in lei? Stai attento Ezio, che questa ti frega un'altra volta!
Ma più la guarda e più il buonsenso sparisce. Scopre che è ancora innamorato di lei. Delle sue fossette, che si formano quando sorride. Delle sue forme ammalianti. Di ogni singola parte del suo corpo.
Nonostante il male che gli ha fatto, Ezio la ama ancora. Il Rosso non può farci niente, è così e basta.
Trova il coraggio di chiederle:
"E tu come stai?"
Ti prego, dimmi che ti sei lasciata con quel bastardo di un avvocato.
Gloriana fa una faccia strana. Diventa rossa. Ezio sente nuovamente i cattivi presentimenti farsi spazio tra i pensieri. Ma basta guardarla e tutto gli passa.
"Sono in un momento particolare. Sto da sola. E voglio starmene da sola per un bel po'."
I suoi occhi diventano lucidi. Abbassa lo sguardo verso il tavolo.
Il Rosso non sa più cosa pensare.
Si è appena lasciata col tipo. Sta soffrendo. E' la mia occasione per tornare con lei.
"Anch'io sono solo da un bel po'. Praticamente da quando tu mi hai lasciato. Magari si può ricominciare a vederci più spesso io e te."
E Mara? E Vanessa? Perché stai raccontando queste palle? Cosa speri, di farle pena?
Lei risponde titubante, con un filo di voce:
"A me va bene. Domami pomeriggio si potrebbe andare al cinema."
Ezio non fa caso al tono poco entusiasta della sua ex ragazza. Le sue orecchie sentono solo quello che vogliono sentire. Dice:
"Sì, certo, va bene, tanto a Verona ci torno domani sera tardi."
La serata va avanti e parlano di qualsiasi cosa pur di riempire un silenzio che fa paura ad entrambi.
Dopo un'ora decidono di tornare a casa.
Appena usciti dal bar Ezio le prende la mano. Lei lo lascia fare. Ma ha stampato sul viso un'espressione non proprio felice.
Il Rosso fa finta di non accorgersene. Porca vacca dopo mesi Gloriana ha di nuovo il potere di farlo impazzire. Di fargli perdere il controllo.
Salgono in macchina. Il viaggio verso casa è breve, ma è pieno di silenzio. E quando passano davanti alla casa di quel lampadato di un avvocato, lei guarda ancora verso quella finestra.
Il nostro obiettore ci rimane male. Poi lei gli sorride, lui guarda le sue fossette e i suoi occhi magici e ricaccia indietro quella brutta sensazione.
Tutto quello che desidera è di avere anche una minima possibilità di tornare con lei. E tutto il resto non conta.
Parcheggia davanti a casa sua. Vorrebbe baciarla, stringerla, fare l'amore anche sotto gli sguardi di tutti, non gliene fregherebbe un niente. Ma lei gli dà un bacio sfuggente sulla guancia ed esce veloce dalla macchina.
Gli dice:
"Allora ci vediamo domani. Vieni pure presto, verso le due. Prima di andare al cinema andiamo a berci qualcosa."
Lui non sa cosa dire.
Perché tutta questa fretta di chiudere la serata? Perché? Perché?
Trova la forza di dire:
"Va bene Gloriana. A domani."
Lei chiude la portiera. Fine della serata.
Ezio riaccende la sua macchina scassata e torna a Grena. In due minuti è davanti al cancello. Dietro c'è Boz che lo aspetta scodinzolante. Neanche la vista di quel ciccione di un cane riesce a rallegrarlo. Si sente confuso. Riaffiora la devastante sensazione di essere stato usato.
Basta con questo pessimismo! Se ha voluto uscire con me, vuol dire che aveva voglia di rivedermi. E domani andrà tutto bene. Ce la farò a tornare insieme a lei!
Eccolo il vero Ezio, quello bello deciso. Accarezza il suo cane festante e si fa leccare la faccia.
Si lava i denti e si infila nel letto. Si addormenta quasi subito.
Improvvisamente si sveglia, in preda ad un'ansia che non sa spiegare. Si sente osservato. Percepisce una forza maligna che lo tiene d'occhio. Si gira nel letto, tenta di riaddormentarsi. Non ce la fa, qualcuno lo sta guardando, se lo sente dentro.
E' solo un sogno. E' solo un sogno. E' solo un sogno.
Mette la testa sotto le coperte, per nascondersi. Inutile, la sensazione resta. Esce dal suo guscio e guarda verso la porta di vetro smerigliato.
E' lì dietro porco schifo! Chiunque tu sia, vattene!
Istintivamente si tocca il crocefisso di legno che porta al collo. La croce che gli ha regalato suo padre poco prima di morire.
Si tranquillizza. Sente una forza potente confluirgli nelle mani.
Poi sente un rumore. Un cigolio. La porta si sta aprendo da sola.
Oh cazzo! E adesso che faccio?
Non può fare altro che restarsene immobile nel letto. Non ha l'energia per scappare. Si sente le gambe e le braccia molli. E la testa pesante.
La porta ora è spalancata. Ezio vorrebbe non guardare. Ma deve guardare.
Deve affrontare quella forza maligna, guardarla dritta in faccia. All'inizio non vede niente, poi abbassa lo sguardo e urla.
E' un mezzo busto d'oro. Appoggiato a terra. La testa è calva, i tratti duri. Gli occhi sono due fessure nere che scrutano.
Non guardarlo Ezio. Non guardarlo!
Invece lo guarda. Vorrebbe ritornare sotto le coperte, ma è attratto da quella cosa lì, appoggiata a terra.
Perché lo stai guardando? Dai Ezio, tira fuori le palle!Non c'è niente da fare. Lo sguardo del Rosso è catturato da quelle due fessure nere. Ezio si sente mancare le forze. Il mezzobusto avanza e continua a fissarlo. Perde la sua polvere d'oro e il ragazzo se la sente in bocca, sulle braccia, sulle gambe.
E' la fine. Adesso muoio.
Con la forza della disperazione tocca ancora il crocefisso. Linfa vitale scorre nella sua mano. Urla come un matto:
"Vattene lurido bastardo che non sei altro! Vai fuori dalla mia stanza!"
Ma la cosa avanza e lui non sa come fermarla.
Ti prego Dio aiutami. Qua va a finire male. Ti prego, caccia da casa mia questa cosa.
Il mezzobusto arresta la sua marcia. Ezio riesce finalmente a distogliere lo sguardo. Guarda i suoi fumetti. Il bandierone dell'Atalanta. Il poster di "American Beauty". Si sente meglio. Si sente il solito Ezio.
Adesso mi sveglio e tutto sarà finito.
Apre gli occhi.
Ce l'ho fatta. Mi sono svegliato!
Ma il mezzobusto è ancora lì! E riprende ad avanzare!
Il ragazzo scoppia a piangere. Non sa più cosa fare. L'unica consolazione è il calore che sente irradiarsi dal legno della croce che ha al collo.
Ti prego Dio, fammi svegliare. Ti prego ti prego ti prego!
Apre gli occhi. Sente gli uccellini cantare di fuori. Come quando fuori c'è il sole.
Fa per alzarsi, ma non ne ha le forze. Ai piedi del suo letto c'è ancora la cosa. Adesso è vicinissima. Se volesse, la potrebbe toccare.
Con uno sforzo sovrumano non la guarda. Sente incombere quelle due fessure nere, ma ce la fa a non guardarle.
Percepisce la fine che sta per arrivare. Quella cosa è troppo forte per lui. Si immerge sotto le coperte, in posizione fetale. Aspettando il peggio.
Piange. Il crocefisso è nella sua mano.
Dio aiutami. Solo tu puoi farlo.
Apre gli occhi.
Ancora gli uccellini che cantano.
Non c'è nessun mezzobusto a terra.
Ezio si tira fuori dal letto e apre le imposte. L'aria è gelida, ma c'è un bellissimo sole.
Il ragazzo scoppia a piangere. Lacrime vere questa volta. Sente il sapore salato sulle labbra. L'incubo è finito. La sua mano va ancora una volta verso la croce.
Grazie. Di tutto.
DOMENICA 5 GENNAIO 2007, ORE 14:00
Sono quasi le due. L'incubo è lontano. Il Rosso si sta preparando per uscire con Gloriana. E' felice e nello stesso tempo preoccupato. Se la ricorda bene le facce strane della ragazza la sera prima. La sua velocità nell'uscire dalla sua macchina scassata.
E allora perché mi ha chiesto di uscire anche oggi? Perché ha voglia di rivedermi, e basta!
Decide di mettere la sua felpa preferita, quella arancione con il cappuccio. I suoi amici lo prendono in giro per quella felpa. Gli dicono che sembra una giacca segnaletica, ma a lui non importa. Non gliene è mai fregato niente delle mode. Si è sempre vestito come piace a lui, senza bisogno di imitare qualcuno.
Finisce di prepararsi, saluta sua madre e se ne va. Mentre sale in macchina ripensa alle parole della mamma.
"Sono contenta che ti rivedi ancora con Gloriana. Quella ragazza mi è sempre piaciuta."
Sì mamma, ma tu non sai quanto ho sofferto quando mi ha lasciato. Spero che non si ripeta anche questa volta.
Mette in moto il suo veicolo arrancante. Direzione Trescore Balneario.
Lei scende quasi subito. Niente mini gonna oggi. Un bel paio di pantaloni aderenti, da paura. Ezio la guarda e sente l'antica passione scorrergli nelle vene. Le dà un bacio sulla guancia.
Lei propone di andare a bere qualcosa in un piccolo bar lì vicino.
"E' molto carino, vedrai."
A lui va bene. Se in quel momento lei gli proponesse di partire per l'Australia, lui lo farebbe.
In un lampo arrivano al bar. Entrano e si siedono. E' un posto normalissimo, il tipico bar di paese. Ezio è un po' perplesso.
Come fa a dire che è bello un posto così? E lei che ci fa così tirata? Guarda quei vecchi come la stanno osservando!
In effetti lei oggi ha un po' esagerato. La camicia bianca che indossa è super scollata e i pantaloni neri sono a vita molto bassa. Il Rosso ha già intravisto il perizoma quando si è seduta.
Non hai perso il vizio di metterti in mostra, vero Gloriana?
Parlano del più e del meno. Il gruppo di vecchi arrapati continuano a guardarla. E anche un gruppo di ragazzi, che stanno sprecando i loro soldi al video poker.
Sono le due e mezza. Il Rosso dice:
"Dai, che ce ne andiamo. Il film inizia tra neanche un'ora."
Lei, però, sembra non avere voglia di andarsene. Lo guarda con i suoi occhioni verdi, gli prende una mano e gli dice:
"Non essere ansioso, dai. Stiamo qua ancora un po'. Mi piace parlare con te. Mi ricorda i vecchi tempi."
Poi gli stringe la mano. Si sporge in avanti e gli dà un leggero bacio sulla bocca.
Ezio è estasiato.
Mi vuole ancora bene. E magari vuole rimettersi con me. Si è accorta che ha fatto male a lasciarmi!
Del cinema non gliene frega più niente ormai. Decide di chiederle se ha voglia di andare a farsi un giro sui colli di Grena con la macchina. E poi lassù le avrebbe chiesto di fare l'amore.
Ezio sta per aprire la bocca, ma è interrotto dal rumore della porta che si apre. Entra una compagnia di giovani. Non proprio giovani per la verità. Avranno tutti sui trentacinque anni. Tutti vestiti piuttosto bene, da fighetti.
Il Rosso li osserva meglio e gli passa tutta l'emozione di un attimo prima.
Porco schifo che ci fa qui quell'imbecille?
Ora è lì a un metro da lui. L'avvocato lampadato, quello che gli ha portato via Gloriana. Con in suoi capelli ingellati da calciatore, il suo sguardo da borioso.
Ha un'espressione sorpresa sul viso. Non si aspettava di vedere Gloriana con Ezio. Riluttante si avvicina al tavolo. Non caga minimamente il Rosso.
Si rivolge solo alla sua ex ragazza:
"Ciao. Che ci fai qui nel mio bar preferito?"
Lei gli sorride. E' un sorriso strano, quasi un ghigno. Risponde:
"Volevo far vedere al mio amico Ezio dove mi costringevi a passare quasi tutte le domeniche."
E poi se la ride, come un'oca giuliva.
Che cosa stai facendo Gloriana? Non ti ho mai visto comportarti così da oca. E poi potevi anche evitare di chiamarmi amico!
Poi la bionda si alza all'improvviso. Dice:
"Dai che andiamo al cinema, Ezio. Se stiamo qua ancora un po' ci perdiamo l'inizio."
Il Rosso è confuso. Non ci capisce più niente. La sua parte razionale dovrebbe capire come stanno veramente le cose. Ma quando un uomo è innamorato, non c'è con la testa.
Mentre esce dal bar, si sente trafiggere la schiena dallo sguardo dell'avvocato.
Il viaggio in macchina verso il cinema è pieno di silenzio. Lui tenta di aprire discorsi, lei però li lascia cadere. Sembra pensierosa.
Dentro il cinema Ezio le prende la mano. Lei lo lascia fare, ma non sembra felice. Ezio vorrebbe piangere.
Poi desidera concentrarsi sul film, che è bello. Parla di un chitarrista squattrinato che se ne torna a casa a Rimini da un viaggio e scopre che la sua famiglia nasconde mille problemi. E lui, che sembrava il Peter Pan della famiglia, quello che non voleva mai crescere, si arrabatta per mettere le cose a posto.
Il Rosso tenta di concentrarsi, ma non ce la fa.
Dopo la porto a casa e le chiedo se vuole venire sui colli. Non me ne frega niente se faccio una figura di merda. Voglio solamente capire perché ha voluto rivedermi.
Il film finisce. Prima di alzarsi il Rosso aspetta che passi l'ultimo dei titoli di coda. Non vuole alzarsi. Non vuole lasciare la calda mano di Gloriana. Non vuole andare incontro ad un'altra delusione. Ma ormai non c'è più nessuno nell'enorme sala, è ora di andarsene.
Gloriana ha una faccia molto strana. Sembra assente con la testa.
Ora sono fuori, nell'aria fredda. Lui le cinge le spalle con un braccio, lei si irrigidisce. Lui dovrebbe capire quello che c'è da capire. Ma ancora non lo capisce.
Il viaggio di ritorno è fatto di discorsi leggeri e superficiali. Ezio si prepara al momento in cui le chiederà di andare sui colli.
Perché sei così fredda ora? Porca vacca sembra che sei quasi infastidita della mia presenza! E allora perché mi hai spedito quel maledetto messaggio a capodanno?
La macchina scassata del Rosso procede lenta, ormai manca poco alla meta. Poco prima della casa di Gloriana c'è un macchinone parcheggiato a lato della strada. Ezio lo riconosce.
E' quello del bastardo lampadato.
La bionda si agita. Prima controlla se nel macchinone c'è qualcuno. Poi alza lo sguardo verso la finestra dove lui abita.
Il Rosso quasi non si accorge di quello che fa Gloriana. E' troppo concentrato su quello che le chiederà tra pochi istanti.
Ferma la macchina. Si gira verso di lei. Le prende la mano, senza trovare nessun tipo di calore da parte della ragazza. I suoi occhi verdi sono freddi.
Ancora una volta lui non si accorge di niente. Va avanti per la sua strada. Senza più dignità.
Ezio il duro. Il Rosso con le palle. Il ragazzo dallo sguardo deciso. In questo momento non è niente di tutto ciò. E' solo un povero ragazzo inebetito dal troppo amore.
Le sussurra:
"Dai che ce ne andiamo sui colli di Grena. Parcheggiamo in uno spiazzetto e faremo l'amore, come ai vecchi tempi. Gloriana, io ti amo ancora. Tutti questi mesi li ho passati con la speranza che tu prima o poi tornassi da me."
Lei non ha neanche il coraggio di guardarlo negli occhi. Gli risponde con voce dura, vuota di sentimento:
"Tra noi due non ci potrà più essere niente. Io avevo voglia di rivederti solo per sapere come stavi. Mi dispiace Ezio, ma hai frainteso. Adesso devo andare. Ciao."
Veloce come una saetta si libera dalla mano di Ezio ed esce dalla macchina. Il Rosso la osserva attraversare il cortile di casa ed entrare nel portone. Ora non la vede più.
Scomparsa definitivamente dalla sua vita.
Il ragazzo è pietrificato. Non si decide ad andarsene. Ripensa al pomeriggio che ha passato con lei. E finalmente capisce quello che c'è da capire.
Il piccolo bar in cui l'aveva portato. I continui sguardi verso la finestra dell'avvocato. La freddezza nei gesti della ragazza.
Quella stronza mi ha usato. Per far ingelosire quel bastardo. Come ho fatto a non capirlo subito? Come ho fatto a essere così tonto? Magari lei adesso è in camera che se la ride di me. Che schifo!
Vorrebbe uscire nell'aria fredda e urlarle che non è altro che una puttana senza cuore. Ma non ne ha le forze. Ripensa ai tre anni fantastici passati con lei e gli viene da piangere.
Potevi evitarmi tutto questo. Potevi cancellare il mio numero di cellulare per sempre. Potevi lasciarmi tranquillo con i miei disabili!
Accende la macchina. Prima di arrivare a casa scoppia a piangere. Come un bambino. Ezio il duro adesso è tornato fanciullo. Ma era bello piangere da bambino, quando c'era suo padre a consolarlo.
Arriva davanti al cancello e vede Boz che lo aspetta, scodinzolante.
Almeno lui non mi tradirà mai.
Si asciuga le lacrime e scende. Non dirà niente a sua mamma Luciana. Non vuole darle nuove preoccupazioni. E' già abbastanza sola nella sua vita, meglio lasciarla tranquilla.
Accarezza il suo cane e si fa leccare la faccia. Entra in casa. Sua madre lo saluta con un sorriso. Anche lui sorride, ma è un sorriso spento.
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